Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: La devozione al Sacro Cuore pt.2 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.54
Domenica 29 settembre 2024 – San Michele, Gabriele e Raffaele, Santi Arcangeli
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.
VANGELO (Mc 9,38-43.45.47-48)
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”.
Testo della meditazione
Scarica iltesto della meditazione in formato PDF
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 29 settembre 2024. Festeggiamo quest’oggi i santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 38 e seguenti.
Continuiamo con la nostra lettura e ci avviamo alla conclusione del libro di don Divo Barsotti. Oggi vi ho detto che avrei iniziato con questa bellissima preghiera da rivolgere al Sacro Cuore di Gesù,
Signore, ti benediciamo, ti ringraziamo del dolore che vorrai darci, perché solo così saremo i continuatori dell’opera tua. Non vogliamo sottrarci, ma tu sai la nostra debolezza, il nostro orrore della pena e della morte: dacci un amore più forte della morte, un amore che tutto vinca. Se vogliamo cooperare all’opera tua, bisogna che in noi viva il tuo medesimo amore, che non conosce confini.
Vedete? Una bellissima preghiera. Prosegue:
Che il Cuore di Cristo viva in noi; che Gesù operi questa sostituzione divina, ci tolga il nostro cuore infedele e lo sostituisca col suo. — Quindi chiediamo al Signore proprio lo scambio dei cuori — Sia il suo Cuore ad amare in noi, e nella nostra passione si faccia presente la sua, perché sia presente sulla terra l’amore stesso di Dio, amore immenso che si manifesta nella debolezza, ma che vince tutto e solleva tutte le anime a sé.
Sì, nella devozione al S. Cuore è il dono dell’amore di Dio in Cristo, non in quanto si dona a me, ma in quanto mi rende capace di vivere — la sua medesima vita, il suo stesso mistero, in quanto mi fa capace di associarmi a sé in uno stesso mistero di redenzione, di riparazione universale. (…) la vita dell’uomo, nell’associarsi a Cristo, trova il suo compimento nella riparazione. (…) Non siamo soltanto salvati, ma salvatori.
Il mistero del Sacro Cuore è dunque il mistero della nostra cooperazione all’atto divino. Questo mi sembra l’aspetto particolare della devozione al S. Cuore che dobbiamo tener presente. (…) Noi dobbiamo vivere la devozione al S. Cuore come impegno ad associarci a questo lavoro immenso, a quest’opera divina della redenzione del mondo. Non come se dovessimo portare qualcosa, aggiungere al prezzo del Cristo il nostro piccolo prezzo, ma in modo che Cristo viva nella nostra medesima vita il mistero della sua Morte redentrice.
Ecco il senso quindi del dolore, del soffrire. E del soffrire esattamente come ci ha spiegato don Divo in tutto questo libro.
Che il rinnovamento della nostra consacrazione sia l’impegno preciso e pieno di una volontà che nella Messa tutta si offre; — noi, nella Santa Messa, dobbiamo offrire a Dio Padre, attraverso Gesù, tutta la nostra volontà — di una creatura umana che tutta si pone insieme a Cristo sopra l’altare per essere offerta con lui, si consacra all’amore per essere trasformata nel Cristo. — vedete quanto è importante — La consacrazione, come quella del pane e del vino, non può essere opera soltanto degli uomini, ma è opera dello Spirito di Dio. — Attenzione a cosa dice adesso — Voi potete offrirvi, ma la vostra consacrazione non si realizza che nell’atto in cui Dio accetta la vostra offerta. — Non basta dire: io mi offro Dio, mi consacro. Questa è la prima parte, poi bisogna aspettare che il Signore accetti questa consacrazione — È in questa accettazione divina che l’offerta vostra così misera, così povera, diviene degna di Dio… — Questa espressione di don Divo vi ricorda qualcosa? Ripeto: «È in questa accettazione divina che l’offerta vostra così misera, così povera, diviene degna di Dio» perché, assumendo questa offerta, egli anche la trasforma e la trasferisce in sua proprietà, egli anche la fa veramente divina.
Ma vi ricorda qualcosa? “Questa offerta così misera, così povera che diviene degna di Dio”? Non so, vi lascio qualche secondo per dirmi se questa cosa vi rammenta qualcos’altro. Dovrebbe rammentarvi qualcuno. Beh, in particolare vi dovrebbe rammentare l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso di S. Teresa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa. La quale così scrive:
”desidero essere Santa, ma sento la mia impotenza e ti chiedo, o Dio, di essere tu stesso la mia Santità”
Vedete S. Teresina, non dice: “Sento la mia impotenza, vedo che sono un nulla e quindi basta, per me non c’è speranza. E quindi mi fermo qui, sono impotente, non sono niente e quindi fine”; no! Lei invece dice: “Quindi ti chiedo di essere tu la mia Santità. Riconosco la mia impotenza, ma chiedo che sia trasformata dalla tua Santità. Di essere tu stesso la mia Santità”. Bellissimo! Prosegue S. Teresina:
Poiché mi hai amato fino a donarmi il tuo unico Figlio perché fosse mio Salvatore e mio Sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono miei…
Vedete quanto è importante questa categoria dei meriti in S. Teresina? Importantissima! E quanto è meravigliosamente cristiana, cattolica? Stupenda! Vedete: “I tesori infiniti dei suoi meriti — di Gesù — sono miei. Perché tu mi hai donato il tuo unico figlio perché fosse il mio Salvatore, mio sposo. A motivo dell’essere il mio Salvatore, a motivo dell’essere mio sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono miei”. Quindi i miei meriti sono i meriti di Gesù; capite quanto sono importanti per S. Teresina i meriti?
…te li offro con letizia, supplicandoti di non guardarmi che attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore ardente d’Amore.
Vedete quanto è Cristocentrica, S. Teresina? Quindi: io sono impotente, sono un nulla, ma — attenzione, c’è un “ma” che è grande come il mondo — non mi fermo qui; chiedo di essere tu la mia Santità (fortissima questa richiesta, questa preghiera), poi: i tesori infiniti dei meriti di Gesù sono miei e te li offro. Vedete, Teresina offre i meriti di Gesù, che sono suoi (e quindi miei), li offre al padre e dice: “Ti supplico di non guardarmi che attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore ardente d’amore”. Perché? Perché lei dice: io sono misera, sono povera, non ho niente; allora guardami attraverso il volto, il cuore di tuo figlio, ma guardami! Non mi allontano, non mi sento dannata, non mi sento respinta, tutt’altro. Uno dice: vabbè, si è fermata qua! Voglio dire: chiama in causa la Santità stessa di Dio, che già questa basta, primo; secondo: chiama in causa i tesori infiniti dei suoi meriti, di Gesù (che sono miei) e li offre. Terzo: supplica Dio Padre di guardarla attraverso il Volto di Gesù, del suo Cuore ardente. Uno dice: vabbè, basta! No! Perché i meriti in S. Teresina sono importantissimi, sono fondamentali. Ma come mai questa insistenza sui meriti da parte di S. Teresina? Uno se lo chiede; perché insiste così tanto? Perché per S. Teresina i meriti erano fondamentali, come lo sono per ogni creatura cristiana cattolica, ma intesi in modo corretto. Infatti, lei prosegue e dice:
Ti offro anche tutti i meriti dei Santi che sono in Cielo e sulla terra…
Avete capito? Li chiama in causa tutti.
…i loro atti d’Amore e quelli dei Santi Angeli.
Uno dice: e vabbè, adesso però basta! Ha chiamato in causa anche i santi che sono in cielo e sulla terra, tutti i santi — i santi viventi e quelli che sono già morti — poi i loro atti di amore e in più quelli degli angeli. Uno dice: vabbè, si è fermata. No, continua:
Infine ti offro, o Beata Trinità, l’Amore e i meriti della Santa Vergine, mia madre…
È rimasto fuori qualcuno? Cioè, ha chiamato tutti, ha preso i meriti di tutti! Per S. Teresina è tanto importante e fondamentale il merito, e lei è così cosciente di essere un povero nulla, perché S. Teresina è umile, non dubita dell’importanza dei propri meriti davanti a Dio, no; e, allo stesso tempo, è cosciente del suo essere nulla. E siccome non dubita dei suoi meriti, e li ritiene fondamentali, in questo Atto di Offerta di sé stessa come Vittima di Olocausto all’Amore Misericordioso, siamo solo all’inizio e già tre volte, anzi quattro, richiama in causa i meriti. E addirittura offre a Dio Padre i meriti della Santa Vergine e, prosegue:
proprio a lei consegno la mia offerta, pregandola di presentartela.
Poi scrive:
Dopo l’esilio della terra spero di venire a godere di te nella Patria
Attenzione a quanto scrive ora, rivolgendosi a Dio Padre:
Alla sera di questa vita, mi presenterò davanti a te a mani vuote, non ti chiedo infatti, Signore, di contare le mie opere.
Perché scrive “mi presenterò a mani vuote e non ti chiedo di contare le mie opere”? Qualcuno potrebbe pensare che S. Teresina non creda nell’importanza dei meriti, perché lei ritiene che l’uomo è solo imperfezione, è solo peccato, che solo la grazia conta, solo la fede, e quindi l’uomo non può fare niente. Sapete, bisogna stare attenti, bisogna leggere sempre un po’ bene i santi, soprattutto i dottori della Chiesa perché, quando la Chiesa fa un dottore, ha i suoi perché, e quindi bisogna stare attenti a non fare delle letture parziali o magari — può succedere — anche un po’ ideologiche o perché voglio far dire ai santi quello che voglio dire io. Ecco, quindi come vi dico sempre: andiamo alle fonti e non estrapoliamo i pezzi che ci piacciono a noi, per fare un taglia e cuci, in modo tale che venga fuori un Frankenstein, che sia un po’ il prodotto della nostra mente.
Ecco, allora uno dice: perché a mani vuote? Perché chiede di non contare le sue opere, quando prima ha chiamato in causa tutti i meriti di tutti i santi, degli angeli, di Gesù Cristo, della Vergine Maria? Come mai adesso qui dice così? Ma perché S. Teresina, anche se non aveva conseguito il dottorato in esegesi biblica, conosceva “un pochino” la Scrittura. Perché capite, quando si parla delle cose di Dio e dei santi, bisogna avere un quorum minimo — proprio minimo, da catechismo di terza elementare — di conoscenza della Scrittura, sennò è meglio andare a raccogliere le farfalle. Allora, Teresina su cosa fonda questa cosa del “sono davanti a te a mani vuote; chiedo di non contare le mie opere”? Su questo:
Tutte le nostre giustizie sono imperfette ai tuoi occhi (Is. 64,6)
Lo fonda sulla Sacra Scrittura. Lo dice la Sacra Scrittura. Avete capito? Teresina si fonda sulla parola di Dio. E lì che fonda il suo essere a mani vuote e il non contare le sue opere, perché davanti a Dio, che è l’onnisciente, l’onnipotente, l’eterno, che cosa sono le nostre opere, di noi povere creature finite? Possiamo avere un vanto, noi che non riusciamo a cambiare il colore di un capello davanti a Dio, il Creatore? “Tutte le nostre giustizie sono imperfette ai tuoi occhi”.
Voglio quindi rivestirmi della tua stessa Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso. Non voglio altro trono e altra corona che Te, mio Amato!
Ai tuoi occhi il tempo è nulla, un giorno solo è come mille anni (Sal 89,4), tu puoi quindi, in un istante, prepararmi a comparire dinanzi a te.
Quindi: io sono un nulla, ma tu mi puoi preparare per essere degna di comparire davanti a te; vedete? La corretta visione di sé stessa come un nulla davanti a Dio (anche se siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, ma davanti a Dio siamo niente, polvere) non la porta alla disperazione, al disprezzo dei meriti, quindi al disprezzo delle opere buone, delle opere di carità spirituale, corporale, di tutte le opere di ascesi anzi, la vita di Teresina è fatta di opere di carità — quindi di meriti — di opere di carità corporale e spirituale, di ascesi, di penitenza (pensate a tutto il tempo della sua agonia, della sua sofferenza, della sua malattia), della lotta che ha fatto per la fede; tutti meriti, davanti a Dio; certo, di una povera creatura. Quindi si offre come vittima di olocausto. Avete capito?
Quindi da S. Teresina impariamo l’importanza dei meriti; tanto è importante, che ne parla subito; per tre o quattro volte riprende il tema dei meriti e poi lo fonda — il suo essere “nulla”, il suo presentarsi a mani vuote — su Isaia 64,6, la Scrittura che dice che appunto: “Le nostre giustizie sono imperfette agli occhi di Dio”; ovviamente! Ma chi potrebbe dire il contrario? Chi, sano di mente, potrebbe dire il contrario?
E questa digressione ve l’ho fatta per giustificarvi quello che dice don Divo. Perché uno dice: vabbè, don Divo non è dottore della Chiesa; magari padre Giorgio ci insegna qualcosa di non preciso. No, un dottore della Chiesa, S. Teresina, ci dice esattamente la stessa cosa: che la nostra offerta così misera, così povera, come dice don Divo, diviene degna di Dio «perché, assumendo questa offerta, egli anche la trasforma e la trasferisce in sua proprietà, egli anche la fa veramente divina», esattamente quello che dice Teresina.
Come il pane e il vino nell’atto stesso della consacrazione si convertono nel Corpo e nel Sangue di Gesù, così la vostra misera offerta, il vostro corpo, la vostra povera anima, nell’istante in cui è presentata a Dio, deve divenire degna di lui, ed egli accettandola la consuma nel suo infinito amore.
Avete visto? È esattamente l’Atto di Offerta quali Vittime di Olocausto all’Amore Misericordioso di S. Teresina; uguale. E prosegue don Divo:
È questo fuoco divino che deve distruggere, consumare e trasformare l’offerta.
Capite? Ecco, ci fermiamo qui, domani andiamo avanti.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.