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Il fondamento – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.68

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il fondamento – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.68
Domenica 7 gennaio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 1, 7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 7 gennaio 2024. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 7-11. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo ventunesimo.

CAPITOLO 21

Quanto importi cominciare a darsi all’orazione con grande risolutezza e a non far conto degli ostacoli che il demonio frappone.

1 — Non spaventatevi, figliuole, se molte sono le cose a cui bisogna attendere per cominciare questo viaggio divino. È la strada reale che conduce al cielo, sulla quale si guadagna un’infinità di beni, e non è certo strano che ci debba sembrare gravosa. Ma verrà giorno che innanzi a un bene così prezioso ci parrà tutto da nulla quanto si sarà fatto.

Quindi, non dobbiamo spaventarci; Santa Teresa ci dice: non spaventatevi per fare questo viaggio, è normale che tutto sembri molto gravoso. Chi inizia questo viaggio, questo percorso, avrà la sensazione che sia impossibile, impraticabile, difficilissimo, ma questa è la strada che conduce al cielo. Un giorno — lei ci dice — davanti a un bene così prezioso che avremo raggiunto, tutto quello che abbiamo fatto ci parrà niente; come quando uno arriva alla fine di un percorso e dice: “Vabbè, è talmente tanto bello…”. Pensate a una montagna, uno arriva in vetta, ed è talmente bello il panorama, tutto quello che vede, la vetta, che la fatica fatta gli sembra proprio piccolina, la ricorda, ma a confronto di quella bellezza, eh, beh, insomma… Quando sta facendo fatica, gli sembra di morire, gli sembra di non farcela, di non poter arrivare, gli sembra che sia una cosa impossibile, ma poi…

2 — Torno dunque a coloro che vogliono battere questa strada senza più fermarsi fino a che non siano giunti all’acqua viva. Importando molto conoscere come incominciare, dico che si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non mai fermarsi fino a che non si abbia raggiunta quella fonte. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuol mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare: ma a costo di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda alla meta, ne vada il mondo intero! Accade spesso che si dica: “Per questa strada vi sono tanti pericoli: la tale per di qui si è perduta; la tal’altra si è ingannata; colei che faceva tanta orazione è caduta; in questo modo fate torto alla virtù, non è cosa per donne che si lasciano illudere facilmente; le donne è meglio che filino; non han bisogno di queste finezze; basta il Pater noster e l’Ave Maria”

Il punto focale è: non ti fermare. Quando decidiamo di battere questa strada, non ci dobbiamo fermare fino a quando non siamo giunti all’acqua viva. E questa deve essere una risoluzione ferma e decisa, proprio ferma e decisa. Poi — lei dice — “accada quel che deve accadere, avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuol mormorare (questo ci sarà sempre), si fatichi quanto bisogna faticare ma, a costo di morire a mezza strada per gli ostacoli che si incontrano, bisogna arrivare alla meta, bisogna tendere alla meta”. E poi lei riporta quello che, a suo tempo, spesso si diceva: “ci sono tanti pericoli; facendo questa strada, quella là si è perduta, quell’altra si è ingannata, quell’altra è caduta; si fa torto alla virtù; non è cosa per donne; le donne è meglio che filino; queste finezze non vanno bene per noi; basta il Padre nostro e l’Ave Maria”. Quindi, vedete? Lei dice: sì, sì, va bene, è tutto quello che si dice…

Ma anche oggi è così! Non per questa questione ma, sapete, quando si inizia un percorso, ci sono sempre queste sirene di sventura: “non andare, non lo fare, non toccare, non pensare, non lo dire, ma questo non l’ha fatto nessuno, ma non tocca a te farlo, non è una cosa che ti riguarda, ci sono molti pericoli, poi rischi di perderti, rischi di ingannarti, rischi di cadere, rischi di fare torto”, e tutti questi soliti discorsi. Per cui lei dice: guardate, se si parte, non bisogna più fermarsi. 

Prosegue:

3 — Sì, l’affermo anch’io, sorelle: e come basta! Fondare la nostra orazione sopra una preghiera che uscita da una tal bocca, qual è quella di nostro Signore, non è certo da poco. In ciò hanno ragione; e se la nostra debolezza non fosse così grande e non così tiepida la nostra devozione, non avremmo bisogno d’altre formule, né d’alcun libro d’orazione. Per questo, dovendo parlare ad anime che non possono raccogliersi nella meditazione dei misteri, per i quali sembra che siano necessari grandi sforzi, mi par appunto opportuno fondare sul “Pater noster” alcune regole, circa il principio, il progresso e la fine dell’orazione, tanto più che vi sono spiriti così esigenti che non si contentano di nulla. E così, anche se vi toglieranno tutti i libri, avrete sempre il “Pater noster” che è preferibile a tutti. Le mie considerazioni non saranno sublimi, ma studiando il “Pater noster” e perseverando in umiltà, non si avrà bisogno di nulla.

Pensate come è essenziale Santa Teresa. Quindi, la nostra orazione, su cosa si fonda? Si fonda, va fondata, sopra il Padre nostro; questo è il fondamento. Santa Teresa dice che sul Padre nostro vanno fondate alcune regole circa il principio, il progresso e la fine dell’orazione. E lei dice: se anche vi toglieranno tutti i libri, voi avrete sempre il Padre nostro, e il Padre nostro, unito all’umiltà, è tutto. Prosegue:

4 — Amo molto le parole del Vangelo. Esse mi raccolgono di più che non i migliori fra i libri. Questi, anzi, quando non sono di autori molto raccomandati, non mi invogliano neppure. Mi avvicino, dunque, al Maestro della sapienza; ed Egli mi suggerirà qualche pensiero che forse vi piacerà. Dichiaro intanto che non è mio intento esplicarvi le divine petizioni del Pater: non ardisco. L’han già fatto molti altri. Comunque, sarebbe una stoltezza farlo io. Vi esporrò soltanto qualche considerazione sulle parole del Pater, perché molte volte sembra che con tanti libri si vada perdendo la devozione di una preghiera di cui importa molto essere devoti. Quando un maestro insegna una lezione, evidentemente si affeziona al suo discepolo, gode che il suo insegnamento gli piaccia e lo aiuta a impararlo. Altrettanto farà con noi il nostro Maestro divino.

Quindi, Santa Teresa ama molto le parole del Vangelo (speriamo che anche noi abbiamo questo amore per le parole del Vangelo), l’aiutano a raccogliersi. E bisogna avere una devozione particolare per la preghiera del Padre nostro. Ecco, importa molto essere devoti, bisogna proprio avere una devozione particolare, deve essere una preghiera a noi molto cara.

5 — Non turbatevi dei timori che cercheranno d’inspirarvi, né dei pericoli che vi metteranno innanzi. Sarebbe veramente curioso pretendere di scovare un tesoro senza correre alcun pericolo quando le strade sono piene di ladri. Forse che il mondo è divenuto oggi migliore per lasciarvelo conseguire facilmente? Non vi ostacolerebbe per nulla se intendeste guadagnare anche solo un centesimo: anzi vi vedrebbe volentieri passare insonni le notti, tormentandovi nel corpo e nell’anima. Ma voi movete alla ricerca di ben altro tesoro o, per meglio esprimermi, vi sforzate di rapirlo, perché, come disse il Signore, soltanto i violenti lo rapiscono. E in ciò la vostra strada è reale e sicura, battuta dallo stesso Re della gloria e da tutti i suoi santi ed eletti. Eppure vi dicono che vi cacciate nei pericoli, e vi mettono addosso tante paure. Ma non han forse da superare pericoli coloro che nel conseguimento di quel tesoro camminano di loro testa e fuori strada?

6 — Costoro, figliuole mie, ne troveranno moltissimi, ma non li vedranno se non dopo d’esservi caduti senza più alcuno che dia loro la mano. Quell’acqua la perderanno del tutto, non potranno berne né poca né molta, né dai ruscelli e neppure dalle pozze. Pensate allora come potranno, senza una goccia di quell’acqua, percorrere un cammino così pieno di nemici! Il meglio che possa loro succedere sarà morire di sete. Volere o non volere, figliuole, tutti, benché in diversa maniera, camminiamo alla volta di quella fonte. Ma credetemi e non lasciatevi ingannare: la strada che vi conduce è una sola, ed è l’orazione.

Santa Teresa ancora ci dice: non turbatevi dei timori e dei pericoli che vi metteranno dinanzi. Se stiamo a tutte le paure, i pericoli, le ansie, le angosce, che gli altri vogliono buttare addosso a noi, perché vogliamo seguire il Signore e vogliamo vivere veramente l’orazione, non ci muoviamo più. Del resto — dice — se devo scovare un tesoro così prezioso, è chiaro che ci saranno dei pericoli, perché il mondo farà di tutto per impedirmi di trovare questo tesoro; però questa strada è stata percorsa dal Re della gloria, dai santi e dagli eletti. 

È interessante notare che gli altri — chiamiamoli così, gli altri proprio nel senso di “altro”; che son quelli che non percorrono questa strada, e che certamente non sono “i violenti che rapiscono”, come dice il Vangelo — che cos’è che vedono? Vedono solo pericoli e paure. 

Quando io non percorro una certa strada, innanzitutto non voglio neanche che gli altri la percorrano e siccome non la percorro io, neanche tu puoi percorrerla; perché? Perché è troppo piena di pericoli e paure. Io non l’ho percorsa perché è troppo pericolosa e, quindi, neanche tu la devi percorrere, perché è troppo pericolosa, è troppo spaventosa. Quindi, io farò di tutto per farti vedere i pericoli e le paure, non la bellezza. Certo ci saranno dei pericoli, certo ci saranno le paure, ma la meta è molto più grande, e poi c’è il Signore che ci aiuterà.

Ecco, allo stesso tempo, lei dice: e questi qui, che camminano secondo la loro testa e fuori dalla strada, non hanno anche loro dei pericoli da dover affrontare e superare? Eh, ma questo non te lo dicono, certo che ne hanno! E ne hanno anche di grossi, e ci cadono; poi, di fatto, ci cadono dentro, perché fanno secondo la loro testa e sono fuori dalla strada. 

Ma che cos’è questa strada? La strada è una sola, ed è l’orazione; poi lo vedremo meglio, ma intanto cominciamo a dire che cos’è la strada: è l’orazione. E, in questi pericoli che troveranno, questi qui — che vanno di testa loro e fuori strada, fuori dalla preghiera, fuori dall’orazione — ci cadranno dentro quando ormai sarà troppo tardi per accorgersene, così perderanno l’acqua, non potranno berne niente, né poca, né molta, e quindi moriranno di sete. Questo è quello che dice lei, interessante! 

Vediamo l’ultimo paragrafo di oggi, il settimo:

7 — Non entro ora a discutere se l’orazione debba essere vocale o mentale per tutti: dico solo che voi avete bisogno dell’una e dell’altra. — Ecco, già cominciamo a dire: sì all’orazione vocale e all’orazione mentale; sono due cose diverse — Questo è il dovere dei religiosi; e se alcuno vi dicesse che ciò è pericoloso, riguardate lui stesso come un pericolo e fuggitelo. Non dimenticatevi mai di questo consiglio che vi sarà forse necessario. Il pericolo è nell’essere privi di umiltà e di ogni altra virtù, ma non mai nel cammino dell’orazione. Questo è uno spauracchio inventato dal demonio, con il quale molte volte riesce a far cadere anime che sembravano di orazione.

Quindi, S. Teresa dice che abbiamo bisogno sia dell’orazione vocale che dell’orazione mentale e se qualcuno ci parlasse di pericolo nell’orazione dovremmo ritenere lui un pericolo! Lui stesso è un pericolo, e quindi va fuggito. Noi dobbiamo fuggire chi ci dà i consigli sbagliati, sapete? Non dobbiamo essere dei bamboccioni; quando incontriamo qualcuno che ci dà consigli che ci allontanano da Gesù, che ci allontanano dalla verità del Vangelo, che ci allontanano da ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, dobbiamo fuggire. 

Se quello che mi viene insegnato non lo trovo nel Vangelo, non lo trovo nel depositum fidei, non lo trovo nei Padri, non lo trovo nei santi, non lo trovo nei dottori della Chiesa, se non c’è: via! Via a gambe levate.

Perché, sapete, anche il demonio è capace di parlare delle cose spirituali; il demonio, satana, è capacissimo di parlare di Dio. Guardate le tre tentazioni di Gesù nel deserto: satana cita addirittura la Scrittura. Sì, la cita in modo sbagliato, fuori luogo e parziale, però la cita; quindi, satana è capace di parlare di Dio. Però vedete che poi Gesù smaschera le citazioni bibliche — citazioni vere ma fuori luogo, sfalsate, male interpretate dal demonio — le prende e le corregge.

Ecco, allora cosa dobbiamo fare quando sentiamo, quando ci viene detto qualcosa citando la Scrittura? A parte che, alle volte, neanche ci viene citata la Scrittura, perché magari non è possibile farlo, ci vengono dette delle cose su Dio, o riguardo a Dio, in riferimento a Dio, talmente folli — addirittura parlare di Dio contro Dio — che non è nemmeno possibile citare la Scrittura. 

In questi casi dobbiamo pensare: “In questa predicazione che ho ascoltato, in questo testo che ho letto quante volte viene citata la Scrittura a fondamento di quello che viene detto? Quante volte la Scrittura è citata? Mai? I santi, i padri, i dottori della Chiesa, qualcuno di loro, ha mai detto o sostenuto queste tesi? No”. Benissimo allora queste cose le prendo e le butto nel cestino, fine! Chiunque le abbia dette o scritte, anche se fosse la persona più brava, più bella, più intelligente, più famosa del mondo, non importa, finisce nel cestino, perché non ha il conforto della parola di Dio, della tradizione, dei Padri, dei dottori, eccetera. Punto, fine della discussione. 

Voi andate a prendervi il catechismo della Chiesa cattolica — presumo che tutti abbiamo il catechismo della Chiesa cattolica — e guardate; avete tutto: avete la Sacra Scrittura, avete il catechismo della Chiesa cattolica, avete gli scritti dei santi, gli scritti dei padri, avete tutto, tutto! Tutti abbiamo tutto — poi con internet, immaginate — quindi, leggiamo o ascoltiamo quella determinata cosa, qualcosa non ci torna, ci sembra strana, la nostra coscienza dice: “Ma, non mi ci ritrovo, i conti non tornano”; benissimo, fermiamoci un secondo, verifichiamo.

Ma ciascuno di voi può farlo, non bisogna essere dottori in teologia, lo può fare ciascuno di voi. 

Come ha fatto San Tommaso Moro! “Quello che voi mi venite a dire, non torna secondo il Vangelo” — “Ecco, tu allora sei superbo, orgoglioso, chi ti credi di essere? Tu ti metti contro tutti i vescovi e tutta la Chiesa d’Inghilterra, che invece ha firmato il documento, e così tu rimarrai solo, e tu sei solo contro tutti, e tu vedi che peccato di superbia che fai?” — “No, ma io, veramente, innanzitutto non faccio un peccato di superbia, io semplicemente dico che quello che qui mi viene proposto di essere firmato, da parte del re, è contro il Vangelo. Punto. Io non giudico gli altri, gli altri dicono che invece è giusto che bisogna firmare? Va bene, ognuno renderà conto della sua coscienza, io non posso”. 

San Tommaso Moro morirà martire per questo, perché dice: “Io, in coscienza, questa cosa non la posso firmare”; anche quando va la moglie con le figlie a dirgli: “Dai, ti prego, ti supplico per favore, firma ‘sto benedetto foglio” — “No, non lo posso firmare, perché nel Vangelo c’è scritto esattamente il contrario di quello che c’è scritto in questo foglio, il contrario”. 

San Tommaso Moro non era un vescovo, un cardinale o non so chi! Era un semplice laico, Gran Cancelliere d’Inghilterra, senza nessuna qualifica di dottore in teologia, in non so quale scienza teologica. Certo, non era una persona stupida ma tutti siamo capaci di leggere, no? E, quando a San Tommaso Moro hanno detto: “Ecco, tu ti metti contro tutti i vescovi, contro tutta la Chiesa, ecco tu sei solo”, lui dice: “No, io non sono solo, io non mi metto contro nessuno, io non sono solo. Io, con me, ho tutta la Chiesa trionfante, perché tutti i santi del cielo sono con me. Perché io sto dicendo che quello che c’è scritto qui, nel Vangelo, è quello che io voglio vivere. Quello che c’è scritto lì, nel documento del re, è contro il Vangelo, e io non lo firmo, anche se l’hanno firmato tutti. A me non interessa, io non lo firmo, punto. Fine della discussione”. 

Forse nei santi Padri, forse nel deposito della fede, forse nella Scrittura — lui giustamente, aveva già detto che nella Scrittura è negato, già quello era sufficiente — forse c’è qualche santo che dice quello che dice il re? Qualche dottore della Chiesa che dice: “Sì, no, però aspetta, che te lo interpreto”? No, nessuno (anche San Giovanni Battista ha perso la testa per la stessa ragione. Capite? Stessa ragione di San Tommaso Moro) quindi, San Tommaso Moro dice: “No, io non firmo”, basta!

Stessa cosa dice Santa Teresa: quando qualcuno ti viene a dire che questa cosa è pericolosa; che questa cosa non va bene; quando ti vengono a dire: “Ma tu chi ti credi di essere; ma tu cosa pensi di essere?”; lei dice:

riguardate lui stesso come un pericolo e fuggitelo.

Noi abbiamo il nostro catechismo della Chiesa cattolica, abbiamo la nostra bellissima Bibbia, abbiamo i santi Padri, abbiamo i dottori della Chiesa. 

La prima cosa da fare è chiedersi: “Innanzitutto, tutto quello che tu hai detto, hai scritto, ha un fondamento scritturistico?” 

Già se non ce l’ha, proprio zero, già questo è sospetto, già c’è qualcosa che non può tornare. Che strano che uno che voglia parlarmi di Dio, non si fondi sulla Scrittura. Santa Teresa, che vuol parlare dell’orazione, si fonda sul Padre nostro. Dottore della Chiesa, si fonda sul Padre nostro.

Già che non ci siano citazioni, che non si parli della Scrittura, già questo potrebbe essere un problema, non è detto, ma potrebbe esserlo. Se poi, in più, la mia coscienza mi dice: “No, ma qui c’è qualcosa che non mi torna”; eh, allora, fermi tutti. Si ferma la macchina, si spegne, si tira il freno a mano e si verifica, perché magari sto imboccando una strada sbagliata. 

Tutti abbiamo gli strumenti per farlo, non c’è bisogno di chiamare il padre Tizio, Caio, Sempronio, o disturbare non so chi. Prendete la vostra Scrittura e dite: “Quello che c’è scritto qui, c’è nel mio Vangelo? C’è, nelle lettere di san Paolo? C’è nel Nuovo Testamento? C’è nell’Antico Testamento, sì o no?” 

Nel caso di San Tommaso Moro, non solo non c’era, ma c’era il contrario. Benissimo allora prendo e cestino, basta. 

“Ah, ma l’ha scritto…”, ma può averlo scritto anche un Angelo del cielo! Dice San Paolo: «se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, anathema sit (sia anatema)», che vuol dire: sia scomunicato. San Paolo è molto chiaro in questa cosa, è molto semplice: nessuno, neanche un Angelo di Dio, è superiore al Vangelo, nessuno, non c’è nessuno che è sopra il Vangelo. Sopra la parola di Dio, non c’è nessuno, perché è parola di Dio, punto.

Quindi san Paolo ti dice: “Se un angelo dal cielo ti venisse ad annunciare, con le ali sventolanti, se tutta la Corte Angelica, o un pezzo di Corte, non so che cosa, ti venisse a qualcosa di diverso bisogna rispondere: «No, questo Vangelo non è il Vangelo di Gesù, quindi anathema sit, arrivederci, non mi interessa»”. 

Bisogna imparare! Vedete i santi come sono? San Tommaso Moro! Io vi sto parlando di storia, questa è una storia già scritta, non sto parlando di chissà che cosa, sto riprendendo la storia già scritta.

Potreste dire: “Sì, ma a me, nella mia vita, non succedono queste cose”, benissimo! Siamo tutti felicissimi, non devono succedere per forza. Non è detto che stiano succedendo adesso o che succederanno, magari non succederanno mai; viviamo tutti tranquilli e sereni, non ci stanno capitando, non ci capiteranno, non ci sono mai capitate, benissimo. Però, capite, dentro a questo discorso, è chiaro che io devo fare un riferimento, se ho dei riferimenti nel passato, li devo prendere, perché così faccio degli esempi che vi possono, rendere più edotti, e rendervi più chiaro il concetto che si va sviluppando. 

Quindi, l’esempio che vi ho preso — ma ne potremmo prendere tanti altri — è San Giovanni Battista in riferimento a San Tommaso Moro — che vi ho già citato tante volte, abbiamo anche letto qualcosa di lui — per dirvi, appunto, che, se arriva qualcosa di diverso, come dice Santa Teresa, se qualcuno vi viene a dire: “No, ma questo è pericoloso; no, ma questo non va bene; no, ma questo va fuggito; no, ma questo non lo devi fare, io ti propongo un’altra strada”, uno dice: “Calma, calma, devo vedere se questa strada è secondo il Vangelo, secondo il catechismo della Chiesa cattolica, secondo i santi padri, secondo i dottori della Chiesa, se ha un fondamento”. 

Vi ricordate che io vi ho sempre detto: per favore, le fonti. Andiamo sempre alle fonti, tutto quello che diciamo deve essere fondato non sulla mia testa, non sulla mia super mega intelligenza, non sulla mia genialità, ma sul depositum fidei, lì deve essere fondato. Se è fondato lì, va benissimo. Ma siccome quello che veniva detto a San Tommaso Moro non era fondato, ma era in aperta contraddizione con la parola di Dio, San Tommaso Moro ha detto: “Carissimi, buttatemi nella torre, non mi interessa, tutto nel cestino, io non lo firmo”. 

Il pericolo, dice Santa Teresa, qual è? È sempre quello:

essere privi di umiltà e di ogni altra virtù, ma non mai nel cammino dell’orazione

Ma questo è il pericolo di sempre. Quando uno si scosta dal depositum fidei, quando uno si scosta dal Vangelo, è un superbo. Chi si allontana dalla parola di Dio? Chi si allontana dall’esperienza dei santi, dei padri della Chiesa? Chi si allontana dal depositum fidei, dalla tradizione? Chi si allontana? Gli orgogliosi, i superbi. Gli umili mai! Voi immaginate un San Tommaso d’Aquino che si allontana dal depositum fidei? Noooo!

Avete mai letto nella sua Summa Theologiae una riga che fosse contro il Vangelo di Gesù, o le lettere di san Paolo o il Nuovo Testamento o l’Antico Testamento? Assolutamente no!

L’avete letto in Sant’Agostino? L’avete letto nel beato Duns Scoto? No. In altri sì? Eh, infatti non sono santi. 

Quindi, Santa Teresa dice: «Questo è uno spauracchio inventato dal demonio». E, quindi, stiamo attenti! Stiamo umili e ancorati al Signore, basta, sereni e fiduciosi. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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