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Guido de Fontgalland pt.4 – I bambini eucaristici pt. 19

Bambini Eucaristici

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Guido de Fontgalland pt.4 – I bambini eucaristici pt. 19
Giovedì 18 luglio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 11, 28-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 18 luglio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’undicesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 28-30.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione della vita del servo di Dio Guido de Fontgalland.

Fa parte dell’associazione “Il Crociatino” e non manca mai alle riunioni mensili, né alla Comunione del primo venerdì del mese. Prima di morire dirà a suo fratello: “Tu continuerai per me!”.

Nell’ottobre del 1921 entrò nel Collegio “San Luigi Gonzaga” di Parigi, e all’inizio si ebbero delle rimostranze da parte dei suoi professori, alle quali rispose positivamente, cercando di migliorare il suo carattere. Fu sempre animato da grande carità verso tutti e cercava di tenere uniti i suoi compagni, proteggeva i più deboli, dava esempio di sopportazione con i più arroganti, perdonava e non teneva rancore con chi lo offendeva, non accusava nessuno e rimaneva sempre umile e semplicemente vero, non avendo mai pronunciato una menzogna in tutta la sua vita.

Ogni mattina, prima della scuola, prese ad andare a Messa e alla Comunione, immancabilmente. Sembrava che fosse l’unica realtà a farlo felice: partecipare con attenzione, con amore, al Sacrificio di Gesù, unirsi a Lui nella medesima offerta al Padre, per tutti gli uomini. Un giorno, la mamma lo pregò di riposarsi al mattino un po’ di più. Lui le rispose: “E io per questo dovrei perdere la Messa e la Comunione? Impossibile!“. “Che fai, gli domandarono, durante la S. Messa?“. Spiegò: “All’elevazione dell’Ostia e del Calice, quando tutti chinano la testa, io la rialzo. Guardo il buon Dio e gli dico quello che voglio chiedergli. È il mio momento, parlo con Gesù! Alla Comunione, Lui parla con me. La sua presenza è per me una grandissima gioia!“.

Fermiamoci. «Comunione del primo venerdì del mese»; ecco, questo bambino eucaristico, anche lui, riporta l’importanza della pratica dei Primi Nove venerdì del mese, che ormai, da anni, da tanti anni, abbiamo imparato, innanzitutto a capire, a scoprire o riscoprire e poi a vivere.

È importantissimo vivere bene questa pratica dei Primi Nove venerdì del mese, anche se oggi non è più tanto sponsorizzata. Perché va riconosciuto che ci sono luoghi, parrocchie, ma anche santuari e non solo santuari, anche conventi, monasteri, seminari, dove non dico che non se ne parla più, ma non la si conosce neanche. E ci sono, purtroppo, dei luoghi dove addirittura la si disprezza. Purtroppo è proprio così, si disprezza la pratica dei Primi Nove venerdì del mese come fosse una pratica da “devotoni”, da gente devozionale — ma nel senso più brutto del termine — una pratica ottocentesca, una pratica superata, una pratica sciocca, ma, soprattutto, inutile.

E Guido, prima di morire, pensate un po’, tra le tante cose che poteva dire e chiedere, dice a suo fratello: tu continuerai per me la pratica dei Primi Nove venerdì del mese. 

E lui, prima di morire, considerate, tra le tante cose che poteva dire e chiedere, dice a suo fratello: tu continuerai per me la pratica dei Primi Nove venerdì del mese. E guardate che su questa cosa mi sono soffermato perché è successo anche a me: da ragazzo io ricordo chiaramente che leggendo i libri di pietà, i libri dei santi, i libri dove si raccoglievano le varie devozioni — perché, quando ero ragazzo c’erano diversi di questi testi — iniziai a fare la pratica dei Primi Nove venerdì del mese e dei Primi Cinque sabati, mi piacque fin da subito. 

Se non vado errato — già ve lo dissi — la prima volta che iniziai queste due pratiche ero in prima o seconda superiore. Devo dire — perché è la verità — che nella vita, lungo il tempo della mia formazione, cioè dalla prima superiore fino ad arrivare al sacerdozio — un arco di tempo molto lungo, di parecchi anni! — non ho incontrato mai un solo sacerdote che mi abbia parlato di queste due pratiche, che mi abbia incoraggiato a farle, che mi abbia sostenuto, che mi abbia invogliato, che me ne abbia parlato, mai! E in tutta la mia vita, in tutti questi cinquantuno anni, non ho mai incontrato di persona qualcuno che mi abbia parlato di queste due pratiche. Su YouTube, ovviamente, è un altro discorso, perché lì è chiaro che si possono sentire anche sacerdoti che vivono dall’altra parte del mondo e ci sono più possibilità di sentirne parlare, ma io, di persona, non ho mai incontrato nessuno. Questo lo dico perché ritengo, a questo punto, che sia stata veramente una grande grazia, per me, avere proprio ricevuto dal Cielo, senza nessun merito, questo dono — adesso mi vien da dire così perché allora non ne ero consapevole. È stato proprio il Cielo a mettermi in mano quei testi, quei libri, e ad istruire il mio cuore e la mia mente perché, se non fosse stato per il Cielo, io non li avrei mai scoperti. Nei miei studi di teologia, e nei miei esami, mai, e poi ancora mai, qualcuno mi ha parlato di queste cose. Chi ha fatto questi studi, sa benissimo che è così; perché si parla delle cose più… ma di queste cose, no.

Solo che il “Cielo” stesso si è impegnato a parlare di queste cose, quindi c’è un problema, no?  La Madonna a Fatima dice che Dio vuole la devozione al suo Cuore Immacolato, attenzione! Quindi: come mai Dio si impegna in prima persona in una richiesta del genere: Primi Cinque sabati, Primi Nove venerdì del mese (sono stati chiesti da Gesù, e Gesù è Dio), come mai il Cielo si impegna in prima persona, e noi riteniamo più importante altro? 

Non credo che possiamo dire a Dio che è un “devotone”, non saprei… però ritengo che non possiamo arrivare a tanto. Oppure dire a Dio che deve crescere nella teologia, che deve crescere nell’approfondimento, o dire a Dio che non deve proporre qualcosa di ottocentesco, di un po’ romantico, non penso, no, ecco.

Sta di fatto che questo richiamo viene direttamente da Dio, e la Chiesa l’ha riconosciuto, peraltro; perché le apparizioni a Fatima sono riconosciute; ciò che il Signore ha chiesto a santa Margherita Maria Alacoque è riconosciuto, santa Margherita Maria Alacoque è santa! E quindi? 

Non parliamo poi della beata Alexandrina Maria da Costa: la pratica dei Primi Sei giovedì è praticamente estinta, quella è proprio una conoscenza misterica, una cosa da nicchia.

Anche chi ne parla, ne parla in modo inappropriato, non spiega. Perché non è sufficiente dire: “Ah, ci sono da fare i Primi Sei giovedì” — “Ah, ci sono da fare i Primi nove venerdì” — “Ah, ci sono da fare i Primi Cinque sabati”. Sì, ma come? Ci sono delle indicazioni precise da parte del Signore, non sono “così”! Sui Primi Cinque sabati, le indicazioni sono molto molto precise e dettagliate. Ed è la stessa cosa sui Primi Sei giovedì, la stessa cosa sui Primi Nove venerdì. Sono delle indicazioni molto precise, non basta dire: “Ah sì, ecco, allora diciamo che possiamo fare questo, questo e questo”, ho capito, ma come si fa? In che modo si fanno bene queste tre pratiche? Qual è il modo corretto di farle? Perché il Cielo ha dato delle disposizioni ben precise, e anche questo non si dice. Ma non si dice per la semplice ragione che non si sa, e non si sa perché non si fa. Perché, se uno lo facesse, innanzitutto capirebbe che ci sono delle indicazioni molto precise, primo; secondariamente, sapendo che è importante diffondere queste pratiche, un sacerdote direbbe: «Ho capito, ma io questa cosa la devo diffondere, non può essere un sapere solamente per me! E non posso dire semplicemente alle persone: “Ah, guardate che dovete fare la pratica dei Primi Sei giovedì, dei Primi…”» uno direbbe: “Sì, ma cos’è? E come si fa? In che cosa consiste?”; non lo puoi buttare lì così! Quindi bisogna mettere giù qualcosa, ed è questa la ragione per la quale ho fatto questo PDF che ormai tutti conoscete, che è ben diffuso, che ha sulla copertina i due Sacri Cuori e che trovate sul sito veritatemincaritate.com. In questo PDF non c’è niente di mio, sono tutte citazioni, non c’è una mia riflessione teologica; ci sono indicazioni per fare bene queste tre pratiche. 

Quindi io vi richiamo, veramente, a conoscere e a diffondere queste pratiche dei Primi Nove venerdì, dei Primi Cinque sabati e dei Primi Sei giovedì, perché ce lo chiede il Cielo, non ci sono altre ragioni. E lo vedete in questi bambini eucaristici, in questo caso Guido; lui l’ha vissuta molto bene, tanto che dice al fratello: non la potrò finire, “Tu continuerai per me!”, finiscila tu.

E poi come vedete c’è questo ritorno della Messa e della Comunione quotidiana. E c’è questa “vocina”  — che c’è nella vita di tutti noi — «La mamma lo pregò di riposarsi al mattino un po’ di più». Un giorno, alla sua mamma, viene in mente questo pensiero. Molto bella la risposta che da Guido, veramente molto bella, perché la risposta di Guido è la risposta che dovremmo dare e cioè:

“E io per questo dovrei perdere la Messa e la Comunione? Impossibile!”

Che sia una cosa del genere, come “riposati” o qualunque altra cosa, la risposta dovrebbe essere sempre questa. La nostra Messa quotidiana non deve essere saltata per niente al mondo, c’è poco da fare. Bisogna fare di tutto per partecipare. 

Ma che male fa uno ad andare alla Messa tutti i giorni? Perché poi, sapete, ci sono anche situazioni dove tra gli amici, o in famiglia, qualcuno storce il naso. Son successe anche a me, queste esperienze, da ragazzo, adesso non entro nel dettaglio perché non serve, ma sono successe anche a me. Beh, io le ho superate così, ho sempre risposto dicendo: «Se io dicessi che vado fuori con la mia ragazza, se io dicessi che vado in discoteca, se io dicessi che esco con gli amici, se io dicessi che devo uscire perché ho un impegno di studio, di università, non ci sarebbero problemi. Se io dicessi che vado a farmi una partita a pallone, se io dicessi che venerdì faccio digiuno perché sono vegano, o sono marziano o vengo dal pianeta Giove e quindi io il venerdì faccio il digiuno, non ci sarebbero problemi, anzi mi farebbero una statua. Se io dico che non mangio la carne perché sono vegano… “Ah, benissimo, bellissimo, interessantissimo. Parlami di questa cosa”. Se io dico che il venerdì faccio il digiuno, o il venerdì non mangio la carne per rispetto della Passione del Signore, per far penitenza, per far memoria della sua sofferenza, sono un devotone, retrogrado, fondamentalista, che non ha capito niente della fede, e allora tutti addosso. Scusate: perché?». Capite?

L’altra cosa che io mi sono domandato: ma è giusto fare sempre noi un passo indietro? Io non ho una risposta da darvi perché credo che ciascuno di noi debba maturare questa risposta. Io posso dirvi qual è stata la mia risposta. La mia risposta ad un certo punto è stata: basta, adesso basta! Perché a furia di fare passi indietro, non solo non faccio più passi avanti, ma veramente vado indietro, regredisco. Veramente perdo una marea di occasioni, in nome di chi? Ma soprattutto, in nome di cosa? Di una falsa pace? In nome di una falsa concordia? In nome di un falso andare d’accordo? In nome di una falsa approvazione? Perché tanto, quella pace lì, che si costruisce sulla rinuncia di Dio, è falsa; ma lo sappiamo benissimo che è falsa, è un tenere in piedi ciò che di fatto è già morto; lo sappiamo tutti benissimo, non c’è bisogno di fare chissà quali riflessioni. È un ricatto! Questo, di fatto, è un ricatto, perché: se tu fai questo, allora io faccio le piazzate, mi arrabbio, metto giù il muso…. Ma avessi ammazzato qualcuno! Facessi del male a qualcuno! Ma che problema c’è? Non è che scappo per andare alle Seychelles con l’amante. Che non vuol dire venir meno ai propri doveri di stato, no, vuol dire fare tutti i nostri doveri di stato, ma vuol dire anche avere quella sana libertà — perché ciascuno di noi mantiene una sana libertà — di dire: “E io, per questo, dovrei perdere la Messa e la Comunione? Io per questo dovrei perdere delle occasioni importanti per la mia vita di fede? Ma perché?” 

C’è una reale necessità? Perché, capite, se c’è una reale necessità, nessuno discute; qui nessuno è alienato. Quindi: se c’è un reale necessità, va bene, mi metto temporaneamente a disposizione per…; ma lo stato di necessità non può essere eterno, non può essere perenne, soprattutto, lo stato di necessità non può essere in relazione “a”, cioè, non può esserci lo stato di necessità solamente quando è in relazione a Dio. Se c’è lo stato di necessità, allora c’è. C’è anche quando tu vuoi andare a fare la partita di calcio, e quindi, stato di necessità: tu stai a casa; c’è anche quando tu vuoi andare dalla parrucchiera, stato di necessità: tu non ci vai; allora c’è anche quando tu vuoi fare i comodi tuoi, stato di necessità: tu stai lì, capite? Perché poi la logica si applica su tutto!

Uno dice: “Eh, ma allora non si va più d’accordo!”, non saprei… ma che accordo è quello fondato sull’illogicità, sull’ingiustizia, sulla prevaricazione, sul ricatto? Che concordia è? Non lo so, chiediamocelo! E infatti si sta male. Si sta male, certo, perché poi, è anche un po’ colpa nostra, perché a forza di passi indietro uno, cosa fa? Perde terreno, è proprio così. E si ritrova a vivere nello sgabuzzino. “Quello no, perché qui”; “quell’altro no, perché là”; “questo no, perché è troppo”; “questo no, perché è poco”; “questo no, perché non posso”; “questo no, perché sennò”… non va bene! Ripeto, se c’è un reale stato di necessità, va bene, se c’è una questione intelligente, motivata, va bene, altrimenti no. Altrimenti bisogna imparare a dire: “senti…”.

La vita di nessuno può essere una prigione, a meno che uno non sia veramente in galera. Bisogna proprio imparare ad avere, a insegnare, a dare quella sana libertà che è fatta di rispetto, che è fatta di accoglienza: tu la pensi in un modo e io la penso in un altro; va bene, rispettiamo gli spazi, rispettiamo i tempi. Perché, per quale motivo il cristiano deve essere sempre quello che fa un passo indietro e china la testa e dice “scusa che esisto”? Non è giusto.

E, infine, questa bella indicazione che Guido da: all’elevazione dell’ostia e del calice lui alza la testa e parla col Signore e poi, alla Comunione ascolta, ed è il Signore che parla con lui.

Ecco, oggi, mi sembrano delle indicazioni molto, molto belle.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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