Scroll Top

I santi segni. Romano Guardini, parte 29

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 29»
Sabato 3 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mc 11, 27-33)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 3 giugno 2023. Oggi festeggiamo i santi Carlo Lwanga e compagni, martiri. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo undicesimo del Vangelo di San Marco, versetti 27-33.

Oggi è anche il primo sabato del mese di giugno; quindi, vi ricordo e vi consiglio caldamente la pratica dei Primi cinque sabati del mese. La trovate sul PDF verde con l’immagine dei Sacri Cuori che ho fatto e che è disponibile sul sito veritatemincaritate.com. Lì trovate tutte le indicazioni per i Primi sei giovedì, i Primi nove venerdì, e i Primi cinque sabati del mese.

Il Vangelo di oggi, ricordiamocelo bene, è un Vangelo molto importante. Tempo fa vi dissi: “Non a tutte le domande si può rispondere o si deve rispondere”. Qui abbiamo un esempio di Gesù che non risponde: proprio chiaramente decide di non rispondere. Come vi dicevo, stiamo attenti, perché ci sono domande che non nascono dal desiderio sincero di conoscere e di crescere, ma son domande curiose, capziose, maliziose, che hanno lo scopo di trovare un appiglio per attaccare.

Di fronte a coloro che fanno domande alle quali dentro di loro hanno già la risposta — la risposta del male, la risposta della malizia — Gesù non risponde. Perché tanto non serve a niente, non serve a crescere nella verità, nella conoscenza e qualunque risposta tu dia, viene comunque sempre fraintesa e usata al contrario. Il bene, il vero che tu puoi testimoniare con quella risposta viene usato come indicazione di male.

Ecco allora Gesù dice: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».  Loro avrebbero dovuto fare un atto di verità e dire la verità: “Il battesimo di Giovanni viene dal cielo.” — “Eh, appunto, allora perché non gli avete creduto?”. E qui per loro si sarebbe aperta un’interessante riflessione personale e Gesù, appunto, li avrebbe aiutati a fare un’opera di conversione. Ma loro non vogliono e allora questa domanda:  «Con quale autorità fai queste cose?» era una domanda capziosa, qualunque risposta Gesù avesse dato l’avrebbero usata contro di Lui.

Purtroppo, anche tra noi si può fare questa esperienza e allora, in questi casi, è meglio non rispondere.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini: I Santi Segni. Stiamo arrivando ormai alla fine del libro.

Oggi affrontiamo il “Tempo Santificato”.

Se vi ricordate, anche quando abbiamo affrontato Bonhoeffer abbiamo meditato sul tempo, sul valore del tempo. E qui ritorna ancora che il tempo è importante! Abbiamo visto l’importanza dello spazio e adesso vediamo l’importanza del tempo. È importante come noi usiamo il tempo, che uso ne facciamo, perché il tempo che abbiamo a disposizione non torna più; quindi, va usato bene, va usato con molta parsimonia e soprattutto non va buttato via.

Ogni ora del giorno ha una tonalità sua propria. Sono però tre quelle che si presentano con una fisionomia particolarmente distinta: il mattino, la sera e, tra l’una e l’altra, il mezzodì.

Quindi ogni ora del giorno ha una sua tonalità ed è vero, no? Le otto del mattino non sono le otto di sera, ma non sono neanche le tre del pomeriggio, e le quattro del pomeriggio non sono le dieci di sera. Ogni ora  ha proprio una tonalità diversa. Attenti a cosa scrive:

E tutte sono consacrate.

Ogni ora del giorno e della notte è consacrata. 

Il mattino

Il volto del mattino risplende energico e luminoso più d’ogni altra ora. È un inizio: il mistero della nascita che si rinnova ogni mattina. Ci destiamo dal sonno in cui il nostro essere s’è ringiovanito e percepiamo netto e forte: «Io vivo, io sono!». E questo essere rivivificato si fa preghiera:

«Signore, Tu mi hai creato; io ti ringrazio della mia vita. Ti ringrazio per quello che possiedo e sono».

Tutto ciò che noi abbiamo è un dono.

E la vita rinnovata percepisce le sue forze e si protende all’azione: «Signore, io comincio la giornata nel Tuo nome e nella Tua forza. Essa vuole essere un operare per Te!». Questa è l’ora del mattino. La vita si ridesta. E, profondamente consapevole di sé, porge a Dio il puro ringraziamento della creatura. Sorge a nuove creazioni e si applica all’opera quotidiana movendo da Dio e nella forza di Dio. Comprendi quanto dipende dalla prima ora del giorno?

L’avevamo visto anche con Bonhoeffer: l’importanza proprio di iniziare il mattino nella preghiera, nel nome di Dio, nel silenzio, nel raccoglimento. Andate a rivedere. Quindi «comprendi quanto dipende dalla prima ora del giorno». Quando noi iniziamo una giornata male… finisce peggio. Quando la nostra giornata inizia nel disordine, nell’affanno, nella dimenticanza di Dio, nel peccato, nell’ira, insomma, quando inizia male, non la recuperiamo più. Credo che sia esperienza anche vostra. È difficilissimo recuperare una giornata che è iniziata male, così come una giornata iniziata molto bene, è difficile che finisca male, molto difficile.

Essa è il suo inizio. Non lo si può incominciare senza un pensiero e un proposito. Altrimenti non è affatto una «giornata», bensì un brandello di tempo senza senso né volto.

Quindi lui dice che quando io comincio una giornata, ci deve essere un pensiero, un proposito. Ecco, fa bene Romano Guardini a dire queste cose, perché a vedere certi volti… — lasciamo perdere il “proposito” che mi sembra lontano milioni di anni luce, ma il “pensiero”… — certi volti esprimono il vuoto: il vuoto del pensiero. Se poi la prima cosa che facciamo al mattino è ascoltare musica, ascoltare il telegiornale, leggere le notizie, guardare il cellulare e rispondere a WhatsApp, ecco: quella è una giornata persa. Sicuro come l’oro.

WhatsApp, le e-mail, i messaggini, non possono essere la prima cosa che noi facciamo al mattino, perché questi non sono un pensiero. Ci deve essere un pensiero, ci deve essere un proposito all’inizio di tutto, ecco perché Bonhoeffer ci richiamava all’importanza della preghiera. Quindi oggi comincio e guardo la mia giornata, indicativamente, perché poi chiaramente non posso sapere la Divina Provvidenza che cosa vuole per me oggi, che cosa ha pensato per me oggi, che cosa accadrà oggi, questo non lo posso sapere, però posso, almeno a grandi linee, dire: “Oggi è giovedì, venerdì, lunedì, domenica, sabato, ogni giorno della settimana,  e quindi oggi che cosa farò?”. Per esempio, il lunedì è proprio l’inizio feriale della settimana, quindi, avendo determinati impegni, la imposto. La domenica è un po’ — come dire — la “sala dei comandi”, è il giorno della progettazione, è il giorno dello stare con Dio in modo particolare, è il giorno nel quale uno guarda tutta la settimana e dice: “Bene, nei prossimi sette giorni, più o meno queste sono le cose che avrò da dover compiere, questi i momenti di preghiera, questi i momenti con gli altri, questo il servizio”. Uno comincia a fare dei propositi: è importante, in questa settimana, che mi abbia a dedicare in modo particolare a fare questo e riordinare quello, studiare questo qui, mettere a posto quest’altra cosa, contattare queste persone e via di seguito.

E poi un pensiero: ci sia un pensiero che sta sotto tutto, che sia proprio ciò che dà un senso, un volto. Le nostre giornate non devono “accadere”, non ci devono “precipitare addosso”. Noi le dobbiamo gestire. Ecco perché sono chiamato, per esempio, a svegliarmi un po’ prima dell’orario necessario, proprio per fare ordine, per avere il tempo necessario di fare tutte le cose bene, di uscire con ordine…

Ricordate quando eravamo bambini i nostri saggi genitori cosa ci dicevano? Noi, magari un po’ pigri, volevamo giocare, volevamo star lì a fare mille cose e loro ci dicevano: “No! Prima di andare a letto devi preparare la cartella”. Uno dice: “Ma no, la cartella no. Ma la preparo domattina” — “No! Sbagliatissimo! Se la prepari la mattina è sicuro che dimentichi qualcosa. Quindi preparala stasera. Te la prepari, te la metti in ordine, metti dentro la merendina che vuoi, prepari tutte le tue cosine e la metti vicino alla porta. Così domani mattina, quando ti svegli, che sarai magari un po’ assonnato, ti alzi, ti vesti e la cartella è già pronta, non devi fare altro che prenderla e uscire: fantastico! Ti prepari i vestiti per il giorno dopo, le tue scarpe, le tue cosine, metti lì tutto in ordine, così al mattino ti alzi, hai il tempo per il Signore, per ordinarti, se è possibile fare la tua colazione, sistemare tutte le tue cose e uscire, lasciare la casa in ordine, così quando ritorni trovi ordine, compostezza, pulizia e quant’altro”. Altrimenti questa giornata non sarà una giornata — dice Guardini — ma «un brandello di tempo senza senso né volto». E così, in questo modo, i giorni si accumuleranno uno dopo l’altro in un “indistinto” e noi non ce ne renderemo nemmeno conto, e saranno uno uguale all’altro, un grigiume unico, un pasticcio unico. Che uno dice: “Oh mamma, son passati sei mesi e non ho fatto niente!”. Dopo sapete cosa succede? Che uno dice: “Oh mamma, son passati cinquant’anni e nella mia vita non ho combinato niente, non ho costruito niente, non ho fatto niente. La mia vita non ha avuto senso per nessuno, neanche per me. Se la mia vita non ha senso per me, come può averlo per gli altri?”

Una giornata è un’opera; esige perciò illuminato volere. Una giornata è la tua vita intera. — È vero, se voi ci pensate — E la tua vita è come la tua giornata: perciò questa ha da avere una fisionomia. Una volontà, dunque, una direzione, un volto affissato in Dio: tutto questo è opera del mattino.

Vi rendete conto che se mettiamo in pratica le cose che abbiamo letto in queste quaranta righe, quando usciamo di casa al mattino, noi siamo dei leoni! Vi rendete conto che avere una vita impostata così… ma è una vita bellissima!! È una vita veramente saporosa! Non è la vita dalla bolla al naso, non è la vita di quello che si trascina, non è la vita di quello che dorme in piedi. Non è la vita di uno che dorme. È una vita piena. «Una giornata è la tua vita intera». Certo, perché ha un inizio e una fine, anche la nostra vita ha un inizio e una fine. Una giornata potremmo dire che è la nostra vita in miniatura. E guardiamola questa vita, perché arriverà il giorno nel quale saranno per noi le quattro del pomeriggio! Quando uno ha cinquant’anni, non sono più le otto del mattino, non sono neanche le dieci di sera, però siamo più o meno a metà, diciamo che sono le tre, le quattro del pomeriggio. E quando uno arriva alle dieci di sera, dice: “É come la mia vita quando avrò ottant’anni, novant’anni”. Uno a 18 anni dice: “Bene, sono le nove del mattino, nella mia vita sono le nove del mattino”. E via di seguito. «E la tua vita è come la tua giornata», certo!

Quindi è importante che la nostra volontà diriga. E non è volontarismo! Questo lo dico perché c’è sempre magari qualcuno nella nostra esistenza che ha la brutta abitudine di volgere tutto in “-ismo”! Quindi di far vedere il lato estremo — e quindi sbagliato — di tutte le cose, anche delle virtù. Quindi la perfezione diventa perfezionismo, la volontà diventa volontarismo, la bontà diventa buonismo e via di seguito. E invece no! Esiste la perfezione, esiste la volontà, esiste la bontà, senza per questo cadere nel loro eccesso negativo. Non è che se uno dice perfezione vuol dire perfezionismo: assolutamente no, vuol dire perfezione. Quindi al mattino siamo chiamati a mettere tutto questo insieme e a dare un volto, a dare un senso.

Ho sempre in mente quando andavo alle superiori. Per cinque anni, ogni mattina mi trovavo alla stazione del treno e ci mettevamo nella sala d’aspetto, perché avevamo da aspettare tre quarti d’ora, mezz’ora, che arrivasse il treno. Intorno a maggio magari ancora faceva piacere star fuori, ma d’inverno no e quindi ci si metteva nella sala d’aspetto, che era bella, devo dire che era una bella sala d’aspetto: ampia, comoda, con dei sedili comodi, e calda, era proprio una sala d’aspetto da prima classe, proprio bella, pulita. Mi ha sempre colpito un signore, che è stato per cinque anni un esempio, anche se non ho mai conosciuto il suo nome e non mi sono mai presentato. Mi era sempre seduto davanti perché, sapete, ognuno prende sempre il “suo” posto, anche se non c’è un posto assegnato nella sala d’aspetto, però dopo cinque anni, ogni giorno, … non ci metti su il tuo nome, però un po’tutti capiscono che quello è il “tuo” posto. E quindi andavamo tutti a occupare sempre il nostro solito posto in quell’orario lì, poi ognuno si alzava, andava a lavorare, chi a scuola, chi al lavoro… E c’era questo signore, eravamo seduti uno di fronte all’altro. In mezzo a tutto il turbinio di persone che entravano e uscivano — sapete in una sala d’aspetto c’è anche la biglietteria — io vedevo quest’uomo compostissimo, vestito in modo molto semplice ma molto ordinato, molto pulito, molto composto. Lui arrivava e aveva la sua ventiquattr’ore, tirava fuori il suo plico di fogli e con la sua matita rossa e blu cominciava a leggere e sottolineare, leggere e sottolineare, con una cadenza che sembrava un pendolo, senza interruzione, senza distrazione. Io che arrivavo con tutte le mie ansie per i compiti in classe, interrogazioni… quindi tira fuori la cartella, prendi i libri — immaginatevi, ero un ragazzo — poi prendi questo, prendi quell’altro e prendi il quaderno e prendi il foglio e prendi il libro, e prendi … E poi ti distrai, perché vedi arrivare la gente, perché passano le persone… E io, costantemente, guardando questo signore, ero richiamato alla concentrazione, al rigore, all’ordine. La storia è finita che non gli ho mai chiesto che lavoro facesse. Se tornassi indietro glielo chiederei subito, ma credo che adesso sarà andato ampiamente in pensione. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi e dire: “Scusi, ma lei che lavoro fa? Cos’è che legge tutte le mattine? Perché lei non deve studiare, non deve andare a scuola…”. Ovviamente le superiori le aveva abbondantemente finite e sicuramente anche l’università, se l’ha fatta, e quindi non riuscivo a capire questo plico di fogli… che cosa stava lì a leggere, a correggere, tutti i giorni di tutto l’anno… ma dico: “Ma cosa sta correggendo? Un libro? Libri infiniti, la storia infinita dei libri…”. Ho sempre avuto questa curiosità, però non è questo che è importante, quello che è importante è la sistematicità, la costanza, la regolarità. Questo mi diceva, non a voce ma col suo esempio: “Giorgio, tu devi studiare non vicino alle interrogazioni, non sotto gli esami, tu devi studiare sempre, ogni giorno, con regolarità, in modo tale che quando arriva il momento dell’esame… Tac! Fatto! Arriva l’interrogazione… Tac! Fatta! Con regolarità”. E questa regolarità la dobbiamo avere in tutte le cose, nelle pulizie in casa, nel far da mangiare, nello stirare, nel lavare, cioè regolarità, ordine.

Non è che uno può entrare in casa mia e sentirsi Tarzan, che per passare da una mattonella all’altra deve attaccarsi alle liane, perché non c’è spazio, no! Che entri in casa mia o che entri nella mia vita, non dovrebbe dire: “Oh mamma, mi ritrovai in una selva oscura”, dove uno smarrisce la via e dice: “Aspetta che non riesco a vedere neanche il pavimento!” No, questo non va bene, ma ripeto, non per perfezionismo, non per un’ossessione compulsiva di ordine, ma semplicemente perché è la tua vita, e la tua vita deve essere contrassegnata da questa bellezza, da quest’ordine, perché l’ordine piace a tutti, la bellezza piace a tutti, la compostezza seduce tutti.

Quindi ecco, domani vedremo “la sera”. Così oggi abbiamo modo di poterci concentrare sulla “revisione” delle nostre mattine.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati