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Il rispetto umano

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 17 marzo 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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IL RISPETTO UMANO

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a mercoledì 17 marzo 2021, siamo nella Quarta Settimana di Quaresima. Il Vangelo di oggi è  tratto dal cap. V, vv 17-30 di San Giovanni. È veramente bellissimo vedere l’unione profonda esistente tra il Padre e il Figlio, un’unione che non esclude nessuno, anzi, che vorrebbe coinvolgere anche noi, se fossimo veramente disponibili e se apprezzassimo veramente questa meraviglia che è la Santissima Trinità.

«Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco»

I reati contestati a Gesù sono che violava il sabato e che chiamava Dio “Padre” facendosi uguale a Dio. Chiamava Dio “Padre” perché lo è, e se questo esserlo non è contemplato dagli schemi umani, Gesù va avanti lo stesso per questa strada, perché di fatto è la strada della Verità. Gesù chiama le cose col loro nome, e le dice chiaramente. Ci vuole tanto coraggio a dire tutte queste cose, a dire tutta la verità a persone che non sono minimamente disponibili a farsela dire.

Noi stiamo ormai concludendo quel breve testo che abbiamo letto di Padre Cornelio a Lapide sul “Rispetto Umano”, siamo arrivati al punto sesto:

  1. Fa un atto di coraggio chi vince il rispetto umano

Ci vogliono proprio atti di coraggio.

«È gloria grande seguire il Signore, dice il Savio; da lui si avrà lunghezza di giorni» (Eccli. XXIII, 38). «Perché non rinnegarono il Cristo, scrive S. Agostino, passarono da questo mondo al Padre celeste: confessandolo, meritarono la corona di vita, e la tengono per sempre (In Eccli.)».

Che cosa fece mai di così grande, il buon Ladrone, domanda S. Giovanni Crisostomo, da meritare di andare così presto in cielo? Volete che vi dica in due parole la sua virtù?

Udite: mentre Pietro rinnegava Gesù Cristo ai piedi della croce, allora egli (il buon ladrone) lo confessava pubblicamente sulla croce. Il discepolo non ebbe coraggio di sopportare le minacce di una vile fantesca; ma il ladrone vedendo intorno a sé tutto il popolo che urlava, schiamazzava, bestemmiava contro il Cristo, non tenne in nessun conto tutto quel baccano; non si fermò alle umiliazioni presenti del crocifisso, ma veduto tutto cogli occhi della fede, non badando alle illusioni esteriori, calpestando ogni rispetto umano, riconosceva nel paziente il Signore dei cieli, e a lui sottomettendo le facoltà dell’anima sua, ad alta voce e senza paura di essere burlato, esclamava: “Signore, ricordatevi di me, giunto che sarete al vostro regno” (Homil. de Cruce et latrone).”

Voi direte: “Ma perché è così importante il rispetto umano?”

Perché il rispetto umano ha fatto dei grandissimi pasticci, può metterci in situazioni molto gravi. Andiamo a prendere il Vangelo di San Marco, cap. XIV, vv 66, e leggiamo il rinnegamento di Pietro. C’entra perfettamente con il rispetto umano. Questo testo è una grande scuola di vita:

“Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.”

Un brano evangelico conosciutissimo da tutti. Cerchiamo di leggerlo con un po’ più di attenzione. Pietro viene avvicinato da una delle serve, viene riconosciuto, lui che è fuggito da Gesù.

«Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù»

Lui per la prima volta nega. E cosa accade? Un gallo canta.

Vedete come fa Dio con noi, quanto è buono e premuroso: ci avvisa, prima dello sfacelo finale, prima del disastro, ci manda un avviso.

«Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai»

Questo gallo avrebbe potuto cantare due volte, una in fila all’altra, al termine del terzo rinnegamento. Invece questo gallo canta una prima volta dopo il primo rinnegamento. Avrebbe potuto farlo cantare direttamente al terzo, invece il Signore gli dà una possibilità: il gallo canta una prima volta, ti avvisa. Un conto è rinnegare una volta, un conto è rinnegare due volte e un conto è rinnegare tre volte. La coscienza di Pietro non si accorge, non si avvede, non sente, non riconosce il primo canto del gallo, lo sente con le orecchie ma non lo sente con il cuore e la mente, perché Pietro era lontano da Gesù.

“Pietro che stava a scaldarsi”

A Pietro viene improvvisamente freddo. Prima è stato parecchio tempo nell’Orto del Getsemani a dormire per terra, con un freddo pazzesco, e non c’era nessun problema. Nel giardino era con Gesù e, lì, non sentiva il freddo. Quando sei con Gesù riesci a fare tutto, ma quando hai abbandonato il tuo Gesù, quando lo hai lasciato solo, quando sei fuggito perché Lui non ha accettato la tua logica della spada, perché ti ha mostrato un altro modo di essere discepolo, un altro modo di difendere Gesù, che non è quello di opporsi alla Volontà del Padre, ma è quello di aiutarlo a compiere la Volontà del Padre, allora senti freddo. Pietro sente freddo, ha bisogno di scaldarsi.

Il canto del gallo non sveglia niente in Pietro. La coscienza di Pietro non riesce a sentire, Gesù è troppo lontano, è fuori dal suo cuore. Nel cuore di Pietro probabilmente è entrato il dubbio, l’incomprensione, il sentirsi forse abbandonato perché Gesù ha voluto seguire un’altra strada. Quando siamo lontani da Dio perdiamo ogni voglia di esserci.

Pietro sta lì a scaldarsi, diventa improvvisamente freddoloso, bisognoso, ma di fuoco o di presenza umana?

È solamente dopo il secondo canto del gallo che lui si ricorda della parola di Gesù e quindi scoppia a piangere.

Se la nostra coscienza è grossolana, spessa e soprattutto lontana da Dio, nessun segno serve, anche preannunciato. Il rispetto umano fa queste cose:

«Non conosco quest’uomo di cui parlate»

Pietro che era stato al Tabor, che aveva assistito alla Trasfigurazione di Gesù non lo conosce! Lui, che aveva partecipato a tutti i miracoli, che aveva visto alcuni eventi particolari da solo insieme a Giacomo e Giovanni, non sa chi sia!

Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate»

Questo è il rispetto umano. È una cosa grave.

Ritorniamo al brano di Cornelio a lapide:

“E in ricompensa della sua viva fede, del suo coraggio nel confessarlo in faccia a tutta la folla, senza badare a rispetto umano, ebbe la dolce ventura di udirsi rivolgere dalla bocca medesima di Gesù Cristo quelle consolanti parole: «Oggi sarai con me in paradiso» (Luc. XXIII, 43). La forza, la grazia, la salute, la gloria, stanno nel disprezzo del rispetto umano…Chi si mette sotto i piedi il rispetto umano, è padrone di sé, del mondo, di tutte le creature, del cielo, di Dio medesimo…Il cristiano coraggioso non arrossisce mai di Dio, né della sua religione…In questo coraggio sta la vera gloria…Esso salvò la Maddalena, il pubblicano, il prodigo, il buon ladrone. Se essi avessero dato ascolto al rispetto umano, sarebbero tutti perduti; lo disprezzarono, sono lodati da Gesù e resi gloriosi…I Santi, i più eccellenti personaggi di tutti i secoli, tali divennero perché, disprezzando il rispetto umano, camminarono diritti alla loro via…Imitiamoli… «Se noi soffriamo con Gesù, dice S. Paolo, regneremo con lui; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà» (II Tim. II, 12). «Essi ebbero timore di ciò che non dovevano temere, dice il Profeta, e il Signore spezzerà le ossa di quelli che cercano di piacere agli uomini; furono coperti di confusione, perché Iddio li ha disprezzati» (Psalm. LII, 6-7). Ecco un triplice castigo per quelli che si lasciano guidare dal rispetto umano per incontrare il genio del mondo: 1° il rompimento delle ossa, cioè la perdita della vita, della felicità, della pace, della salute; 2° la confusione, l’ignominia, la perdita della gloria; 3° il disprezzo di Dio e la riprovazione.”

Cerchiamo veramente di calpestare il rispetto umano ogni giorno, cogliere ogni giorno la palla al balzo per poter rispettare la Legge di Dio e non tenere in nessun conto il giudizio degli uomini, che è inferiore al giudizio di Dio. Se ci viene il timore pensiamo al Giudizio Universale, a cosa penseremo in quel momento circa ciò che sarebbe stato meglio fare o non fare.

Vi auguro di cuore una santa giornata e spero per voi la grazia di riuscire ad affermare Gesù sempre, ovunque, e con chiunque. E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Mercoledì della IV settimana di Quaresima

VANGELO (Gv 5,17-30)
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

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