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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XX parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 9 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XX parte

Eccoci giunti a lunedì 9 agosto 2021. Festeggiamo oggi una Santa carmelitana, famosa, patrona d’Europa, che è Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, Vergine e Martire. È una Santa veramente importante. 

Papa Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio del 1 ottobre 1999, l’ha proclamata compatrona d’Europa, insieme a Santa Brigida di Svezia e a Santa Caterina da Siena, tre grandissime Sante. 

È una Santa filosofa. Seguì la corrente fenomenologica di Husserl e poi si trasferì all’università di Gottinga per seguire le lezioni, approfondì San Tommaso e da lì in avanti fino ad arrivare al martirio quando verrà trasportata ad Auschwitz Birkenau. Non si sa neanche la data di morte di Edith Stein dopo l’arrivo ad Auschwitz, ma è probabile (anche se non è sicuro) che sia stata subito destinata alla camera a gas.

Lei era ebrea e divenne monaca carmelitana dopo la conversione. 

Vi invito ad approfondire questa grandissima Santa, una figura veramente eccelsa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XXV di San Matteo, versetti 1-13.

L’atteggiamento del Signore qui descritto noi l’avremmo definito spietato, mancante di carità e che non avremmo mai fatto perché avremmo detto: “Quanto sei egoista, dagli un po’ del tuo olio, cosa ti costa?”

Abbiamo bisogno di meditare questo testo perché ci mostra veramente il senso delle cose. Ci dice che non possiamo sempre vivere nella logica del cerotto, perché ci sono scelte che non ti permettono più di tornare indietro. 

Quando ammazzi una persona, tu non puoi più tornare indietro, non si può. Ti puoi confessare, chiedere perdono al Signore, fare penitenza, ma quell’omicidio resta un omicidio e non puoi più tornare indietro. Puoi diventare San Paolo, che assiste all’omicidio di Santo Stefano e non muove un dito, ma quell’omicidio resta, quella persona uccisa resta davanti ai tuoi occhi.

Noi invece pensiamo che a tutto ci sia un rimedio e facciamo le nostre scelte in relazione a questo criterio assolutamente sbagliato.

Mi ha colpito, proprio ieri, una persona che mi ha telefonato, mi aveva già telefonato altre volte, e tutta sofferente mi ha detto: “Padre, ho bevuto il succo di more e adesso sto male, mi sento un Giuda, mi sento che ho peccato e adesso cosa posso fare?”

Cosa si può fare? Ormai l’ha bevuto. Cosa ti posso dire? Ormai niente. Io dico sempre: ma perché la telefonata non la fate prima, ma la fate dopo? Perché? Invece di chiamare dopo con una vita a pezzi, ma chiama prima! Non è più logico? Se hai già chiesto ad altri Sacerdoti, perché vieni da me? Io sono uno su un milione che dice no al “succo di more”. Gli altri dicono sì, allora vai avanti. Se ti sei fidata di là, vai avanti a fidarti di là. Perché adesso viene di qua? Mi ha colpito la risposta: “Perché di là non c’è niente, c’è il vuoto e io adesso sto male”. Ma io adesso cosa posso fare più che dirti: “Vai a chiedere perdono al Signore”?

Capisco la situazione, la situazione è terribile.

“Mi sono fatta convincere”. Ma cosa siamo qua a fare? 

Tutto il tempo dedicato a queste omelie, a queste meditazioni,  a queste letture, alla preghiera, allo stare davanti al Signore, tutte le cose che abbiamo detto circa il farsi consigliare dalle persone giuste, eppure…

Altra cosa che mi è stata detta:  “No, perché così bevendo il succo di more anch’io faccio parte di una comunità”.

Questa è proprio grossa come una casa.

A me una volta avevano insegnato che per far parte di una comunità bisognava essere battezzati. Non so se appartengo ad una teologia anch’essa superata, ma adesso scopro che per far parte di una comunità bisogna bere il succo di more. Siamo impazziti, siamo andati oltre il delirio. 

Cosa vuol dire far parte di una comunità?

Perché io che non lo bevo non faccio parte di nessuna comunità? Di cosa stiamo parlando? Uno, deve reagire di fronte a queste cose!

Mi dicono: “E ma non tutti hanno una fede granitica”.

Qui non c’entra la fede granitica, c’entra la logica, c’entra lo studio, l’approfondimento delle cose. 

“Rischio di perdere il lavoro”.

A parte che non è vero e anche per questo ci sarebbe molto da dire, ma informati, guardati intorno, non sei l’unico a vivere questa situazione di fatica. Chiedi aiuto. Ci sono realtà fantastiche che lavorano da questo punto di vista, ma chiedi aiuto. 

Invece no, uno rimane nel suo piccolo mondo antico, a guardare la televisione come se fosse dio, perché ormai quello che dice la televisione è parola di dio e uno va avanti così e allora va bene.

Ma allora la logica dice, perché vieni a chiamare me?

Tutto il tempo del tuo processo decisionale, ti sei fidato/a e affidato/a alla Suora, al Prete X e Y, basta, adesso vai avanti, perché torni indietro? Perché vai a chiedere consiglio a chi non hai consultato nel tempo della tua decisione? Se non l’hai consultato, mi vien da dire che non ti fidi.  Perché chiamate me?

A me questo brano del vangelo mi fa venire in mente questa situazione. 

“No, ma io chiedo un po’ di pietà”.

Ma questo non è un problema di pietà, è un problema di scelte, di responsabilità, di libertà. Io liberamente ho deciso che… e ho anche firmato per bere il succo di more. Vedete, è un processo, non è “ops stavo guardando internet e mi è apparsa la scena brutta, non volevo e mi è capitata”. No! Questa è: chiedo, chiamo, telefono, incontro, poi prendo e fisso l’appuntamento  —perché per il succo di more ci vuole — vado, faccio, ritorno adesso per due volte, ma poi vedrete, diventerà tre, quattro, cinque… e poi firmo.

Alla fine di tutto questo processo, lungo anche un mese, tu ti accorgi di aver sbagliato? No ma scusa, svegliati prima, c’è bisogno di arrivare lì per capirlo?

 

Ecco, la parte del libro “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita Cabrera de Armida che oggi stiamo affrontando tratta proprio questo tema: 

La dissipazione offusca l’intelligenza. 

Dice Gesù:

“Quello che pregiudica molto i miei sacerdoti è la mancanza di studio; essi non devono mai mettere da parte lo studio che è scienza inesauribile. I libri buoni e santi sono la salvezza dei sacerdoti e l’amore per essi li libererà da molti mali.”

Avete capito? Gesù, ti dice di studiare!!! È incredibile. Sentite cosa dice?

“Oltre al fatto che il sacerdote dev’essere colto, competente e aggiornato nei suoi studi per poter consigliare convenientemente e per servire soltanto Dio e le anime, questo studio costante lo libererà da un’infinità di pericoli.”

Ve lo avevo già detto mesi fa. Stavo aspettando di fare una visita medica ed ero in abito e mi si avvicina un medico e mi dice: “Padre buongiorno, ha bevuto il succo di more?”. Ho pensato: “Non è possibile! Anche qua?”. 

Uscirò solo per andare in mezzo ai conigli, perché appena esco di casa ho il terrore di vedere un essere umano, perché appena lo vedo comincia già a lampeggiarmi nella testa la sirena: “Hai bevuto il succo di more?”. È un’ossessione. Ma basta!

Caro dottore, il succo di more è di colore rosso e io non voglio macchiarmi l’anima di quel colore lì, perché mi ricorda tante altre cose. Questo mi guarda e mi dice: “Davvero? Ma io non lo sapevo”.

Ma, dottore, sta scherzando? Io povero prete, ultimo di tutti, senza competenza medica, devo venire qua a dire a lei che il succo di more è di colore rosso. Ma scusi, ma fino a ieri lei cosa ha fatto, dove ha vissuto? 

“E adesso cosa faccio?” mi chiede. 

Ma, dico, questo è un parossismo. Lo posso capire dalla mia nonna che ha fatto la quarta elementare, ma non da un professorone. Studia! Invece di stare davanti alla televisione, di ascoltare la radio, di fare le chiacchiere, studia! Io non ho una riserva aurea di scienza o le luci dello Spirito Santo che mi entrano nella testa e mi fanno vedere e studiare cose che gli altri non sanno, non studiano e non vedono. Tra l’altro sulla mia pagina pubblica di Facebook sto pubblicando il mondo, sto diventando quasi un telegiornale. Quello che trovo utile per me lo prendo e lo pubblico subito perché così diffondiamo le informazioni. Così cercando le omelie trovano anche altro e non potranno dirmi che non lo sapevano. Lo dico nelle omelie, lo pubblico su Facebook, cosa devo fare? Secondo me noi non lo sappiamo perché non lo vogliamo sapere.

Io non guardo la televisione, non guardo i telegiornali, non ascolto la radio e non leggo i quotidiani, però scopro che sono più informato di tutti quelli che guardano tutti i telegiornali, ascoltano i gazzettini. C’è qualcosa che non va. Cerchiamo di informarci dalle persone giuste e dai mezzi giusti, leggendo gli articoli giusti, su canali di informazioni autentici, non sulle bufale.

E poi chiediamo consiglio. Non sono sicuro? Chiedo. 

Non possiamo più dire: “Il succo di more è rosso?” Sì, è rosso carminio e tanto rosso.

Ho pubblicato poco più di due mesi fa, un articolo che parlava di questo argomento, scritto da una persona super competente, perché è un padre domenicano, un teologo moralista, medico. Ha scritto un articolo fantastico, preciso, dettagliato, equilibrato e molto documentato. 

Poi ti dicono: “Ma io non uso Facebook, perché ho fatto il voto”.  Ma sei un’oca. Perché dobbiamo fare i voti che hanno senso, non i voti che io faccio secondo le mie angosce e paure. 

Mi ricordo che avevo appena fatto la patente e poco dopo ho fatto un incidente. Ero molto spaventato, non ero ancora frate. È arrivato il mio papà e mi ha chiesto cosa era successo, io tremavo tutto. Ma lui mi ha detto: “Succede, anche quando hai iniziato ad andare in bicicletta sei caduto”. Pensavo mi sgridasse invece mi ha tranquillizzato e mi ha detto di prendere la sua macchina per andare a casa. Io non volevo più guidare, ma lui ha insistito perché diceva che se non fossi salito, non avrei più guidato.

Funziona così. Hai sbagliato ad usare un mezzo? La soluzione non è: “non lo uso più”. Usalo bene.

Siccome sono caduto in bicicletta allora non ci vado più. Sei un’oca.

Io non devo eliminare i mezzi, li devo usare correttamente. Questo è lo scopo.

Io non uso più la televisione, non perché ci sono qui dentro chissà quali cose strane o impure, ma perché oramai ho capito che è assolutamente di regime. Segue un’impostazione intellettuale, filosofica, antropologica e anche teologica per certi versi assolutamente di parte, quindi non mi interessa più. È semplicemente un megafono dell’idea comune che a me non interessa. A me interessa ciò che è vero, quindi quando trovo qualcosa lo pubblico, così che anche voi possiate approfondire onde evitare di rimanere senza olio.

Questo è il punto: “non rimanere senza olio”.

Ci sono tante persone che si stanno dando da fare per il succo di more e tante persone che sono disposte a perdere tutto pur di non bere il succo di more. A loro ho detto che sono confessori della fede. Mi stanno dando un esempio meraviglioso, perché essere cristiani significa dire: “No, questo è male”.

C’è quello che lo beve per il ricatto del marito, della moglie, della sorella, del datore di lavoro, ma cos’è questa cosa? Non lo bevo perché non lo voglio bere e tu rispetti le mie scelte. 

No, sono cose veramente assurde.

“Me lo hanno consigliato tutti, il prete, la suora, il dottore”.

Ma la tua coscienza cosa ti ha consigliato?

Se la tua coscienza ti ha consigliato di non farlo, hai sbagliato a farlo. Adesso vai a trovare conforto da tutti i bevitori di succo di more, che io chiamo vampiri. Si perché quel rosso lì è proprio… Mi ricorda il rosso dell’inizio della creazione. Il rosso di Abele.

Quindi lo studio, i libri sono fondamentali e non solo i libri di devozione, ma i libri di studio, quelli che mi aprono la testa, quelli che mi fanno ragionare, pensare.

Quindi non aver mai letto il catechismo della Chiesa cattolica è una gravissima mancanza, perché la mia fede di cosa si nutre, su cosa sta in piedi, su cosa si fonda?

Non aver mai letto un testo dei nostri Padri, le confessioni di Sant’Agostino… 

Con tutto quello che abbiamo? Noi andiamo avanti con i messaggi di whatsapp, questa è la nostra cultura. 

Il Sacerdote deve essere colto, competente, aggiornato dice Gesù, per servire soltanto Dio e le anime, questo studio costante lo libererà da un’infinità di pericoli. È vero, perché quando devi studiare tanto, non c’è tempo di pettinare le bambole. 

“Ma anche nella scienza ci sono mille scogli e pericoli a causa dell’orgoglio, soprattutto nella poca scienza. Per dedicare tempo agli studi, hanno bisogno di raccoglimento, virtù questa indispensabile per il cuore del sacerdote e per le sue relazioni con il mondo. 

La dissipazione offusca l’intelligenza, la rende indolente nello studio e intorpidisce la volontà.”

Avete sentito? Questo mi rincuora, perché qualcuno potrebbe dire: “P. Giorgio è troppo severo con la questione del non disturbare, degli orari”. Ecco:

Per dedicare tempo agli studi, hanno bisogno di raccoglimento, virtù questa indispensabile per il cuore del sacerdote e per le sue relazioni con il mondo” 

Se guardo adesso il mio telefono, non è ancora mezzogiorno, su whatsapp ho 10 messaggi, se apro la mail ne ho 13. 

Ma io dico… Non posso dire a me stesso: “Queste cose gliele scrivo domani?” Cosa cambia? Perché non posso pensare che un Sacerdote ha bisogno di essere raccolto e che devo scrivere solo per cose gravi e urgenti, non per raccontare del primo vagito di mio figlio?

Possibile che uno non riesca a capire che il Sacerdote ha bisogno di tempo, di raccoglimento, di silenzio, perché deve cercare, studiare, approfondire le fonti, perché le cose che vi dice non possono essere campate per aria, devono essere assolutamente “backuppate”, devono essere sicure e certe perché altrimenti viene attaccato come incompetente, ignorante, come persona inaffidabile, come persona che non sa dare la giustificazione al proprio pensiero e così via di seguito?

Se bisogna difendere Gesù e le anime, bisogna farlo con competenza, con metodo e quindi c’è bisogno di raccoglimento. Ma se quando ti metti a studiare ogni cinque minuti ti suona il telefono… Ma per cosa? Per mandarti la foto di questo e di quello, per mandarti la riflessione ecc. Ma manda queste cose alla tua amica, mandalo al tuo amico. Uno prima di mandare un messaggio dovrebbe chiedersi se è veramente necessario e utile. Se è così lo mando, altrimenti sto fermo e lo mando alla mia amica.

“La dissipazione offusca l’intelligenza, la rende indolente nello studio e intorpidisce la volontà”.

Guardate che questa cosa è vera. 

A me più di una volta è capitato, e ve lo dico con molta schiettezza, di dover dire in confessionale, di dover chiedere perdono al Signore per aver ceduto come Sansone a questo tedio. Cioè, stavo studiando, ero presissimo, ma esasperato da tutti i messaggi e numerini rossi che apparivano, mi fermavo, li guardavo e rispondevo e ho sperimentato nella mia anima che cosa è la dissipazione che offusca l’intelligenza. Poi quando riprendevo a studiare non ero più quello di prima, perché stavo studiando, stavo approfondendo e poi ho perso il filo. I ragionamenti che facevo li perdo e quando ci ritorno, ormai la cosa è passata. 

E voi non pensate che chi ci perde siete voi, oltre a me, perché anziché avere un livello dieci avrete un livello quattro, per questioni inutili. Qualcuno rimarrà male, qualcuno si offenderà, qualcuno penserà che p. Giorgio è duro, ma a me non interessa perché è vero.

Quando vado a casa dei miei genitori, mia mamma mi dice sempre: “Giorgio, per favore a pranzo e a cena metti quel telefono sotto al materasso, perché non è possibile. Ma non ti lasciano neanche mangiare?”

Almeno vi rendete conto che non sono io pazzo, che non sto dicendo follie, almeno vedete anche voi la situazione. Non è giusto che io da solo non riesca a capire che dopo una certa ora non devo più disturbare le persone. Non è giusto che io viva di impulso. Pensa prima di mandare messaggi, ragiona.

La dissipazione, dice Gesù, offusca l’intelligenza, la rende indolente nello studio e intorpidisce la volontà.

Ci sono molti cuori insensibili che non ascoltano la mia voce, voce sofferente di un Dio che vuole salvare il mondo mediante i suoi sacerdoti. 

Nella mia Chiesa ci sono tesori che non vengono utilizzati, perle di cui non si comprende il valore, grazie e doni che con mio dispiacere non vengono distribuiti per mancanza di zelo da parte di coloro che sono miei. Se i miei sacerdoti apprezzassero il valore di una sola anima e fossero consapevoli di ciò che mi è costata! Ebbene, trattandosi di confratelli, di sacerdoti caduti o in pericolo di cadere, perché gli altri sacerdoti constatano ciò con apatia, con egoismo, come se si trattasse di una cosa che non ha nessun valore? 

Dobbiamo essere interessati al fatto che le altre persone stanno sbagliando, che gli altri Sacerdoti stanno sbagliando, che i miei amici stanno sbagliando.

Dice Gesù:

Se sapeste quanto dolore mi causa l’egoismo fraterno, e an- che paterno che constato nella mia Chiesa in coloro che non tengono presente che ciò che è mio, è come se fosse loro, più ancora, come se fosse un bene personale. Ora, anche queste vocazioni sacerdotali, che cadono da un abisso all’altro senza trovare chi li trattenga sono d’origine soprannaturale e divina. Ma come risvegliare, nelle anime di molti sacerdoti, lo zelo per la mia Chiesa e per la mia gloria? 

Quanti sacerdoti vivono tranquilli nel loro egoismo e nelle loro comodità! Credono di compiere la loro santa missione, ma in realtà non si preoccupano che di se stessi! Non si accorgono delle urgenti necessità che ha la mia Chiesa e alle quali potrebbero rimediare, se non con la loro azione, almeno con l’immolazione e i sacrifici? Quelli che dai miei sacerdoti non sono ritenuti doveri, lo sono, e seri! Quante volte mi rattristano, mi feriscono e mi colpiscono nell’intima tenerezza del mio Cuore!

Ci dobbiamo preoccupare. Ecco perché vi dico queste cose.

Dobbiamo preoccuparci della salvezza e della santità degli altri e degli altri sacerdoti, quindi in tutti i modi io non devo mai disturbare, a meno che non ci siano cose importanti e grave.

Per esempio il succo di more è una cosa grave.

Se è una cosa importante si chiama e si troverà sempre una porta aperta e sempre disponibilità massima, non solo da parte mia, ma da parte di tanti altri. sSe invece abuso di questa cosa, poi ciascuno renderà conto.

Io renderò conto per aver ceduto al tedio di Dalila e altri renderanno conto per aver ceduto ad altro. Perché dobbiamo imparare che è tutto scritto. L’ha detto la Madonna della Rivelazione. Quindi impariamo ad essere vergini sagge.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

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