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P. Florenskij: l’Amicizia – VI e ultima parte

Florenskij

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 30 aprile 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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P.FLORENSKIJ: L’AMICIZIA PARTE VI E ULTIMA

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a venerdì 30 aprile 2021, oggi facciamo memoria di San Pio V Papa, un grandissimo Papa, un grandissimo Santo.

Abbiamo letto il Vangelo di oggi tratto dal cap. XIV, versetti 1-6 di San Giovanni:

“Io sono la via, la verità e la vita.”

Non “una” via, “una” verità, “una” vita, in greco c’è proprio l’articolo determinativo:

“Io sono la via, la verità e la vita.”

Non è una delle vie, una delle verità e una delle vite possibili, ce n’è una sola, è Gesù.

“Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”

Comprendo che questo crei dei problemi a qualcuno, perché non sa bene dopo come collocare le sue idee, le sue ideologie, i suoi irrisolti, ma pazienza. Il fatto che io non riesca a capire Dante, questo non vuol dire che io debba cambiare Dante, sono io che devo studiare di più, devo aprire di più la mia mente.

Quest’oggi, sulla scorta di questa bellissima frase di Gesù, che Lui è il nostro tutto, in quest’ultimo giorno di aprile, leggiamo l’ultima volta questo bellissimo libro, “L’Amicizia” di Pavel Florenskij.

Oggi volevo lasciarvi una chicca, almeno per me lo è stata, è una cosa che non conoscevo assolutamente e mi sembra molto bella, che dice quanto l’amicizia sia un valore meraviglioso che non bisogna tradire mai, quanto è importante essere fedeli, costanti nell’amicizia. Scrive:

“A rafforzare l’amicizia può servire anzitutto il «sacramento naturale» (il lettore perdoni questo accostamento verbale sconveniente!) dell’affratellamento e in secondo luogo su di esso, come su di un fertile terreno, lo speciale Rito dell’affratellamento – ακολουθία εις αδελφοποίηση’, ovvero, εις άδελφοποία. Rileverò soltanto che la cerimonia dell’affratellamento è costituita essenzialmente da un’unione reale per mezzo dello scambio del sangue, dei nomi (talvolta anche delle camicie, delle vesti, delle armi), dalla manducazione in comune del cibo sacro, dal giuramento di fedeltà e dal bacio; elementi che possono essere anche non tutti presenti in una data forma concreta di affratellamento.”

Penso che esista solo nella tradizione ortodossa perché da noi, in quella Cattolica non l’ho mai sentito. Adesso Florenskji descrive un rito religioso molto bello, che fa riferimento alla tradizione ortodossa.

“È chiaro che questa cerimonia risponde alla coscienza religiosa naturale. Nel rito cristiano dell’affratellamento il sangue e la comanducazione (cioè il mangiare insieme) vengono sostituiti dalla comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, e lo scambio dei nomi è sostituito dallo scambio delle croci battesimali che si portano al collo, ciò che equivale allo scambio dei nomi battesimali. Una forma semi-popolare e semi ecclesiastica dell’affratellamento comprende lo scambio delle croci battesimali, il giuramento di amore fraterno e di fedeltà davanti all’icona in chiesa e il reggere a turno una candela accesa durante l’Inno dei Cherubini (tipico ortodosso).

Il rito sacro dell’affratellamento può contenere qualche particolare differente, ma i suoi momenti fondamentali sono:

1) gli affratellandi si mettono in chiesa davanti al leggio su cui stanno il Vangelo e la Croce, il più anziano a destra e il più giovane a sinistra;

2) si recitano preghiere e invocazioni litaniche che implorano per gli affratellandi l’unione nell’amore e ricordano esempi di amicizia nella storia della Chiesa;

3) gli affratellandi sono cinti con un’unica cintura, le mani sul Vangelo e ciascuno riceve una candela accesa;

4) si leggono l’epistola ICor 12,27 sgg. e il Vangelo Gv 17,18-26;

5) seguono altre preghiere e invocazioni litaniche simili al punto 2);

6) preghiera del Padre nostro;

7) comunione degli affratellandi, con le sante oblate, con il calice della Messa;

8) gli affratellandi vengono condotti attorno al leggio tenendosi per mano, mentre si canta il tropario «Signore, guarda dal cielo e vedi…»;

9) scambio del bacio;

10) canto del versetto: «Ecco come è buono e come è dolce che i fratelli stiano insieme» (Sal 132,1).

Sembra più un matrimonio, è proprio un rito bellissimo.

“Talvolta si aggiunge lo scambio delle croci battesimali, ma forse questo particolare non è entrato come elemento essenziale nel rito sacro per il fatto che gli affratellandi già in precedenza se le erano scambiate. Questo scambio costituisce, insieme alla comunione, il momento ideale più importante del rito, anzitutto come segno che gli affratellandi intendono portare la croce l’un l’altro, poi come consegna a ciascuno degli affratellati del ricordo della rinuncia a sé e della fedeltà all’amico.”

L’Amicizia è talmente una cosa sacra, talmente importante che si arriva addirittura a fare questo rimando al battesimo, a scambiarsi addirittura le croci battesimali. Capite cosa vuol dire tradire un’amicizia a questo punto? Ora capite che peso ha, cosa vuol dire abbandonare un amico.

Io rimasi molto colpito quando, in due occasioni diverse, mi vennero raccontati due fatti.

Il primo riguarda un fratello che, , per non dispiacere la moglie, abbandonò sul letto di morte suo fratello che lo supplicava di stargli accanto. Siccome alla moglie dava fastidio che lui si dedicasse troppo al fratello, tanta è stata l’insistenza e le questioni fatte da lei, che quest’uomo lasciò morire da solo suo fratello per non avere problemi con la moglie. Pensate fino a che profondità di disgrazia si può arrivare nella vita! Fino a che punto si può perdere il bene della ragione, fino a che punto si può arrivare a rinnegare il proprio sangue, in nome di una falsa pace, in nome di un falso stare insieme, in nome dell’ingiustizia!

Il secondo fatto riguarda un altro che abbandonò sul letto di ospedale l’amico bisognoso, e se ne andò.

Qualunque siano le ragioni, credo che queste siano cose senza ritorno. Ci vuole poi una tale penitenza, un tale pentimento, una tale mortificazione, una tale riparazione che non so quanti e quanto si riescano a raggiungere, perché dopo che ho fatto un gesto del genere in me di umano non rimane più nulla, ho distrutto tutto.

Dopo che ho fatto una cosa del genere come potrò mai più incontrare Dio? Se non c’è un pentimento radicale, una riparazione radicale — ma è molto difficile, e comunque se quella persone è morta, è molto difficile poi portare questo peso — come potrò mai fare comunione con Dio?

Eppure, noi ci illudiamo con le nostre false ragioni che sia possibile: “Ma io l’ho fatto per questo, per quell’altro…”. Non esistono ragioni sufficienti che possano giustificare un atto così grave, qualunque torto abbiamo subito nella vita, di fronte alla morte, di fronte al dolore tutto salta. C’è in questo libro un racconto molto bello, mi è venuto in mente adesso, è una vicenda narrata:

“I due fratelli in ispirito, il diacono Evagrio e il prete Tito è un «racconto» a suo tempo molto diffuso e popolare, tra l’altro illustrato sulle pareti del pronao dell’eremo di Zosima, vicino alla Lavra della Santa Trinità e San Sergio; esso dice degli scoppi d’ira che distruggono l’amore amicale e delle terribili conseguenze che ne derivano:

«C’erano una volta nel santo monastero delle Grotte due fratelli in ispirito, il diacono Evagrio e il prete Tito, i quali nutrivano un amore grande e sincero l’uno per l’altro, tanto che tutti si meravigliavano della loro unità di pensieri e del loro amore senza misura. Ma il diavolo, che odia il bene e sempre ruggisce come leone cercando chi divorare, mise inimicizia e odio tra di loro. Così non volevano più guardarsi in faccia e si evitavano, sebbene i fratelli li supplicassero lungamente.”

“Ma cosa è successo?”, vi chiederete. Non ha importanza quello che è successo, perché sono cose che succedono. Il diavolo è fantasioso, sfrutta ogni occasione. Non ha importanza quello che è successo, è importante che sia successo qualcosa — e di solito sono sempre cose da niente, sono sempre fraintendimenti, perché il diavolo è maestro nell’accecare e far vedere ciò che non c’è o ciò che parzialmente c’è. Sta di fatto che si è creata una divisione. Queste cose succedono ogni giorno anche a noi, già solo questo dovrebbe farci capire che siamo andati fuori strada, questo dovrebbe far tornare immediatamente indietro e dire che è opera del diavolo, perché Dio unisce e il diavolo separa. Non riuscivano neanche e guardarsi in faccia, perché, capite, un grande amore il demonio lo trasforma in un grande odio, è sempre così.

“Quando andavano in chiesa, Evagrio si schermiva dall’incensazione fatta da Tito e questi evitava di incensare Evagrio e per lungo tempo rimasero nelle tenebre del peccato; perché Tito celebrava senza aver chiesto perdono, ed Evagrio si comunicava nello stato d’ira che il nemico aveva messo tra loro.”

Tutti e due erano dentro al risentimento, dentro all’odio.

“Una volta il prete Tito si ammalò gravemente e, giacendo ormai senza speranza e piangendo il proprio stato, inviò preghiera al diacono dicendo: “Perdonami, fratello, per amore di Dio, perché insensatamente mi sono adirato contro di te”. Ma questi lo malediceva con crudeli parole. Gli anziani, vedendo Tito in punto di morte, condussero Evagrio da lui con la forza affinché si riconciliasse con il fratello. Il malato vedendo il fratello si alzò e si gettò carponi ai suoi piedi dicendo fra le lacrime: “Perdonami, padre, e benedicimi”. Ma egli irremovibile e feroce rifiutò davanti a tutti, dicendo: “Non voglio affatto essere con lui perdonato né in questo secolo né nel futuro…”

Parole gravissime, questi sono chiari peccati mortali contro la carità.

“…e, facendo l’atto di scostare i fratelli che lo circondavano, cadde a terra e quando lo vollero rialzare videro che era morto. E non poterono né comporgli le mani né chiudergli la bocca perché era come se fosse morto da lungo tempo. Invece il malato ben presto si alzò dal letto come non fosse mai stato ammalato. Gli anziani si meravigliarono della morte subitanea dell’uno e della veloce guarigione dell’altro e con molte lacrime seppellirono Evagrio con gli occhi e la bocca spalancati e le braccia scomposte.”

Pensate che scena terribile.

“Domandarono a Tito che cosa fosse avvenuto ed egli si confessò ai padri dicendo: «Ho visto gli angeli allontanarsi da me e piangere sull’anima mia mentre i demoni si rallegravano della mia ira e allora incominciai a pregare il fratello perché mi perdonasse. Quando lo condussero qui, vidi l’angelo severo con in mano una spada infuocata e quando Evagrio non perdonò, l’angelo lo colpì ed Evagrio cadde morto; a me invece l’angelo stese le mani e mi fece alzare».

Disse l’abate Jakov: «Come la lampada in una cella oscura, così il timor di Dio che penetra nel cuore dell’uomo lo illumina e lo istruisce in tutti i comandamenti divini»”.

Con questo racconto concludo la lettura parziale di questo bellissimo testo, che ci invita a non portare mai nel cuore sentimenti di ira, di risentimento, di odio, a stare liberi da tutte queste cose, a vivere profondamente affidati a Dio, lasciare perdere tutte queste stupidaggini, andare sempre oltre e affidare al Signore ogni nostra sofferenza, e chiedergli la grazia di poter trovare qualcuno con il quale sentirsi veramente e profondamente fratelli, qualcuno con cui condividere la propria vita nel bellissimo rapporto dell’amicizia.

Da domani cominceremo il mese di maggio. Quest’anno è un anno particolare, ci sono tanti eventi particolari. Abbiamo fatto la Pasqua, il Giovedì Santo è stato il primo giovedì del mese, il Venerdì Santo, il primo venerdì del mese, il Sabato santo, il primo sabato del mese, una cosa bellissima, ma tante altre date molto significative. Domani è il primo sabato del mese, quest’anno maggio inizia con il primo sabato del mese, tutto in onore del Cuore Immacolato di Maria, una cosa meravigliosa, quindi prepariamoci bene a vivere meglio domani e mi raccomando, questo mese dedichiamolo interamente alla Vergine Maria, perché ricordiamocelo, in questo mese la Madonna compie sempre tante grazie se noi gliele chiediamo con fiducia.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della IV settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 14,1-6)
Io sono la via, la verità e la vita.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

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