Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Conseguenze ascetiche – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.71
Giovedì 30 maggio 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 30 maggio 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 46-52.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 146, capitolo quattordicesimo.
L’ABBANDONO DELL’ASCETICA DELLA COMUNIONE DA PARTE DI CHI LA RICEVE
Il punto di vista teologico preparazione della Comunione
L’assimilazione graduale e lenta a Cristo, Ostia gloriosa del cielo, è il vero punto di vista teologico e il fine della tua Comunione, come il fine del tuo pasto naturale è l’assimilazione dell’alimento nel tuo corpo.
Quindi ricordiamoci: «L’assimilazione graduale e lenta a Cristo, Ostia gloriosa del cielo, è il vero punto di vista teologico e il fine della tua Comunione».
“Assimilazione graduale e lenta a Cristo”, ci vuole tempo! Però si fa progressivamente. Come il cibo, ci vuole tempo perché venga assimilato, perché ci nutra, perché costruisca i nostri muscoli, perché faccia tutto quello che deve fare nel nostro corpo.
Mistero ineffabile, vero?, ma al tempo stesso principio e ragione di una miriade di meraviglie che si operano nella tua anima e che, ahimè! la tua anima appena, appena nota! Sacerdote, come tu devi comunicarti molto bene, altrettanto bene devi conoscere le conseguenze ascetiche di questo principio e mistero fisiologico-spirituale. Perché qui è contenuto il segreto della tua felicità in terra e in cielo. La tua santificazione o, in altre parole, la tua divinizzazione!
Quindi dobbiamo conoscere queste conseguenze ascetiche, soprattutto noi sacerdoti, perché san Manuel dice che «qui è contenuto il segreto della tua felicità in terra e in cielo».
Conseguenze ascetiche
1.a La nutrizione non dipende solo dal potere nutritivo dell’alimento, ma anche dall’attitudine e dalla misura delle facoltà nutritive di chi lo mangia. Di conseguenza, sebbene l’Eucaristia sia di per sé di valore nutritivo infinito, essa nutrirà solo nella misura in cui lo permetteranno le facoltà nutritive e assimilative del comunicante. Questa limitazione che Cristo impone al suo potere è tanto un mistero di carità e di umiltà in Lui quanto per me uno stimolo di cooperazione e di abbandono a Lui senza limitazioni.
2.a Sé vi è cibo, vi è digestione: Se vi è digestione, vi è assimilazione: il cibo serve per l’assimilazione. Legge dell’assimilazione fisiologica è che il cibo, essendo di natura inferiore, si converta nella natura della sostanza di chi lo mangia. Invece, in questa Refezione soprannaturale, poiché il cibo è di sostanza infinitamente superiore alla sostanza di chi lo mangia, è quest’ultima che viene convertita o assimilata; e poiché questo alimento non è solo di sostanza infinitamente superiore, ma è anche un alimento vivo, chi mangia Cristo vivo è assimilato non solo alla sostanza, ma alla vita di Cristo. Pertanto la Comunione, per propria virtù e finché non incontra ostacoli volontari, opera in tutto il comunicante e in ciascuna delle sue facoltà l’assimilazione o la somiglianza non solo all’essere ma anche al vivere di Cristo, ossia, attraverso la Comunione ben digerita [spiritualmente] abbiamo ogni giorno non solo più grazia nella nostra anima, che è l’essere di Cristo, ma anche più Fede (o Fede più viva) nell’intelligenza, più Carità nel cuore, più prontezza nella devozione, più abnegazione nel nostro incedere, che è il vivere di Cristo.
S. Manuel dice che l’Eucaristia, di per sé, ha un valore nutritivo infinito, però mi nutre solo nella misura in cui io glielo permetto, solo nella misura in cui sono capace di assimilare.
Poi dice che l’Eucarestia non solo è un alimento, ma «è anche un alimento vivo, chi mangia Cristo vivo è assimilato non solo alla sostanza, ma alla vita di Cristo». Quindi, se non ci sono ostacoli volontari, c’è una assimilazione o somiglianza non solo all’essere, ma anche al vivere di Cristo. Quindi abbiamo: «non solo più grazia nella nostra anima, che è l’essere di Cristo, ma anche più Fede (o Fede più viva) nell’intelligenza, più Carità nel cuore, più prontezza nella devozione, più abnegazione nel nostro incedere, che è il vivere di Cristo». Vedete quante cose accadono durante la Santa Messa, nel ricevere l’Eucarestia?
E, a questo proposito, vi ricordo e vi rinvito a questo momento importante che faremo il 7 di giugno, con la Santa Messa alle 19:30 al Carmelo di Monza — in via Cesare Battisti 52 — dove ci sarà la Santa Messa solenne in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, e poi, subito dopo, a partire dalla fine della Santa Messa, l’adorazione eucaristica notturna, fino al giorno dopo alle 7:00; poi, alle 7:30 del sabato 8, festa del Cuore Immacolato di Maria, faremo la Santa Messa in onore del Cuore Immacolato di Maria.
Saremo racchiusi tra i due Sacri Cuori, un pezzetto di Paradiso!
Devo dire, come sacerdote, che sono rimasto commosso, veramente commosso, nel ricevere un’e-mail che mi hanno scritto alcune signore del Veneto. Pensate: venendo dal Veneto, per partecipare alla Santa Messa e all’adorazione eucaristica notturna, sapete cosa mi hanno chiesto? Mi hanno chiesto: “Potremo parcheggiare la macchina vicino al convento, nel parcheggio del convento, durante la notte? Perché così ci alterneremo, per avere dei momenti nei quali possiamo andare in macchina a riposare, a dormire. Così una fa l’adorazione in una certa ora, poi va in macchina a dormire, poi va dentro l’altra”. Saranno tre, o cinque — adesso poi mi diranno quante saranno, ma non ha importanza, non bisogna prenotarsi — ma sono rimasto commosso, perché, pensate, non mi hanno chiesto di poter mangiare o di bere e, perdonatemi, ma bisogna dirla anche questa cosa, non mi hanno chiesto se c’è un bagno. Guardate che la Messa inizia alle 19:30 e il tutto finisce alle 7:30 del giorno dopo, sono più di dodici ore, perché ora che uno arriva… il viaggio dal Veneto, capite? Non mi hanno chiesto: “Padre, scusi, c’è un bagno dove potremmo andare di notte? Perché siamo delle signore, se abbiamo bisogno, sa, vorremmo capire”. No, niente. Mi hanno chiesto solo se possono parcheggiare la macchina. Io, guardate, credetemi, sono rimasto colpito, edificato, da questa e-mail.
Queste signore non resteranno in macchina, nessun cristiano, nessun sacerdote, potrebbe permettere una cosa del genere. Io sono sicuro che qualcuno, che ascolterà questa meditazione oggi, subito, entro stasera, mi manderà un’e-mail, un messaggio, mi chiamerà al telefono e mi dirà: “Padre, fossero anche cinque, queste signore, le ospitiamo a casa nostra”. Non possiamo lasciare delle signore in macchina, di notte, così! A dormire come? Poi, se sono in cinque, in una macchina… come si fa a dormire in cinque in una macchina? Non riesci neanche a poggiare la testa!
Io veramente sono rimasto colpito, mi son detto: ma quanta fede c’è ancora a questo mondo! Ma quante belle persone, quante persone devote e amanti del Signore, capaci di sacrifici incredibili!
Vengono dal Veneto fino a Monza per partecipare ad una Santa Messa, ad una adorazione notturna. Quanto desiderio di Dio c’è, quanta fame di Dio c’è!
Guardate, se fosse che saremo noi sei — loro cinque ed io — io sono contento così; mi basterebbe anche questo. Ne è valsa la pena. Perché, quando si incontrano cristiani così, uno dice: Signore, io sono veramente un sacerdote indegno, indegno di ricevere testimonianze di fede, esempi di vita cristiana così belli, così meravigliosi, così semplici, così discreti, così spontanei, così normali. Normali! Per loro era normale. Diciamo che per loro, nel racconto, è stato assolutamente normale.
Ecco, ho trovato adesso l’e-mail, volevo proprio vederla con voi. Scrive questa signora:
“Colgo l’occasione, visto che ne ha parlato della meditazione, di chiederle una cosa, se fattibile — sentite anche la delicatezza con la quale scrive — io, e delle mie amiche, vorremmo partecipare sia alla Messa che all’adorazione, perché, purtroppo, al ritiro di luglio ci è impossibile partecipare. Ecco, siccome partiamo da Padova — guardate che io l’ho fatto una volta, in macchina, per andare in carcere a Padova, anzi, più di una volta, sono due ore e mezza di macchina! Poi, tra parentesi, anche una strada un po’ bruttina, in alcuni punti — siccome partiamo da Padova, volevamo capire se fosse possibile tenere la macchina nel parcheggio del santuario, per tutta la durata dell’adorazione, in maniera di poterla usare anche per dormire un po’, se a voi non crea disturbo. Le chiedo per tempo, sennò dobbiamo organizzarci per trovare qualcosa in zona”.
Allora, innanzitutto, spero di ricevere entro stasera disponibilità di persone che ospitino coloro che vengono da lontano; disponibilità, ci vuole disponibilità. E poi, pensate che bello: il sabato, voi accogliete queste persone, o chi verrà da lontano, poi c’è la Messa, poi fate la colazione insieme, così potete conoscerle ancora meglio — tanto è sabato — poi partite, che bello! Io se potessi lo farei, perché sono conoscenze che poi rimangono per sempre!
Se uno viene da Padova, vuol dire che è importante.
Io vi direi: fate il possibile per esserci, fate il possibile per aprire le vostre case, per accogliere i pellegrini. Sapete, un tempo i pellegrini venivano accolti nelle case dei cristiani che abitavano lungo la via e che li potevano ospitare. Mai successe cose brutte, furti. Ma non succede niente! Non viviamo secondo le logiche del mondo. Ma, secondo voi, uno ha bisogno di venire da Padova, o da non so dove, per andare a rubare a casa vostra? Ma usiamo un po’ la testa, cosa volete che succeda? Siamo cristiani, siamo figli dello stesso Padre, siamo discepoli di Gesù. Non viviamo di paure stupide, di paure mondane, di sciocchezze.
Sì, ma sono sicuro, guardate, io sono certo, che entro stasera, avrò già non una possibilità, ne avrò già dieci, di disponibilità, perché so che siete generosi. Io so che ciascuno di voi si metterà una mano sul cuore e dirà: e io che cosa ho fatto di grandioso per meritare di vivere vicino al santuario? Che merito ho? Nessuno! È un dono che mi ha fatto Dio, ma perché io lo metta a fruttificare per gli altri, lo metta a servizio degli altri.
Così, anche altri che vengono da lontano: si facciano vivi! Avete il desiderio di venire? Ma fatevi vivi, ditelo. “Padre, io vengo da Napoli /io vengo da Reggio Calabria / io vengo dalla Svizzera, c’è possibilità di essere ospitati?”. Secondo me si può fare! Certo, uno dice: “Vabbè, sennò trovo posto in un albergo”, ma non è la stessa cosa, non è la stessa cosa, sapete? La bellezza di queste celebrazioni è che creano comunità; è che creano comunità tra persone che non si conoscono, non si sono mai viste. È un invito, da parte del Signore, a vedere se veramente siamo credenti, e se veramente crediamo nel Vangelo, nell’ospitalità dei fratelli, delle sorelle che vogliono seguire il Signore, che hanno bisogno di essere accolti; come san Paolo che veniva accolto nelle comunità, o gli altri discepoli. Qual è il problema?
Credono in Gesù? Sì, basta! E allora, per una notte, cosa volete che sia? Per una notte e una colazione, cosa volete che sia! Sono mamme, o sono papà, o sono figli e figlie come voi, come me, come noi, chi volete che siano? Non arriva l’uomo nero! Sono mamme, sono sposi, sono mariti, sono giovani, sono studenti, sono persone che amano il Signore, normalissime, come noi, come me, come voi.
Quindi, non mancano tanti giorni, fatevi vivi, fatevi avanti, non abbiate timore, lasciatevi catturare dai Sacri Cuori, viviamo insieme questa notte di adorazione.
Celebrerò la Santa messa, poi mi metterò in confessionale, come ho sempre fatto in queste adorazioni notturne; entravo in confessionale e poi uscivo ad orari impossibili, perché le persone hanno bisogno di riconciliarsi con Dio. Poi è il giorno del Sacratissimo Cuore di Gesù, c’è la solennità, poi reciteremo l’ammenda, poi faremo tante cose belle, sapete? Tutte le cose belle che il Sacro Cuore di Gesù ha chiesto di fare.
Vi parlerò in modo molto dettagliato della pratica dei Primi Nove venerdì del mese, della quale non si parla più, se ne parla poco, e dei Primi Cinque sabati. Io, sì, ve lo ricordo ogni volta, ma parlarne bene, capire bene cosa il Signore voleva, è importante!
E poi c’è Gesù! Stare davanti a Gesù insieme!
Da quando sono sacerdote ho portato avanti questa cosa dell’adorazione eucaristica, anzi, a dir la verità, da prima ancora che ricevessi il diaconato. Quando ero frate semplice avevo fatto ai giovani questa proposta, di passare il sabato sera davanti al Tabernacolo. “Uh, ma chi vuoi che venga? I giovani… vogliono una parrocchia ricca, ma che cosa vuoi, ma pensa te, non viene nessuno” — “E vabbè — ho detto — pazienza, se non viene nessuno, ci sto io, e qual è il problema? Sto lì, tanto comunque è la vita che ho scelto, è questa, voglio dire, non è che mi cambia molto, no? Non vengono, pazienza, proporre è lecito, rispondere è cortesia” — “Ma no, ma poi dopo fallisce, ti deprimi…” — “Io mi deprimo? Ma neanche per sogno. Ma figuriamoci, ci vuol ben altro. No, no, non mi deprimo, lascia stare”. Alla fine, ottenni quel permesso dal parroco di allora e, quindi, proposi ai giovani e dissi: “Io, sabato sera, mi ritrovo qui sopra, nella cappella — una cappellina piccolina, molto bella — chi vuole… Io apro alle 20:30, puntuali perché non possiamo perdere tempo. Non sto venti minuti ad aspettare i ritardatari. 20:30 apro, 20:31 chiudo. Chi vuol venire, viene, e chi non vuole venire, non viene”.
Sapete com’è finita? È finita che siamo dovuti andare nella chiesa grande, non ci stavamo più, in capellina. Abbiamo dovuto aprire la chiesa per andare a fare l’adorazione eucaristica; non dal primo sabato, ma dopo qualche mese è finita così, che in capellina non ci stavamo più. E da lì, tutti i sabati, l’adorazione eucaristica; e, da lì, sempre, sempre, l’ho portata avanti sempre, in ogni momento dove sono stato, sempre, perché? Perché è il centro.
E mi ricordo che in un convento dove sono stato la facevamo tre volte alla settimana: giovedì, venerdì e sabato. Me lo ricordo benissimo: giovedì perché era giovedì, venerdì perché era venerdì, sabato perché era sabato, tre volte alla settimana l’adorazione eucaristica; e, una volta al mese, l’adorazione eucaristica notturna. C’è sempre stata gente, sempre persone che venivano, sempre confessioni su confessioni.
Si, è vero, alle volte magari è un po’ dura, perché poi, dopo che hai finito di confessare, verso l’una di notte, dici: “Vabbè, Gesù, adesso vado su”. Vai su, ti togli la veste e dici: “Vabbè, mi stendo, adesso ormai ho confessato tutti, siamo a posto”; quindi ti metti giù, ti addormenti subito e, poco dopo, suona il telefono: “Padre, c’è da confessare!”; e sono le tre. “Oh, cielo! — uno dice — Gesù, ma alle tre di notte!”. Eh, però è questo, questa è la nostra vita, questo è il nostro darci per il bene delle persone. Poi vai giù, confessi due o tre persone che passavano alle tre di notte: “Padre, ho visto la chiesa aperta, ho bisogno di confessarmi” — “Pronti!”. Dici: “Adesso sono le quattro, vado su, dormo ancora un paio d’ore”; e vai su, ti addormenti, dopo quaranta minuti suona il telefono: “Padre, c’è da confessare!”. Avanti, rimetti la veste, riscendi… Ma con una gioia nel cuore, con una gioia nel cuore! Stanco, è vero, stanco, perché è provante, siamo esseri umani, non siamo angeli, ma scendi felice, e dici: “Gesù, siamo tutti al nostro posto, tu dove devi essere, io in confessionale e le persone davanti a te a pregare”. Ed è bello, mentre confessavo, a più riprese, nella notte, sentire le persone che pregavano e che stavano lì. E poi, dopo non torni su più, perché ormai manca poco. Dici: “Vabbè, ormai cosa vado su a fare? Tanto, è inutile andare su, il sonno è passato”, e allora rimani lì, e stai lì, insieme alla gente, insieme al popolo di Dio, ad adorare il Signore, a pregare, e dire: “Gesù, ma questo che miracolo è? Ma quante persone sono venute, stanotte, a dirti ti amo, a stare qui con te!”.
Peraltro, se ci sono sacerdoti che vogliono venire a concelebrare, vengano, per l’amor del cielo, vengano tutti i sacerdoti che vogliono venire, sacerdoti, suore, che vogliono venire a partecipare, vengano. È aperta a tutti, tutti, assolutamente. Sacerdoti che vogliono venire a confessare, a concelebrare, a essere presenti, a pregare insieme, ma che bello, ma che sogno!
Tutti qui dovremmo riempire la chiesa del convento di Monza fino a non esserci più posto neanche per respirare. Non ci dovrebbe essere neanche un posto da stare in piedi, libero. Io ci credo, sapete, che è possibile: è possibile se noi, invece di guardare noi stessi, guardiamo Gesù. È possibile, è possibile che accada, è possibile che io dica: “Ma io perché devo venire da solo? Io vengo con cinque persone!”. E poi, io sapete cosa direi? Io direi così: “Senti, Gesù, io vengo. Pensaci tu”. Io scrivo a padre Giorgio e dico: “Padre Giorgio, io vengo da Napoli / io vengo da Caltagirone / io vengo dalla Sicilia / io vengo da Lampedusa. Siamo in cinque. Se ci trova un posto… Ma io non prenoto da nessuna parte, padre, perché io mi affido alla Provvidenza. Se lei ci trova un posto, la ringraziamo. Non ce lo trova? Padre, va bene lo stesso”.
Gesù, che posto ha trovato, con la sua famiglia, quando è venuto al mondo? Nessuno. Sperimenterò che cosa vuol dire veramente il Natale! La Provvidenza deciderà di lasciarmi all’addiaccio? Va bene. Farò come i penitenti che andavano dal Santo Curato d’Ars, che dormivano al freddo e al gelo sotto la pioggia, nella neve, nel cimitero, per aspettare il turno, il giorno dopo, per andarsi a confessare dal Santo Curato d’Ars; e lì ci sarà di più del Santo Curato d’Ars, perché c’è Gesù Eucaristia. Lì ci sarà di più del Santo Curato d’Ars, perché avremo il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria che festeggeremo!
“Per il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria devo stare qui a pensare? Se trovo, dove trovo, come faccio, in che modo e dove vado, da chi vado? Ma io non penso niente. Io vado.”
Certo, avvisate, perché io devo preparare. Non potete arrivate lì, che io finisco la Messa e mi dite: “Sono qui con il mio zaino, e adesso lei dove mi manda?” Eh, no, questo è un po’ troppo, devo anch’io avere il mio tempo per chiedere alle famiglie l’ospitalità; o comunque per accordarvi.
Io sono sicuro che qualcuno entro stasera mi scriverà, deve succedere per forza, per forza, perché voi siete generosissimi, siete persone splendide e lo so che succederà.
E io, però, se fossi in voi, ragionerei così, ragionerei dicendo: che vada in un modo, che vada nell’altro, sia benedetto il nome del Signore! Se va che verrò accolto, va bene, se verrà che non c’è più posto per me va bene! A Natale, tra qualche mese, quando mediteremo sulla Sacra Famiglia, che non trova nessuno che gli apre la porta, io saprò un po’ cosa vuol dire, avrò sperimentato questo. Non al freddo e al gelo perché è giugno, quindi ci sarà caldo, ma avrò sperimentato questo, avrò visto cosa vuol dire non avere un posto dove posare il capo. Io farei così. Guardate, Gesù non si fa mai battere in generosità, sapete, mai! Charles de Foucauld dormiva in chiesa, pensate, si sdraiava ai piedi del Tabernacolo e dormiva lì, diceva: come il cagnolino, che dorme ai piedi, ai piedi del padrone.
Io veramente supererei ogni timore e partirei. Partirei alla volta di queste dodici ore eucaristiche. E celebreremo la Santa Messa con calma, in pace, bella e solenne, senza dover correre, senza avere l’angoscia che poi c’è da fare questo, poi quello, no! Inizieremo alle 19:30 la nostra Santa Messa solenne, senza guardare l’orologio, completamente… Avete presente le balene, le megattere, i capidogli? Noi ci tufferemo, ci immergeremo nel mistero di Dio, proprio giù, giù, giù, in profondità, scenderemo negli abissi del mistero eucaristico di Dio. Bellissimo. E lì abiteremo per dodici ore. Dopo dodici ore, riemergeremo come queste bellissime creature marine; riemergeremo avendo visto ciò che il mondo non vedrà mai, probabilmente, avendo respirato interiormente il mistero di Dio.
Mancano pochi giorni, siate forti, siate coraggiosi, siate decisi, venite, fate girare la voce. Portate amici, amiche, non venite da soli; come questa signora che viene: “Siamo in tre, siamo in cinque, non lo so, vedremo. Adesso ci organizzeremo”. In cinque, in tre? Ma dovreste venire in dieci, venti, in cento! Testimoniate, testimoniate, tirate, raggruppate. E poi chissà cosa succederà, quella notte. Chissà cosa succederà! Magari la mattina avremo una sorpresa, chi lo sa? Sapete, come diceva Santa Teresa: “Santa Teresa da sola è niente, ma Santa Teresa con Gesù è tutto”. Chissà cosa succederà, perché, se si vede tanta generosità e tanta bellezza, potrebbe succedere qualcosa di molto bello, qualcosa magari di indimenticabile, quindi: siate forti, siate coraggiosi, siete speranzosi, non abbiate timore, venite, venite, io vi aspetto, vi aspetto come un padre aspetta i figli, io vi aspetto.
A Fontanelle di Montichiari eravamo cinquecento persone; un mese fa, cinquecento persone, per una Messa! Per una Messa e per una giornata insieme, va bene, ma di fatto per una Messa. Qui abbiamo una Messa e un’adorazione notturna: se lì eravamo cinquecento, qui dovremmo essere mille!
E non abbiate timore per il parcheggio, perché c’è un parcheggio che è enorme, quindi non abbiate timore, potete parcheggiare tranquillamente, non abbiate paura. Venite senza timore, senza paura. Ci sarà il bagno dove potete andare di notte, ci sarà l’acqua, non abbiate timore, c’è tutto il necessario per sopravvivere una notte, non temete; però venite, venite, venite, sappiatevi aspettati da me che sono un essere umano e che sono un uomo cattivo. (Lo dice Gesù: “Voi che siete cattivi”; ed è vero, chi è che di noi è buono? Nessuno) Se io, che sono un essere umano, che sono cattivo, che ho il cuore corrotto dal peccato vi dico: “Vi aspetto!” Vi immaginate che cosa vi potrebbe dire Gesù, che è la bontà, che è morto per voi? Gesù il cui Cuore pulsante è lì, nell’Eucaristia, che vi aspetta. Ma cosa potrebbe dirvi Gesù? Cosa può attendere Gesù da voi? Vi aspetto, uno ad uno; dobbiamo stupire Gesù, dovete stupire Gesù. Io voglio vedervi e dire: “Non è possibile. È incredibile quello che sta succedendo!”.
Deve essere un segno, un risultato di queste meditazioni, di queste ottanta meditazioni che stiamo facendo, un segno enorme che diciamo a san Manuel: “san Manuel, il tuo messaggio è arrivato. Adesso tocca a noi. Noi ci siamo, rispondiamo all’appello, siamo qui!”.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.