Scroll Top

I santi segni. Romano Guardini, parte 14

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 14»
Venerdì 19 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 16, 20-23)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 19 maggio 2023. Oggi ricordiamo e festeggiamo San Celestino V papa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sedicesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 20-23.

Continuiamo la nostra lettura del nostro testo I Santi Segni, di Romano Guardini.

Oggi affrontiamo “Il portale”. Leggiamo:

Spesso siamo entrati per esso in chiesa e ogni volta esso ci ha detto qualcosa. L’abbiamo invero percepito?

Romano Guardini chiede se, ogni volta che passiamo il portale della Chiesa, abbiamo percepito ciò che lui [il portale] ci dice, quando entriamo e quando usciamo.

A che scopo c’è il portale? Forse ti meravigli di questa domanda. «Perché si entri e se ne esca», pensi tu; la risposta non sarebbe invero difficile. Certo; ma per entrare e uscire non occorre alcun portale. Una apertura più ampia nella parete servirebbe pure allo scopo e un saldo assito di panconi e forti tavole basterebbe all’apertura e alla chiusura. La gente potrebbe entrare e uscire: sarebbe anche di minor costo e più rispondente allo scopo. Non sarebbe però un «portale». Questo intende a qualcosa di più che non sia il soddisfacimento di un mero scopo; esso parla.

Presta attenzione quando lo varchi e sentirai:

«Ora io lascio l’esterno: entro».

Fuori c’è il mondo, bello, fervido di vita e di creazione possente. Frammezzo però vi è anche molto d’odioso, di basso. Esso ha in sé qualcosa del mercato; in esso ognuno corre attorno, tutto qui si fa largo. Non lo vogliamo chiamare non-santo; eppure, qualcosa di questo il mondo tiene indubbiamente in sé. Attraverso il portale però entriamo in un interno, separato dal mercato, calmo e sacro: nel santuario. Certo, tutto è opera e dono di Dio. Dovunque Egli può muoverci incontro. Ogni cosa la dobbiamo ricevere dalle mani di Dio e santificarla con un sentimento di pietà. Pur tuttavia gli uomini fin dall’inizio hanno saputo che luoghi determinati sono in modo particolare consacrati, riserbati a Dio.

Il portale sta tra l’esterno e l’interno; tra ciò che appartiene al mondo e ciò che è consacrato a Dio. E quando uno lo varca, il portale gli dice:

«Lascia fuori quello che non appartiene all’interno, pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza. Tutto ciò che non è consacrato, lascialo fuori. Fatti puro, tu entri nel santuario».

Non dovremmo varcare così frettolosamente, quasi di corsa, il portale! In raccolta lentezza dovremmo superarlo e aprire il nostro cuore perché avverta quello che il portale gli dice. Dovremmo, anzi, prima sostare un poco in raccoglimento perché il nostro avanzare sia un avanzare della purezza e del raccoglimento.

Quindi, vedete, quando noi varchiamo la soglia del portale della Chiesa — ed è certamente bello grande, solenne, maestoso — dovremmo lasciare fuori tutto ciò che non appartiene all’interno, a questo luogo consacrato a Dio. Quindi pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza, tutto fuori. Tutto ciò che non è consacrato, fuori! E quindi non possiamo attraversarlo di corsa. Solitamente si vedono le persone che corrono in chiesa, ma probabilmente non perché ardono dal desiderio, ma perché sono in ritardo. E il portale diventa esattamente una porta, ma il portale non è una porta; è un portale. È molto di più di una porta. Il portale non è semplicemente una soglia che separa due realtà molto diverse tra loro, che le separa e le collega. Il portale non è solo questo.

C’è qualcosa di solenne in questa Soglia, è una Soglia con la S maiuscola. Perché separa due realtà molto diverse, vero, collega in un certo senso le due realtà — perché io passo da una all’altra e quindi c’è un collegamento, altrimenti non potrei passare da una all’altra, quindi sono collegate, c’è un collegamento, ma nello stesso tempo c’è una separazione —  però una delle due realtà, cioè quella che lascio — il mondo — è molto diversa da quella nella quale mi introduco attraverso il portale, passando la soglia. Perché quella realtà è consacrata a Dio. È tutta un’altra cosa. Il mondo che lascio non è sullo stesso piano, lo stesso livello, del luogo nel quale sto entrando. Io lascio un mondo carnale — proprio mondo nel senso giovanneo del termine, come ciò che è separato da Dio, come ciò che è lontano da Dio, con tutte le sue logiche, le sue dinamiche — per entrare in un mondo totalmente riservato a Dio, dedicato a Dio.

Ecco perché devo lasciar fuori tutto ciò che non è consacrato. Ecco perché non devo varcarlo frettolosamente. Ecco perché non devo entrare di corsa.

Quando eravamo bambini ci dicevano sempre: “Non si entra in chiesa di corsa”. E cosa facevano queste bravissime catechiste? Perché c’erano veramente delle bravissime catechiste, ho avuto la grazia di avere delle bravissime catechiste nella mia vita; queste catechiste erano delle mamme, ma veramente molto brave, molto preparate, insieme a delle suore, altrettanto bravissime, ho avuto la grazia di avere delle bravissime suore, che cosa facevano? Noi giocavamo come dei forsennati, tutti di qua, di là, saltavamo come dei grilli — quando si è bambini si hanno tante di quelle energie — poi arrivava il momento in cui bisognava andare nella Cappella per fare la preghiera. Allora loro cosa facevano? Non ci dicevano: “Bambini, tutti in cappella”, e noi, come una mandria di bufali, passavamo da un mondo all’altro, no! Ci dicevano: “Bambini, ci ritroviamo tutti davanti al portale della Chiesa”, davanti alla porta — perché la Cappella non aveva un portale, era proprio una porta — davanti alla porta della Chiesa. 

Quindi, tutti arrivavamo lì come una mandria di bufali ma loro ci facevano fermare, ci facevano mettere in fila — interessante, da nessun’altra parte tu entri in fila — “Bambini, mettetevi in fila!” e quindi spingi tu che spingo io, prima io, poi tu. “Bambini, prendetevi per mano” per farci entrare a due a due, “Bambini, silenzio!”. Quando ci eravamo calmati; quando ci eravamo presi le nostre manine e quando eravamo pronti, piccola catechesi pre-ingresso: “Stiamo per entrare in chiesa, quindi, mi raccomando in silenzio; mi raccomando il segno di croce appena entrate con l’Acqua Santa; mi raccomando quando entrate, guardate il tabernacolo, c’è la lucina rossa che vi dice che c’è Gesù, poi entrate senza correre, composti, andate alle vostre panche, fate la genuflessione prima di entrare nella panca, guardando il tabernacolo, entrate nella panca, in silenzio, vi mettete in ginocchio, mani giunte, braccia, gomiti lungo i fianchi, non sdraiati, non con i gomiti sdraiati sulle panche, ma gomiti lungo i fianchi, state in ginocchio e cominciate a salutare personalmente Gesù. Poi lo saluteremo tutti insieme”.

Ecco, io non so se noi prima di entrare in chiesa facciamo un qualcosa di simile che ci prepara, questa “raccolta lentezza” dice Guardini. Lui dice — “dovremmo superarlo in una raccolta lentezza e aprire il nostro cuore, perché avverta ciò che il portale gli dice”. Il portale ci parla, è questo il punto! 

Vedete, tutti questi santi segni ci parlano. Ci parla la mano che diamo, ci parla l’essere in ginocchio, ci parla il segno della Croce, ci parla l’incedere, ci parlano i gradini e ci parla il portale. Il portale ci parla. Adesso non possiamo entrare in chiesa come abbiamo fatto sempre, cioè fino a ieri, magari, perché abbiamo dimenticato le catechesi di quando eravamo ragazzi. Quando entriamo in chiesa dobbiamo prepararci.

E quell’attraversamento, il superamento di quella soglia, come se fosse una dogana, ci deve far dire: “Bene, appena la passo, appena sto varcando il portale, il portale mi parla. E cosa mi dice?

«Lascia fuori quello che non appartiene all’interno, pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza. Tutto ciò che non è consacrato, lascialo fuori. Fatti puro, tu entri nel santuario».

Ecco perché facciamo il segno della Croce con l’acqua Santa all’ingresso: oltre che a fare memoria del battesimo, serve a togliere i peccati veniali — spero che lo sapeste. Quindi ha un valore grandissimo, quel segno.

 Lui dice: “Dovremmo sostare un poco in raccoglimento, perché il nostro avanzare sia un avanzare della purezza e del raccoglimento”. Quindi dovremmo entrare così. Pensate, dovremmo entrare in chiesa e, prima ancora di passare la soglia del portale, tutte queste cose dovrebbero essere già dentro di noi.

Sapete, nei film di fantascienza spesse volte si parla di “portale”, separa due mondi completamente diversi; l’attraversamento del portale ti fa entrare in un altro mondo. Chi ama la fantascienza, chi vede i film di fantascienza, tante volte avrà sentito parlare del “portale”, attraversare il portale, aprire il portale, cercare il portale… 

Prosegue Guardini:

Ma il portale dice ancora di più. Fai attenzione: quando entri, involontariamente alzi il capo e gli occhi. Lo sguardo si volge all’alto e abbraccia la vastità dell’ambiente; il petto si dilata e l’anima pure. L’ambiente vasto e alto della chiesa è similitudine dell’eternità infinita, del cielo in cui abita Dio

Se voi entrate nel Duomo di Milano, per esempio, uno entra… e gli si mozza il fiato. Vive proprio questa esperienza che ha appena descritto Guardini. Tu entri in Duomo di Milano e immediatamente… tutto viene proiettato verso l’alto, e veramente il petto si apre. 

Certo, i monti sono ancora più elevati, e incommensurabile l’azzurra distesa. Però è tutta aperta, non ha limite né figura. Qui invece lo spazio è riservato per Dio. Lo sentiamo nei pilastri che si drizzano verso l’alto, nelle pareti ampie e robuste, nella volta elevata: sì, questa è la casa di Dio, l’abitazione di Dio in una maniera speciale, interiore.

Che belle queste frasi! Dovremmo rileggere questa parte del portale tutte le volte che dobbiamo andare in chiesa. E dovremmo insegnarlo ai bambini. Chi fa il catechista o la catechista dovrebbe insegnare ai bambini questi santi segni, spiegarli bene e dire: “Guardate che adesso facciamo un viaggio, eh, facciamo un viaggio, attraversiamo un portale”. Figuratevi se loro non sanno cos’è il portale. Non nel senso in cui ne parla Guardini, ma in quello della fantascienza. Quindi, se voi glielo spiegate bene, li animate bene, vedrete i bambini come saranno tutti gioiosi, tutti elettrizzati al pensiero di attraversare il portale, perché poi i bambini a queste cose ci credono. Non sono come gli adulti che dicono: “Ah, ma si, vabbè, tutte storie…”

Quindi è uno spazio riservato a Dio, uno dice: “No, ma io incontro Dio nei monti, nelle valli, nel mare, nei fiori, nel tulipano. Tutto vero, lì è tutto bellissimo, però è aperto. Qui invece è uno spazio riservato. Qui c’è un limite, c’è un perimetro. Questa è la casa di Dio. E i bambini lo capiscono, stiamo entrando nella casa di Dio; quindi, … tutto ciò che ne consegue.

E il portale introduce l’uomo a questo mistero. Esso dice:

«Deponi ciò ch’è meschino. Liberati da quanto è gretto e angustiante. Scrolla quanto t’opprime. Dilata il petto. Alza gli occhi. Libera l’anima! Tempio di Dio è questo, e una similitudine di te stesso. Poiché tempio del Dio vivente sei proprio tu, il tuo corpo e la tua anima. Rendilo ampio, rendilo limpido ed elevato!».

«Alzatevi, chiusure! Apritevi, o porte eterne, che il Re della gloria entri!»,

Mamma mia, ma sentite che parole, bellissime! Dovremmo trascriverle su dei foglietti, così prima di entrare in chiesa ce le rileggiamo, queste frasi che il portale ci dice, e così vedrete come entreremmo in un modo completamente nuovo e non arriveremo di corsa. Non si può entrare di corsa. 

Così s’invoca nella Sacra Scrittura. Presta ascolto a questo grido. A che ti giova la casa di legno e di pietra, se non sei tu stesso una casa vivente di Dio? A che ti giova che i portali alti s’incurvino e i pesanti battenti si schiudano, se in te non s’apre alcuna porta e il Re della gloria non può entrare?

Se poi pensiamo a noi stessi come tempio di Dio…. Lui qui sta parlando della chiesa, però ha fatto un paragone, un riferimento, anche a noi uomini: “Poiché il tempio del Dio vivente sei proprio tu, il tuo corpo e la tua anima, rendilo ampio, rendilo limpido, elevato”. Noi potremmo chiederci: abbiamo un portale fisico, cioè ci portiamo appresso un portale, quella soglia che separa e collega il mondo esterno con questo mondo interno che è tempio del Dio vivente? Noi l’abbiamo questo portale?

Guardate, Romano Guardini non ne parla. Io azzardo una mia interpretazione, poi vedete voi. Secondo me noi abbiamo cinque portali. Non uno, la chiesa ne ha uno, noi ne abbiamo cinque. E sono i nostri cinque sensi. I cinque sensi che noi abbiamo sono proprio questi portali, presenti nel nostro corpo, che fanno da soglia, rispetto ai due mondi. Quindi dovremmo imparare — ecco perché lui dice “rendilo ampio, rendilo limpido ed elevato” — ecco perché noi dovremmo imparare ad usare i nostri sensi esattamente come dei portali e non dovrebbe entrare niente che non c’entri col tempio del Dio vivente, che siamo noi. Costantemente qualcosa cerca di attraversare i nostri cinque sensi e quindi di contaminare il nostro tempio del Dio vivente interiore. Noi dovremmo usare il portale per dire: “No, tu non entri, non puoi”. Tutti i nostri sensi dovrebbero collaborare per aiutarci santamente a far entrare solamente ciò che è degno del tempio che portiamo in noi, del tempio del Dio vivente che siamo.

Ecco, io credo che oggi abbiamo proprio da riflettere.

Vedete? Le meditazioni di Romano Guardini sono belle perché sono teoriche, molto elevate, molto profonde anche, ma allo stesso tempo pratiche. Cioè qui non c’è da perdersi in mille ragionamenti, qui c’è da viverle queste cose. Lui ti dice la teoria e poi ti fa vedere anche la pratica; ti dice: “La teoria ti piace?” — “Sì” — “Allora mettila in pratica subito”. Quando vai in chiesa: prima devi salire i gradini è lì c’è tutta la riflessione sui gradini; poi arrivi al portale e ti fermi, perché devi pensare a tutto questo. Capite che prima di entrare in chiesa noi abbiamo fatto una preparazione incredibile? E bellissima! Sarà difficile poi distrarci, sapete, molto difficile. E vedrete che il nostro stare in chiesa cambierà radicalmente.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati