Scroll Top

“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 38

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Martedì 21 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 9,28-36)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 21 febbraio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo nono del Vangelo di san Luca , versetti 28-36.

Oggi è la Festa del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo; negli anni passati ho già fatto diverse omelie su questa Festa, abbiamo anche festeggiato solennemente consegnando le Medaglie del Volto Santo.

Per chi non conosce questa Festa, per chi è nuovo, per chi non ricorda, per chi vuole rinfrescare la memoria, invito ad andare sul sito www.veritatemincaritate.com per ascoltare i vari interventi, i tridui, forse anche delle novene di omelie che ho fatto in preparazione di questa Festa: insomma, sul sito cliccate nel motore di ricerca e troverete tutto quello che vi interessa; se cercate anche “Beata Maria Pierina De Micheli”, troverete anche del materiale su di lei. Materiale ce ne è tanto.

Oggi è anche il cosiddetto “Martedì Grasso”, che precede il Mercoledì delle Ceneri e da domani inizia la Quaresima: dal 22 di febbraio inizia la Quaresima. Quindi mi verrebbe da dirvi: “Cerchiamo di vivere un martedì poco grasso”. Con la beata Maria Pierina De Micheli Gesù si lamenta del fatto che in questo giorno vengono commessi molti peccati con la scusa del Carnevale, quindi cerchiamo di vivere un martedì non grasso, non magro, ma normale; un martedì che sia la preparazione alla Quaresima, al Mercoledì delle Ceneri e che sia un giorno dedicato al Santo Volto di Gesù. Ci sono anche delle bellissime preghiere. Poi, proprio per questo giorno, Gesù ha chiesto determinate cose che andrete a sentire.

Proseguiamo con la nostra lettura e meditazione sul libro di Bonhoeffer, Vita Comune.

Ciò che non può mai entrare nella preghiera in comune, qui può esser manifestato a Dio nel silenzio. Sulla base della Parola della Scrittura, preghiamo per avere chiarezza nella nostra giornata, per esser salvaguardati dal peccato, per crescere nella santificazione, per ottenere fedeltà e forza nel nostro lavoro, e possiamo esser certi che la nostra preghiera sarà esaudita, perché nasce dalla Parola e dalla promessa di Dio. La Parola di Dio ha trovato adempimento in Gesù Cristo, e questo è il motivo per cui tutte le preghiere che rivolgiamo in base a questa Parola troveranno compimento ed esaudimento in Gesù Cristo.

È bello questo pregare con l’intenzione di avere chiarezza, certamente partendo dalla Parola di Dio e poi, nel nostro caso, dal Santo Rosario, dall’Ufficio Divino. Non so se abbiamo mai riflettuto sull’importanza di avere una mente chiara; di avere chiarezza nei pensieri, nelle riflessioni, nei giudizi; di avere protezione dal peccato; di crescere nella santificazione e via di seguito. 

Attenti bene, adesso.

Un elemento negativo che minaccia specificamente la meditazione personale (io aggiungo: anche quella comunitaria) è la facilità con cui ci si distrae, e con cui i nostri pensieri divagano, in direzione di altre persone o fatti della nostra vita. Nonostante la frequenza di questa distrazione umiliante, anche in questo caso non dobbiamo scoraggiarci né preoccuparci, né tantomeno concludere che la meditazione non abbia alcun senso per noi. Talvolta può esser di aiuto in tale situazione il rinunciare a reprimere con tutte le forze i nostri pensieri, e l’inserire con la massima calma nella nostra preghiera le persone o gli eventi a cui siamo riportati insistentemente, ritornando così, senza perdere la pazienza, al punto di partenza della meditazione.

Questo è un consiglio che io ho sempre dato: è inutile opporsi oltremisura ai pensieri che distraggono, perché poi, tanto, ritornano. Allora dico: “Perché non li facciamo diventare preghiera?”. Questo potrebbe essere utile!

Faccio un esempio. Sto pregando e vengo distratto da una situazione che riguarda mio figlio relativa al suo studio o al suo lavoro o alla sua salute, alla sua lontananza dalla fede: invece di continuare ad avere in mano il Rosario cercando di ricondurre il pensiero solo sul Rosario per distrarlo da questa distrazione, perché non dico: adesso, mentre sto pregando il Rosario, prego per mio figlio e metto dentro le intenzioni che mi distraggono. Prego per questo, per questo, …

Oppure sono distratto dal pensiero di dover andare a fare un esame medico, dal pensiero del lavoro di oggi. Fallo diventare preghiera, così non ti distrai più; mettilo dentro alla preghiera! Vi ricordate che uno dei modi di recitare il Rosario è quello di riflettere, di meditare sulle questioni della vita quotidiana. 

La nostra preghiera personale viene collegata alla parola della Scrittura, e lo stesso avviene per l’intercessione. Nella meditazione in comune non è possibile intercedere per tutti coloro che ci sono affidati, o almeno, non è possibile farlo nel modo dovuto. Ogni cristiano ha delle persone che gli hanno chiesto di pregare per loro, o che egli si sente per buoni motivi di includere nella sua intercessione. Anzitutto si tratterà di coloro che vivono insieme a lui quotidianamente. Qui siamo giunti al cuore stesso di ogni forma di convivenza cristiana. Una comunità cristiana vive della reciproca intercessione dei suoi membri, altrimenti è destinata al fallimento.

Se non preghiamo gli uni per gli altri, siamo destinati al fallimento. Non so quanto in una comunità cristiana si preghi (questo è il primo punto) e quanto si preghi l’uno per l’altro. Nella nostra comunità cristiana ci sono persone che soffrono, che stanno morendo.

Ricordo che, quando ero piccolo, nella casa della mia nonna paterna, c’era un angolo preciso dal quale, alzando gli occhi, si vedeva il campanile della chiesa e quella che si chiamava “la campana dell’agonia”: era una campana piccolina che emetteva un suono tipico che evocava proprio l’agonia e quando si sentiva questo suono, la nonna mi diceva: “Sta suonando l’agonia!”. Allora andavo nell’angolo della casa e vedevo la piccola campana che si muoveva al tocco dell’agonia. Quel suono diceva a tutti che in quel momento una persona stava morendo e allora si pregava, si diceva una preghiera per quella persona. Non sapevamo chi fosse, ma la campana dell’agonia ci stava chiamando, ci stava raccogliendo a pregare perché qualcuno, che non conoscevi, stava morendo e c’era bisogno della tua preghiera. Ovviamente, adesso è sparito tutto! Sono sparite le campane! Figuriamoci se c’è la campana dell’agonia! Adesso ci sono i dischi; adesso si mette su il disco! Una volta dai dischi si ascoltavano le canzoni dei Beatles, oggi ci sono i dischi delle campane! Va beh, lasciamo perdere! E poi le campane possono al massimo suonare fino alle sei di sera (mi sembra) e, soprattutto al mattino, specialmente alla domenica, possono suonare dopo una certa ora, perché “io devo dormire”. 

Poi non importa se, quando c’è la Sagra della Salamella, devo stare sveglio fino alle due di notte perché ci sono quelli che saltano e ballano come i profeti di Baal con il profeta Elia! Quello fa niente, quello va bene! Va bene che d’estate, la sera, quando si vogliono tenere aperte le finestre, ci sono le feste che vanno avanti fino a non so che ora e nessuno può dire niente. Questo va bene, anzi, se chiami, i Carabinieri rispondono: “Eh, no, fino a mezzanotte c’è la possibilità di…”. Ma scusi, le campane con il loro suono delicato possono suonare una volta all’ora solo fino alle sei di sera, e io devo sorbirmi fino a mezzanotte questi che urlano, saltano e ballano per il fatto che domattina non devono andare a lavorare? Ma stiamo scherzando? Che forma di paganesimo è questa? Questa sarebbe la famosa tolleranza, il non discriminare nessuno? A me pare un grandissimo atto di discriminazione.

È fondamentale pregare l’uno per l’altro, impariamo a pregare l’uno per l’altro: almeno una decina del Santo Rosario deve essere dedicata a questo, almeno una Corona del Santo Rosario dobbiamo dedicarla a questo, a pregare l’uno per l’altro.

Voi sapete che io chiedo preghiere un giorno sì e l’altro pure: penso di non dire una falsità, una corbelleria, ma credo che non mi abbiate mai sentito chiedere soldi. Sto andando a memoria, comunque non mi suona niente dentro e penso dunque che la mia memoria non mi stia ingannando: in venti e rotti anni di sacerdozio non penso di aver mai chiesto soldi, non mi sembra… ma preghiere sì, tante!

 “Pregate per questa intenzione; pregate per questo giorno, in questa ora; pregate per questa cosa; vi chiedo preghiere per questa occasione…” Tante volte!

Sul Canale Telegram pubblico molto spesso mie richieste di preghiera per mie intenzioni, che poi non sono sempre totalmente mie. Chiedo preghiere perché la preghiera fa miracoli, veramente! Questa estate ho visto dei miracoli! Forse non lo ricordate più, ma ad agosto vi chiesi di pregare intensamente per un’intenzione e il Signore ha concesso una grazia, una grazia veramente incredibile, una grazia veramente grande come non cosa, una grazia super enorme! Quindi, preghiamo!

 Se prego per un fratello, non posso più odiarlo o condannarlo, qualsiasi problema possa procurarmi. Il suo volto, forse dapprima estraneo e insopportabile, nell’intercessione si trasforma nel volto del fratello, per amore del quale Cristo è morto (chi scrive è stato nei campi di concentramento: non dimentichiamolo!), il volto del peccatore che ha ricevuto misericordia. È una scoperta molto felice per il cristiano che affronta per la prima volta la preghiera di intercessione. Non c’è antipatia, tensione o dissidio personale, che non si possa superare da parte nostra nell’intercessione. L’intercessione è il lavacro purificante, nel quale devono immergersi ogni giorno i singoli individui e la comunità. Nell’intercessione può esserci una dura lotta con il fratello, ma c’è la promessa che il suo obiettivo sarà raggiunto.

Nella misura in cui facciamo fatica con qualcuno, preghiamo per lui. Lo dice Gesù nel Vangelo di pregare per quelli che ci perseguitano: ecco, impariamo a farlo! E allora voi vedrete che ciò che ci sembrava odioso, antipatico, insopportabile si supera, e non riesci più neanche a volergli male.

In che modo? Intercedere non significa altro che presentare il fratello davanti a Dio, vederlo nella prospettiva della croce di Gesù, come un uomo povero e peccatore, che ha bisogno di grazia (ecco: questa è l’intercessione!). A questo punto viene a cadere ogni motivo che mi allontana da lui, e lo vedo in tutta la sua povertà e miseria, anzi la sua miseria e il suo peccato assumono per me lo stesso peso e la stessa dimensione che se fossero i miei; a questo punto non posso fare altro che chiedere: Signore, sei Tu che devi intervenire, Tu solo, secondo il tuo rigore e la tua bontà. Intercedere significa ascrivere al fratello lo stesso diritto che abbiamo ricevuto, cioè la possibilità di presentarsi a Gesù e di aver parte alla sua misericordia.

La preghiera di intercessione è prendere il fratello o la sorella e metterli davanti a Dio e, a quel punto, vederli nella prospettiva della Croce di Gesù, vederle come persone che sono povere, che sono peccatrici, che fanno fatica e che hanno bisogno della Misericordia di Dio e della Sua Grazia.

Ditemi poi: come si fa a non voler loro bene? Se li mettiamo lì così, è chiaro che da tutto questo non può che nascere qualcosa di molto bello! 

Invece di giudicare il vostro papà, la vostra mamma, il vostro figlio, la vostra moglie o il vostro marito; invece di giudicare, criticare, condannare i vostri sacerdoti, metteteli davanti a Dio, guardateli alla luce della Croce.

Certo, quando uno sbaglia, sbaglia e glielo si dice: non che si possa far diventare bene il male, assolutamente! Però senza acredine, senza rancore, senza odio!

In questo modo risulta evidente che anche l’intercessione è un servizio dovuto a Dio e al nostro fratello, da compiersi quotidianamente. Chi nega l’intercessione al prossimo, gli nega il suo servizio di cristiano. Inoltre è ormai chiaro che l’intercessione non si svolge su un piano generico, indistinto, ma è un fatto quanto mai concreto. Si tratta di persone ben precise, di determinate difficoltà e quindi di richieste determinate. Quanto più chiara la mia intercessione, tanto maggiore la speranza che sia esaudita.

La preghiera di intercessione per gli altri è un servizio, è un atto di carità: se io ti nego la mia preghiera, io ti nego la mia carità, il mio servizio.

E infine non ci può sfuggire che il servizio di intercessione esige un suo momento, che ogni cristiano deve riservare ad essa, e tanto più un pastore che ha la responsabilità di un’intera comunità. Basterebbe la sola intercessione, ben fatta, a riempire il tempo della meditazione personale quotidiana. Da tutto questo risulta che l’intercessione è un dono della grazia di Dio per ogni comunione cristiana e per ogni cristiano. 

È un dono, quindi deve essere vissuto bene: bisogna dedicargli un momento preciso.

Qui ci viene fatta un’offerta di valore incommensurabile, che va accolta con gioia. Proprio il tempo dedicato all’intercessione diventerà per noi ogni giorno fonte di nuova gioia al cospetto di Dio e all’interno della comunità cristiana.

Una comunità cristiana dove si prega l’uno per l’altro eh, beh, insomma!

Ci fermiamo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati