Scroll Top

Vero amore perfetto – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.19

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Vero amore perfetto – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.19
Domenica 19 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

SECONDA LETTURA (1 Ts 5, 1-6)

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 19 novembre 2023. Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo quinto della prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi, versetti 1-6.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione.

4  — Vi parrà, sorelle, che intrattenervi sopra questo argomento sia affatto superfluo, trattandosi di cose che voi tutte sapete. Piaccia a Dio che le sappiate come si deve e le teniate bene impresse nella mente! Se le sapete, dovete pure riconoscere che non mento quando affermo che un’anima illuminata da Dio in questo modo possiede il vero amore perfetto. Quelle che Dio innalza a questo stato sono anime grandi, anime generose, per le quali non vi è affatto soddisfazione nell’amare cose così fragili, come sono questi nostri corpi. Se per l’avvenenza e le grazie di cui sono adorni, si compiacciono di guardarli, lungi dal fermarsi in essi, si sollevano subito al Creatore per lodarlo. Fermarsi in essi in modo da sentirne amore, crederebbero di attaccarsi al niente e di abbracciare un’ombra: si vergognerebbero di sé stesse, né più ardirebbero di dire a Dio che lo amano, senza provarne rossore.

Che bello! Anche questo paragrafo è veramente significativo, molto bello. Allora, vedete che adesso, in modo proprio chiarissimo, parla di “vero amore perfetto”. Già nel paragrafo precedente — l’abbiamo visto ieri — lei dice che quest’anima, che ha le cinque caratteristiche che vi ho letto, ama in un modo assai più perfetto che se non fosse giunta a questo stato; adesso dice:

affermo che un’anima illuminata da Dio in questo modo — cioè, con le cinque caratteristiche che abbiamo visto nel paragrafo terzo — possiede il vero amore perfetto.

Chi ha queste cinque caratteristiche per dono di Dio, per grazia di Dio, per grandissima, grandissima grazia di Dio, chi se le è ritrovate tra le mani… non per caso, ma perché, appunto, ha una vita di preghiera intensa, vera, soprattutto alla luce dell’abbandono (ricordate quel bellissimo: “Gesù pensaci tu” di Don Dolindo Ruotolo, no? In quel testo Gesù gli dice che non c’è novena più grande, più potente, più importante del: “Gesù Pensaci tu”; cioè di questo affidamento, di questo abbandono totale in Gesù) quindi lei dice: l’anima illuminata in questo modo possiede il vero amore perfetto.

È una grazia, è la grazia delle grazie. Questa è la grazia delle grazie, perché quell’anima possiede la carità. Ovviamente nessuno è confermato in grazia, quindi io posso guardarmi e dire: “Oh Gesù, o mamma! Mi hai fatto un dono incredibile, che io neanche mi ero accorto di avere!”. Benissimo, ma io lo posso perdere tra un minuto, tra un secondo. Basta che una delle cinque caratteristiche venga meno e… basta: il dono è andato. Quindi capite quanto è importante non solo vedere di averlo, ma conservarlo, arricchirlo, proteggerlo, attraverso questo abbandono profondo nell’orazione, dice Santa Teresa.

E poi dice:

Quelle che Dio innalza a questo stato sono anime grandi, anime generose…

Ecco: Dio non eleva a questo stato di amore perfetto anime piccole (nel senso di meschine, anime grette, anime egoistiche), non le innalza. E lei dice che per le anime che Dio innalza:

non vi è affatto soddisfazione nell’amare cose così fragili…

Fragili come sono le realtà materiali. 

Lei parla del corpo e ripeto, attenzione: non pensate che sia in una prospettiva di demonizzazione, di svilimento della corporeità, assolutamente. Ma è in questa prospettiva che vi ho detto ieri, quando vi dicevo che siamo nella prospettiva di amare in modo ordinato, cioè: prima Dio, poi le creature, il creato, tutto ciò che ci circonda; è una questione di priorità. Non è una visione manichea, quella di Santa Teresa: vale tutto ciò che è spirituale e tutto ciò che è corporale, materiale, è da disprezzare; assolutamente no. Infatti, lei è la grande cultrice dell’umanità di Gesù. 

Questo per dire che bisogna capire bene, eh! Siamo all’inizio, quindi io vi faccio un po’ di anticipazioni perché uno non sbagli a intendere, non capisca “Roma” per “toma”. Col passare del tempo vedrete che capirete benissimo anche voi. Io vi faccio semplicemente qualche piccolo anticipo, in modo tale da “collocarvi” bene, poi capirete meglio di me, sarete più bravi di me quando avremo letto tutto.

Quindi, per queste anime grandi, per queste anime generose, non c’è soddisfazione nell’amare in questo modo prioritario le cose fragili, nell’amare in modo disordinato, potremmo dire, nel dare la priorità dell’amore alle realtà materiali, alle realtà transitorie, alle realtà temporali, al posto della realtà eterna; quindi, nell’amare di più la creatura del creatore e tutto quello che abbiamo già detto. 

Poi dice, inerente ai corpi:

… si compiacciono di guardarli, lungi dal fermarsi in essi, si sollevano subito al Creatore per lodarlo.

Vedete? Il problema non è guardare i corpi belli, quando un corpo è bello, è bello e lei dice che si compiacciono di guardarli, li vedono, vedono la bellezza. Chi ha questo amore perfetto, vede la bellezza, non è cieco, vede la bellezza; la bellezza dei corpi, ma non solo dei corpi, di tutto. Ora, però, che cosa fanno? Siccome hanno questo amore perfetto, vedono la bellezza dei corpi ma, al posto di fermarsi ai corpi, subito si sollevano al Creatore che li ha creati, per lodarlo. Ecco, vedete, quindi: siccome il Creatore, siccome Dio è al primo posto per queste anime di amore perfetto, allora vedono la bellezza in un corpo, non stanno lì, come dire, a compiacersi annegandosi, ma si compiacciono per lodare Dio. Vedete? È sempre un amare, un collocarsi in modo ordinato. 

Dice S. Teresa:

Fermarsi in essi in modo da sentirne amore, crederebbero di attaccarsi al niente e di abbracciare un’ombra…

Bellissimo! Queste anime perfette non si fermano al corpo bello che vedono, alla realtà bella che vedono per provare amore per questa realtà, no. Loro la usano per farne un trampolino di lancio, vedono questa bellezza e la usano come trampolino di lancio verso il Creatore che devono lodare. Perché, se fosse diversamente, quindi in modo disordinato, gli sembrerebbe di attaccarsi al niente e di abbracciare un’ombra. Certo! Perché rispetto al Creatore che è eterno, rispetto al Creatore che è il Creatore, è ovvio che la creatura e il creato, se le guardiamo in sé stesse, sono un’ombra. Invece, se io le guardo per fare il salto e sollevarmi a Dio e lodarlo, è tutta un’altra cosa.

…si vergognerebbero di sé stesse, né più ardirebbero di dire a Dio che lo amano, senza provarne rossore.

Certo, si vergognerebbero, perché uno dice: “Ma io, perché devo abbracciare un’ombra?”; è da pazzi, abbracciare le ombre. Se voi vedete per strada uno che tenta di abbracciare un’ombra, dopo poco arrivano e lo ricoverano in psichiatria! Perché uno che tenta di abbracciare un’ombra, sta abbracciando l’aria, il nulla. Piuttosto, abbraccia la persona! Abbraccia il Creatore! Abbraccia il Creatore, abbraccia colui che è l’origine di quell’ombra, allora va bene. Ecco, lei dice che queste anime si vergognerebbero di sé stesse, se facessero così!

5  — Mi direte che queste persone non sanno amare, né ricambiare l’affetto che loro si porta.  — È una possibile accusa… — Vi rispondo che non si curano di essere amate; e se talvolta per un primo moto naturale ne sentono piacere, ne riconoscono subito la vanità appena rientrano in sé stesse, a meno che non si tratti di persone da cui sperano aiuto per la loro dottrina o per le loro preghiere. Ogni altra affezione è a loro di noia, perché vedono che invece di averne profitto possono risentirne svantaggio. Tuttavia non mancano di mostrarsi riconoscenti e di ricambiare chi le ama con raccomandarlo al Signore, lasciando a Lui la cura di ricompensarlo, giacché vedono che quell’amore procede tutto da Lui. Credendo di non aver nulla che sia degno di stima, par loro che se sono amate, sia perché così vuole il Signore: perciò ne lasciano a Lui ogni cura, pregandolo di ripagare in loro nome. Con questo si ritengono sciolte da ogni obbligo, come se la cosa non le riguardi. 

Allora, va capito bene:

Mi direte che queste persone non sanno amare, né ricambiare l’affetto che loro si porta…

Potrebbe essere un’accusa; uno dice: “Sì, ma chi fa così è un ingrato! Chi fa così, è uno che non sa voler bene”. Allora lei dice che queste persone che vivono l’amore perfetto, non si curano di essere amate. Interessante… Per noi invece è fondamentale: guai se non siamo amati; guai se avvertiamo una variazione; guai se non sono al sommo vertice dei tuoi pensieri, dei tuoi desideri, delle tue azioni, del tuo cercarmi, del tuo bramarmi, del tuo adorarmi! Perché questo noi vogliamo! Questo noi cerchiamo! Dopo cominciamo: “Ecco, non mi ami più come un tempo; ecco, io ti amo tanto e tu mi ami poco; ma tu quanto mi ami? Ma dimmi che io sono il tuo tutto” e la solita frase: “Dimmi che io sono il tuo sole, tu sei il mio girasole”. Solite cose, no? Lei dice che queste anime che vivono l’amore perfetto, non si curano di essere amate: le ami? Bene. Non le ami? Va bene lo stesso. Loro non hanno questo bisogno. Perché? Perché tutto è rivolto al Creatore, capite? Allora lei dice:

e se talvolta per un primo moto naturale ne sentono piacere,

cioè, sentono il piacere di essere amate, percepiscono questa cosa

ne riconoscono subito la vanità appena rientrano in sé stesse

Cioè, sentono il piacere di essere amate, poi dicono: “Sì, vabbè, ma cos’è sta roba, tanto…”. Ma è vero! Gli uomini… oggi cantano “Osanna al figlio di David” e tra tre giorni ti ammazzano in croce, capite? Noi siamo fatti così. Oggi: “Ah, amore eterno; senza di te non posso vivere; tu sei il mio tutto, sei l’unico uomo e l’unica donna della mia vita; tu sei il mio respiro; ti devo chiamare cento volte al giorno, mandarti tremila messaggi; appena c’è un momento libero: tu e io, io e tu; tutto insieme, condividiamo tutto; facciamo tutto insieme”, e tutte queste cose qui… Il giorno dopo: divorzio. È l’esperienza di tanti di noi, eh… Il giorno dopo: divorzio; il giorno dopo: “Non provo più niente per te, adesso c’è Priscilla”  — uno dice: “Chi è Priscilla?”  — “Eh… l’amore della mia vita!”  — “Ma come l’amore della mia vita, sono vent’anni che siamo sposati e abbiamo fatto insieme tre figli… adesso arriva Priscilla?” — “Eh sì, Priscilla” — “E chi è, Priscilla? Ma da dove salta fuori, questa qui?”  — “No, no, tu non puoi capire, non puoi capire, è l’amore della mia vita, proprio, incredibile”  — “E io?”  — “Non ti amo più, e quindi me ne vado”  — “E i nostri figli?”  — “Eh… mi dispiace, devo andare…” — “E quindi?”  — “E quindi è finito tutto”.

E questo vale anche per gli uomini, non vale solo per le donne. 

Perché noi esseri umani siamo così… Nella misura in cui non siamo incardinati sul “fondamento Cristico” siamo evanescenti, siamo fluttuanti, siamo delle banderuole, siamo delle bandiere che oggi siamo di qua e domani siamo di là, oggi siamo tutto fuoco, domani siamo tutto ghiaccio. Oggi promettiamo di sacrificare la nostra vita e domani strappiamo la vita agli altri; noi siamo fatti così.

Quindi, queste persone che vivono dell’amore perfetto, dicono: sì, mi fa piacere, però… è una cosa vana, è una cosa che dura quanto dura…

a meno che non si tratti di persone da cui sperano aiuto per la loro dottrina o per le loro preghiere.

Cambia, perché capiscono che non è vanità. Perché capiscono che questo amore che si sta instaurando — che è tutto il discorso che abbiamo fatto nei giorni precedenti sul confessore, per esempio — questo amore che si sta instaurando (perché Santa Teresa è una grande cultrice dell’amicizia, lo vedremo) fondato sulla dottrina, fondato sulla preghiera, ecco, allora questo ha un’altra identità: questo fa parte dell’amore perfetto, perché questo ha un aggancio diretto con Dio. 

Lei dice:

Ogni altra affezione è a loro di noia, perché vedono che invece di averne profitto possono risentirne svantaggio

Mi ha colpito qualcuno che un giorno mi disse: “Eh, padre, quella persona vorrebbe conoscerla”, dico: “Va bene, è un piacere, mi trova in confessionale, quando ha bisogno”  — “No, no, pensava di invitarla fuori a mangiare una pizza e bere una birra insieme”  — “No, credo che ci sia stato un problema… di geolocalizzazione. Credo che il satellite abbia avuto un attimo di défaillance. Non sono io la persona che evidentemente sta cercando”. Non so se capite, no? Andare a mangiare una pizza e bere una birra per conoscerci? Rispetto sommo a chi vive così, a chi crede che questa sia la strada giusta, a chi usa questa via; per l’amor del cielo, va benissimo! Ma non per me.

Ogni altra affezione è a loro di noia.

C’è una noia legata alla inutilità, alla vanità di un certo modo di essere e di un certo modo di fare: non porta da nessuna parte.

Quando ero diventato prete da poco, un tizio mi venne a dire: “Eh, lei non è un prete on the road”.  E lì ho riso, ho riso perché… Io nell’anno precedente la mia ordinazione sacerdotale — quindi vuol dire nell’anno in cui sono diventato diacono, tutto quell’anno lì, fu l’ultimo anno dei miei studi — io mi sono preparato al sacerdozio leggendo il testo della vita di San Giovanni Maria Vianney scritto da Trochu. Chi lo ha letto, ha presente quanto è spesso quel libro. Io, siccome avevo gli esami dell’ultimo anno di università, non potevo leggerlo dedicando molto tempo e ho impiegato un anno, un anno accademico, per leggerlo tutto. Quello è stata la mia preparazione, unitamente agli scritti di Padre Pio da Pietrelcina. Loro sono i miei modelli. Ecco… facevo un po’ fatica a vedere San Giovanni Maria Vianney on the road. E faccio un po’ fatica a vedere Padre Pio a bere la “bira” in pizzeria. Ecco, faccio un po’ fatica. Poi qualcuno “li vede”, io faccio un po’ fatica, li vedo altrove. Ecco, altrove li riesco a vedere molto bene: li vedo molto bene in confessionale, li vedo molto bene all’altare, li vedo in ginocchio davanti all’altare, li vedo a celebrare la Santa Messa santamente.

Ognuno sceglie i propri modelli. Io per il mio sacerdozio, ho scelto questi modelli; altri ne avranno un altro; io li rispetto, per l’amor del cielo! Saranno validissimi, bravissimi, meravigliosi, eccezionali, benissimo. Siccome ognuno di noi deve rendere conto a Dio della sua anima, ecco, io come sacerdote, ho preso questi modelli e lo dichiaro, l’ho sempre dichiarato, non l’ho mai nascosto. Non posso dire “i miei amici”, perché non so se io sono amico per loro — certo mi piacerebbe molto, ma mi sembra una cosa un po’ eccessiva che io possa pensare di essere un loro amico, quindi va bene; lo desidero, lo vorrei, ma neanche lo spero, perché mi sembra un po’ troppo — però loro di sicuro sono i miei modelli. E capisco quando Santa Teresa scrive: «Ogni altra affezione è a loro di noia» perché non avevano tempo per altro. 

Però:

non mancano di mostrarsi riconoscenti

quindi non sono maleducati; eh, certo, hanno l’amore perfetto, non possono essere irriconoscenti!

e di ricambiare chi le ama

In che modo?

con raccomandarlo al Signore, lasciando a Lui la cura di ricompensarlo…

Perché vedono che questo amore che loro ricevono, arriva da lui, quindi: sono riconoscenti, subito riconoscono e dicono grazie, e ricambiano chi li ama, in che modo? Raccomandandoli al Signore.

Beh, in questo caso, se io penso ad un sacerdote: col ricordo nella Santa Messa, per esempio. Se non sei un sacerdote, potrebbe essere una bella preghiera nel Santo Rosario, oppure facendo celebrare delle Sante Messe per quella persona. Qual è il modo migliore per dire grazie a una persona che fargli dire una messa? Non esiste un modo migliore.

Quell’amore procede tutto da lui.

E lei dice: siccome si sentono di non avere nulla degno di stima, se queste persone sono amate, dicono che è perché così vuole il Signore.

se sono amate, sia perché così vuole il Signore: perciò ne lasciano a Lui ogni cura, pregandolo di ripagare in loro nome.

E così si sentono sciolte, perché affidano tutto a lui.

Ma voi provate a pensare ai santi che fanno così, cioè, Padre Pio che ti dice: “Guarda, io affido tutto a Gesù, dirò a Gesù di ricompensarti lui”. Mamma mia!! Io direi: “Sì, sì, padre, va benissimo, va benissimo, cioè, supera ogni mia aspettativa”. Padre Pio che dice a Gesù: “Per favore, ricompensa il signor Tale, perché mi ha fatto del bene”; San Giovanni Maria Vianney che dice alla Vergine Maria: “Ricompensa quella persona che mi ha fatto del bene”. Va benissimo!

Queste sono le anime che vivono di amore perfetto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati