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Timore e paura: radicale diversità

Bambino impaurito

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 15 ottobre 2021 – Memoria di S. Teresa di Gesù

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Timore e paura: radicale diversità

Eccoci giunti a venerdì 15 ottobre 2021. Oggi celebriamo la solennità, per noi carmelitani, di Santa Teresa di Gesù, Vergine e dottore della Chiesa. Abbiamo già fatto diverse catechesi in queste settimane passate su alcuni scritti di Santa Teresa di Gesù che, possiamo dire, ci hanno preparati a questa solennità.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato, della Santa Messa di oggi è tratto dal capitolo XII di San Luca, versetti 1-7.

È un Vangelo che si adatta molto bene all’esperienza spirituale, all’esperienza umana di Santa Teresa. Lei ha proprio fatto della sua vita una lotta rigorosa contro l’ipocrisia, contro l’apparire ciò che non si è, contro la falsità radicale, contro il prendersi gioco di Dio, e via di seguito. L’ipocrisia è tutto questo e molto altro. 

Nel Vangelo di oggi vediamo Gesù che è circondato da migliaia di persone, da tantissime persone. È un momento importante della sua vita, è un momento in cui Gesù si sente sicuramente invitato a dire qualcosa di essenziale, vista la quantità di persone che era presente. È talmente tanta che si calpestavano a vicenda. Gesù, innanzitutto, si rivolge ai suoi Discepoli. Ci sono tante persone ma Gesù dice quello che dice innanzitutto ai suoi Discepoli, a quelli più vicini, li vuole mettere proprio in guardia. È interessante notare come Gesù, anche quando è circondato da tante persone, sa avere sempre un’attenzione particolare per i suoi amici più stretti. Gesù non si fa distrarre da niente e da nessuno, è veramente l’amico fedele, è amico sempre, nonostante tutto e tutti. 

“Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia.”

Ciò che fa essere un fariseo è appunto l’ipocrisia, per cui oggi quando diciamo a qualcuno “sei un fariseo” vogliamo dire “sei un ipocrita”. Vuol dire condurre vite doppie, vite nelle quali c’è un luogo nascosto, segreto, dove si dicono cose all’orecchio, nelle tenebre, cose separate. Questa modalità di vita è una modalità ipocrita, perché da una parte c’è questo luogo e dall’altra c’è invece una vita pubblica. Questo è il problema più importante: il fatto di scoprirsi capaci di atti di ipocrisia, di doppiezze interiori, di falsità. Noi dobbiamo fare di tutto per combattere questa doppiezza e questa ipocrisia. 

Poi Gesù dice di non aver paura di quelli che uccidono il corpo. Mi sembra molto attuale questo avviso di Gesù. Tutti abbiamo paura di quelli che uccidono il corpo, perché tutti abbiamo paura di morire. Ma Gesù dice:

“dopo questo non possono fare più nulla.”

Coloro che uccidono il corpo, possono solo uccidere il corpo, poi non possono fare più nulla. Il Signore dice:

“Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.”

A una prima lettura uno può pensare che Gesù stia parlando del demonio, ma il demonio non ha il potere di uccidere, di far perire, di far morire, e soprattutto il demonio non ha il potere di gettare nella Geenna. Il demonio non ha nessun potere se non tanto quanto gli consente Dio. Ricordate Giobbe, per esempio. Noi pensiamo invece che il demonio abbia un potere suo, che gestisce come vuole lui, invece no, lui non può fare nulla, “è come un cane legato alla catena”, diceva Padre Pio, pertanto fa fin dove, fin tanto che il Signore lo permette. 

Questo “colui” di cui parla Gesù è il Padre, è Dio Padre. Dio Padre ha questo potere di concludere, di porre termine ad una vita che Lui ha creato, questo è il potere di Colui che crea. Crea, dà la vita e poi arriva un giorno in cui siamo chiamati a rendere conto di questa vita, in cui moriamo. È una decisione che spetta solo a Dio. Solo Dio ha questo potere di porre fine alla vita di un uomo, e solo Dio, nel Suo Giudizio infallibile, giusto, ha il potere di accogliere in Paradiso, oppure no, quest’anima.

Questo “temete” di Gesù, non è “abbiate il terrore”, come qualcuno sbagliandosi pensa o capisce, non è “abbiate il terrore di Dio”, non è vivete nell’angoscia, no, questo “temete” che ritorna due volte:

“temete colui che”

“temete costui”

Cosa vuol dire? 

Fai una priorità nella tua vita”, cioè tu non devi aver paura delle cose sbagliate, non devi avere paura di morire, o di ciò che ti può far morire, non devi aver paura di andare incontro alla morte, di perdere il consenso degli uomini, e via di seguito, no, tu devi aver timore; questo timore vuol dire che tu devi organizzare la tua vita, devi orientare la tua vita solo in funzione di Dio, non del corpo. Questa è la prospettiva, bellissima. Gesù non vuol gettare nessuno nell’angoscia, non è tipico di Gesù. Gesù vuole solamente dirci: “Metti ogni realtà al suo posto”. A Dio il posto di Dio, agli uomini, alle cose, al corpo, il loro posto.

Allora, certo che devo temere, temere nel senso che ciò che mi deve stare a cuore è il Giudizio di Dio, non quello delle creature, è l’essere fedele a Dio, non alle creature o alle cose del mondo, è seguire la logica di Dio, non la logica del mondo. Questo è il santo timore di Dio, il settimo dono dello spirito Santo.

Quindi tutto il discorso che abbiamo fatto quando abbiamo parlato, per esempio, del tema della prefigurazione del marchio, ecco, qui trova un suo fondamento. Ci dice come comportarci di fronte a tutto ciò che nella mia vita, ogni giorno, nella vita di ogni essere umano, da Adamo ed Eva, fino all’ultimo essere umano, ogni giorno si presenta come una prefigurazione del marchio, che tradotto vuol dire: un’alternativa a Dio. Questo è il marchio, questa è la logica del serpente, questo è quello che il serpente ha detto in Genesi 3: 

“Non è vero che… ma è vero quello che dico io”. 

Ecco la prefigurazione, già lì abbiamo avuto una prefigurazione. 

Questo “Temete colui”, “Temete costui”, vuol dire che di fronte a tutte le prefigurazioni che tu hai di questo marchio, quindi a tutte le scelte che devi fare tra la paura di morire, la paura di perdere consenso, di essere emarginato, di essere perseguitato, la paura di essere diverso, di perdere non so cosa, e l’offendere Dio, quindi per la paura di… offendo Dio, per la paura di… manco verso Dio, tu dovrai scegliere non l’offesa a Dio, perché lo devi temere, ma dovrai affrontare la tua paura.

Vivere nel timore di Dio vuol dire: impara ad affrontare le tue paure, le paure legate alla tua vita quotidiana. 

Ecco perché è importante il timore di Dio, non perché dobbiamo avere il terrore di Dio, ma perché dobbiamo imparare ad essere coraggiosi con tutto ciò che il timore di Dio ci fa sfidare. Siccome io temo, in questo senso bello, buono, giusto, vero e santo, siccome ho il timore di Dio, allora in nome del santo timore di Dio — perché è l’unico che abbia una parola vera, unica, perché è l’unico che è Dio — in nome del santo timore di Dio — di cui Santa Teresa ovviamente era piena, e scrive delle cose bellissime su questi argomenti, — troverò il coraggio di combattere le mie paure, le paure che dicevano prima.

 “Oh mamma muoio!” 

No, affrontala questa paura, perché questo morire non è ciò che tu devi temere, la tua paura la devi riservare solo per colui che la merita. Questa paura, che si chiama timore di Dio, che non è l’angoscia, ripeto, ma è il timore, “la coscienza della totale trascendenza di Dio”, diceva Papa Benedetto XVI, è colei che darà la spinta per diventare un uomo vero e libero, perché è diverso il timore di Dio dal terrore di morire, è diverso, sono due cose completamente diverse e infatti vedete cosa dice Gesù:

“Non abbiate paura: valete più di molti passeri!”

“Nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio”

Lo dice subito dopo aver parlato del “temete costui”, cioè “temete costui”, ma in questa logica del timore di Dio, quindi “abbiate un pieno affidamento a Dio”, perché neanche i passerotti sono dimenticati, neanche i capelli del tuo capo vanno per terra a caso.

“Sono tutti contati”

“Non abbiate paura”

Prima dice: “Temete costui”, poi “Non abbiate paura”, perché, come vedete, il timore di Dio non è la paura di Dio, sono due cose diverse, noi le sommiamo subito, timore e paura sono la stessa cosa, e invece no, non sono la stessa cosa. 

Nei confronti del Padre Lui parla di timore, nei confronti di tutto il resto Lui parla di paura:

“Non abbiate paura: valete più di molti passeri!”

“I capelli del vostro capo sono tutti contati.”

Verso il Signore lì devi aver il timore che ti aiuta a dire che Dio è Dio e deve stare al primo posto, e tutto devo fare in nome Suo. 

Spero di essere stato chiaro, è un Vangelo molto bello, vi auguro di cuore di trascorrere una santa giornata e Santa Teresa conduca tutti noi a queste sponde meravigliose di salvezza.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Lc 12, 1-7)

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

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