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I due danni della paura – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.130

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: I due danni della paura – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.130
Sabato 9 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 18, 9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 9 marzo 2024. Oggi festeggiamo Santa Francesca Romana, religiosa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciottesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 9-14.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo quarantesimo, paragrafo sesto.

6 — Credete che sia poco per il demonio ispirare simili paure? No, perché in tal modo può causare due danni: anzitutto spaventare le anime che sentono parlare di questi timori, stornandole dall’orazione per paura di andare anch’esse ingannate; e in secondo luogo diminuire il numero di coloro che si darebbero al servizio di Dio, se conoscessero a fondo la sua infinita bontà, la quale, come ho detto, lo spinge alle volte a comunicarsi fin da questa vita, e in modo così ammirabile, a dei poveri peccatori. Questa persuasione ecciterebbe le loro brame. E io so di alcuni che, indotti da questo motivo, si fecero coraggio e cominciarono a darsi all’orazione. Poi il Signore li favorì di molte grazie, e in poco tempo divennero perfetti.

Stiamo lontani dalle mille false paure di cui parla Santa Teresa. Stiamo lontani da questa tattica del demonio — come dice lei — che vuole innanzitutto spaventare, perché, se spaventa le anime, in questo modo le storna, le allontana dall’orazione. Perché uno dice: “Se rischio di essere ingannato facendo l’orazione, non faccio più l’orazione, così non rischio più di essere ingannato”, capite? No, non va bene. E poi: «diminuire il numero di coloro che si darebbero al servizio di Dio»; siccome — dice Santa Teresa — il Signore può «comunicarsi fin da questa vita, e in modo così ammirabile, a dei poveri peccatori», le persone, se sapessero questo, sarebbero indotte a farsi coraggio e darsi all’orazione, perché poi il Signore riempie di doni e di grazie queste anime. 

Quindi, in sintesi, stiamo lontani dalla paura: la paura è qualcosa di terribile e non viene mai da Dio. La paura è quella cosa per la quale tu stai seduto — io credo che l’abbiate provata, credo che l’abbiamo provata tutti — e il cuore ti va a centoquaranta battiti al minuto, che è come se il corpo stesse correndo, rendiamoci conto. Un attacco di paura può far morire, perché ti può proprio crepare il cuore, cioè ti può venire un tale spavento che muori. Quindi, guardate che non è una cosa “così”, stiamo parlando di una cosa molto grave, molto importante. Noi sulla paura ci scherziamo: “Ah, ma non devi aver paura”; “Eh, ma che fifone!”. No! La paura è una realtà degna di ogni attenzione, degna di molta cura, perché è una cosa seria. Pensate anche a chi magari deve fare un esame all’università, a quanto la paura incide, ad esempio, sul sonno; non si riesce più a dormire, non si riesce più a mangiare, perché la paura, la tensione, chiude lo stomaco. Quasi non riesci neanche a bere: bevi perché sai che devi farlo, ma la paura può arrivare a un tale livello che chiude lo stomaco; ha degli effetti importanti sullo stomaco, sull’intestino, e poi, ripeto, sul cuore. 

Perché guardate, è vero, è verissimo: uno sta seduto, ma è in preda alla paura, oppure anche solo semplicemente in piedi, fermo, ma siccome è in preda alla paura per “x” ragioni, non riesce più a trattenere il cuore nel petto. Sapete che adesso ci sono gli orologi che misurano il battito cardiaco. Mi è capitato più di una volta che qualcuno mi dicesse: “Padre, guardi, io ho talmente paura di questa cosa…” o di questa o di queste persone, perché la paura può essere di una realtà in generale, come la paura di guidare, la paura di volare, la paura di nuotare, la paura di parlare; però può essere la paura anche di una persona o di un gruppo di persone — pensate ai ragazzi che soffrono di bullismo: delle realtà terribili! — ebbene, questa persona mi disse: “Guardi, padre, adesso le faccio vedere una cosa, perché così almeno crede che quello che le dico è vero!”. Mi ha fatto vedere l’orologio e l’orologio misurava i battiti cardiaci. Mi dice: “Guardi i miei battiti adesso come sono” e aveva un 60-70, una roba del genere. Mi dice: “Padre, mi dia un minuto, un minuto e mezzo, di silenzio” — “Va bene”, siamo stati in silenzio per un minuto, un minuto e mezzo. Mi ha fatto rivedere l’orologio e ha detto: “Guardi”. L’orologio misurava 140 battiti. Dico: “Miseria! Cos’è successo? In un minuto e mezzo? Ma siamo stati qui fermi!” Mi fa: “Padre, ho semplicemente pensato a quella persona”. Pensate che roba! Semplicemente perché ha pensato a quella persona, il suo cuore è saltato a 140 battiti al minuto, da 60-70. 

Quando i bambini dicono “ho paura del buio”: stiamo attenti a banalizzarli, a ridicolizzare: “Eh, ma sì, ma cosa vuoi che sia, paura del buio? Dai, non c’è nessuno!”. Calma! 

Stiamo parlando di un qualcosa che non va mai ridicolizzato, non va mai banalizzato, va sempre accolto con molto rispetto. E non è che perché noi non l’abbiamo, allora dobbiamo ritenere tutti gli altri dei minorati. No, noi non l’abbiamo per grazia di Dio, tu non ce l’hai per grazia di Dio, ma domani potresti averla mille volte peggio di un altro. 

Ecco, dobbiamo ricordarci che il diavolo gioca su queste cose, gioca sulle paure. E quindi noi dobbiamo armarci. Armarci di che cosa? Di quegli strumenti che ci dà la fede. Io non mi stancherò mai di ripetere di quel “Gesù, pensaci Tu” di Don Dolindo, che io, personalmente trovo la terapia migliore in assoluto! Contro le situazioni di ansietà, di paura, di spavento, di preoccupazione: preoccupazione per il presente, preoccupazione per il futuro, preoccupazione per il passato, preoccupazione per gli altri, per i figli, per i genitori… Credete, questa lettera che Gesù ha dato a Don Dolindo (a me viene da chiamarla così) questo messaggio, che non è una preghiera — sei tu che dopo la fai diventare una preghiera, ma in realtà è proprio come una comunicazione — io noto che, se uno si mette lì, con calma, anche se in preda alla paura, e la legge… le acque si calmano. Leggendola, voi sentite che l’anima trova pace. Non si risolve niente in quel momento, ma trova pace. 

Anche qui ho avuto una bella testimonianza di una persona, che mi ha detto: “Padre, era estate, mi avevano comunicato una notizia terribile”; questa persona stava aspettando la conferma di questa notizia. Gli era stato dato un preavviso, però doveva avere la conferma di questa cosa e non poteva fare niente per cambiare l’esito: doveva solo aspettarlo. Ha dovuto aspettare qualcosa come quindici giorni. Mi ha detto: “Padre, sono stati i quindici giorni più lunghi della mia vita”.

Ricordo qui anche quelli che vanno a fare l’esame istologico, per esempio all’Istituto Nazionale dei Tumori a Milano, o in qualunque altro centro. Tu vai a fare l’esame istologico e loro ti dicono: “Bene, ci rivediamo tra venti giorni”; e tu non sai più cosa ne hai in tasca… per venti giorni tu non sai più chi sei. 

E poi non vi dico quando uno va a ritirare la busta! A me è successo anche questo — adesso mi vengono in mente tante cose — di qualche giovane che è andato a ritirare la busta, è venuto e mi ha detto: “Padre, non ho il coraggio di aprirla, non ce la faccio. Non ce la faccio ad aprirla”. Ho detto: “Beh, proviamo ad aprirla insieme” — “No, no! Se lei la apre, io muoio”. Allora m’ha detto: “Faccia così: l’apra lei, la legga lei. Però, se la notizia è brutta, non me lo faccia capire subito dallo sguardo”. Voi immaginatevi io com’ero, in che condizioni ero, che mi tremavano anche le dita dei piedi, guardate: un’agitazione avevo addosso, forse quasi più di lui. E gli ho detto: “Sì, ho capito, però se apriamo che la notizia è negativa, io come faccio a dirtelo? Dovrò pur dirti che questa è una cosa brutta, cioè che è uscito un esito positivo dell’esame e che hai un tumore. Alla fine è questo che dobbiamo sapere” — “Però non mi guardi, non mi guardi subito, sennò io lo capisco subito”. Guardate, io di lettere nella mia vita ne ho aperte tante, ma quella è stata la busta più terribile da aprire. L’ho aperta e, per grazia di Dio, l’esito dell’esame era negativo. Appena ho letto “negativo”, mi è caduto tutto dalle mani, gli son saltato al collo e l’ho abbracciato. Proprio è stata una reazione immediata; non vi dico: lui è scoppiato a piangere dalla gioia, io dietro a lui… una scena proprio incredibile, veramente incredibile. La paura, guardate, fa cose terribili. 

Ecco, questa persona dei quindici giorni mi disse: “Padre, la mia unica consolazione è stata “Gesù, pensaci Tu”. Io mi mettevo lì e lo leggevo e lo rileggevo”; perché diceva: “Io ovunque andavo avevo il chiodo fisso, qualunque cosa facessi, avevo il chiodo fisso: andavo in casa, avevo il chiodo fisso, facevo una passeggiata, avevo il chiodo fisso, guardavo la televisione, avevo il chiodo fisso, pregavo, non se ne parla, dormivo, vabbè, lasciamo perdere, mangiavo… avevo sempre in testa i giorni che non passavano”. Che poi è finita bene, anche questa è finita bene. Abbiamo pregato tantissimo, e mi ha detto: “Guardi padre, l’unica arma è stata “Gesù, pensaci Tu”, questo rinnovare l’abbandono in Dio, la confidenza in Dio, il darsi a Dio, il chiamare in causa Dio, il dire “Gesù, pensaci Tu” quando arrivavano le ansie: Gesù pensaci Tu”. Ecco, io non ho altro da consigliarvi, credetelo. E non giudico assolutamente coloro che vivono nella paura, qualunque essa sia, di qualunque genere essa sia, perché so che è terribile. Però bisogna reagire, perché, sennò, veramente il nostro nemico ci storna dalla preghiera, ci spegne…  No, dobbiamo reagire! E allora, ecco, io vi consiglio questa preghiera, perché veramente può essere di grande aiuto. 

Vabbè, pensavo oggi di fare tanto, e invece no, ho fatto pochissimo! Però credo che una catechesi di questo genere sulla paura fosse necessaria. E vi chiederei, oggi: preghiamo, preghiamo per tutti coloro che sono terrorizzati. Preghiamo per tutti coloro che vivono nel terrore, che si sentono soffocare dal terrore. Preghiamo per loro, perché il Signore li liberi. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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