Scroll Top

Il vero umile – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.46

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il vero umile – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.46
Sabato 16 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 17, 10-13)

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 16 dicembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciassettesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 10-13.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Iniziamo il capitolo quindicesimo.

CAPITOLO 15

Mostra il gran bene di non scusarsi, anche se incolpati senza motivo1.

Nota:

1 Che disordine in questo scritto!… Vi si vede una persona che non sa quel che fa… La colpa è vostra sorelle, perché me lo avete chiesto. Leggetelo come potete, poiché anch’io scrivo come posso. Se lo trovate mal fatto, gettatelo sul fuoco. Mi manca la comodità, ed ho poco tempo. Alle volte passo otto giorni senza mettervi mano; e così dimentico quello che ho detto e quello che devo dire. Lo scusarmi in questo momento è molto a sproposito, ma io vi prego di non imitarmi. L’abitudine di non scusarsi è assai perfetta, molto edificante e molto meritoria. Ve ne ho parlato spesso, e, grazie a Dio, vedo che vi siete fedeli. Io, purtroppo, non ho ancora ottenuto questa grazia. Che il Signore si degni di accordarmela almeno prima di morire.

Ecco, qui vedete già che Santa Teresa, parlando di sé stessa, si introduce già al tema del non scusarsi, dell’imparare a non scusarsi. Adesso noi leggiamo, così cerchiamo di approfondire meglio quello che lei scrive; ovviamente, non è vero che questo testo è malfatto. Certo, si vede che abbiamo di fronte una persona che sicuramente manca di comodità, sicuramente ha poco tempo, sicuramente, come lei scrive, passa otto giorni senza poter scrivere e, quindi, dimentica quel che ha scritto, dimentica quel che deve dire. Diciamo che è uno scritto, come tutti gli scritti (siccome nessuno di noi è un Angelo) che risente dell’umanità di chi scrive, ma questo è anche il suo bello. Quindi, possiamo proprio immaginarci Santa Teresa che riprende a scrivere chissà con quali sacrifici, perché deve ritagliare dei tempi che magari deve portare via ad altro, magari è molto stanca, sente il dovere di farlo però preferirebbe fare altro. Insomma, sapete, come ciascuno di noi.

1 — Vi voglio ora persuadere di una cosa che mi copre tutta di rossore, perché non solo non ne ho praticato alcun atto, ma devo anzi confessare di non avervi fatto che assai scarsi progressi, perché sembra che non mi manchi mai qualche speciosa ragione per persuadermi che sia più virtuoso scusarmi. — Ecco, vedete che inizia già a entrare nella questione — Scusarsi, alle volte, è lecito e doveroso; ma siccome io sono senza discrezione, o, a meglio dire, senza umiltà, non so farlo quando conviene. Tacere quando si è accusati ingiustamente è un grande atto di umiltà, e si imita più da vicino nostro Signore che prese sopra di sé tutti i nostri peccati. Perciò vi prego di porre in questo ogni vostro impegno, essendo cosa di grandissimo vantaggio. Dal volersi scusare non si ricava alcun frutto, a meno che, come dico, non si tratti di certe circostanze in cui tacere sia di disgusto o di scandalo. Ma per conoscere quali esse siano, occorre più discrezione che io non abbia.

2 — Abituarsi a questa virtù credo che sia molto importante, anche per ottenere da Dio la vera umiltà che ne è la sorgente. Il vero umile deve desiderare di essere disprezzato, perseguitato e condannato senza motivo, anche in cose gravi. Se vuole imitare nostro Signore, in che cosa lo può meglio fare se non in questo? Non occorrono forze fisiche, né di essere aiutati da chicchessia, fuorché da Dio.

Fermiamoci qui. Lei dice: purtroppo, ho sempre un motivo che mi persuade che sia più virtuoso scusarmi. Il tema è: non scusarsi quando si è accusati ingiustamente. Lei dice: io di fatto vedo che, quando arriva il momento, mi sembra di aver sempre un motivo buono per andarmi a scusare, per andarmi a giustificare. “Tu hai sbagliato perché hai versato il latte per terra” e invece non sono stato io; ecco, c’è sempre una ragione, a me viene da dire “tante ragioni”, che ci dicono: “No, non è questa la volta buona, ti devi scusare, ti devi giustificare, non sei stato tu a versare il latte per terra, è giusto che tu dica che non sei stato tu: perché devi prenderti questa colpa?”. 

Allora, lei comincia a fare chiarezza e dice: scusarsi, quindi giustificarsi, dire che non si è stati noi a fare quella cosa, alle volte è lecito e doveroso, ma ci vuole discrezione, ci vuole umiltà per capire quando è doveroso scusarsi e quando non lo è. Quindi, come vedete, l’umiltà è la virtù fondamentale, che permette di comprendere quando è doveroso scusarsi e quando no. 

L’ho già detto tante volte, ma mi sembra opportuno ripeterlo, l’umile non è colui che va in giro col collo storto e che canta le seguenti litanie: “Io non valgo niente, io non capisco niente, io non conto niente, io non sono nessuno, io non sono bravo, io non sono bello, io non sono intelligente, io non sono capace di fare niente, io merito solo il massimo del disprezzo possibile, io…”; ecco, queste sono le litanie dell’amor proprio, non sono litanie dell’umiltà, l’umile non dice queste cose. L’umile vive di altre litanie, che adesso vedremo. Chi entra in questo loop, poi, di fatto succede che sta in disparte, magari succede che assume una posizione esattamente come dice in quelle litanie false, però l’assume in modo acido, in modo risentito, e se voi provate qualche volta — per sbaglio magari — a trattarlo esattamente come lui sta dicendo in quelle litanie false, vi salta in testa, perché non è umile, perché le dice, ma non le crede veramente, le dice, ma non le vuole veramente, le dice, ma non le cerca veramente. Sono semplicemente una forma di affermazione di sé in via negativa, quindi sono una forma di narcisismo, non sono segni di umiltà.

Allora, attenti adesso a cosa dice:

Tacere quando si è accusati ingiustamente è un grande atto di umiltà…

Questo non dobbiamo mai dimenticarlo. 

… e si imita più da vicino nostro Signore che prese sopra di sé tutti i nostri peccati.

Quindi, quando noi veniamo attaccati ingiustamente e stiamo zitti, non ci difendiamo, non ci giustifichiamo, stiamo crescendo in umiltà e stiamo imitando in modo molto forte Gesù, che ha preso su di sé i nostri peccati; non solo — questo è già tantissimo — ma mi permetto di aggiungere: lo imitiamo nella sua passione. Ricordate quella espressione del Vangelo quando dice di Gesù: «autem tacebat», due parole che significano: “E Gesù taceva”. Gesù che viene processato, Gesù che viene accusato, Gesù che viene schernito. Ricordate quando viene mandato davanti ad Erode? Gesù resta muto, non dice una parola. Erode lo tratta come un pazzo, lo schernisce come un pazzo… Gesù resta muto. Nel film di Mel Gibson, The Passion, — andate a rivedere — viene espresso in modo bellissimo, proprio in modo veramente molto vero, molto bello, questo momento della Passione di Gesù, quando lui è davanti a Erode. Veramente lì è reso perfettamente, a mio giudizio.

Quindi questo tacere quando siamo accusati ingiustamente è un grandissimo atto di umiltà. E lei dice: dovete mettere ogni vostro impegno in questo esercizio, perché è di grandissimo vantaggio; dal volersi scusare — lei dice — non si ricava alcun vantaggio. Tizio ha rovesciato il latte per terra, e vengo accusato io, se mi scuso e dico: “Non son stato io” che vantaggio ho ottenuto? Nessuno, e questo è reale. Sì, va bene, quella persona non pensa che sono stato io, pensa che è stato un altro; va bene, quindi cosa cambia? Niente.

A meno che — lei dice — non si tratti di situazioni di disgusto o di scandalo, ecco, qui è diverso; in questo caso bisogna intervenire e dire: “No, questa cosa non l’ho fatta io”. Ipotesi: se vengo accusato di azioni scandalose, gravissime, non posso tacere; sono non solo fonte di disgusto, ma sono fonte di scandalo, cioè gli altri che lo vengono a sapere, rimangono scandalizzati per colpa mia e io magari non ho fatto niente. Vengo accusato, facciamo un’ipotesi, di aver rubato — non so — a una persona, ma non è vero, perché in quel momento ero altrove, ecco, allora quest’accusa va assolutamente chiarita, bisogna dire: “No, io non sono stato, in quel momento, quel giorno, non ero io, perché io ero altrove e stavo facendo altro”. Quando c’è situazione di scandalo o di disgusto grave, bisogna intervenire. Ovviamente: “ho rovesciato il latte per terra” non è di scandalo! Ovviamente: “Ti avevo detto di riempire la benzina alla macchina e tu non l’hai fatto” (e magari io non l’ho fatto perché in quel momento ho fatto un altro servizio per quella persona) non è uno scandalo. Bisogna cioè, discernere, distinguere quando è di scandalo o di disgusto e quando invece è una cosa che lede solo l’amor proprio. Ma Santa Teresa dice che “occorre discrezione”; per far questo ci vuole l’umiltà.

Lei poi dice, in questo secondo paragrafo:

Il vero umile deve desiderare di essere disprezzato, perseguitato e condannato senza motivo, anche in cose gravi.

Ecco, qui lei fa un passo in più; sembra contraddire quello che vi ho appena detto. A mio parere ci sono due livelli. Un primo livello che potremmo dire iniziale: comincia a distinguere tra essere accusato su cose lievi ed essere accusato su cose gravi. Quando sei accusato su cose gravi, difenditi e mostra che sei innocente: primo livello. Secondo livello è di colui che ha ricevuto questo dono incredibile, bellissimo, dell’umiltà; e allora lei dice: l’umiltà, la vera umiltà, non solo ti chiede e ti porta a non scusarti, ma la vera umiltà ti porta a desiderare (siamo veramente al vertice dell’umiltà) «di essere disprezzato, perseguitato e condannato senza motivo, anche in cose gravi».

Questa frase, io credo che sia una frase sulla quale tutti dobbiamo meditare tanto, credo che la dovremmo proprio imparare a memoria e poi meditarla. Perché umanamente non si riesce a “desiderare di essere disprezzati, perseguitati e condannati senza motivo in cose gravi”. Da soli non ci si riesce, non è possibile. Quando una persona arriva interiormente a desiderare questo, vuol dire che ha ricevuto da Dio questa grazia infinita, che è la grazia dell’umiltà. Infatti, lei lo dice:

Non occorrono forze fisiche, né di essere aiutati da chicchessia, fuorché da Dio.

Occorre solo Dio, cioè solo Dio può fare una grazia del genere. Magari ci può allenare progressivamente ad arrivare a questo vertice; però, capite che cosa vuol dire essere umili? Vedete: non ha niente a che vedere con andare in giro col collo storto, non ha niente a che vedere con: “Io non conto niente, non valgo niente, non sono nessuno”; non c’entra niente col nostro modo di intendere l’umiltà. Quando diciamo: “Quella lì è una persona veramente umile”; mai abbiamo in mente queste cose, mai abbiamo in mente queste caratteristiche di questa frase, mai. Anche perché, forse, non ne conosciamo di persone così! Può essere. Può essere che non ne conosciamo nessuna o può essere che li abbiamo intorno, ma non ci siamo mai accorti, perché non ce l’hanno mai detto.

Di sicuro dovremmo guardare noi stessi, che immediatamente saltiamo in faccia alle persone appena ci dicono qualcosa, che non perdiamo occasione per dire: “Te l’avevo detto io!”. L’avevamo già visto con Santa Teresa, ma è sempre attuale: “Te l’avevo detto io! Vedi che avevo ragione io?”; tutte espressioni che non hanno niente a che vedere con l’umiltà, e quante volte ci escono dalla bocca! Sono delle affermazioni del nostro io: “Vedi che avevo ragione? Vedi che avevo visto giusto? Vedi che…?” Tutte espressioni che dicono una mancanza di umiltà.

Niente paura, niente paura, meglio saperlo, meglio scoprirlo, meglio rendersene conto e dire: “Okay, sto vedendo che è così”. Come abbiamo visto nei giorni scorsi, guardarsi dentro, fare la radiografia, dire: “Signore, non ci siamo, voglio cambiare, ti prego aiutami”.

Però, ecco, mi vien da dire, questa vetta la dobbiamo avere davanti agli occhi. A me capita, alle volte, quando guido, di vedere sull’orizzonte queste bellissime montagne, tutte innevate, soprattutto in questo periodo, e ti viene il desiderio di andare lì. Ti viene da dire: “Ma che bello! Adesso metto le ali e volo, e vado là sul cucuzzolo di quella montagna, in mezzo a quella neve bellissima”; invece sei lì che ti muovi sull’autostrada, in mezzo alle altre macchine, in mezzo allo smog. Ecco, però, guardarle e desiderarle va bene, ci fa bene. 

Cosa dobbiamo desiderare? Dobbiamo desiderare questa vera umiltà, dobbiamo proprio chiederla. Sarebbe bello che da oggi incominciassimo a chiedere al Signore, per l’intercessione della Vergine Maria, che è “l’umilissima”, questo dono della vera umiltà. 

Quante volte in cui noi invece reagiamo! Uno dice: “Eh sì, ma allora, il discorso dello scandalo? E il discorso del disgusto?” Vabbè, per il disgusto uno dice: “Vabbè, quest’accusa che mi hanno fatto che è grave e che è falsa, ha creato disgusto negli altri. Vabbè, pazienza, ma lo scandalo…”.

Ci sono delle accuse che sono molto infamanti, delle accuse che sono gravissime, e di norma noi ci crediamo quasi sempre. Perché sembra che noi coviamo sempre un dubbio latente sugli altri; ci hanno insegnato a vivere così, ci hanno educati a vivere così, a sospettare sempre di tutto e di tutti. Sì, noi diciamo di fidarci, ma sotto sotto, credetelo, sotto sotto, gratta gratta, abbiamo sempre una riserva, su tutti; una riserva che ci fa dire: “Sì, sì, è bravo e qui, e là, e su, e giù, però…”; però, se domani mi vengono a dire che questo qui ha fatto questo, questo e quest’altro, io ci credo; ci credo, perché siamo tutti capaci delle cose più terribili del mondo. In realtà non è vero, non è propriamente vero, ma di fatto, poi noi diciamo: “Eh, pensa te! Credevo che fosse così una brava persona, ma sembrava così un uomo santo, una donna santa, e guarda come mi ha deluso. Ma guardate come è caduto in basso, ma guardate anche lui, come tutti gli altri, anche lei, come tutti gli altri, hai visto, alla fine ci ha ingannati”. Noi li facciamo, questi discorsi, eh, su tutto e su tutti. Terribili, eh! Terribili. Ecco, a me vien da dire questo. 

Dopo S. Teresa dice:

Se vuole imitare nostro Signore, in che cosa lo può meglio fare se non in questo?

Ah, certo! Se voi notate, se teniamo sullo sfondo Gesù e la sua passione, Gesù non ha minimamente risolto lo scandalo che l’ha colpito; non è andato a dire ai suoi discepoli: “No, guardate, non è vero niente; no, non scappate, non perdete la fede in me. Guardate che è tutto un inganno, guardate che sono tutte accuse false, guardate che adesso mi difenderò in tribunale, davanti a Ponzio Pilato; guardate che adesso mi difenderò davanti al sinedrio; tutto falso, tutto falso!”, no. L’hanno accusato delle cose più terribili; un figlio di Dio che viene accusato di bestemmia, immaginiamoci! Il figlio di Dio accusato di essere Belzebù,  rendiamoci conto, il capo dei demoni! Gesù Cristo, il figlio di Dio, il Verbo incarnato, la seconda ipostasi della Santissima Trinità, viene accusato di bestemmia e viene accusato di essere Belzebù, rendiamoci conto, di più non si poteva. E Gesù cosa fa? Niente. “Eh, ma allora i discepoli, poverini, dopo loro rimangono scandalizzati”, peggio per loro. Perché la Vergine Maria non rimane scandalizzata? Perché San Giovanni non rimane scandalizzato? Perché Santa Maria Maddalena non rimane scandalizzata? Tanto per fare tre nomi, i primi che mi vengono in mente, perché? Perché gli altri sì? E, guarda caso, sono quelli che scappano.

Quindi, a me sembra che, il primo livello sia proprio quello per dire: cominciate da qui. Perché anche in Filotea, di San Francesco di Sales, se voi andate a leggere, vedete che c’è questo discorso del non scusarsi se si è accusati; quindi, anche lì potete andare a vedere. E i santi, diversi santi, hanno subito accuse terribili e non si sono scusati, attenzione!

Poi c’è il secondo livello: se la vuoi fare seriamente, questa è la strada. Se vuoi battere la strada della vera umiltà, questa è la via, non ce n’è un’altra: «Disprezzato, perseguitato, condannato senza motivo, anche in cose gravi». E, così, tu imiterai nostro Signore, che ha fatto esattamente tutto questo, ha vissuto tutto questo. Certo, ci vuole la presenza di Dio, ci vuole la grazia di Dio, perché da soli è impossibile.

Ecco, mi viene da dire: almeno meditiamo su queste cose. Non dico che da domani noi saremo in grado di vivere questa frase, perché, sapete, il vero umile è santo. Quando una persona, quando un cristiano, raggiunge la vera umiltà, raggiunge la santità. 

Dice Sant’Ambrogio: ciò che ha attirato lo sguardo del Padre e ha fatto decidere al Padre dell’incarnazione del Verbo in Maria Santissima, che cosa è stato? Che cos’è stata? È stata l’umiltà della Vergine Maria; non la sua purezza, eh, attenzione! Fu l’umiltà della Vergine Maria che attirò lo sguardo della Santissima Trinità. 

Quindi, dobbiamo stare molto attenti a questa cosa, perché sull’umiltà si gioca tutto, ed è esattamente la virtù opposta a quella del diavolo. Mentre Lucifero è la superbia pura, capite che la Vergine Maria è l’umiltà pura. E Gesù non fa altro che incarnare in sé proprio l’essenza dell’umiltà; quando uno vede Gesù, cosa vede? Vede l’umile per eccellenza. Nessuna creatura è umile, è stata umile, sarà umile, tanto quanto la Vergine Maria, la quale andò a scuola di Gesù. Perché lui che è Dio, che è il figlio di Dio, ci ha insegnato in modo perfetto che cos’è l’umiltà, perché lui è l’umiltà, lui è l’umile. 

Credo che dobbiamo incamminarci su questa strada, cominciando ad allenarci sulle piccole cose: sul latte versato, la gomma non cambiata, la casa non ordinata, le calze lasciate lì, la borsa scordata, la spesa non comprata, piccole cose, però almeno cominciamo da qui. Poi sulle grandi, uno dice: “No, ma su queste non ce la faccio”, benissimo: ti scusi, ti giustifichi, per l’amor del cielo; però sappiamo che questa è comunque la strada, che vivendo in questo modo, il primo livello, arriviamo già ad una buona altezza. Poi, se vogliamo puntare sulla vetta, e va bene, allora preghiamo Dio e chiediamogli il dono della vera umiltà. Però, ecco, ripeto, è difficile, perché vivere il disprezzo, vivere la persecuzione e vivere la condanna, senza motivo, anche in cose gravi….

E quindi — prima stavo dicendo — non mi scuso e allora gli altri rimangono scandalizzati; ripeto: peggio per loro, perché chi interiormente ha un cuore pulito, un cuore buono, chi interiormente vive in Dio e di Dio, non si lascia ingannare, sapete? Non si lascia ingannare. 

Il colpevole e chi non ha raggiunto questa umiltà somma, cercheranno sempre di giustificarsi. Quando io andavo in carcere, non ho mai trovato nessuno che dicesse: “Io sono colpevole”. Tutti erano innocenti, tipico no? “Io sono in carcere, ma sono in carcere ingiustamente”; tutti sono innocenti! È sempre stato così, in sei anni. 

Ma anche chi non ha raggiunto una certa umiltà, tenterà di discolparsi, che, per l’amore del cielo, magari è arrivato al primo livello e uno dice: “Sì, va bene, ma questa cosa è una cosa troppo grave e io mi giustifico, perché sono innocente”; giustissimo e lecitissimo. 

Ma quando incontrate il vero umile, lo capite! Se vogliamo capirlo, lo capiamo. Perché voi lo vedete che non fa niente, ed è troppo strano… Uno dice: “Ma perché non si difende?” Anche Pilato, davanti a Gesù, rimane interdetto: “Ma fai qualcosa, non sai tu che io ho il potere…” Gesù, dice: “Tu non hai nessun potere. Tu hai questo potere perché ti viene dato dall’alto, ma sennò tu, su di me, non avresti nessun potere”.

E purtroppo sì, dovremmo avere quella logica, quell’intelligenza che ci fa intervenire e ci fa dire: no, questa persona è innocente. Non solo: questo qui è un vero umile, perché sta vivendo in modo eroico, da santo, questa persecuzione terribile che sta vivendo, perché neanche si giustifica, neanche si difende. Chi invece ci cade dentro, guardate, secondo me è perché è talmente superficiale ed è talmente pieno di quei dubbi, di quelle riserve, di tante cose che probabilmente non c’entrano niente col Vangelo, che appena vede soffiare un po’ di vento, già vede cadere la foglia, anche se non è caduta. E, quando cade, dice: “Eh, hai visto? Era secca!”; e, invece non è detto che fosse secca, perché cadono anche le foglie verdi, sapete?

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati