Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione del ciclo dal titolo “I frammenti del pane e i tralci della vite: klasma e klema” di domenica 14 agosto 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 12, 49-57)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.
Testo della meditazione
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I frammenti del pane e i tralci della vite: klasma e klema, parte 1
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 14 agosto 2022, Vigilia della Solennità di Maria Assunta in Cielo che celebreremo domani. Oggi ricordiamo uno dei più grandi innamorati e devoti della Vergine Maria, san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire.
Usiamo questa giornata di domenica per preparaci bene alla Solennità di domani; è vero, forse siamo quasi tutti in vacanza — chi al mare, chi in montagna, chi a casa — e comunque si respira tanto un’aria di vacanza, di sospensione un po’ da tutto, però facciamo il possibile per usare questi giorni di riposo per un incontro più bello, più profondo, più proficuo con il Signore. Questo giorno di vigilia dell’Assunta sia veramente una giornata di preparazione grata alla Vergine Maria. Magari oggi potremmo dedicare questa giornata a una attenta meditazione sulla figura di san Massimiliano Maria Kolbe. Credo che ci sia anche qualche bel film su di lui, ci sono delle bellissime letture. Ecco, usiamo questa giornata per approfondire e conoscerlo meglio, per andare a capire ancora meglio il bellissimo percorso che ha fatto.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo dodicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 49-57.
Penso che questo sia uno di quei brani evangelici che dovremmo tutti tenere sott’occhio, quotidianamente — mi verrebbe da dire — perché tutti, tutti viviamo questo vangelo praticamente ogni giorno; qualcuno addirittura ogni minuto, ogni istante della sua vita vive questo vangelo. Qualcun altro, magari, un po’ meno frequentemente, ma tutti siamo interessati da questo brano che ci mette in guardia, che ci avvisa e anche ci chiarifica le idee, ci toglie quella immagine distorta di Gesù, per insegnarci ad avere una immagine corretta. Che cosa è venuto a portare Gesù sulla terra…; che cosa vorrebbe che fosse già acceso…; e che cosa accadrà, che cosa accade da Gesù in poi.
Proseguiamo questo nostro tempo di meditazioni eucaristiche e quest’oggi, dopo aver trattato il tema della Comunione Spirituale, inizio questo nuovo ciclo di catechesi e meditazioni. Adesso faremo qualche breve ciclo di meditazioni perché non credo di poter completare questa questione in una volta sola. La nuova meditazione porta questo titolo: “I frammenti del pane e i tralci della vite: klasma e klema”, due termini che ovviamente appartengono alla lingua greca e che ci aiuteranno ad arrivare a un dunque.
È un percorso che faremo in maniera un po’ articolata un po’ da “addetti ai lavori“, diciamo così. Non credo che sarà molto difficile; cercherò comunque di renderlo più semplice possibile perché dobbiamo capirlo tutti. Dunque, mentre parlo mi immagino di avere qui davanti un bambino di terza elementare, come erano i bambini che avevo quando facevo il catechista da giovane, che sono intelligentissimi, però bisogna dire cose complesse e difficili in maniera semplice, in modo chiaro, così che tutti possano capire e crescere, perché questo è lo scopo: crescere nella fede. Poi, alla fine di tutto, mi darete un voto e direte voi se sarò stato abbastanza chiaro e se vi avrò fatto capire.
Noi vogliamo mostrare il nesso tra Giovanni, capitolo sesto versetto 12, e Giovanni capitolo 15 versetti 5-6. Lo faremo analizzando brevemente i contesti dei versetti nei relativi capitoli, analizzando la comunanza filologica e semantica degli ammonimenti di Gesù relativi ai due passaggi, analizzando la comunanza filologica e semantica dei due termini klema, klematos [ κελεμά, κελεμάτος] e klasma, klasmatos [ κλάσμα, κλάσματος ], i frammenti del pane moltiplicato e i tralci della vite. L’analisi servirà per indicare come possano considerarsi i frammenti di Giovanni 6,12 e la relativa apprensione di Gesù a loro riguardo, prefigurazione dei frammenti eucaristici e del relativo Magistero della Chiesa sulla presenza reale di Gesù nella Santissima Eucarestia.
I frammenti… Ecco! Siccome c’è qualcuno che dice: “Quelle bricioline lì, che cosa vuoi che siano? Sono bricioline! Non stare lì, tanto vengono gli Angeli a tirarle su. Ma poi non diventare scrupoloso, non essere ossessivo su queste cose. È pane; è pane: Gesù sa che, quando si spezza un pane, cadono le briciole, che ci sono dei pezzi che avanzano, briciole più o meno grandi; quindi non stiamo lì ad impazzire. Quello che conta è, come dire, il simbolo — vi sto riferendo quello che dicono alcuni, non il mio pensiero, ovviamente! — quello che conta è il simbolo, quello che conta è il segno; non andiamoci a perdere nelle bricioline”.
Vedremo se queste teorie, se queste tesi (che, a dire la verità, mi sembrano poco fondate, ma comunque, va bene: vengono vendute per tali), vedremo se abbiano ragion d’essere oppure no.
Poi, per sottolineare il significato del nostro lavoro, servirà sottolineare il significato dell’allegoria, della vera vite e dei tralci e riflettere sul rischio comune, indicato da Gesù, che i frammenti e i tralci corrono. Quale? Quello di perdersi per sempre! Vedremo come entrambi, i frammenti e i tralci, corrano un rischio, quello di perdersi: vedremo come.
Ecco: vi ho indicato il percorso che faremo. Dopo questo, ci concentreremo in modo particolare sulla questione del frammento. Lo vedremo in un momento successivo.
Prendiamo dunque in esame due testi: Giovanni, 6,12 sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci; e Giovanni, 15,5 il versetto in cui Gesù identifica il rapporto con lui come quello della vite con i suoi tralci nel contesto del suo discorso fatto durante l’Ultima Cena.
Facciamo un focus su Giovanni, 6, 12.
Gli occhi alzati di Gesù, che dall’alto del monte osserva la folla, fanno vedere anche al lettore una situazione di bisogno. È Gesù che si accorge per primo di questo bisogno, senza che nessuno lo preghi. È Gesù che vede un bisogno; a dire il vero, avrebbero potuto vederlo tutti, a dire il vero, avrebbe potuto esserci qualcuno che gli chiedeva qualcosa. E, invece, no. È Gesù che vede e riconosce un bisogno, un bisogno molto fisico: “Questi mi seguono da tre giorni, hanno molta fame e, se io li mando via, rischiano di venire meno lungo la strada”. Dunque, c’è un bisogno molto concreto.
La sua azione (Gv, 6,11) è raccontata in modo stringato, con alcuni verbi essenziali secondo il modello delle celebrazioni eucaristiche, come possiamo leggere in un libro molto bello, di Doglio, un biblista, “La testimonianza del discepolo”, a pagina 128. In particolare, è indicativo di questo il verbo, che è tipico della preghiera di ringraziamento, che è il verbo ‘eukaristesas’ [ > εὐχαριστία ] utilizzato nei brani che narrano delle riunioni in cui i cristiani spezzano il pane, sia nei Vangeli, sia negli Atti, sia nelle Lettere.
Il richiamo all’Eucarestia si denota anche nei seguenti elementi che accomunano l’evento evangelico della moltiplicazione alla celebrazione Eucaristica. Che sono: c’è il celebrante, il sacerdote accompagnato dai ministri, aiutanti, c’è il pane, c’è il momento del rito moltiplicatore, consacratore; ci sono la folla affamata e l’assemblea. Si potrebbe dire che in Giovanni 6,12 è presentata una prefigurazione della Santa Messa, come allude Papa Benedetto XVI nell’Angelus di domenica 31 luglio 2011. Lo leggiamo, perché ci serve:
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie. Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il Signore ha in mente qualcos’altro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Essi, però, non hanno “altro che cinque pani e due pesci”. Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: “Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla”.
Vedete? Il Papa richiama, no?
Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e del Sacramento.
Quindi capite che, come abbiamo già visto nel passato, quando abbiamo affrontato gli impegni e le promesse sacerdotali, il compito primario di un sacerdote è proprio quello di portare a tutti il nutrimento della Parola di Dio e i sacramenti. Questo è il suo compito!
In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e l’opera della redenzione. Gesù, infatti, “scende” dalla barca per incontrare gli uomini. San Massimo il Confessore afferma che il Verbo di Dio “si degnò, per amore nostro, di farsi presente nella carne, derivata da noi e conforme a noi tranne che nel peccato, e di esporci l’insegnamento con parole ed esempi a noi convenienti”. Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione verso la gente.
È compassionevole il Signore, sente la nostra passione.
Cristo è attento al bisogno materiale, ma vuole dare di più, perché l’uomo è sempre “affamato di qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più”. Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio; nell’incontro con Lui “ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo»”.
Ecco! Se in questo tempo estivo abbiamo un po’ di tempo libero, un libro molto bello che potremmo leggere è “Gesù di Nazareth”, scritto proprio da papa Benedetto XVI.
Quindi, Gesù è attento al bisogno materiale ma sa che, siccome l’uomo è affamato di qualcosa di più del cibo, allora lui vuole dare di più. Noi non abbiamo mai solamente fame della pastasciutta, della carne, della verdura e del panino: abbiamo sempre Fame di altro. Poi ci nutriamo con queste cose, ma abbiamo sempre fame di altro. Forse è per questo che noi mangiamo troppo. Forse è per questo che i santi digiunavano molto di più e facevano molta più penitenza di noi: perché loro sapevano, e avevano capito, come e dove riempire la vera fame, quella dell’anima. Siccome noi facciamo più fatica, pensiamo che, mangiando più pizza, riusciamo a riempire anche il cuore. Ma la pizza va nello stomaco, non va nel cuore.
Cari amici, “nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo”.
Capite? È attorno al Mistero eucaristico che nasce il servizio della carità verso il prossimo, verso i fratelli. Da lì si comincia, non il contrario.
Ce lo testimonia anche Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui oggi la Chiesa fa memoria.
Papa Benedetto XVI sta parlando il 31 luglio
Ignazio scelse, infatti, di vivere “ricercando Dio in tutte le cose, amando Lui in tutte le creature”. Affidiamo alla Vergine Maria la nostra preghiera…
Capite, quanto ci stiamo già chiarendo le idee…
Bene, concentriamoci sull’analisi del comando di Gesù riguardo i frammenti avanzati dopo la moltiplicazione miracolosa e la consumazione da parte della folla.
Guardando il testo greco, vediamo che “sunagaghete’, [ συναγαγετη ] che è un verbo che ritorna (imperativo aoristo attivo che significa congregare, che ordina di dare inizio a una azione nuova) Gesú dice: “raccogliete questi frammenti avanzati perché nulla vada perduto”. Questo “nulla vada perduto”, “apoletai” [ απολεται, congiuntivo aoristo medio] indica in questo caso che l’azione è definitiva, si compirebbe una volta per tutte; i frammenti sarebbero irrimediabilmente perduti. Abbiamo preso queste indicazioni dalla analisi filologica di Gianfranco Nolli che conduce un’analisi veramente molto bella.
Quindi, da una parte questo “raccogliere” che è inizio di un’azione nuova, grazie a questo imperativo aoristo attivo; e dall’altra abbiamo questo congiuntivo aoristo medio, “apoletai” che dice l’azione definitiva, un’azione che si compirebbe una volta per tutte e questi frammenti sarebbero persi per sempre.
Dunque, risalta molto l’importanza che Gesù vuole imprimere alle sue parole: infatti usa tempi verbali che non lasciano spazio a eventualità contrarie. O si ha cura di questi frammenti raccogliendoli, o si perdono irrimediabilmente: non c’è una terza via. Come scrive spesso Sant’Agostino, l’intento di Gesù fin dall’inizio della sua vita pubblica, dal Battesimo stesso, è un intento pedagogico, catechetico, che prefigura nei singoli gesti quelle che saranno le verità rivelate e, ovviamente, i sacramenti.
Essendo attestato dal Magistero della teologia contemporanea che questo passo è prefigurazione di una celebrazione eucaristica, si può pensare che il versetto che riguarda i frammenti avanzati possa riferirsi effettivamente — lo abbiamo visto prima in Nolli e anche in papa Benedetto XVI — alla cura che Gesù chiede per l’Eucarestia in ogni sua parte, qui prefigurata dal pane moltiplicato e dai ‘klasmata’, che adesso vedremo. Quindi Gesù avrebbe voluto lasciare ai discepoli un comando che introducesse il suo insegnamento sull’Eucarestia, puntando l’attenzione sull’importanza di ogni frammento del pane moltiplicato, come per preparare la fede dei discepoli ad accogliere la realtà del suo Corpo veramente e interamente presente nel Santissimo Sacramento in ogni sua parte e la cura che si deve avere per custodirlo, preservarlo e accostarsi ad esso.
Voi sentite che io sto leggendo, ma si tratta di un testo che ho scritto io. Quando io citerò qualcuno, ve lo dirò, come sempre.
Dovete avere pazienza, perché è un percorso un po’ concentrico, quindi piano piano vedrete che tutto si chiarisce: voi seguitemi.
Adesso facciamo un focus su Giovanni 15,5-6, anzi, no: lo faremo domani e riprenderemo il testo ‘La testimonianza del discepolo’ del biblista Doglio che aiuterà a inquadrare ancora meglio la questione e poi faremo tante altre belle cose. Sono tante, quindi non posso dirle adesso tutte, se no dovrei fare tutto l’indice di quello che faremo. Comunque vedrete, se avrete pazienza, che, arriveremo alla fine di questo lavoro a comprendere in modo teologico ed esegetico, grazie a una corretta esegesi biblica, l’importanza per Gesù dei frammenti eucaristici.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.