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Le dicerie – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.80

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Le dicerie – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.80
Venerdì 19 gennaio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 3, 13-19)

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 19 gennaio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 13-19. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati a paragrafo quarto, del capitolo ventiseiesimo.

4 — Non è forse così che deve fare una buona sposa con il suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ha voglia? Considerate intanto, sorelle, da quale soggezione Iddio vi ha liberate!… Così fa il signore con voi senz’alcun’ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone, e si accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia potete contemplarlo risorto, e nel vederlo uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. Che bellezza! Che splendore! Quanta Maestà! Quanta gioia! Con quanta gloria abbandona il campo di battaglia su cui ha conquistato il regno senza fine che ora vuol dividere con voi, dandovi insieme sé stesso! Sarà dunque gran cosa che rivolgiate qualche volta i vostri sguardi sopra Colui che vi riserva tanti beni?

5 — Se invece siete afflitte o fra travagli, potete contemplarlo mentre si reca al giardino degli olivi. Come doveva essere triste la sua anima se Egli, che è la stessa potenza, giunse perfino a lamentarsi!… Consideratelo legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli: e tutto per il grande amore che ci porta. Quanto patire! E ciò nonostante, eccolo perseguitato dagli uni e sputacchiato dagli altri, rinnegato, abbandonato dagli amici, senza che alcuno lo difenda, intirizzito dal freddo e ridotto a tanta solitudine che ben potete avvicinarlo e consolarvi a vicenda. Oppure consideratelo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei suoi occhi tanto belli, compassionevoli e pieni di lacrime; dimenticherà i suoi dolori per consolare i vostri, purché voi lo guardiate e lo preghiate di consolarvi. 

6 — Vedendolo in quello stato, il vostro cuore intenerirà, e allora non solo lo guarderete ma vi verrà pure di parlargli, dicendogli, non con preghiere studiate, ma con parole sgorganti dal cuore, che son quelle che Egli ama di più: “O Signore del mondo e vero Sposo dell’anima mia, come mai vi siete ridotto in questo stato? Signor mio e mio Bene, possibile che vogliate ammettere alla vostra compagnia una poverella come me? Eppure scorgo nel vostro sembiante che nel vedermi vicina, vi sentite alquanto consolare. Possibile, Signore, che i vostri angeli vi abbandonino e neppur vostro Padre vi consoli? E se è vero, o mio Dio, che Voi sopportate tutto per me, cos’è il poco che io sopporto per Voi? Perché mi lamento? Che confusione per me contemplarvi in quello stato! D’ora innanzi, Signore, per imitarvi almeno in qualche cosa, non solo voglio sopportare i travagli a cui andrò soggetta, ma ritenerli pure come preziosi tesori. Camminiamo insieme, Signore: verrò dovunque Voi andrete, e per qualunque luogo passerete, passerò pur io”

Innanzitutto Santa Teresa ci dice che il Signore si accomoda in tutto alla nostra volontà. Cosa vuol dire? Vuol dire che non siamo noi che dobbiamo accomodarci a lui, ma lui che si accomoda a noi, nel senso che (ce lo spiega bene Santa Teresa) se siamo in un momento di tristezza, lo possiamo contemplare nella sua Passione; se siamo in un momento di gioia, lo possiamo contemplare in un momento della sua gioia e via di seguito. E questo, certamente, è molto bello, perché è proprio il contrario di quello che accade naturalmente nel mondo. 

Lei fa l’esempio dello sposo e della sposa: la sposa che si deve adattare all’umore del marito; ecco, invece con Gesù è il contrario. Santa Teresa fa degli esempi, che vi ho letto, dove noi possiamo contemplare e gustare questa corrispondenza di Gesù alle nostre situazioni di vita.

E poi lei ci fa un esempio di questa preghiera, “con parole che sgorgano dal cuore”; io ve l’ho letta, questa è di Santa Teresa, ma ognuno può fare la sua. Noi abbiamo delle preghiere già scritte, certo, però Santa Teresa ci dice che quelle che Egli ama di più, sono le preghiere che sgorgano spontaneamente dal cuore. Beh, del resto è vero, anche noi amiamo tanto quando qualcuno ci parla in modo spontaneo, è bello. È bello anche se uno ci legge Shakespeare, certo, piuttosto che se uno prende qualche testo particolarmente significativo, però, se uno ci parla o ci scrive con le sue parole quello che sente, beh è molto più bello ancora, magari non avremo davanti Shakespeare, però è più apprezzato. Ecco, e così lo possiamo fare con il Signore; possiamo imparare questa spontaneità nella preghiera. Proseguiamo:

7 — Figliuole, sorreggete la sua croce e lasciate che Giudei v’insultino quanto vogliano. Aiutate il vostro Sposo a portare il fardello che l’aggrava, e non fate conto di ciò che si dica di voi. Siate sordi a ogni diceria. Vi accadesse pure d’inciampare e cadere come il vostro Sposo, non allontanatevi mai dalla croce, né mai abbandonatela. Considerate con quanta stanchezza Egli si trascini, e quanto i suoi tormenti sorpassino i vostri. Per gravi che siano le vostre sofferenze, e voi ne siete sensibili, vedendo che di fronte alle sue non sono che sciocchezze, ne uscirete molto consolate.

Allora, qui mi fermo un secondo, perché questo è un testo breve (questo paragrafo), però particolarmente significativo.

…non fate conto di ciò che si dica di voi. Siate sordi a ogni diceria.

Difficilissimo! Difficilissimo! Perché il nostro amor proprio è ancora tanto vivo. Noi non siamo sordi alle dicerie, anzi! A noi interessa molto sapere che cosa si dice di noi, le dicerie ci interessano tantissimo. Che sono di una tristezza e di una sterilità incalcolabile, perché non portano a niente, non costruiscono niente e, così come vengono, vanno. 

Le dicerie che abbiamo sentito dieci anni fa su noi stessi, o su altri — è uguale — oggi dove sono? Chi le ricorda più? Sono dicerie. Quello che si diceva di noi dieci anni fa, venti anni fa, adesso? 

Andate al cimitero, fate un giro, guardate tutte le persone che sono sepolte; ebbene, ciascuna di quelle persone, sul proprio conto, ha sicuramente ricevuto dicerie, sicuramente altri hanno sparlato di loro e, Dio non voglia, anche loro hanno sparlato di altri, forse. E quindi? Dove sono finite tutte queste dicerie? Tutte queste chiacchiere, dove sono finite? Tutto questo dire sul loro conto, dove è finito? Sottoterra, insieme ai vermi; non c’è più niente. 

Questo ci rivela l’inconsistenza di ciò che gli uomini pensano e dicono; la nostra non è “parola divina”, le nostre parole sono parole di uomini, sono parole vuote, parole inconsistenti, che durano tanto quanto durano, che appena sono uscite sono già vecchie, sono già superate, sono già nel passato. Sì, al momento fanno scalpore, dopo un mese, non le ricorda più nessuno; dopo un anno, come se neanche fossero state dette. Eppure, noi ci facciamo il sangue amaro per quello che viene detto su di noi, contro di noi. E ci rimaniamo male, tanto male; restiamo feriti.

Perché dare così tanto potere agli uomini? Fate attenzione a questo: vengo a sapere — facciamo un esempio — che Tizio e Caio hanno detto qualcosa di brutto su di me. Se io, per confutare, per tutto quello che volete — metteteci tutte le ragioni del mondo — per difendermi, per mille ragioni, riprendo quello che ho sentito, e lo vado a dire a altri quattro amici — i quali, probabilmente, non l’avrebbero neanche mai saputo; perché non è detto che quei quattro sarebbero venuti a conoscenza di quello che Tizio e Caio hanno detto contro di me! — io lo vado a dire a quei quattro amici per difendermi, per giustificarmi, per mille ragioni, anche giuste, in totale, alla fine, quelle dicerie e quelle calunnie, quelle cose brutte, a saperle saranno in sei: due sono quelli che le hanno dette, quattro sono quelli a cui io le ho dette. 

Vedete quanto siamo stupidi? Alla fine, noi diventiamo stupidi, l’amor proprio ci rende stupidi. Perché, se noi fossimo persone libere dall’amor proprio, se fossimo persone intelligenti, se noi fossimo veri amici di Gesù, noi diremmo: Tizio e Caio hanno detto questa cosa brutta su di me, va bene. Questa cosa è vera? Faccio un esame di coscienza, verifico se è una cosa grave, magari mi confronto con il mio padre spirituale o il mio confessore, cioè con una persona di grande fiducia, chiedo consiglio e dico: “A me hanno detto che — non lo so — ho i piedi verdi. A me non sembra, a te sembra che abbia i piedi verdi?” — “No, non hai i piedi verdi”, basta. 

Quel frammento di verità che poteva esserci, che sarebbe stato utile se ci fosse stato, perché mi avrebbe fatto crescere, correggendomi, non c’è; basta. 

È parola vuota, inutile, quello che hanno detto è falso. A che serve che io ne vada a parlare con altri quattro? Se io ne vado a parlare con altri quattro, faccio il gioco di Tizio e Caio, e aiuto Tizio e Caio a diffondere la falsità, la menzogna, la bugia. 

Se io, invece, me ne sto zitto e dico: Signore, ma a me cosa interessa? Non c’è niente di vero in tutto questo, è falso, è una diceria. Se io fossi sordo, come dice Santa Teresa, non avrei mai sentito, non l’avrei mai saputo e allora sto zitto. Grazie, che non ho i piedi verdi, come dicono Tizio e Caio. E vado avanti, e non diffondo questa diceria, non diffondo la cosa falsa su di me, credetelo! Perché moltissime persone non lo verrebbero mai a sapere, quello che Tizio e Caio vanno dicendo. 

Una scusa potrebbe essere: “Eh no, io devo dirlo, perché devo difendere il mio buon nome, altrimenti poi degli altri lo vengono a sapere e magari (non lo so) non mi vogliono più bene, non mi invitano più a cena, non escono più con me — ammesso e non concesso che lo vengano a sapere, se sono persone intelligenti, persone degne dell’amicizia, sarà loro premura venirmi a chiedere conto e dire: “Abbiamo saputo che hai i piedi verdi, è vero?” 

Se non sono persone degne e intelligenti, ascoltando la falsità di Tizio e Caio, ci crederanno subito, e si faranno l’idea che ho i piedi verdi, e non verranno più a cena con me; meglio! Ma noi vogliamo essere circondati da gente stupida? Da gente indegna? Ma neanche per sogno! Il Signore ci liberi dalle persone non intelligenti, dalle persone non logiche, dalle persone alle quali basta un quid per far crollare l’amicizia e la fiducia. Benissimo, via, via. Si sono ingannate? Peggio per loro. Hanno preferito credere alle menzogne? Peggio per loro. Potevano venirmi a chiedere se è vero o falso? Certo. L’hanno fatto? No; bene, allora stiano lontani. 

Ti immagini se io devo perdere il tempo per andare ad autodenunciarmi e ad autodifendermi per ogni stupidaggine che viene detta sul mio conto?! “È stato detto su di me questo, questo e quest’altro; onde evitare che voi pensiate, che voi crediate, che voi… allora io mi autodenuncio e anche mi autogiustifico”. Che senso ha? Quanto tempo perdo? Quanta libertà interiore dimostro di non avere?

Santa Teresa ci dice: «non fate conto di ciò che si dica di voi. Siate sordi a ogni diceria». Lasciate che dicano! “Ma quelle persone non saranno più mie amiche!”; ma non lo sono mai state! Questo è il bello: non lo sono mai state. Sembrava che lo fossero, ma non lo erano. Quindi alla fine, quelle calunnie, quella calunnia, è stata una grazia. Senza che tu facessi nessuna fatica, la Provvidenza, attraverso quella calunnia, ha setacciato il grano dalla pula. Sembravano amicizie, sembravano persone degne, grazie a quelle calunnie, appunto false, se ne sono andate; non vogliono più venire a cena con te: benissimo, meglio prima che dopo, dice il detto. Perché tanto, credetelo, se anche io mi mettessi a fare la mia difesa, quelli che vogliono dubitare, dubiteranno; quelli che vogliono credere alle calunnie, ci crederanno, perché gli stupidi sono incorreggibili, non puoi far diventare intelligente una persona stupida, non è possibile. Una persona illogica, una persona credulona, non puoi farla diventare una persona saggia, qualunque cosa tu dica e faccia. Una persona invece sapiente, quando sente una calunnia, dice: “Boh, verifichiamo” — “E come faccio a verificare?” — “Mah, guarda, è semplicissimo: vai e chiedi”! — “Eh, ma figurati se quello dice che è colpevole!” — “Ma non ha importanza se dice che è colpevole oppure no, ma lo vedi da come ti risponde, lo capisci subito!

Padre Pio, con tutte le calunnie che ha ricevuto, secondo voi andava sull’ambone, andava in mezzo alla piazza a dire: “Oh, mi hanno detto che così così… ho saputo, così così su di me; ma io vi dico che in verità io non lo sono, non l’ho fatto”. Padre Pio non hai mai fatto queste cose, mai! Lo hanno calunniato nel modo più infamante possibile, ha pagato delle pene incredibili da innocente, ma Padre Pio non ha mai perso un grammo di tempo a dare retta a ciò che si diceva di lui, ad ascoltare le dicerie. Padre Pio non aveva tempo; la salvezza delle anime urgeva. Che dicano quel che han voglia. 

San Giovanni Maria Vianney — già ve lo dissi — dopo un po’ che era ad Ars, salì un giorno sull’ambone e disse: “In questa lettera si dice che io sono un demonio; in quest’altra lettera si dice che io sono un santo. La prima non toglie nulla, la seconda non aggiunge nulla a ciò che io sono davanti a Dio.” — punto, fine — “Quindi, dite quello che volete”. A scuola si diceva: “Sei un boccalone”, uno che abbocca; “Sei un credulone”, ecco; i creduloni crederanno, meglio così: via! E chi rimane? Rimangono le persone intelligenti, rimangono le persone degne di fede.

Vi ricordate nel discorso sul pane disceso dal cielo di Gesù nel capitolo sesto di San Giovanni? Alla fine, dicono a Gesù: “questo linguaggio è troppo duro per noi” e se ne vanno. Rimane Gesù con i suoi discepoli.

Voi avete letto che Gesù si gira verso i discepoli e dice: “No, aspettate, adesso vi spiego, forse mi sono spiegato male, aspettate, dovete capire, fatemi tutte le domande che volete. No, in effetti io avrei potuto essere un po’ più esplicativo e usare altri termini, che carne e sangue da mangiare e da bere. No, non va bene”? Assolutamente no. Gesù si gira e ai dodici dice: “Volete andarvene anche voi?” Punto di domanda, fine del dialogo. Sì — no. Se volete andarvene, andate. 

E a quelli che dicono: “questo linguaggio è troppo duro per noi, chi può comprenderlo”, Gesù forse dice: “Eh, no, aspettate, scusate sì, mi sono spiegato male, aspettate. Ma non è carne, nel senso di come voi intendete, non è che intendo dire che voi diventate cannibali, adesso ve lo spiego”? Non ha fatto una spiegazione. Volete andarvene? Andate. Pensate che io vi stia istruendo al cannibalismo? Andate. Vuol dire che la vostra logica è pari a zero. Vuol dire che siete intelligenti meno di un’oca del Campidoglio, andate, andate. 

Gesù non sta lì a fare mille questioni e mille disquisizioni: “Andate”. 

Vi ricordate che Gesù abbia preso le proprie difese dicendo: “No, non è vero che io sono come dicono gli scribi e i farisei”? Mai fatto, mai fatto! Non trovate — nel Vangelo, negli Evangelisti — una sola volta in cui Gesù prende le difese di sé stesso, mai! Non c’è, non c’è! Sono gli altri che parlano male di lui, ma lui non riporta, non si mette a dire: “Ecco, mi hanno detto… ecco, mi hanno fatto… ecco, ho saputo che…” Al massimo, smaschera l’intenzione dei loro cuori, dicendo: “Perché pensate queste cose malvagie nei vostri cuori?”. Questo è un altro discorso. Ma Gesù non dà retta a ciò che viene detto su di lui, è sordo alle dicerie, non gli interessa.

La Vergine Maria vi sembra che stesse ad ascoltare ciò che si diceva al pozzo su Gesù e sulla Sacra Famiglia? Ma neanche per sogno! La Vergine Maria non aveva tempo per queste cose da mercato, da bar, proprio da vite morte. Questi sono discorsi da vite morte. La Vergine Maria, Gesù, San Giuseppe, ma avevano altro da fare, non potevano perdere un secondo della loro vita interiore, dietro a queste stupidaggini, e così neanche noi.

Scrive Santa Teresa:

Vi accadesse pure d’inciampare e cadere come il vostro Sposo…

Gesù è inciampato, è caduto tre volte, salendo il calvario, eh?

non allontanatevi mai dalla croce, né mai abbandonatela.

Può succedere che cadiamo sotto il peso della croce, può succedere che inciampiamo; beh, Santa Teresa dice: resta legato alla croce, resta attaccato alla croce. Cadi? Fa niente, rialzati, come Gesù. Hai sbagliato? Ti rialzi, ma rimani attaccato alla croce, non abbandonare mai la croce. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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