Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Manuel Foderà pt.1 – I bambini eucaristici pt. 21
Sabato 20 luglio 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 12, 14-21)
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 20 luglio 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 14-21.
Continuiamo la nostra lettura dei bambini eucaristici. Oggi affrontiamo:
MANUEL: IL “GUERIERO DI LUCE” DI GESÙ
Abbiamo già visto questo bambino perché, nei giorni scorsi, vi ho pubblicato su Telegram un bellissimo video che lo riguardava, e oggi affrontiamo la sua storia.
Colgo anche l’occasione per dire una cosa: avete visto che ormai sto facendo le “sentenze”, ho iniziato a farle con una certa frequenza. Cosa sono le sentenze? La sentenza era questa pratica che si usava, almeno ai miei tempi, quando ero postulante, per la quale i giovani in formazione, dopo la Compieta, si ritrovavano in corridoio davanti alla propria cella insieme con il Padre Maestro, e tutti, a turno, dicevamo la “sentenza”, cioè una frase, una parola, presa da un Salmo, dalla Scrittura, dalla lettura, dai santi che avevamo ascoltato o letto lungo la giornata e che ci aveva particolarmente colpito. Tutti dicevamo la nostra sentenza, una cosa breve, poi il Maestro ci dava la benedizione e tutti andavamo nelle nostre camere a riposare. E da lì iniziava il silenzio, che ci accompagnava fin dopo la Messa del mattino. Quindi, da quel momento in avanti non si parlava più e si rimaneva in silenzio. Al mattino si andava al coro, poi si usciva dal coro, poi si andava alla Messa, poi, finita la Messa, si andava a colazione e allora si rompeva il silenzio. Questo grande silenzio della notte era appunto preceduto dalla sentenza, e allora io ho chiamato questi momenti serali “La sentenza”.
Avete visto che prima l’abbiamo fatta su Telegram, perché anch’io sono alle prime armi con queste cose, devo un po’ imparare a usarle bene. Su Telegram è tanto comodo, ma il problema è che non rimane la registrazione, quindi, una volta che è stata fatta basta, chi non ha potuto partecipare non la può più vedere. Allora, da qualche giorno ho voluto imparare a farla anche su YouTube, sul nostro canale “Veritatem in Caritate” e ci sono riuscito. Magari la prima è stata un po’ più faticosa, perché non capivo bene quando era partita e quando no, ma adesso credo di aver capito e quindi le faccio lì. Il vantaggio è che anche chi non può essere presente in diretta la può vedere dopo, la può ascoltare dopo.
Certo, il senso della sentenza è di viverla in diretta, perché non è un’omelia, una meditazione, è proprio ciò che ci prepara, insieme alla benedizione, ad andare a letto; infatti, il nostro padre Maestro, dopo che avevamo detto le sentenze, non ci diceva nient’altro, ci dava la benedizione e si andava a dormire.
Quindi il senso della sentenza è: questa frase, o questa riflessione particolarmente importante, poi la benedizione e a riposare. Ecco, YouTube ci permette di registrarle e, quindi, anche gli altri che non hanno potuto per diverse ragioni, le potranno ascoltare successivamente. E poi c’è anche questo vantaggio molto bello che vi potete iscrivere al canale YouTube, come vi potete iscrivere al canale Telegram, come vi potete iscrivere su Facebook e, anche su YouTube, potete cliccare il “like”, cioè se quella sera vi è piaciuta particolarmente quella sentenza, cliccate il like che è “il pollice in su”.
Ora, iscriversi e cliccare il like a noi sembrano sciocchezze — a me per primo — in realtà, nel mondo digitale nel quale siamo immersi, questi strumenti sono molto utili per la diffusione, per l’affermazione del canale, per raccogliere i numeri. Come già vi ho detto altre volte, il tema non è raccogliere i numeri, perché non dobbiamo battere un record, non dobbiamo tagliare un nastro, però, quando si entra in un mondo che ha delle leggi, è utile usarle, se possono fare del bene.
Se io so che non posso andare a stringere la mano a quel sacerdote, a quella persona che sta parlando in quel momento, perché è dall’altra parte del mondo — io sono a Sydney e lui a Milano — però vorrei tanto esprimergli riconoscenza… per l’amor del cielo, è utile mandare un’e-mail, mandare un messaggio, mandare un Whatsapp, certamente, è importantissimo, però, la mia riconoscenza la posso esprimere anche in un modo concreto che gli possa giovare, cioè che possa giovare al lavoro di predicazione, di apostolato, che possa giovare alla causa.
Il sacerdote per cosa è lì? Per sé stesso? Io non sono lì a parlare di come cucino, o di come guido, o di come insegno a fare il fai da te, sono lì a parlare di Gesù. Voi sapete che le mie meditazioni, le mie catechesi, sono tutte sull’Eucarestia, su Gesù, sulla Vergine Maria, sui santi: questo è il tema; e allora, in questo mondo digitale, io posso ringraziare chiunque — non solamente me — iscrivendomi al canale. È facilissimo iscriversi, basta cliccare su “Iscriviti” ed è fatta; non devi dare nome, cognome, indirizzo, no, c’è scritto “Iscriviti”, tu clicchi e sei iscritto. Poi vedi che c’è vicino il pollice all’insù, tu clicchi e hai messo il like, basta! Dopo che sei iscritto, se vuoi, puoi ricevere anche delle notifiche, che ti avvisano quando sta per iniziare il programma.
E con il “pollice in su” dai questo “like” che è importantissimo dentro a questo mondo, e si fa un servizio a questa persona — o a queste persone.
Io quando trovo qualcuno che, non solo a livello religioso, ma in generale, è una persona seria, mi piace perché fa delle riflessioni interessanti, comincio a seguirla e metto il like, perché mi dico: non è giusto che questa persona dedichi tempo, energie — poi magari, se sono laici, dedicano anche del denaro, per fare queste cose — io ne usufruisco gratuitamente, perché non costa niente, e neanche compio un gesto minimo di riconoscenza che non mi costa niente! A me non costa niente cliccare “iscriviti” e cliccare il “like”, non spendo neanche mezzo centesimo, niente, è semplicemente un gesto di riconoscenza. Ecco, in generale — ma non solamente in questo caso — ricordatevi: quando ascoltate qualcosa che vi sembra bello, mettetegli un like, almeno; se poi vedete che cominciate a seguirlo con frequenza, iscrivetevi; io faccio così e non succede niente. Mi iscrivo e metto il like, in modo tale che dico grazie a questa persona, anche senza andare a stringergli la mano.
La stessa cosa sul canale Telegram: se lo seguite, se vedete che vi è utile, iscrivetevi, non costa nulla; ti iscrivi e questo fa aumentare gli iscritti, dentro a questo mondo digitale, tutto questo ha il suo peso. Siccome su queste cose tanto insistono i nemici del Signore e per coloro che portano avanti tutt’altro è tutto al contrario, io dico: noi perché dobbiamo essere meno furbi, meno astuti di loro? Non è giusto! Usiamo gli strumenti, usiamoli bene fino in fondo. “Eh, ma io non sono capace!”; fattelo spiegare! Se la mia spiegazione non è stata sufficiente, te lo fai spiegare.
Io noto, quando guardo qualche registrazione su qualche altro canale, ad esempio, 4000 visualizzazioni, like 100, e dico: non è giusto! Questa cosa non è giusta. Oppure: 457.000 visualizzazioni, like 500; no! Molti magari non lo sanno, anche se, voglio dire, nel 2024, però, dico, è proprio una questione che a me sembra di riconoscenza; se l’hai visualizzato e l’hai apprezzato, mettigli il like. Un conto se lo vedi una volta ogni tanto, ma se lo segui, iscriviti, perché sennò è un po’ come portarsi via qualcosa senza neanche dire grazie, sbattendo la porta, non è giusto. E la pigrizia va combattuta, da questo punto di vista, non dobbiamo essere pigri, sapete? Dobbiamo essere vigorosi. L’iscrizione si fa una volta sola, i like invece ogni volta.
Quindi, ci si iscrive una volta al canale YouTube, ci si iscrive una volta a Telegram, però sul canale YouTube, ogni volta che voi vedete, che voi ascoltate una meditazione o che ascoltate un video, dopo, se l’avete apprezzato, mettete il like.
Ripeto, non solo per me, ma in generale, è proprio, mi sembra di dire, quasi una questione di giustizia, di riconoscenza e di giustizia, perché è un modo per dire: apprezzo il lavoro che hai fatto, apprezzo il tempo che hai dedicato.
Poi qualcuno dice: “Eh, ma padre, ma io non lo sapevo che …”, sì, però, carissimi, ve l’ho già detto tante volte: quello che faccio su YouTube non è quello che faccio su Telegram, perché non è possibile, sono due canali diversi, sono due cose diverse, quindi su Telegram pubblico tante cose, pubblico le novene, pubblico un avviso, pubblico un articolo, pubblico tante cose che scrivo anch’io; su YouTube non posso, su YouTube sono video, sono due cose diverse.
Il canale YouTube si chiama sempre Veritatem facientes in Caritate, il nome è sempre quello. Voi andate lì, vi iscrivete, così venite avvisati di volta in volta di tutto quello che succede.
Anche per le dirette delle sentenze, io l’avviso lo metto al mattino su Telegram, non lo dico su YouTube; così che le persone, leggendo Telegram, sanno che alla sera ci sarà questa cosa. Però, vedete, uno aiuta l’altro, non è aut-aut, è et et.
Beh, spero di essere stato chiaro; magari no, allora, dove non sono stato chiaro, voi me lo scrivete e me lo dite. Poi, in queste dirette streaming delle sentenze, lì potete in diretta scrivere i vostri commenti; quindi, magari una cosa che non capite, una domanda che volete fare, la potete scrivere subito. Anche questo è un altro vantaggio di farla con YouTube. Quindi voi mi scrivete, poi magari non posso rispondere a tutte le domande, sennò non parlo più, però a qualcosa si può sempre rispondere. Vi ho portato via un quarto d’ora, però mi sembrava giusto.
Quindi oggi vedremo questo Manuel, il “Guerriero di luce di Gesù”. Le fonti sono: la testimonianza di don Ignazio, padre spirituale di Manuel Foderà e l’articolo di Paolo Risso per il Settimanale di Padre Pio.
Leggiamo qualcosa, perché poi lo riprenderemo domani, vi ho già rubato un quarto d’ora.
«Il mio viso è ovale, gli occhi sono castani e grandi. Ho una grande bocca sempre sorridente. Sono vivace, simpatico e scherzoso. Sono pieno di fantasia e ricco di iniziative». Questo il luminoso biglietto da visita scritto per i compagni da Manuel Foderà.
È nato a Calatafimi (Trapani) il 21 giugno 2001 da papà Beppe, e da mamma Enza. Alla sua nascita, trova in casa i fratelli Francesco e Stefania già adolescenti, che lo accolgono come un dono di Dio. Francesco vuol fargli da padrino di Battesimo e, con la sorella Stefania, avrà somma cura di lui. Una bella famiglia, allargata a tanti parenti (i nonni, in primo luogo) e amici.
Educazione cristiana dai genitori, ma anche piena di gioia, vita felice, dove tutto fila liscio fino a quando, nel luglio 2005 — Manuel ha 4 anni appena compiuti — si lamenta di un forte dolore alla gamba destra. — Vedete, tutto sempre comincia così: un forte dolore alla gamba, un forte dolore alla testa… — Seguono esami ed analisi. Il referto dell’“aspirato midollare” è chiaro: “infiltrazione massima da neuroblastoma di IV stadio nelle creste del bacino”, un tumore maligno, con pressoché nessuna possibilità di guarigione — il neuroblastoma, poi di IV stadio, sappiamo bene tutti che è uno dei peggiori.
Pianto e disperazione? Pianto sì, ma è l’inizio di un cammino singolare, doloroso e pure molto gioioso, per il piccolo, che avverte presto la presenza di Gesù. Il Quale è presente in ogni anima unita a Lui dal Battesimo, ma con Manuel “parla” come intimo amico.
Manuel si sottopone all’intervento per eliminare la massa tumorale, cui segue il primo ciclo di chemioterapia. Alla fine del suo percorso — la sua “Via Crucis” –, dopo cinque anni, saranno venti i trattamenti che subirà. All’inizio il bambino scalpita, vuole andare a scuola, giocare con i compagni, si lamenta e piange. Poi, qualche tempo dopo, accade l’inspiegabile, l’“incredibile”: Manuel accetta le cure, diventa sereno e docile.
Suor Prisca è la prima ad accorgersi del cambiamento. «Era piccolissimo — dice la religiosa –, solo quattro anni. Ad un certo punto, prima di fare la terapia, cominciò a venire in cappella. Quando mi incontrava, mi diceva: “Portami in chiesa, perché voglio vedere Gesù!”». Suor Prisca lo prende in braccio e gli mette la testolina vicino al Tabernacolo. È felicissimo. Poi suora e bambino recitano insieme il Rosario. Manuel prega e ripete a memoria le Litanie lauretane. Dice suor Prisca: «Un bambino di quattro anni che sa le Litanie, non l’avevo mai visto».
Io, grazie al cielo, posso dire che ne ho visto più di uno, anche di più piccoli. Voglio dirvi che esistono ancora famiglie cristiane cattoliche vere. Sembra che tutto ci dica che non esistono più e, come vi ho detto qualche giorno fa nella sentenza intitolata “la speranza”, è come se qualcuno si divertisse a strapparci la speranza dal cuore. Noi invece resistiamo, perché vi posso dire che ci sono, queste famiglie, ci sono, questi bambini meravigliosi che recitano insieme il Rosario con il loro papà e la loro mamma, che sanno a memoria le litanie. Sapete, conosco delle bambine che hanno quasi imparato a memoria tutto il prologo di san Giovanni in latino. Avete sentito bene! E non ho nessun timore a dirlo; tutto il prologo di san Giovanni in latino. Hanno impiegato qualche mese e gli manca ancora un pezzettino da imparare, però ci stanno quasi riuscendo, e dovete sentire come lo recitano bene: “In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum. Hoc erat in principio apud Deum: omnia per ipsum facta sunt …” e avanti. È spettacolare ascoltarle, è bellissimo.
Tra parentesi, voi sapete che il prologo di san Giovanni è una preghiera potentissima e bellissima. Sapete che un tempo, al termine della Santa Messa — la Messa in Vetus ordo, la Messa in latino — si recitava il prologo di San Giovanni. È veramente una preghiera bellissima, il prologo di San Giovanni. Queste bambine sanno anche le litanie in latino. Beh, del resto non stanno facendo niente di strano, stanno applicando, giustamente, il Concilio Ecumenico Vaticano II, dove nella costituzione sulla liturgia c’è scritto: “si mantenga l’uso del latino”. Quindi, vedete, il Concilio Vaticano II è perfettamente rispettato e, queste bambine, grazie ai loro genitori, lo stanno applicando alla lettera, perché c’è scritto così. Nella Costituzione sulla liturgia c’è proprio scritto che deve essere mantenuto l’uso della lingua latina nella celebrazione della liturgia. Quindi loro le litanie le sanno in latino e il prologo lo stanno imparando tutto in latino, a memoria.
Ed è bello vedere come questi bambini eucaristici vivono il loro piccolo calvario andando prima a vedere Gesù. Quando si vede Gesù, si può sopportare tutto; quando si sta con Gesù, si può andare incontro a tutto e a tutti; stando con Gesù, le cose più terribili e faticose si possono sempre vincere. Ci fermiamo qui.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.