Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Gesù attraverso il cristiano pt.2 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.30
Giovedì 5 settembre 2024 – Santa Teresa di Calcutta, religiosa
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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PRIMA LETTURA (1 Cor 3, 18-23)
Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 5 settembre 2024. Festeggiamo quest’oggi santa Teresa di Calcutta, religiosa.
Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, capitolo terzo, versetti 18-23.
Continuiamo la nostra meditazione del libro di don Divo Barsotti. Abbiamo già letto ieri la parte che adesso commenteremo, quindi non la ripeto. La seconda questione che tratta don Divo in questo capitolo, intitolato “Continua attraverso il cristiano l’azione redentrice del Cristo”, è questa:
Possiamo pensare che la sofferenza dell’innocenza, anche se inconsapevole, sia una sofferenza vana? È possibile che la sofferenza di un bambino battezzato sia vana per il fatto che egli è del tutto inconsapevole della sua dignità?
Domande lecite che si pone e che pone don Divo: il fatto che un sofferente sia inconsapevole rende vana la sua sofferenza? Cioè, perché la sofferenza abbia un suo senso, e quindi una sua utilità, il sofferente deve essere consapevole? Deve esserne cosciente? Un bambino piccolino, un bambino appena nato, ovviamente, è del tutto inconsapevole della sua dignità di cristiano, è del tutto inconsapevole della sua dignità di battezzato. E allora, se questo bambino soffre, questa sofferenza che valore ha, dato che lui è inconsapevole?
Vedete che è un tema assolutamente attuale, perché questo vale per un bambino, certo, ma vale anche per tutti coloro che sono inconsapevoli. Non so: faccio un incidente in moto, vado in coma, quella sofferenza ha senso o no? È vana poiché io, in quel momento, sono inconsapevole? Sono in uno stato di coma vegetativo, quella sofferenza è vana o no? Poiché io sono inconsapevole, poiché io non sono neanche presente a me stesso, in quel momento (presumibilmente, per quello che sappiamo); quindi?
Perché sapete, se la risposta è: no, la sofferenza è vana, perché tu non sei consapevole, perché tu non lo sai, perché tu non lo vuoi, perché tu non sei cosciente, eh, beh, allora capite che da qui poi viene un altro ragionamento: che senso ha soffrire? Perché devo soffrire così tanto, se non ha nessun senso?
Già a chi è consapevole, spesse volte, si fatica a mostrare il senso di questa sofferenza, perché, appunto, il tema della mistica della riparazione non è proprio così diffuso, e quindi anche uno che è consapevole dice: no, questo soffrire per me è assolutamente inutile, anzi dannoso, e quindi non lo voglio più. E quindi qui entra in gioco tutto il tema legato, ad esempio, all’eutanasia.
Che senso ha la vita di una persona che ormai è in uno stato terminale? Che senso ha la vita di una persona che è in uno stato vegetativo? Che senso ha la vita di un bambino che non è perfettamente sano? Tutte domande assolutamente attuali.
Scrive don Divo:
Il mistero della strage degli innocenti ci insegna che vi può essere e vi è una sofferenza e una morte degli innocenti, che ha un valore di sostituzione, di rappresentanza per i peccatori. Gl’innocenti soffrono per i peccati…
Lo vedete tutto il tema che abbiamo trattato fin qui (ma che abbiamo trattato da sempre)? Oggi, peraltro — mi stavo dimenticando — è il primo giovedì del mese. L’esperienza della beata Alexandrina Maria da Costa si colloca proprio qui. Voi sapete che lei rimase paralizzata in un letto, perché si buttò giù da una finestra per non essere violentata, e il colpo che prese alla colonna vertebrale fu tale che poi rimase paralizzata. Ma da lì lei visse un’esperienza cristiana, un’esperienza mistica fortissima; andate a leggere il suo diario: bellissimo! E proprio a lei Gesù chiese la pratica dei Primi Sei giovedì del mese, che abbiamo già spiegato, predicato e consigliato mille volte e forse di più.
Ebbene, questo tema della “sostituzione”, della “sofferenza vicaria”, cioè “al posto di”, è quello che ritroviamo qua, ed è quello che ritroviamo in tantissimi santi, pensate a padre Pio.
Quindi, vi è una sofferenza, vi è una morte degli innocenti, che ha un valore di sostituzione, di rappresentanza per i peccatori.
Gl’innocenti soffrono per i peccati; non soltanto la sofferenza dei santi è prezzo di redenzione, ma anche tutta la sofferenza umana, quando sia la sofferenza del Corpo di Cristo. Così il bambino, che fa parte del mistico Corpo di Cristo, — il bambino come la persona in stato vegetativo, in coma — non sarà capace di per sé di un atto consapevole e libero, di un suo atto personale di amore, — perché, se uno lo può fare, lo fa e siamo a posto! Sta vivendo in tal caso tutto questo valore della sostituzione, partecipa alla redenzione, vedete? Quindi, se lo può fare, fa questo atto personale di amore — ma cesserà per questo di essere vittima insieme a Gesù, di essere un solo corpo col Cristo che muore?
Cioè, se non ha questa consapevolezza, allora non è più vittima con Gesù? Allora cessa di essere un solo corpo col Cristo? No, è battezzato, è battezzata, quindi è in Gesù.
Quindi: anche se io, in quel momento, sono inconsapevole, partecipo di questo valore vicario della sofferenza, di questa rappresentanza, di questa sostituzione, di questo soffrire per i peccati.
Scrive Don Divo:
La capacità per noi di espiare, prima che nel nostro atto di amore, — attenti — ha la sua radice nella nostra unione col Cristo: per questo forse possiamo pensare che la stessa sofferenza degli innocenti non sia vana.
Vedete: per l’unione a Gesù! È la mia unione a Gesù che mi permette di espiare, di riparare i peccati attraverso la sofferenza. Questa unione a Gesù è ancora più importante del mio atto personale d’amore, che nasce dalla mia coscienza, dal mio essere consapevole. Quindi vedete che don Divo colloca perfettamente al centro Gesù, non me. Al centro non ci sono io, col mio atto della volontà, ma al centro ci sta la mia unione a Gesù: poiché io sono unito a Gesù, allora io posso riparare ed espiare. Poi, certo, questo si esprimerà attraverso questo atto di amore, atto volitivo, atto della volontà, che vuole, attraverso l’amore, espiare i peccati, ma il fondamento, la radice, non è questo atto di amore, ma la nostra unione con Gesù; questo è il fondamento, da qui viene la possibilità di espiare. Quindi, capite perché è fondamentale essere uniti a Gesù? Vedete come ritorna questo tema dell’unione a Gesù? L’Unione a Gesù è fondamentale per tutto.
L’avevamo già visto nei giorni scorsi, avevamo già trattato questo tema. Vi ricordate quando lui diceva:
Non è che l’amare comporti necessariamente il soffrire; l’amore non tende, di per sé, alla sofferenza, tende all’unione; e così non tende necessariamente alla gioia, ma all’unità.
Vi ricordate queste frasi? Vedete come ritorna? Io mi ero fermato molto su questo.
Quel che l’amore vuole è l’unità.
Cioè, il fine dell’amore è l’unità.
L’amore è forza divina che supera tutte le distinzioni e compie ogni unità.
Capite, è da qui che poi viene tutto il discorso che stiamo facendo! Quando don Divo dice:
Che cosa vuol dire amare? E perché l’amare importa il soffrire?
No! L’amare non comporta necessariamente soffrire, perché non tende alla sofferenza, ma all’unione. E qui è la stessa cosa, quello che stiamo leggendo adesso dice esattamente questo, vedete? “La capacità di espiare ha la sua radice nella nostra unione con Gesù”.
Quindi: l’amore, che ha questo fine dell’unione con Gesù, e così l’espiare, che ha la sua radice nell’unione con Gesù. Quindi è fondamentale l’unione con Gesù, ecco perché è fondamentale la confessione frequente, questa è la ragione: per poter essere sempre di più e sempre meglio uniti al Signore.
“Ah, ma io faccio tante opere di carità”; “Ah, ma io faccio tante opere buone”; “Ah, ma io aiuto tanto il prossimo”… No!
Don Divo ce lo spiega bene: non è questo! Cosa vuol dire amare? Vuol dire che l’amore tende all’unione, non a fare del bene, quello viene dopo. Se tu ami Dio, questo amore ti porta a unirti a Dio, non a fare del bene. Il fare del bene, fare le opere di carità, è una conseguenza di questa unione con Dio, è una manifestazione, non è la radice.
È per questo che devo confessarmi di frequente, non perché sono scrupoloso, ma perché voglio curare in modo speciale la mia unione con Gesù. E così, la stessa cosa, è espiare, così la stessa cosa è soffrire; uguale! Ha la sua radice nell’unione con Gesù. Per questo la sofferenza degli innocenti non è vana.
E quindi prosegue:
A Ivan Karamazov, che protesta di non poter accettare per le lacrime di un bimbo nemmeno la salvezza del mondo, dobbiamo rispondere che tutto il mistero cristiano sta qui.
Perché, vedete, nei fratelli Karamazov, Ivan vede tutta la questione dal punto di vista, dalla prospettiva delle lacrime del bambino, e invece tu la devi guardare dalla prospettiva dell’unione con Gesù, dell’essere uno con Gesù, dell’essere parte del suo corpo mistico. È da lì che va vista la prospettiva! È da lì che va vista la questione! È da lì che va vista la sofferenza!
Rifiutare il dolore sarebbe oggi, per l’uomo, rifiutare di cooperare nel modo più efficace alla salvezza del mondo…
Questo è il modo più efficace per salvare il mondo. Non rifiutando, ma accogliendo con amore e accettando di cooperare a questa salvezza del mondo, attraverso l’espiazione o la riparazione.
…sarebbe rifiutare l’unione dell’umanità con Cristo, sarebbe rifiutare l’amore, che realizza nella espiazione l’unità dei santi e degli innocenti coi peccatori.
Questo amore realizza l’unità; non solo tra i santi, non solo tra gli innocenti e Gesù, ma tra i santi e gli innocenti con i peccatori, perché? Perché siamo uniti dal fatto che io sto soffrendo per te, sto soffrendo per riparare il tuo peccato. Cosa dice la Madonna a Fatima, vi ricordate? “Molti si perdono perché non c’è nessuno che si sacrifica per loro”.
Domani vedremo il resto.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.