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La piccola araba, S. Maria di Gesù Crocefisso: parte II

Piccola Araba

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 30 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La piccola araba, S. Maria di Gesù Crocefisso: parte II

Eccoci giunti a lunedì 30 agosto 2021.

Ricordiamo oggi il Beato Alfredo Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano, nostro carissimo Cardinale, che per la Diocesi di Milano ha fatto tantissimo, potremmo definirlo un secondo San Carlo Borromeo.

Invito, chi non l’ha mai letta, a leggere la vita del Beato Cardinal Schuster, soprattutto se uno fosse sacerdote, soprattutto se uno fosse vescovo; oltre a leggere la vita di San Carlo, credo che non ci sia niente di più bello che leggere la vita del Cardinal Schuster.

Il Vangelo di oggi, tratto dal capitolo lV di San Luca, vv. 16-30, è il problema di sempre: noi la verità non la vogliamo sentire. Interessante questa espressione: 

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”

E uno dice: “E allora?”

Vedete noi quanto siamo stolti, quanto siamo ciechi, quanto siamo banali, quanto siamo mondani! Vedete…

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”

E allora? Ma quello che dice, è vero o è falso? Cosa c’entra se è figlio di Giuseppe, se è figlio di non so chi? Cosa c’entra?

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”

E quindi? La questione centrale non è di chi è figlio, Gesù, in questo momento, ma, quello che dice, quello che fa. È vero o è falso? Questa è la questione centrale, al di là di chi sia figlio, al di là del fatto che sia povero o ricco, di quello che fa e da dove viene… cosa c’entrano queste cose?

Già ve lo dissi, credo, altre volte, comunque lo ripeto, soprattutto per qualcuno: noi misuriamo la verità sulle misure di chi la porta.

Quindi, per esempio, Santa Teresa di Gesù, Santa Teresa d’Avila, dice che ci sono persone che iniziano il loro cammino di fede molto bene, sono molto brave, ci mettono dentro anima e corpo per farlo bene, poi, ad un certo punto, da parte di chi sta loro intorno, comincia una persecuzione: “Eh…vedi che non sei perfetto…”

“Vedi che sei pieno di limiti…”

“Ma fai ancora questi peccati?”

“Oh… ma fai ancora queste cose?”

“Oh… ma una persona che va in chiesa tutti i giorni, una persona come te, dovrebbe comportarsi in un altro modo…”

“Oh… ma una persona…”

E Santa Teresa dice che moltissimi ad un certo punto non ce la fanno più, lasciano il cammino della perfezione e tornano indietro, ma non perché sia troppo difficile. Lo lasciano perché hanno accanto queste Dalila, queste sanguisughe, che costantemente godono nell’andare a guardare nella vita degli altri, queste sanguisughe che godono nell’andare a scrutare l’intimo degli altri.

 

Oggi andremo avanti con la Piccola Araba, perché ci fa bene, perché non è tanto conosciuta, perché è una grandissima Santa, e vedrete che cosa dirà Santa Teresa d’Avila, attraverso la Piccola Araba (questo lo affronteremo nei prossimi giorni). 

“Quando la Piccola Araba aveva le estasi tutte le monache del monastero si radunavano attorno a lei e tramite di lei facevano le domande, per esempio, alla Madonna, all’Angelo custode.”

Vedremo anche la possessione angelica che ebbe la Piccola Araba le tantissime cose che l’Angelo le disse, le tantissime indicazioni che le diedero la Madonna, Gesù e anche i Santi. Ecco, vedremo prossimamente che cosa dirà Santa Teresa d’Avila sulle penitenze, sull’abito e, in particolare modo, sull’impicciarsi della vita degli altri. Vedrete cosa dirà Santa Teresa D’Avila attraverso la Piccola Araba.

Noi abbiamo questo vizio orrendo di presumere di essere Dio e quindi di poter entrare nella vita altrui e di poter sparare giudizi a destra e a manca. 

Ricordate cosa diceva San Francesco di Sales in Filotea: 

“Se tu vedi un uomo che si ubriaca, tu non puoi dire che è un ubriacone! Se tu vedi un uomo che ruba, tu non puoi dire che è un ladro!” 

Perchè non puoi farlo? San Francesco di Sales, saggio, dice che magari quell’uomo è la prima volte che lo fa e tu non lo puoi condannare a un’etichetta eterna, perché tu, una volta, lo hai visto rubare! Tu hai visto, una volta, un uomo che ruba, ma tu non sai perché lo ha fatto, quindi non puoi dire che è un ladro. Tu non sei Dio, non ti puoi mettere al posto di Dio.

Quindi, questa, è la prima cosa.

Mi verrebbe da dirvi: cacciate fuori dalla vostra vita tutti i curiosi e tutti gli scribi e i farisei che vogliono entrare nell’orto conchiuso!

“Perché? Per come? Per quale motivo? Quando lo fai? Come lo fai? Con chi lo fai? Quante volte lo fai?”

A parte che chi fa queste domande deve avere una grande ignoranza, una grande grettezza d’animo e una grandissima mancanza di spiritualità, perché sapete che la curiosità è una delle grandi nemiche della vita spirituale — lo dice L’Imitazione di Cristo, non lo dico io, oltre che tutti i Santi dell’universo mondo — e, al di là di questo, è segno di maleducazione.

Io devo occuparmi del progresso spirituale di qualcuno se è mio compito farlo; quindi, il papà e la mamma con i loro figli, finché sono minorenni; quindi, i sacerdoti con le anime a loro affidate.

Ma sapete quante papesse ci sono? Per l’amor del Cielo! Quante papesse e madri spirituali, che girano ovunque, che sono più frequenti da trovare che non il latte al supermercato, che si mettono a dare consigli, tra l’altro mai richiesti, indicazioni, radiografie spirituali, letture spirituali: 

“Tu eri, ma non sei più…” “Tu hai fatto, ma non fai più…” “Tu dicevi…”

Occupiamoci, ognuno di noi, di stare al suo posto e di fare ciò che dobbiamo fare, primo.

Secondo, questo l’ho imparato in carcere: se dovesse entrare in chiesa una prostituta (un tempo era possibile, adesso oramai, figuriamoci, adesso c’è altro…), una donna che tutti vediamo essere una prostituta, e dovesse mettersi a parlare della verginità, voi cosa fareste?

“Una prostituta che ci parla delle verginità?!” 

Sì, e allora? Perché, puoi farlo solo tu che ti credi…? 

Anche qui San Francesco di Sales, che torna da un monastero dove è stato a confessare, dice: 

“Oh…queste monache, pure come gli angeli ma superbe come demoni!” 

Capito? L’Inferno è pieno di anime pure come Angeli e superbe come demoni! Sicuro. 

Una prostituta ci può parlare di verginità? Certo, assolutamente sì, assolutamente sì, assolutamente sì!

Un ladro ci può parlare della virtù dell’onestà? Certo.

Un bestemmiatore ci può parlare della bellezza del non nominare il nome di Dio invano? Assolutamente sì, certo.

E noi muti, muti! Capito? Muti! Perché non conta chi predica, conta la verità!

“Oh… ma la tua vita non corrisponde a ciò che dici”.

È un problema mio! È un problema mio, di cui renderò conto io a Dio.

Gesù nel Vangelo lo dice chiaro: 

“Guardate gli scribi e i farisei, fate quello che dicono! Non fate quello che fanno, ma fate quello che dicono!”

Evidentemente non dicevano male, alcune cose le dicevano anche giuste, se Gesù dice così.

“Oh… ma sono scribi e farisei ipocriti, sepolcri imbiancati”.

“Questo è un problema mio, di Gesù, solo Io (Dio) posso dire a una persona che è un ipocrita e un sepolcro imbiancato, non tu. Tu fai quello che ti dicono, poi se si comportano male non imitarli, ma fai quello che dicono!”

“Ah…quel prete lì si comporta così…” Ma quello che dice è vero o falso?

Noi potremmo avere anche dei grandi attori, che sono esternamente delle persone meravigliose, simpaticissime, caritatevoli e quant’altro, e poi, invece di insegnare la verità, insegnano la menzogna o le eresie; viceversa, potremmo avere un povero prete malconcio, un disastro (poniamo, anche se non è molto probabile ma comunque…), sotto tutti i punti di vista, ma che ci dice le cose vere. Questo non interessa.

Certo è vero, poi San Gregorio dice: “Le mie parole devono essere confermate dalla mia vita”. Lo dice anche Gesù nel Vangelo, è vero, ma se questo non accade, è un problema di quell’anima e di Dio, che la deve giudicare, non mio, perché io non so cosa c’è in quell’anima.

“No, perché tu, un anno fa, dieci anni fa, hai fatto questo e questo…”

Ho capito, ma io posso essere cambiato, io posso cambiare in un giorno, in un’ora, ma devo rendere conto a te, che sono cambiato, o a Dio?

Non giudicate e non sarete giudicati! Questo, in carcere, si impara bene, se si hanno due dita di realismo.

Tra l’altro, permettetemi una cosa, questa ve la devo proprio raccontare!

Un giorno mi portarono a visitare una città e ad un certo punto entrammo in un quartiere (ero vestito da sacerdote) e io vedevo che era un quartiere un po’ così, insomma, non era proprio la Corte di Versailles, però, sapete, quando si cerca un parcheggio, non è che si stia troppo a guardarsi intorno, poi faceva caldo ed eravamo di fretta, quindi io, ad un certo punto, dico: “Guarda! Ho visto un posto, lì, lì, parcheggia lì!” (Non guidavo io)

Allora, arriviamo con la macchina e parcheggiamo.

Prima di scendere ci si sistema, ed io guardo i ragazzi che erano con me e dico: “Guardate che abbiamo parcheggiato davanti ad un ragazzo transessuale, che si sta prostituendo”.

Erano le sei di pomeriggio, non era mezzanotte.

Loro mi dicono: “No, Padre Giorgio, figurati!”

“No, guardate, sei anni di galera mi hanno formato un po’ l’occhio, ve lo garantisco, è un ragazzo di strada. Ve lo dico, vi avviso.”

La mia portiera apriva esattamente davanti a lui, io proprio aprendo la portiera, aprivo davanti a lui, proprio scendevo in faccia a questo ragazzo.

Loro mi dicono: “No, ma figurati!…”

“Va bene. Per me non è un problema, però ve lo dico, temo che siamo andati a parcheggiare nella zona meno indicata, perché guardando un po’ i movimenti…” (Eravamo ancora dentro la macchina, qualche parola potevamo dirla)

Allora scendiamo e… avevo ragione io! Scendo, il transessuale mi guarda e mi dice: “Buona sera, Padre”.

E io rispondo: “Buona sera”.

“Buona sera, Padre”… basta. Assolutamente gentile, cortese, educato. Mentre ci allontanavamo, ho detto ai ragazzi: “Avete visto?”

Invece i “puri come gli Angeli”, che abbiamo attorno: 

“Ciao Giorgio! Ehi ciao, e allora?”

“ Ciao, Giorgio, come stai?”

“ Ciao… ciao…”

Ma “ciao” a chi? Ma “ciao” a chi?

“Giorgio”? E chi è Giorgio? Chi è Giorgio?… Giorgio non esiste più!

Ma questi non hanno ancora capito!

Sgranano Rosari dalla mattina alla sera, sono lì, tutti infervorati di teologgggia con quattro g, sono i nababbi della teologia, sono quelli che pensano che la Santissima Trinità non sappia niente di teologia, solo loro sanno la teologia, e poi: “Ciao, Giorgio!”

Ma Giorgio non esiste più, Giorgio ha cessato di esistere il 9 giugno del 2001… tu, che sgrani Rosari e che vai in chiesa tutti i giorni e che sei il nababbo della teologia con 25 g, tu non sai che l’Ordinazione cambia completamente l’ontologia di un uomo? Giorgio non c’è più!  

Giorgio esiste solamente per la ASL, esiste per l’anagrafe, ma Giorgio non c’è più, il mio nome è cambiato, il mio cognome è cambiato! Non esiste più Giorgio Faré, non c’è più! Oggi esiste: Padre Giorgio Maria del Volto Santo. Punto. E questo nome non è lì solo quando celebro la Messa, e poi, quando esco: 

“Ciao Giorgio!” 

“Ciao Giorgio!” 

“Ciao Giorgio!”

“Ciao, Giorgio, allora, come stai?”

Ma chi ti ha detto di darmi del tu?

“Diamoci del tu, che è bello!”

No! No! Cosa c’è di bello nel “tu”, che non c’è nel “lei”?

“No, perché così azzeriamo le distanze…”

Io non voglio azzerare le distanze, assolutamente. Cos’è questa ideologia dell’azzerare le distanze? Io, quando leggo un libro devo tenerlo a distanza. Io, quando guardo la luce, devo tenerla a distanza. Io, quando metto il collirio, devo tenere a distanza la boccettina, se no mi acceco. Io, quando mangio, non metto la testa nel piatto, devo stare a distanza dal tavolo. Io, quando parlo con una persona, non posso attaccare la punta del mio naso alla sua perché non ci vedo niente. La distanza è fondamentale. La distanza è essenziale perché due esseri possano entrare in relazione, e l’amicizia e l’amore non annullano le distanze, le trasformano, ma non le annullano, le vivificano, ma non le annullano.

“Buona sera, Padre”…

Avete capito? Il transessuale educatamente mi dice “Buona sera, Padre”… e questi bigotti, invece, portano avanti i “Ciao”, le pacche sulle spalle, le strette di mano. Ma stiamo scherzando? Di cosa stiamo parlando? Io non sono mica il tuo Tamagotchi! Ma cos’è questa roba? Vi ricordate un tempo, quando si incontrava un sacerdote, cosa si faceva? Pazzesco! Non conta chi dice la verità, conta la verità, e quel ragazzo lì, con due parole, ha cambiato la nostra serata, ha cambiato il nostro pomeriggio e io non me lo dimenticherò più. Mai più visto, dopo.

“Buona sera, Padre”, mica “Ciao ciao” o “Ciao Giorgio”!

Giorgio è morto, non c’è più, scrivetevelo bene nella testa! Giorgio è morto, non c’è più. Adesso Giorgio non c’è più, adesso c’è un’altra persona, perché l’Ordinazione sacerdotale cambia ontologicamente una persona, gli imprime il carattere, il suo essere non è più uguale a prima. Un prete è un prete per sempre. Un prete che va all’Inferno è sempre un prete. Quando si dice che un prete “si è spretato”, è sbagliato, perché un prete non si può spretare, è ridotto allo stato laicale, ma resta comunque prete per sempre.

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”

E allora?…Qui dovrei andare avanti, ma non posso… poi Gesù ovviamente gli dice la verità, cioè gli dice che Elia ed Eliseo non furono mandati al popolo eletto, ma furono mandati ai pagani. Quindi questi van fuori di testa e lo vogliono uccidere…

Si, va bene, ma se è vero? Non si può dire la verità! Non si possono chiamare le cose con il loro nome, se no sei reazionario, se no: censura. Come oggi, la censura.

Quel bellissimo articolo che io ho postato tempo fa (sapete dove, non posso dire alcune parole, perché poi gli algoritmi censurano…), l’articolo scritto da un Padre domenicano di cui vi parlai, che ho messo lì, dove sapete su quella questione risaputa…, poi l’ho rimesso un’altra volta, perché qualcuno mi ha detto che gli interessava. Tempo due ore… il grande FB me lo ha censurato, me lo ha tolto, me lo ha chiuso. Non tutto il profilo, questa volta, solo l’articolo. Mi è arrivato l’avviso di garanzia: “Secondo avviso”. Sapete qual è la ragione? “Istigazione all’odio”. Io quando l’ho letto, ho detto: “Non ci credo, non ci credo”. Istigazione all’odio!?!

Un articolo di un Padre domenicano, laureato in medicina, medico e anche dottore di teologia morale, che fa una riflessione teologica e medica su quell’argomento lì, e io non scrivo nessun commento, semplicemente prendo il link e lo pubblico, senza scrivere se è bravo o meno, condivido solo il link, e io ho fatto istigazione all’odio, sono censurato per istigazione all’odio… Pazzesco, pazzesco! Non avrei mai pensato di finire in Cina… e invece siamo finiti in Cina. Istigazione all’odio…

Quando l’ho letto, ho detto: “Va bene, ormai siamo oltre… ormai siamo veramente oltre”.

Ma sono sicuro, guardate sono sicuro… Grazie al Cielo, avevo letto alcuni commenti prima che fosse censurato, ho visto due commenti che attaccavano quello che diceva questo Padre e io sono sicuro che quelle due brave persone, che ovviamente pregheranno dalla mattina alla sera, hanno segnalato l’articolo al grande FB, quindi è arrivata immediatamente la censura. Guardate io ne sono sicuro. Uno dice: “Come fai a dirlo?” Me lo sento dentro… sbaglierò, ma me lo sento dentro, perché, sapete, gli zeloti non mancano mai, figurati! Non si può più parlare oramai, ci sono degli argomenti che sono diventati tabù, non puoi più neanche pronunciare le parole, capite? Non puoi più neanche pronunciare le parole, perché se no ci sono gli algoritmi che ti bloccano, come con Gesù, uguale, siccome dice la verità, allora Lo buttiamo giù dal monte, Lo ammazziamo.

Permettetemi — perché due parole le devo dire — di dirvi due parole sulla Piccola Araba.

A pagina 23, si parla delle nozze di sangue.

Comincio solamente il paragrafo, poi lo porterò avanti nei prossimi giorni, ma lo comincio, perché vi fa vedere quanto sia difficile liberarsi di certe catene umane e anche i Santi (lei, vabbè, era una ragazza giovanissima) hanno dovuto fare delle lotte terribili. Questi sono gli argomenti più complessi e i pasticci, i disastri, le sventure, che hanno avuto, spesso e volentieri, si legano a degli errori che hanno fatto, a motivo di questi legami interiori.

Adesso vedremo la Piccola Araba, che ebbe un evento drammaticissimo nella sua vita, ma la causa di questo evento, tra virgolette, fu lei stessa e adesso vedremo il perché.

“Mariam è ormai vicina ai 13 anni. Secondo l’uso orientale i suoi parenti, senza consultarla, l’hanno fidanzata a un fratello della zia che abita al Cairo. Il giorno delle nozze è stato fissato e sono stati inviati a tutta la famiglia gli inviti per la cerimonia che si sarebbe svolta ad Alessandria. Qualche giorno prima della data stabilita, Mariam riceve l’anello del fidanzamento e viene ornata di gioielli e di vesti sontuose: solo allora la zia la istruisce sui suoi futuri doveri di sposa”.

A tredici anni! 

“A questa rivelazione inattesa la fanciulla è costernata: la notte non riesce a chiudere occhio”. 

Beh… penso sia successo a molte, a tredici anni devi sposare uno che non sai neanche che faccia abbia!…

“Dal profondo del cuore continuamente risuona la voce arcana intesa ad Abellin in quel giorno lontano: «Tutto passa! Se vuoi darmi il tuo cuore, io resterò sempre con te!»”.

Era la voce di Gesù

“Ed ella risolutamente decide: non avrà che uno sposo, colui che parla al suo cuore, Gesù; non avrà che un solo avvenire: Gesù. E già si può intuire in quale luce e con quale nome particolare ella si rivolgerà spontaneamente allo Sposo: Gesù Crocifisso. E Gesù sarà per lei uno sposo di sangue. Mariam trascorre quella notte in preghiera quasi continua davanti ad un’icona della santa Vergine. Oppressa dalla stanchezza e dalla pena, ad un certo punto si assopisce per alcuni istanti: ed ecco che, di nuovo, interiormente si fa udire la «voce»: «Mariam, io sono con te. Segui l’ispirazione che ti darò: io ti aiuterò». Quando si sveglia, l’angoscia è svanita e il suo spirito è inte- ramente invaso da una gioia pura ed inebriante. Senza esitare recide le sue lunghe trecce di un nero intenso e le frammischia ai gioielli ricevuti dal findanzato e dai parenti. Appena lo zio vede quegli inequivocabili segni del suo proposito di verginita avviene una scena drammatica: collera, grida, schiaffi, nulla riesce a smuovere la coraggiosa tenacia dell’adolescente. Viene fatto chiamare il confessore e persino un vescovo, amico di famiglia, per convincere colei che disonora i parenti ricusando l’obbedienza al tutore cui deve tutto. Ma la fanciulla resiste incrollabile.”

Mi fermo qui, vedremo che cosa succederà, un dramma terribile. Si aprirà una questione molto, molto grave, molto importante. Quindi, Lei è promessa sposa, lei decide di rimanere vergine, di non sposarsi, taglia i capelli e consegna tutto. Questo parente, questo zio, va su tutte le furie, chiamano i parenti, chiamano il vescovo, ma lei non cede, non cede né davanti al confessore né davanti al vescovo. 

Già qui vedo qualcuno a cui brillano gli occhi, che dice: “Ah… bello! Ho trovato la chiave di volta, perché anch’io adesso faccio quello che voglio, come la Piccola Araba…”. No, no, non funziona così! Non funziona così!

Vedremo come funziona e cosa vuol dire questo resistere, che significato ha questo resistere, in nome di che cosa si può e si deve resistere, è una cosa rara e ci sono dei casi nei quali bisogna viverla, come Tommaso Moro.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 4, 16-30)

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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