Scroll Top

Antonietta Meo “Nennolina” pt.1 – I bambini eucaristici pt. 11

Bambini Eucaristici

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Antonietta Meo “Nennolina” pt.1 – I bambini eucaristici pt. 11
Mercoledì 10 luglio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 10, 1-7)

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 10 luglio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-7.

Allora quest’oggi vorrei innanzitutto leggere con voi alcuni avvisi importanti per coloro che parteciperanno al ritiro di luglio, cioè tra due giorni; li ho già postati su Telegram qualche giorno fa, comunque adesso li leggo, perché ormai siamo vicini.

Il programma del ritiro inizierà venerdì 12 luglio presso la chiesa dei Carmelitani Scalzi. L’ingresso è dal parcheggio di Via Boito 2 a Monza.

Si prega di arrivare venerdì 12 luglio alle ore 8 e recarsi ai banchi predisposti per la registrazione dei partecipanti e il ritiro della maglietta ricordo (per chi l’ha prenotata).

Si conferma che NON è obbligatoria la partecipazione a tutto il programma, chi partecipa solo a parte del ritiro effettuerà la registrazione al suo arrivo.

Che vuol dire: uno viene solo il sabato, si registrerà solo il giorno di sabato, non è che tutti devono venire il venerdì! Chi fa tutti i giorni, viene venerdì, chi fa solo il venerdì, viene venerdì, chi farà solamente sabato, verrà il sabato.

Attenti bene adesso:

La registrazione dei partecipanti che arrivano il giovedì sera viene spostata venerdì mattina alle 8. NON CI SARA’ REGISTRAZIONE IL GIOVEDI’ SERA, contrariamente a quanto era stato scritto nel programma.

Perché nel programma avevamo scritto che avremmo fatto le prime registrazioni giovedì 11 luglio alle ore 20:00. Non le facciamo più, perché è inutile farvi spostare solo per registrarvi; quindi, quando sarete arrivati nelle vostre strutture restate lì, tranquilli, in pace, mangiate, rinfrescatevi e riposate; faremo tutto il venerdì mattina. Quindi mi raccomando: non si viene il giovedì sera a registrarsi, si viene a partire da venerdì 12 luglio alle ore 8:00. Quando arriverete, troverete tutto il personale che vi accoglie e vi indicherà dove andare.

I pernottamenti invece dovranno essere pagati direttamente alle strutture presso le quali avete prenotato.

Quindi a noi non verrà dato nessun soldo, pagherete direttamente dove dormirete.

Si ricorda che l’alloggio non è fornito dal Convento. Chi abita lontano e non può dormire a casa propria, deve prenotare un alloggio. Abbiamo inviato agli iscritti un elenco di strutture suggerite. Alleghiamo nuovamente l’elenco. Si tratta solo di suggerimenti, ciascuno è libero di scegliere un’altra sistemazione di sua scelta.

cioè non siamo noi del Convento che vi teniamo lì a dormire, oppure che vi abbiamo smistato noi; no, noi vi abbiamo dato alcune indicazioni, visto che magari uno non è esperto, abbiamo cercato e visto alcune strutture, però Monza è grande, la Brianza è grande, uno può andare dove vuole, non è che noi abbiamo una convenienza se andate a destra piuttosto che a sinistra, per noi potete andare dove volete; vi abbiamo segnalato alcuni nomi, ma poi ognuno è libero di andare dove vuole. 

Si ricorda anche che i pasti non sono forniti dal Convento. Ciascuno si può organizzare come preferisce, anche uscendo dal convento. Monza offre molte possibilità per pranzare. 

Proprio lì, vicino al convento, ci sono già dei ristorantini dove uno può andare a pranzare, se vuole, proprio a cinque minuti a piedi.

E’ possibile portare qualcosa da mangiare al sacco. Il Convento dispone di alcuni locali (non sufficienti a ospitare tutti gli iscritti contemporaneamente) e di un giardino. In alternativa ci si può recare nel vicino parco di Monza.

Ecco, io l’ho detto, l’ho ridetto, l’ho stradetto e lo ripeto: per favore, controllate le e-mail, per favore guardate le e-mail. Se qualcosa non vi torna – per esempio: non ho ricevuto una risposta; ho scritto, ma non mi hanno risposto – per favore scrivetemi un’e-mail il più presto possibile indicando nome, cognome e telefono e dicendomi qual è il problema, così io giro la vostra e-mail alla segreteria e vedrete che sarete contattati immediatamente. Quindi è essenziale che controlliate le e-mail; se qualcosa non vi torna, se ci fosse un qualunque possibile piccolo grande problema, voi mi scrivete e mi dite: “Padre, a me succede così; questo è il mio nome, questo è il mio cognome, questo è il mio indirizzo, questo è il mio cellulare; potete per favore farmi sapere qualcosa?”. Siccome oggi è mercoledì, c’è ancora oggi e domani per poter sistemare le ultime cose, perché poi da venerdì mattina alle 8:00 – ripeto non da giovedì sera, ma da venerdì mattina ore 8:00 – inizieremo il ritiro con le registrazioni. Beh, spero di essere stato sufficientemente chiaro.

Oggi, come vi avevo detto, iniziamo una nuova bambina eucaristica, che si chiama:

Nennolina, la bambina mistica e sofferente che scriveva le letterine a Gesù

Le fonti sono: 1) sito ufficiale dedicato ad Antonietta Meo (soprannominata Nennolina) 2) Cittanuova.it 3) Totustuus.it.

La basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma è uno scrigno di tesori d’arte e di fede: vi sono custodite nientemeno che le reliquie degli strumenti della passione di Cristo, secondo la tradizione cercati e rinvenuti dall’augusta imperatrice, pellegrina alla Città Santa.

Poco distante dalla cappella delle reliquie si fa subito notare la tomba di Antonietta Meo, una bambina romana morta nel 1937 quando aveva poco più di sei anni. Capelli a caschetto, ci guarda sorridente dalla foto sulla lapide; lì accanto, in due vetrinette, c’è una piccola toccante raccolta: i suoi giocattoli, i suoi vestiti, la stampella sulla quale si reggeva, alcune letterine scritte con calligrafia infantile.

Il 12 dicembre 2007 Benedetto XVI ha riconosciuto le virtù eroiche di questa bambina romana, divenuta così la più giovane venerabile nella storia della Chiesa.

I suoi scritti (le cosiddette letterine, 105 delle quali indirizzate a Gesù) arrivano al cuore con immediatezza e tenerezza, raggiungendo a tratti le vette della mistica. Nella sua brevissima esistenza, infatti, segnata dal dolore della malattia e dell’amputazione della gamba sinistra devastata dal tumore, Nennolina ha sperimentato la prossimità di Dio offrendo le sue sofferenze per il Papa, i missionari e i bambini poveri. Durante le medicazioni, intenzionando il dolore che sta provando, dice: «Oggi vado a fare la missionaria in Africa», con una consapevolezza disarmante che le farà scrivere: «Gesù, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa’ di me quello che tu vuoi».

Antonietta Meo nasce a Roma il 15 dicembre 1930, quarta figlia di Maria, casalinga, e Michele Meo funzionario alla Presidenza del Consiglio. Il 28 dicembre riceve il battesimo nella basilica. Due anni dopo, durante un gioco all’asilo, inciampa e cade. Antonietta si rialza, ma il trauma subìto dal suo piccolo ginocchio le genera dolore e gonfiore che non passano, anzi crescono giorno dopo giorno. Visitata dai dottori, dopo una prima sottovalutazione, si scopre che è affetta da osteosarcoma, un tumore maligno osseo. I medici, per la gravità del caso, sentenziano che deve essere amputata la sua piccola gamba, senza altra possibilità. L’intervento chirurgico viene così eseguito tra lo sgomento e il dolore dei suoi familiari.

La festa per l’operazione

Antonietta, pur provata, accetta tutto con serenità e grande fede. Addirittura, nella ricorrenza del giorno dell’intervento, chiede che si faccia festa in casa: «Dobbiamo festeggiare l’anniversario dell’amputazione della gamba, perché io l’ho donata a Gesù». Alla zia, addolorata e commossa nell’ascoltare la richiesta, ribadisce: «Io non ho perso una gamba, l’ho regalata a Gesù!». La maturità spirituale di Nennolina è incredibile e lascia senza parole.

Il dialogo con Gesù

Nella prima letterina del 15 settembre 1936 così fa scrivere (è la mamma che, a volte, cura la stesura sotto dettatura): «Caro Gesù, oggi vado a spasso e vado dalle mie suore e gli dico che voglio fare la prima Comunione a Natale. Gesù vieni presto nel mio Cuore che io ti stringerò forte forte e ti bacerò. O Gesù, voglio che tu resti sempre nel mio cuore».

Innanzi tutto vediamo che torna il tema dell’intenzionare; impariamo a non sprecare le sofferenze, impariamo a intenzionarle. Nel suo caso, Nennolina dice: «Oggi vado a fare la missionaria in Africa», quindi non ci va con il corpo, ovviamente, perché ha un osteosarcoma, ci va con lo spirito. Ci va con l’intenzionare che, in un certo senso, è un po’ diverso dall’offrire; è proprio dare uno scopo preciso, non è: “Gesù ti offro questa sofferenza”, no! Ma: questa sofferenza io la offro al Signore per questa intenzione.

Poi ritorna il tema dell’abbandono; costantemente, in questi bambini eucaristici, vediamo come loro si abbandonano nelle braccia di Gesù.

Poi, questa bellissima intuizione che, vedete, cambia completamente tutto, cambia tutta la situazione: “Io la gamba non l’ho persa, l’ho regalata a Gesù”. Quindi, loro le amputano una gamba e credo che neanche possiamo immaginare cosa voglia dire sentirsi dire: “Dobbiamo amputarti una gamba”; poi in una bambina! La vita cambia radicalmente: da lì in poi tu sai che tantissime cose non le potrai mai fare o, magari, non le hai mai neanche fatte, perché era talmente piccola questa bambina! Quindi non conoscerai mai certe cose, certi movimenti. Lei non avrebbe mai più potuto correre, mai più potuto giocare a palla; c’è poco da fare… È un handicap gravissimo. Mai più andare in bicicletta, se mai c’era salita; un handicap molto importante.

Lei dice: “Io non ho perso la gamba, l’ho regalata”. Riuscire a trasformare una perdita in un regalo, ma non a parole, ma veramente col cuore e la mente, beh, ce ne vuole… «Io non ho perso una gamba, l’ho regalata a Gesù!», una perdita diventa un dono. Però, capite, uno dice: sì, però è un dono strappato; non è che lei ha potuto scegliere: tengo la gamba o perdo la gamba. Perché uno dice: che dono è?! Un dono deve essere fatto nella libertà, non può essere fatto per costrizione. Dipende, dipende… Proprio perché non c’è scelta, e quindi lei non può esercitare la sua volontà, e non può agire su una decisione presa da altri di tagliarle la gamba, proprio per questo lei esercita la sua volontà non tanto sulla scelta taglio la gamba o non taglio la gamba, ma su questa gamba che verrà tagliata, che non finisce in pattumiera; vuole dargli uno scopo: “Questa gamba che verrà tagliata per questo male che non ho scelto, la voglio donare a Gesù. Prima che me la taglino, desidero che sia di Gesù. Che venga data a Gesù”. 

È interessante: dono a Gesù ciò che perdo, con il dolore annesso. E questo è un tema che credo abbia bisogno di essere molto approfondito; pensate alle persone care che muoiono: è una perdita o è un dono che noi facciamo? E da qui poi, dipende tutto il resto della vita; vivremo la nostra vita come coloro ai quali è stato rapito, o rapita, strappata una persona cara, o vivremo la nostra vita come coloro che hanno donato una persona cara al Signore? Cambia tutto! Nel primo caso c’è la disperazione, nel secondo caso c’è la gioia. “Dobbiamo festeggiare l’anniversario dell’amputazione della gamba”; è un dono!

Mi rendo conto che è un po’ difficile da capire questo passaggio, non è così immediato, però questa è la strada. “Dal perdere al donare”, potrebbe essere il titolo di un corso di esercizi spirituali che faremo chissà quando. “Dal perdere al donare”, qual è il passaggio, come si opera questo passaggio? E voi lo potete mettere su tutto: perdere la gioventù o donare la gioventù? Perdere la salute o donare la salute? Perdere la ricchezza o donare la ricchezza e il benessere? Perdere la giustizia, e quindi vivere l’ingiustizia, o donare il proprio essere vittima innocente? Pensate alla casta Susanna – io ho sempre in mente lei – ma pensate anche a Giuseppe dell’Antico Testamento, che viene venduto dai fratelli che lo volevano ammazzare per gelosia e per invidia; e quindi diventa schiavo, viene venduto ai ladroni, poi finisce in Egitto… tutta una storia. Perdere o donare? Interessante.

E poi, noi abbiamo un riferimento grandissimo, due, a dir la verità: l’incarnazione del Verbo: di natura divina assume la natura umana: perde o dona? E la Vergine Maria, il tema della sua verginità! “Com’è possibile, non conosco uomo! Come posso mantenere la mia verginità e diventare la madre di Dio?” Fiat voluntas tua: Maria si dona. Gesù, quando muore in croce, perde o dona la sua vita? Capite: tutto si gioca qui!

Quando una cosa è vera, anche se dolorosissima, permette sempre il passaggio dal perdere al donare. Quando una cosa è brutta, cattiva, falsa, non può fare il passaggio; in quel caso la perdita non può diventare un dono. Ciò che non permette il passaggio da perdita a dono è il peccato, è il male. Ciò che è peccato non può diventare “da perdita a dono”; prima ci vuole la conversione, il pentimento, ma in sé, non può. La perdita della vita di Giuda è una perdita, non c’è nessun dono! Capite: lì non c’è dono, c’è solo perdita. Il tradimento di Pietro, da perdita diventa dono, solo a motivo del suo pentimento. La vita dell’Innominato da perdita diventa dono per la sua conversione. Ma solo in questi casi; se non c’è conversione, la perdita resta perdita. 

Bene, ci fermiamo qua, credo che su questo abbiamo veramente tanto da riflettere. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati