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Gesù, la porta e i ladri…

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 26 aprile 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

GESÙ, LA PORTA E I LADRI…

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a lunedì 26 aprile 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. X, versetti 1-10 di San Giovanni.

Il Signore ci parla del recinto. C’è un recinto perché un gregge di pecore, qualunque gregge di pecore, non vive in spazi infiniti, altrimenti non sarebbero pecore ma bestie selvatiche. Le pecore per antonomasia non sono bestie selvatiche. Se non sei selvatico appartieni a qualcuno, ricordate il Piccolo Principe di Saint-Exupéry? Ricordate il dialogo bellissimo — che vi invito a rileggere — tra il Piccolo Principe e la volpe sull’addomesticamento? Le pecore hanno un pastore, appartengono a qualcuno, non sono selvatiche, chi è selvatico non appartiene a nessuno ma non è una bella vita. Se appartieni a qualcuno allora ci sarà anche un perimetro: hai una casa, un rifugio, un luogo dove abiti e anche dove ti identifichi, perché quello sai che è il tuo ovile, che è un po’ come se fosse il prolungamento della casa del pastore. Le pecore sono felicissime di avere un recinto, non lo sentono minimamente come un ostacolo alla libertà, lo sentono come un’appartenenza e lo vivono come un’appartenenza. C’è un recinto, ci sono delle pecore e c’è una porta. Il recinto ha una porta, non ha mille porte, da quella si entra e da quella si esce.

Se c’è una porta perché qualcuno entra da un’altra parte? Perché qualcuno vi sale da un’altra parte? È chiaro che non è il pastore. È chiaro che se tu vedi qualcuno entrare in un recinto scavalcando, salendo da un’altra parte, ti viene il sospetto e ti domandi: perché non entra dalla porta? Perché deve scegliere la via più scomoda? Qual è la ragione? La ragione è che non ha buone intenzioni, che la porta non gli sta bene, e allora si inventa lui delle pseudo porte. Ma siccome la realtà non gli consente di avere altre porte, perché non esistono, di fatto deve scavalcare il recinto.

“Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.”

Coloro che non vogliono entrare dalla porta, sono coloro che non vogliono passare dall’umanità di Gesù, attraverso la divinità di Gesù, attraverso l’unicità di Gesù. Stiamo attenti ai ladri e ai briganti.

“Io come faccio a stare attento ai ladri e ai briganti?” Dobbiamo anche essere un po’ svegli, deve un po’ finire il tempo di questa ingenuità colpevole, di questo vivere come se fossimo in mezzo solamente ai petali delle margherite, questa non è la realtà.

Mi ha stupito tanto incontrare una persona molto formata culturalmente, professionalmente e avente anche una vita di fede almeno in apparenza molto buona, impegnata, che ha messo in atto una scelta molto seria, importante e molto grave, apparentemente buona ma che buona non è assolutamente, senza conoscere veramente tutti i dettagli della questione. Ma non si trattava di dettagli occulti, era una conoscenza a disposizione di tutti, di tutti quelli che vogliono conoscere. Non si è informata ma ha fatto la scelta, e poi, quando si è sentita dire che questa scelta avrebbe comportato delle conseguenze, non ha saputo più cosa fare. Ma tu dove hai vissuto? Come non lo sapevi? Perché non lo sapevi? E perché hai scelto? Non è stata una scelta improvvisa di qualcuno che deve decidere all’istante, non era una scelta obbligata, immediata, improvvisa, urgente, ed essendo una scelta molto grave, avrebbe previsto e richiesto un approfondimento.

Dopo ci lamentiamo che finiamo nelle mani dei briganti e dei ladri. Ma perché? Perché non approfondiamo le cose, perché siamo superficiali, viviamo in un mondo, il quale, a mio giudizio, come più grande difetto — e se siamo cristiani come più grande peccato — presenta quello della superficialità, della mancanza di rigore a tutti i livelli. E cosa succede? Siccome siamo superficiali quando poi succedono i pasticci, i problemi, diamo la colpa alle cose, quando le cose non hanno sempre colpa. Forse la maggior parte delle volte la colpa è nostra perché non siamo ordinati, rigorosi, perché le cose non le abbiamo preparate, non le abbiamo approfondite prima, perché approfondirle richiede fatica, tempo, dedizione, ricerca, informazione, discernimento, e dopo ci troviamo rapiti dai briganti, perché non ci siamo saputi difendere e preparare nel modo corretto.

“Io non lo sapevo”

“E perché non lo sapevi? Non avevi la possibilità di informarti? Si che l’avevi, e allora perché non l’hai fatto? Perché hai scelto senza essere ben informato? Perché hai scelto in modo affrettato? Perché hai scelto secondo il principio di “così fan tutti”?

È la logica dei topi che corrono dietro al pifferaio magico e vanno tutti a finire nel burrone, nel fosso, nel mare. “Così fan tutti” non è il motto dei santi, di Gesù, dei cristiani.

Mi ha colpito una volta, non mi ricordo se ero in posta o in un ospedale, hanno fatto dei pasticci col computer, c’era tutta la gente in coda ad aspettare, un disagio incredibile, e ad un certo punto dicono: “Scusate, non riusciamo più a… è colpa della tecnologia”

No, non è colpa della tecnologia, è colpa tua che non la sai usare, perché alle volte è vero che i computer vanno in tilt, ma non sono poi così tante. La maggior parte delle volte è che tu non sei capace di usarlo e quindi crei i pasticci e questi pasticci vanno ad impattarsi sulla vita delle persone che magari hanno fatto sacrifici, hanno preso il freddo, hanno fatto molta strada, dover aspettare ore e ore per poi sentirsi dire: “Andate a casa”. Ma la ragione è la tua incompetenza. Non chiamiamo con altri nomi la nostra incompetenza, la nostra mancanza di professionalità, la nostra mancanza di rigore, non diamole nomi esterni inappropriati, alieni, da ciò che è realmente accaduto. Tutto questo ha creato una serie di disguidi e disagi ma per colpa mia, non per colpa del computer o di altre cose.

“La macchina si è rotta e non va più, è colpa della macchina”

Ma tu da quanto tempo è che non ci metti l’olio, che non la porti dal meccanico? Da quanto tempo è che non la fai vedere?

“Mi si è spaccata la catena della bicicletta”

In apparenza è così, ma tu regolarmente metti il grasso nella catena per ungere tutte le maglie? Se non lo fai poi non ti puoi lamentare che la catena si rompe, perché è reale che la catena si debba rompere, perché le maglie progressivamente si lasciano andare, perché si seccano e quindi si spaccano.

Non dipende sempre dalla mia responsabilità, se tu hai fatto quello che devi fare e ti sei messo nella prospettiva giusta, non ci sono sorprese, tranne quelle rare volte che si è fatto tutto bene ed è successo, ma sono veramente rare. Se noi abbiamo impostato bene e ci siamo preparati bene, non ci dobbiamo stupire.

Alla fine tutti noi cerchiamo una persona precisa nel suo campo, perché se non ci dà sicurezza, se abbiamo davanti un approssimativo, un pasticcione, a noi non ci dà sicurezza, cerchiamo una persona che sia un bravo medico, che sia un bravo professore, un bravo prete, perché se no non ci dà affidabilità, non riusciamo a fidarci, perché sappiamo bene che una persona superficiale, disordinata, senza rigore, senza vera preparazione non è affidabile, è un brigante ed è un ladro, fa finta di essere ciò che non è, e ruba ciò che non è suo, perché il tempo non è mio, io non posso rubare il vostro tempo, è un furto.

E come lo rubo? Con la mia incompetenza, facendo finta di essere ciò che non sono, impegnandomi nella “fuffa”, facendo buttare via il tempo. Questo vuol dire portar via ciò che non è mio.

Ho dovuto fare un’ascesi incredibile un giorno con un medico: mi ha dato l’appuntamento ad un orario e si è presentato 45 minuti dopo. Io, a causa di questo ritardo, ho perso altri appuntamenti che avevo. A causa di questo suo ritardo tutto mi si è scalato e ho dovuto perdere quello che avrei dovuto fare, che era una cosa importante. Avendo bisogno del medico sono dovuto rimanere lì. E lui neanche si è scusato. È sbagliato, è una mancanza di carità grave, perché il tempo delle altre persone non è mio, quindi niente mi costa avvisare se sono in ritardo. Poi arrivo e mi riscuso. Ma non posso disporre della vita degli altri con nonchalance, come se io fossi il padrone dell’universo solamente perché ho un camice bianco oppure porto una talare nera. Non va bene, questo vale per un dottore come per un prete. Se devi entrare in confessionale alle 3 non entri in confessionale alle 4, perché il tempo delle persone ha un valore e le persone vanno rispettate. Se la Messa inizia alle 11.00, tu non la fai iniziare alle 11.05, ti organizzi per tempo. Perché le persone sono lì ad aspettare te. Dopo ci lamentiamo perché la gente arriva in ritardo alla Messa. A tutti fa piacere essere rispettati nel tempo, a tutti fa piacere vedere che l’altra persona è precisa. A tutti capita di avere un imprevisto, a tutti capita tutto, ma tutti abbiamo i mezzi per rimediare ed avvisare, e appena mi presento mi scuso in mille modi.

Già ve lo dissi, dopo un intervento chirurgico mi è capitato di aspettare il medico dalle 8.00 di mattina alle 12.30. Io sono rimasto, appena operato, dalle 8.00 del mattino alle 12.30 ad aspettare questo chirurgo. Vi sembra una cosa sana? Ha un senso?

Uno arriva per confessarsi e c’è scritto “dalle 10.00 alle 12.00” guarda l’orologio, sono le 10.30 e non c’è ancora nessuno. Ma dov’è? Non si sa. Aspetto, non aspetto, devo ritornare, ma poi se arriva? Aspettiamo. Passa un’ora e nessuno sa niente. Ma non si può attaccare un foglio? Non può mandare qualcuno ad avvisare?

Questo vuol dire essere briganti. Questo vuol dire proprio mancare di rispetto alle persone.

Come faccio a riparare? Se il ritardo è colpevole diamoci questa regola: da oggi in avanti, se io costringo qualcuno ad aspettare me per i miei ritardi e neanche mi degno di avvisare e dire una parola, ad ogni minuto di ritardo lo ripago con 10 euro. 10 minuti sono 100 euro. Con quel ritardo di 45 minuti io sarei tornato a casa con 450 euro in tasca. Volete sapere un segreto? Se avesse applicato questa regola, quel chirurgo non avrebbe più fatto quel ritardo, ve lo garantisco, se ci fosse stata questa regola sarebbe arrivato alle 7.30 per il terrore di dover poi assolvere alla penitenza che si è data. Noi siamo molto sensibili ai soldi. Diamoci questa regola. Gli diamo un corrispettivo. Facciamolo, diamocelo come regola di vita, serve soprattutto ad educare me, e a riparare il tempo rubato agli altri.

Mi è capitato più di una volta di arrivare in ritardo ad un appuntamento, io solitamente arrivo in anticipo perché non sopporto i ritardi, ma prendo il telefono e chiamo subito, avviso, così la persona si rincuora, si rassicura, non rimane nell’oblio. Cosa costa avere un po’ di rispetto delle persone? Stiamo attenti a non diventare ladri e briganti. Rubare agli altri è una cosa grave, Gesù non si comporta così, i Santi non si comportano così. Se abbiamo fatto questa cosa, facciamo questa riparazione. Se vogliamo essere onesti con noi stessi dobbiamo, a mio parere, riparare.

Volevo parlarvi di Florenskij ma il Vangelo è molto pratico, va molto nel dettaglio delle nostre cose, basta farlo un po’ parlare.

Quando io conobbi Madre Teresa di Calcutta, avevano detto che lei saprebbe arrivata alle 15.00, e mentre suonava il campanile dell’Università, lei alle 15.00 varcava la porta. Un pendolo! Col rosario in mano, un rigore con l’orologio incredibile.

Quando i primi Carmelitani di San Giovanni della Croce sono andati a fondare il Convento, non avevano niente, poverissimi, però con loro avevano portato 5 orologi, erano 3-4 frati con 5 orologi. Ma non ne basta uno? No. Tanto che la Santa Madre un po’ sorride di questa cosa e loro le rispondono: “Noi dobbiamo essere regolati, dobbiamo essere precisi con i tempi, e quindi ci servono 5 orologi, onde evitare di perderci”. Questa non è ossessione compulsiva.

Ricordate Santa Teresina? Appena suonava la campana, lei metteva giù la penna. Se le mancava una parola, una lettera per finire di scrivere metteva giù la penna, non andava più avanti. Se stava parlando e suonava la campana, chiudeva la bocca e non parlava più.

Non è esagerazione, il tempo non è mio, il tempo non mi appartiene e io non posso rubare il silenzio a te perché io devo dire ancora una parola. Se suona la campana e inizia il silenzio, inizia il silenzio per me, inizia il silenzio per te.

Quello che volevo leggervi e che vi leggerò domani dice proprio questo, parte proprio da qui:

“Il comandamento fondamentale dell’amicizia è la fedeltà”

È per questo che mi sono dilungato su questa cosa. Come uomo e come Sacerdote ritengo che la gestione del tempo sia essenziale, è coessenziale alla vita cristiana, è un segno distintivo di vera spiritualità e di vera umanità.

Come faccio ad essere fedele ad un’amicizia se non sono capace di essere fedele al tempo? Se non sono capace di essere fedele nelle piccole cose, come faccio ad essere fedele nelle grandi? Se non so essere fedele ad un programma di vita che mi do, a degli orari, come faccio ad essere fedele ad un amico?

Non è uno scherzo, fatelo, se sapete di aver rubato il tempo a qualcuno, che magari ve lo ha anche scritto che vi stava aspettando, prendete una busta, mettete i soldi e un biglietto dentro: “Chiedo profondamente scusa per il tempo che ti rubato, questa è una piccola riparazione”. Così noi ripariamo ed è così che impariamo ad essere persone nuove, diverse, ad essere persone puntuali, solo così.

La puntualità è la più grande forma di rispetto verso gli altri.  

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Lunedì della IV settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 10, 1-10)
Io sono la porta delle pecore.

In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».

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