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Discernere la vera umiltà – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.126

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Discernere la vera umiltà – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.126
Martedì 5 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 18, 21-35)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 5 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciottesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 21-35.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo secondo del capitolo trentanovesimo.

2 — Considerate bene, figliuole mie, quello che ora vi voglio dire. Alle volte il sentimento della propria miseria può darsi che sia vera umiltà, mentre altre volte tentazione gravissima. Io l’ho provato, e lo so. Per profonda che sia, la vera umiltà non inquieta mai, non agita, non disturba, ma inonda l’anima di pace, di soavità e di riposo. La vista della nostra miseria ci mostra che meritiamo l’inferno, ci riempie l’anima di afflizione, ci toglie quasi il coraggio di domandare misericordia. Ma se c’è vera umiltà, questa pena è temperata da tanta pace e dolcezza, da desiderare di non andarne mai privi. Non solo non inquieta e non stringe l’anima, ma la dilata e la rende più abile a servire Iddio, mentre l’umiltà del demonio disturba, scompiglia, mette tutto sottosopra ed è molto penosa. Se il maligno ci vuol far credere che siamo umili, penso che sia per poi indurci, potendolo, a diffidare di Dio.

Ecco, questo è importantissimo. Qui abbiamo la distinzione chiara tra la vera umiltà e la falsa umiltà; perché la falsa umiltà è una tentazione gravissima, così la definisce lei. 

«La vera umiltà non inquieta mai, non agita, non disturba, ma inonda l’anima di pace, di soavità e di riposo»; questa è la vera umiltà. Cioè, se la visione della tua miseria — i tuoi peccati, la tua miseria, tutto quello che volete — porta inquietudine, agitazione e disturbo, non viene da Dio; se invece porta pace, soavità e riposo, viene da Dio.

La visione della nostra miseria ci fa percepire di meritare l’inferno, ci riempie l’anima di afflizioni, ci toglie quasi il coraggio di domandare misericordia; ma se c’è vera umiltà — eccola qui — questa pena che c’è, è temperata dalla pace e dalla dolcezza. Pensate un po’! Quindi, io percepisco di meritare l’inferno, quasi non ho più il coraggio di domandare misericordia, però la vera umiltà tempera questa pena, la tempera con tanta pace e tanta dolcezza.

La vera umiltà «non solo non inquieta e non stringe l’anima, ma la dilata e la rende più abile a servire Iddio». Quindi, vedete, non c’è bisogno neanche, ogni volta, di chiedere ad un sacerdote: “Ma allora questa è vera umiltà, o falsa umiltà?”, no, ce l’avete già qui la risposta; da soli possiamo distinguere la vera umiltà dalla falsa umiltà: se sono inquieto, se sento l’anima stretta, non viene da Dio, perché la vera umiltà dilata, rende l’anima più abile a servire Dio, mentre l’umiltà del demonio — che è quella falsa — disturba, scompiglia, mette tutto sottosopra ed è molto penosa. Avete visto? Guardate che è facilissimo distinguerle; con queste parole, Santa Teresa ci ha dato uno strumento meraviglioso.

La falsa umiltà del demonio che cosa spera, a che cosa punta? A diffidare di Dio. La falsa umiltà del demonio, ci porta a voler diffidare di Dio; terribile, questa cosa. Prosegue:

3 — Se siete in questo stato, fate il possibile per allontanare il pensiero dalla vostra miseria, fissandolo sulla misericordia di Dio, sull’amore che ci porta e su quello che ha patito per noi. Se è tentazione, ne sarete impossibilitate, perché il demonio non vi lascerà in pace, e non vi permetterà che di pensare a cose di maggior tormento. Sarà già molto se riuscirete a capire d’essere in tentazione. — Pensate un po’, è una situazione terribile — Altrettanto si dica per ciò che riguarda le penitenze. Per darci a credere che siamo più penitenti delle altre, o, se non altro, che anche noi sappiamo fare qualche cosa, ci indurrà a praticarne di eccessive. La tentazione sarà evidente quando le farete all’insaputa del confessore o della Priora e non vorrete ubbidire al loro comando di tralasciarle. Dovete sempre ubbidire, anche se vi sia molto difficile, perché in questo vi è maggior perfezione.

Quindi, se ci troviamo in questa situazione di falsa umiltà, dobbiamo, innanzitutto, allontanare il pensiero della nostra miseria e dobbiamo fissarlo sulla misericordia di Dio, sull’amore che ci porta, su quello che ha patito, cioè sulla sua Passione. Se è tentazione, se è la falsa umiltà, saremo impossibilitati a farlo, perché il demonio non ce lo permetterà, ma ci farà soffrire ancora di più; cioè: non potremo pensare alla misericordia di Dio, non potremo stare sull’amore, non potremo pensare alla sofferenza di Gesù, la falsa umiltà che viene dal demonio ce lo impedisce. E lei dice: «Sarà già molto se riuscirete a capire d’essere in tentazione». Però, vedete, con queste prove che ci dà lei, non possiamo sbagliare. 

Lei dice che la stessa cosa succede per la penitenza, e il suo scopo (della tentazione) è quello di praticarne di eccessive. Allora lei dice: come faccio a capire se viene dal demonio o se viene da Gesù, questo desiderio di praticare le penitenze? Semplice, se viene dal demonio, lui vuole che tu lo faccia all’insaputa del confessore e ti spinge a non obbedire. E invece — lei dice — bisogna sempre obbedire, anche se è difficile, perché nell’obbedienza ci sta maggiore perfezione che nella penitenza; l’obbedienza è la più grande penitenza.

Ecco, vedete, abbiamo avuto, in questi due paragrafi, il secondo e il terzo, delle indicazioni utilissime per distinguere la vera umiltà dalla falsa umiltà.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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