Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: La via di santità – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.24
Sabato 13 aprile 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Gv 6, 16-21)
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 13 aprile 2024. Oggi festeggiamo San Martino I, papa e martire.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 16-21.
Oggi ricordiamo la morte del beato Rolando Rivi, che avvenne nel 1945, appunto il 13 aprile; ricordiamo questo giovane seminarista che, per amore della sua vocazione e, in particolar modo, della sua veste religiosa — della sua talare nera che portava con tanto amore e devozione — poiché si rifiutò di toglierla e di rinnegare la sua fede, questo ragazzo così giovane, venne brutalmente massacrato dai partigiani.
Continuiamo la nostra lettura del libro di san Manuel González, L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati. Siamo arrivati a pagina trenta del libro.
Fin dai primi anni della sua ordinazione don Manuel aveva individuato nella formazione del clero uno dei punti deboli della comunità cristiana. Alcuni sacerdoti non erano in grado di compiere un proficuo ministero pastorale, in quanto mal preparati e poco profondi spiritualmente. Per risolvere la situazione, il santo comprese che occorreva intervenire fin dalla loro formazione. Fu così che decise di costruire un nuovo seminario in sostituzione di quello fatiscente. Ciò avrebbe permesso di intervenire quanto prima per compiere una capillare azione vocazionale. Il problema da risolvere non era indifferente, se si considera che dal 1915 al 1918 dal seminario diocesano erano usciti solo 18 nuovi sacerdoti.
Inoltre, in quel periodo era anche incessante la propaganda protestante, che cercava di sottrarre fedeli alla Chiesa cattolica, così come l’attività dei frammassoni, che volevano screditare don Manuel ed impedirgli di continuare a portare avanti le sue opere. Tuttavia, davanti a questa ondata di critiche, il santo non si perse mai d’animo. Gettò ogni preoccupazione nel Cuore di Gesù, al quale aveva affidato tutta la comunità diocesana9.
Nota:
9 Nel 1927 volle che sulla facciata della chiesa del seminario venisse esposta una immagine del Sacro Cuore rivolta verso la città. Era il segno più evidente che tutta la comunità era stata posta sotto la protezione del Cuore di Cristo. Allo stesso modo, zelò la devozione alla Vergine Maria, in particolare a Nostra Signora della Vittoria, patrona di Malaga.
Cerchiamo di commentare.
San Manuel individua nella formazione del clero uno dei punti più deboli della comunità cristiana, nel senso che: se noi abbiamo sacerdoti santi, avremo anche fedeli santi, ma se abbiamo sacerdoti impreparati, o mal preparati, purtroppo, anche i fedeli ne risentiranno. E lui vede che alcuni sacerdoti non erano in grado di compiere un proficuo ministero pastorale, perché erano mal preparati e poco profondi spiritualmente. Cioè, lui vede che ci vuole una preparazione teologica solida — e non c’era — e poi ci vuole una preparazione spirituale — e non c’era una profondità spirituale.
Si sente, quando si ha davanti un sacerdote che non è preparato, o è poco preparato teologicamente — quindi non sa le cose — e si sente quando si è di fronte a un sacerdote che non è una persona spirituale, che non ha una profondità spirituale; sì sente che gli manca lo spirito. Certo, amministra i sacramenti, ma spiritualmente è povero, sia perché non ha conoscenze sufficienti, sia perché non ha esperienza spirituale, e questo è un grandissimo danno.
S. Manuel capisce che deve partire dalla formazione dei sacerdoti e allora fa un bel seminario nuovo e sostituisce quello precedente, che era fatiscente. Già questo vuol dire tanto. Fa nuovo il seminario, che è un po’ il cuore pulsante della formazione sacerdotale, da dove escono nuovi sacerdoti. Non lo ristruttura, lo fa proprio nuovo.
E calcolate che dal 1915 al 1918 erano usciti solo diciotto nuovi sacerdoti: pochissimi! Già allora pochissimi… adesso, veramente, sono ancora meno. In più c’era la propaganda protestante, che sottraeva fedeli alla Chiesa Cattolica, e poi c’era l’attività dei massoni, che screditavano don Manuel in tutti i modi per impedirgli di portare avanti le sue opere. E quindi, come sempre, com’è ovvio, gli scatenano addosso un’ondata di critiche (abbiamo già visto le calunnie, ieri, adesso aggiungiamo le critiche). Ovviamente tra calunnie e critiche… “calunnia, calunnia che qualcosa rimane”. Quindi, tra calunnie e critiche, cercano in ogni modo di fermarlo, o comunque di arginare la sua opera. E lui che cosa fa? Fa la cosa più santa e più intelligente che potesse fare. Quale? Quella di gettare ogni preoccupazione nel Cuore di Gesù; getta tutto lì, nel cuore di Gesù.
Siccome so che c’è qualche confratello sacerdote che segue queste meditazioni, io consiglio ai sacerdoti che stanno ascoltando — forse l’avranno già fatto, forse l’hanno fatto tanti, tanti anni fa e non lo ricordano più, o forse non l’hanno mai fatto, può succedere — consiglio la lettura e la meditazione integrale della “Regola pastorale di san Gregorio Magno, Pontefice romano, a Giovanni, vescovo della città di Ravenna”. Consiglio caldamente la lettura e la meditazione di questa regola pastorale. È tutta per noi sacerdoti: va veramente letta e meditata tanto, tanto bene. Sono sicuro che non può fare altro che bene.
E quindi san Manuel cosa fa, concretamente? Prende e, nel 1927, vuole che venga esposta un’immagine del Sacro Cuore di Gesù sulla chiesa del seminario, rivolta verso la città, in modo tale che fosse il segno concreto, evidente, che tutta la comunità era posta sotto la protezione del Cuore di Gesù. Vedete, quest’uomo è profondamente innamorato del Cuore di Gesù, dell’Eucaristia (e quindi del Cuore eucaristico di Gesù) e della Vergine Maria, e quindi mette questa sorta di immagine, di stendardo bello grande, lì fuori, sulla facciata del seminario, e allo stesso modo diffonde questa devozione alla Vergine Maria come Nostra Signora della Vittoria, che era patrona di Malaga — era venerata così a Malaga.
E, vedete, rifà o continua le stesse cose che aveva fatto a Huelva; là aveva risollevato una parrocchia in questo modo: Cuore di Gesù, Eucaristia, Vergine Maria; qui, in diocesi, fa la stessa cosa più in grande: Cuore di Gesù, Eucaristia, Vergine Maria. Non inventa chissà che cose strane, sempre quelle. Ma queste, lui sa per esperienza, sono le armi vincenti, lui non ne ha altre. E, quindi, diciamo che lui rimette in piedi un po’ questa cosa.
Dunque, adesso io vi leggerò tutta la pagina che segue — siamo a pagina 32 — però aggiungerò delle informazioni. Quindi vedrete che ci saranno delle cose che non sono scritte, degli intermezzi che non sono scritti, ma vi servono per capire. Quindi, quando vedete che io non leggo più quello che c’è scritto, ma leggo altro, è perché sto “arricchendo”.
Per meglio provvedere alla santificazione del clero e dei fedeli, nel 1918, fondò i Sacerdoti Missionari Eucaristici Diocesani, — ma guarda un po’! Che stranezza! Adesso è vescovo, lo può fare, da parroco non poteva — con lo scopo di riparare Gesù presente nei Tabernacoli abbandonati e di stare vicini ai sacerdoti.
Pensate che bello! Lui fonda proprio questa congregazione di Sacerdoti Missionari Eucaristici Diocesani per riparare Gesù presente nei Tabernacoli abbandonati e per stare vicino ai sacerdoti. Questo è il compito di questi sacerdoti.
Inoltre, fondò la Congregazione religiosa delle “Missionarie Eucaristiche di Nazaret” nel 1921 allo scopo di riparare le offese degli uomini al Cuore di Gesù nel mistero eucaristico, in collaborazione con sua sorella Maria Antonia.
Vedete che c’è sempre di mezzo: Gesù, il Cuore di Gesù e l’Eucaristia, sempre! I Missionari Eucaristici con questo, e le Missionarie Eucaristiche di Nazareth per riparare le offese degli uomini al Cuore di Gesù nel mistero eucaristico. Vedete che è sempre quello?
Nel 1932 c’è l’istituzione delle Missionarie Ausiliare Nazarene, poi l’istituzione della Gioventù Eucaristica Riparatrice nel 1939.
Guardate, è un vulcano, quest’uomo, questo vescovo è un vulcano! Fonda e istituisce a più non posso, e se lo fa, è perché ci sono le persone che poi lo seguono! Non è che lui fonda le congregazioni, istituisce le Missionarie Ausiliare Nazarene e non c’è nessuno!
In quegli anni di intensa attività episcopale, compì visite nel nord della Spagna a Madrid, Bilbao, San Sebastiàn e Barcellona.
Sembra di vedere san Carlo Borromeo; sembra di vedere il beato cardinal Schuster.
Ai suoi sacerdoti, così come ai membri delle diverse fondazioni da lui realizzate, proporrà come via di santità: — attenti adesso — «giungere ad essere ostia in unione all’Ostia consacrata» il che significa: «dare e darsi a Dio e a favore del prossimo nel modo più assoluto e irrevocabile».
È bellissima, questa cosa!
Per voi che ormai siete dei monaci callisti — abbiamo visto ormai, con santa Teresa, cosa vuol dire questa espressione, e chi non ha seguito le meditazioni di santa Teresa, le andrà a riprendere. Lì ho parlato più di una volta dei monaci callisti, delle monache calliste — io credo che sia bellissima questa “via di santità”, come la chiama lui: «giungere ad essere ostia in unione all’Ostia consacrata».
Se vi ricordate, non tanto tempo fa vi lessi quella “Preghiera di consacrazione delle piccole ostie riparatrici dei Tabernacoli più abbandonati”, scritta da don Giuseppe Tomaselli. Oggi finirò questa meditazione con questa preghiera. E perché non recitarla, questa bellissima preghiera di consacrazione, e diventare anche noi queste ostie unite all’ostia consacrata? Nel segreto, non lo sa nessuno, solo Gesù Eucaristia, solo Lui, così che a ogni Santa Messa rinnoviamo questa unione. Questa, capite, è una regola di vita! Questa potrebbe essere la regola di vita dei monaci e delle monache calliste. Con quale scopo?
«dare e darsi a Dio e a favore del prossimo nel modo più assoluto e irrevocabile»
È una via di santità! Questa è proprio una via di santità, come la chiama lui. Questo è san Manuel, è il vescovo san Manuel.
Io faccio mie queste sue parole e ve le propongo con tutto il cuore; spero che in tanti, tantissimi, accettiate di condividere queste vie di santità come monaci e monache calliste, e vivere in questo modo.
Mi fermo qui e concludo con questa bellissima “Preghiera di consacrazione delle piccole ostie riparatrici dei Tabernacoli più abbandonati”. Vedete che anche don Giuseppe Tomaselli è dentro a questa sensibilità.
O Dio, onnipotente ed eterno, che mi hai creata per amarti con tutte le mie forze, degnati ricevere l’umile mia offerta!
Alla presenza della Vergine Maria, del mio Angelo Custode e di tutta la Corte Celeste, mi offro a te come ostia di amore e di riparazione per i peccatori. So che sono debole, ma so pure che tu sarai la mia forza. Eccomi dunque disposta ad accettare con umile sottomissione le croci, che nella tua bontà vorrai mandarmi, intendendo con ciò venire in aiuto a tanti poveri peccatori.
Maria Santissima ed il mio Angelo Custode ti offrano continuamente tutto ciò che faccio e dico, specialmente le sofferenze.
Intendo rinnovare questo atto ad ogni palpito del mio cuore amen.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.