Scroll Top

Ciclo di catechesi – La punizione di Core, Datan e Abiram (Nm 16-17) Lezione 11

Catechesi La Fede 2017-18

Catechesi di lunedì 13 novembre 2017

Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Brani commentati durante la catechesi:

Numeri capitoli 16 e 17

1 Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben, 2 presero altra gente e insorsero contro Mosè , con duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, capi della comunità, membri del consiglio, uomini stimati; 3 radunatisi contro Mosè e contro Aronne, dissero loro: “Basta! Tutta la comunità, tutti sono santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l`assemblea del Signore?”. 4 Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia a terra; 5 poi disse a Core e a tutta la gente che era con lui: “Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo e se lo farà avvicinare: farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto. 6 Fate questo: prendete gli incensieri tu e tutta la gente che è con te; 7 domani vi metterete il fuoco e porrete profumo aromatico davanti al Signore; colui che il Signore avrà scelto sarà santo. Basta, figli di Levi!”. 8 Mosè disse poi a Core: “Ora ascoltate, figli di Levi! 9 E` forse poco per voi che il Dio d`Israele vi abbia segregati dalla comunità d`Israele e vi abbia fatti avvicinare a sé per prestare servizio nella Dimora del Signore e per tenervi davanti alla comunità, esercitando per essa il vostro ministero? 10 Egli vi ha fatti avvicinare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te e ora pretendete anche il sacerdozio? 11 Per questo tu e tutta la gente che è con te siete convenuti contro il Signore! E chi è Aronne perché vi mettiate a mormorare contro di lui?”. 12 Poi Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab; ma essi dissero: “Noi non verremo. 13 E` forse poco per te l`averci fatti partire da un paese dove scorre latte e miele per farci morire nel deserto, perché tu voglia fare il nostro capo e dominare su di noi? 14 Non ci hai davvero condotti in un paese dove scorre latte e miele, né ci hai dato il possesso di campi e di vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo”. 15 Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: “Non gradire la loro oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino e non ho fatto torto ad alcuno di loro”.
16 Mosè disse a Core: “Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: tu e loro con Aronne; 17 ciascuno di voi prenda l`incensiere, vi metta il profumo aromatico e porti ciascuno il suo incensiere davanti al Signore: duecentocinquanta incensieri. Anche tu e Aronne; ciascuno prenda un incensiere”. 18 Essi dunque presero ciascuno un incensiere, vi misero il fuoco, vi posero profumo aromatico e si fermarono all`ingresso della tenda del convegno; lo stesso fecero Mosè e Aronne. 19 Core convocò tutta la comunità presso Mosè e Aronne all`ingresso della tenda del convegno; la gloria del Signore apparve a tutta la comunità. 20 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 21 “Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante”. 22 Ma essi, prostratisi con la faccia a terra, dissero: “Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente! Un uomo solo ha peccato e ti vorresti adirare contro tutta la comunità?”. 23 Il Signore disse a Mosè : 24 “Parla alla comunità e ordinale: Ritiratevi dalle vicinanze della dimora di Core, Datan e Abiram”. 25 Mosè si alzò e andò da Datan e da Abiram; gli anziani di Israele lo seguirono. 26 Egli disse alla comunità: “Allontanatevi dalle tende di questi uomini empi e non toccate nulla di ciò che è loro, perché non periate a causa di tutti i loro peccati”. 27 Così quelli si ritirarono dal luogo dove stavano Core, Datan e Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all`ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini. 28 Mosè disse: “Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa. 29 Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; 30 ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore”. 31 Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, 32 la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba. 33 Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall`assemblea. 34 Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: “La terra non inghiottisca anche noi!”. 35 Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini, che offrivano l`incenso.
1 Poi il Signore disse a Mosè : 2 “Dì a Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, di tirar fuori gli incensieri dall`incendio e di disperdere qua e là il fuoco, perché quelli sono sacri; 3 degli incensieri di quegli uomini, che hanno peccato al prezzo della loro vita, si facciano tante lamine battute per rivestirne l`altare, poiché sono stati presentati davanti al Signore e quindi sono sacri; saranno un monito per gli Israeliti”. 4 Il sacerdote Eleazaro prese gli incensieri di rame presentati dagli uomini che erano stati arsi; furono ridotti in lamine per rivestirne l`altare, 5 perché servano da memoriale agli Israeliti: nessun estraneo che non sia della discendenza di Aronne si accosti a bruciare incenso davanti al Signore e abbia la sorte di Core e di quelli che erano con lui. Eleazaro fece come il Signore gli aveva ordinato per mezzo di Mosè .
6 Il giorno dopo tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e Aronne dicendo: “Voi avete fatto morire il popolo del Signore”. 7 Come la comunità si radunava contro Mosè e contro Aronne, gli Israeliti si volsero verso la tenda del convegno; ed ecco la nube la ricoprì e apparve la gloria del Signore. 8 Mosè e Aronne vennero davanti alla tenda del convegno. 9 Il Signore disse a Mosè : 10 “Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante”. Ma essi si prostrarono con la faccia a terra. 11 Mosè disse ad Aronne: “Prendi l`incensiere, mettici il fuoco preso dall`altare, ponici sopra l`incenso; portalo presto in mezzo alla comunità e fà il rito espiatorio per essi; poiché l`ira del Signore è divampata, il flagello è già cominciato”. 12 Aronne prese l`incensiere, come Mosè aveva detto, corse in mezzo all`assemblea; ecco il flagello era già cominciato in mezzo al popolo; mise l`incenso nel braciere e fece il rito espiatorio per il popolo. 13 Si fermò tra i morti e i vivi e il flagello fu arrestato. 14 Ora quelli che morirono di quel flagello furono quattordicimilasettecento, oltre quelli che morirono per il fatto di Core. 15 Aronne tornò da Mosè all`ingresso della tenda del convegno: il flagello era stato fermato.
16 Poi il Signore disse a Mosè : 17 “Parla agli Israeliti e fatti dare da loro dei bastoni, uno per ogni loro casato paterno: cioè dodici bastoni da parte di tutti i loro capi secondo i loro casati paterni; scriverai il nome di ognuno sul suo bastone, 18 scriverai il nome di Aronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un bastone per ogni capo dei loro casati paterni. 19 Riporrai quei bastoni nella tenda del convegno, davanti alla testimonianza, dove io sono solito darvi convegno. 20 L`uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà e così farò cessare davanti a me le mormorazioni che gli Israeliti fanno contro di voi”. 21 Mosè parlò agli Israeliti e tutti i loro capi gli diedero un bastone ciascuno, secondo i loro casati paterni, cioè dodici bastoni; il bastone di Aronne era in mezzo ai loro bastoni. 22 Mosè ripose quei bastoni davanti al Signore nella tenda della testimonianza. 23 Il giorno dopo, Mosè entrò nella tenda della testimonianza ed ecco il bastone di Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle. 24 Allora Mosè tolse tutti i bastoni dalla presenza del Signore e li portò a tutti gli Israeliti; essi li videro e presero ciascuno il suo bastone. 25 Il Signore disse a Mosè : “Riporta il bastone di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservato come un monito per i ribelli e si ponga fine alle loro mormorazioni contro di me ed essi non ne muoiano”. 26 Mosè fece come il Signore gli aveva comandato. 27 Gli Israeliti dissero a Mosè : “Ecco, moriamo, siamo perduti, siamo tutti perduti! 28 Chiunque si accosta alla Dimora del Signore muore; dovremo morire tutti?”.

Testo della catechesi

Scarica il testo della catechesi in formato PDF

Questa sera cambiamo libro ma restiamo sul tema della fede. Affronteremo un tema che abbiamo già visto, ma da un punto di vista un po’ diverso. Vado avanti così, con progressione, perché mi sembra che questo ci dia la possibilità di vedere un cammino, il cammino dell’uomo, questa parabola. Siamo partiti da Adamo ed Eva, e vediamo che cosa succede. Fretta non ne abbiamo, e credo che questo ci permetterà di vedere bene degli spaccati molto interessanti e, soprattutto, di vedere come il peccato è sempre quello che si ripete; cambiano le persone, cambiano le situazioni ma, di fatto, il peccato è sempre quello. E questo ci permette di vederlo sotto diverse prospettive.

Siamo ancora in compagnia di Mosè, del popolo d’Israele, e siamo in una di quelle volte in cui Mosè si arrabbia fortemente. Sono rarissime, perché Mosè è l’uomo più mansueto di tutta la terra ma, quando la situazione è proprio grave Mosè si arrabbia.

Numeri, 12

1Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, — Datan e Abiram sono due nomi che già conoscete; chi recita i salmi e chi è abituato a dire l’ufficio delle letture e le lodi, ha sentito questi nomi: “l’Assemblea di Datan e Abiram”; però, probabilmente, non sapete perché vengono nominati e che cosa è successo. Quindi stasera capiremo chi sono Abiram e Datan e che cosa è successo. È accaduta una roba terribile, veramente grave, mi viene da dire che forse è peggio di Sodoma e Gomorra — figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben, 2presero altra gente e insorsero contro Mosè, con duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, capi della comunità, membri del consiglio, uomini stimati; 3radunatisi contro Mosè e contro Aronne, …

Quindi: Core, Datan e Abiram e duecentocinquanta uomini, i capi della comunità, i membri del consiglio — cioè, tutta la parte più “in”, più importante — si riuniscono contro Mosè e contro Aronne. Siamo di fronte all’ennesimo atto di ribellione; un altro. Vedete, la ribellione è uno spirito che, una volta che entra, è difficile da tirar fuori. Emerge sempre con teste nuove, ma la radice è sempre quella. Quando io mi abituo ad essere una persona ribelle e quando io ospito la ribellione dentro il mio cuore, è molto difficile da estirpare.

… dissero loro: “Basta! Tutta la comunità, tutti sono santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l’assemblea del Signore?”.

Questi non tollerano più di avere Mosè come guida, non lo vogliono e non sanno più come dirglielo. E non è la prima volta che succede! Non vogliono Mosè. Loro dicono: “Tutti sono santi, voi due non siete diversi dagli altri. Anche noi siamo santi, cosa c’è di speciale in voi?”. Ecco, la ribellione va sempre di pari passo con un altro peccato, altrettanto grave, tipico del demonio, che è l’invidia. Tra l’altro, voi sapete che invidiare la grazia altrui è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo; è una cosa gravissima.

Quindi, io perché mi ribello? Perché io vedo l’altra persona, e l’altra persona, di fatto, ha qualcosa in più, qualcosa che possiamo chiamare “intimità con Dio”, una vicinanza di più con il Signore. Perché, di fatto, queste cose si vedono; si vede quando una persona è vicina al Signore, si capisce, si sente, e soprattutto poi si vede sé stessi, e si capisce che noi non lo siamo; che noi non siamo così tanto amici di Dio come pensavamo di essere; che non siamo così tanto in intimità col Signore come credevamo di essere.

E quindi, loro dicono: “Basta, adesso ci fermiamo qua. Questa storia finisce qui. Santi lo siamo tutti, tutta la comunità è convocata dal Signore, il Signore è in mezzo a noi”. Questo è vero, perché il Signore stava sulla tenda con la colonna di nube di giorno e con la colonna di fuoco di notte; quindi, è vero che il Signore era in mezzo alla comunità, però, forse, non era esattamente come loro lo intendevano.

Quando io cado nell’invidia e nella gelosia, nel non accettare i piani di Dio e mi ribello, vedo la mano di Dio dove non c’è, vedo l’intervento di Dio dove non c’è, vedo l’opera di Dio dove non c’è; vedo Dio dove non c’è; perché lo voglio vedere, voglio che sia lì; e talmente lo voglio, che me ne convinco. Ma non è detto che Dio ci sia!

4Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia a terra; 

Perché Mosè si prostra con la faccia a terra? Perché gli deve essere venuto un colpo al cuore, non per sé, ma per loro! Mosè cade con la faccia terra perché, probabilmente, avrà detto: «Ci siamo un’altra volta. Adesso cosa succederà?» L’altra volta Maria è diventata lebbrosa. Poi tutte le altre cose che sono successe prima, che abbiamo già visto. Adesso cosa succederà ancora? Perché non è possibile avere un giorno in pace? Perché non si può camminare in obbedienza al Signore? Perché ogni volta ci deve essere un problema? Perché ogni volta ci deve essere un’occasione di ribellione, un’occasione di disobbedienza a Dio? Perché ogni volta bisogna credere agli idoli, bisogna credere al peccato, bisogna dubitare del Signore, perché?

Perché vedete, tutto questo diventa un freno a mano tirato, non si cammina e, invece di ricevere le grazie, si ricevono i castighi. Ma vedremo qual è il senso del castigo! Noi pensiamo il castigo di Dio come Dio che si vendica, ma non è così. Adesso vedrete che non è questa la manifestazione del senso profondo del castigo. Il castigo non è perché Dio si vendica, perché Dio è arrabbiato, come facciamo noi, o perché Dio cova rancore; no! Adesso vedrete, lo dirà benissimo Mosè, qual è il senso del castigo. E questo castigo se lo tirano addosso perché loro non hanno avuto fede, non vogliono avere fede e, quindi, pretendono un segno.

Il castigo è un segno, non è una vendetta; è un segno per dire qualcosa; un segno per dire che tu hai capito proprio male. Quindi, se loro non mancassero di fede, non ci sarebbe nessun bisogno di avere un castigo, perché non hanno bisogno di segni, chi ha fede non ha bisogno di segni, ha bisogno solo di sapere che quella è la volontà di Dio. Se tu cerchi i segni, allora segno è anche il castigo, come adesso vedremo.

5poi disse a Core e a tutta la gente che era con lui: “Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo e se lo farà avvicinare: farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto. 6Fate questo: prendete gli incensieri tu e tutta la gente che è con te; 7domani vi metterete il fuoco e porrete profumo aromatico davanti al Signore; colui che il Signore avrà scelto sarà santo. Basta, figli di Levi!”. — Quindi, Mosè gli dice: “Preparatevi davanti al Signore e vediamo il Signore chi sceglie”. Mosè si era fermato qui, il Signore invece darà un segno chiaro nella speranza che… — 8Mosè disse poi a Core: “Ora ascoltate, figli di Levi! — Adesso Mosè va a sviscerare il problema di fondo, gravissimo, di queste persone. — 9E’ forse poco per voi che il Dio d’Israele vi abbia segregati dalla comunità d’Israele e vi abbia fatti avvicinare a sé per prestare servizio nella Dimora del Signore e per tenervi davanti alla comunità, esercitando per essa il vostro ministero? 10Egli vi ha fatti avvicinare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te e ora pretendete anche il sacerdozio? 11Per questo tu e tutta la gente che è con te siete convenuti contro il Signore! E chi è Aronne perché vi mettiate a mormorare contro di lui?”.

Ma vi ricordate chi sono, questi qui? Questi qui son quelli che sono andati dalla parte di Mosè, quando c’era il vitello d’oro, e Mosè aveva detto: “Chi è con il Signore, venga di qua”; sono quelli che poi sono andati a uccidere gli altri. Vedete lo spirito della pretesa? Lo spirito della mancanza di riconoscenza, di memoria e di conoscenza, purtroppo, è davanti a tutti noi. Mosè gli sta dicendo: “Ma perché non vi rendete conto di quello che il Signore ha fatto per voi? Perché non ti rendi conto di tutti i doni che Dio ti ha fatto? Perché pretendi altro? Perché pretendi ciò che non ti spetta? Il Signore ti ha fatto già tantissimo! Ti ha riservato per sé, ora perché tu pretendi anche di avere altro?”.

Purtroppo, c’è questo guardare gli altri e dire: io voglio quello che hai tu; non basta quello che ho io, io voglio anche quello. Quindi, questo convenire, questo fraseggio contro Mosè, contro Aronne, in realtà Mosè lo smaschera e dice: voi vi siete riuniti insieme, avete fatto questa tresca, questa congiura, questa associazione a delinquere, ma non contro di noi, contro Dio! Voi vi siete riuniti contro il Signore, perché non avete accettato e non avete riconosciuto quello che il Signore ha fatto per voi.

E, guardate, che il Signore veramente ci fa tantissime grazie, molte di più di quelle che noi vediamo e, anche quelle che noi vediamo, domani le abbiamo già dimenticate. Le grazie che abbiamo ricevuto un anno fa, oggi non ce le ricordiamo neanche più. Non c’è, nella nostra vita, il giorno della memoria, nel quale diciamo: voglio segnarmi (come segno i compleanni e tante altre date) alcune date importanti della mia vita, per ritornarci sopra, per far memoria che, in questi giorni, il Signore per me ha fatto qualcosa di grande che, se non lo avesse fatto, io non so neanche dove sarei oggi.

Ed è qui che poi si crea lo spazio per la ribellione, per l’invidia e per la gelosia: per il confronto, per il guardare gli altri. E questa cosa non va bene, non è giusta, perché ogni anima, ogni persona, ha il suo cammino, ogni persona ha il suo percorso e noi non dobbiamo confrontarci. Questo lo dice molto bene Santa Teresa di Gesù. Io non posso prendere me e confrontarmi con l’altro e dire: “Ma perché lui fa così e io no? Ma perché con lui il Signore fa così e con me no? Ma perché lui si comporta così e io no?”. Non lo posso fare, perché lui è lui e io sono io, davanti a Dio ognuno è unico ed è irripetibile. Non si possono fare confronti.

Alle volte a me succede col confessionale (ma non solo qui, anche nel rapporto con le persone; col confessionale forse è un po’ più evidente e nel rapporto interpersonale un po’meno) che qualcuno che entra — magari dopo che qualcuno è stato dentro per un po’ — e si vede risolvere velocemente le sue questioni, dice: “Ma perché quello prima è stato dentro di più e io sono stato dentro di meno?”. Questo perché, nella stessa sala operatoria, un’appendicite non è la stessa cosa di un intervento di neurochirurgia; l’operazione a cuore aperto, non dura tanto quanto l’operazione di ulcera, anche se quest’ultima è importante, perché di ulcera si muore, ma l’operazione in sé non è uguale all’altra. E quindi questo confronto è assurdo, perché tu lo saprai in cielo perché una persona che sta prima di te impiega venti minuti e quella che viene dopo, due ore, e un’altra cinque minuti; perché ognuno ha il suo percorso, e possono esserci mille perché, come mille possono essere le persone. E quindi uno deve imparare a capire che, nella vita spirituale, ci sono veramente tanti percorsi diversi, e bisogna saper prendere il nostro percorso.

Ci vuole veramente molta più umiltà. Dobbiamo proprio collocarci in una prospettiva non mondana, ma profondamente spirituale, anche nel rapporto con le persone. Non ha senso domandarci “Perché quei due sono amici e io no?”; oppure, come quello che dice: “Quella ragazza mi piace, la voglio sposare”; ho capito, ma tu a lei piaci? — “No” — e allora? — “Eh, ma io la voglio sposare” — ho capito, ma non puoi andar lì e prenderla come una gallina per il collo! Ci deve essere una corrispondenza, nell’altra persona.

La stessa cosa è qui: noi abbiamo questa pretesa, come l’avevano loro, nei confronti di Dio, di avere certe cose in un certo modo, o di fare un certo cammino perché lo vediamo fare agli altri; ma gli altri sono gli altri e noi siamo noi, altrimenti arriverà il momento nel quale avviene la ribellione. E guardate che la ribellione non è mai di uno, non è mai fatta dentro, nel mio cuore; nasce nel mio cuore, ma poi, con mille ragioni, vado a contaminare gli altri, dicendo: “Sai cosa mi è successo? Sai cosa mi è accaduto?”; e comincio a fare il piagnone. E quell’altro mi chiede: “Come mai piangi?” — “Mamma, guarda, non voglio dirtelo, è un segreto”; e l’altro: “Ma non lo dico a nessuno, rimane solo tra me e te. Dimmelo, ti consolo, ti aiuto”; e quello svuota il sacco. E quello che sente, dice: “Oh mamma!”. Poi, passa un po’ di tempo e a questo si avvicina un altro, che gli dice: “Oh, mamma, ti vedo preoccupato, cosa succede?”; e quello: “Oh mamma, guarda, se tu sapessi, una roba… però non posso dirlo, perché è una cosa riservata” — “No, ma non lo dico a nessuno, stai tranquillo, lo tengo solo per me!”; e così, in capo a ventiquattro ore, quella cosa la sanno venti persone. È così che vengono fuori duecentocinquanta persone che si vanno a radunare contro Mosè e Aronne. E Mosè dice: “Cosa volete da noi?”. Mosè e Aronne non c’entrano niente, sono qui che fanno quello che devono fare, non lo hanno scelto loro! E infatti Mosè dice: “Voi vi state ribellando a Dio”.

Infatti, nel nostro cuore, quando facciamo queste cose, perdiamo la pace. Quando cominciamo a covare dentro questi sentimenti, noi non abbiamo più la pace di prima, non siamo in pace, perché sentiamo qualcosa che ci rode dentro, che è proprio un verme che non muore. E da qui nasce l’ostilità — come ce l’hanno loro — e questo ci dovrebbe far dire che non siamo dalla parte del Signore. Chi è dalla parte del Signore, non ha nel cuore sentimenti di ostilità, assolutamente.

12Poi Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab; ma essi dissero: “Noi non verremo. — Qui abbiamo superato la disobbedienza, siamo proprio nella rottura totale — 13E’ forse poco per te l’averci fatti partire da un paese dove scorre latte e miele — questa, se vi ricordate, era la terra di Cana, e loro erano parcheggiati lì fuori, stavano per entrare, ma Dio aveva detto: “Via, tornate indietro, fuori tutti, adesso non entra nessuno, perché avete dubitato” —  per farci morire nel deserto, perché tu voglia fare il nostro capo — sempre lo stesso problema con la guida di Mosé — e dominare su di noi? 14Non ci hai davvero condotti in un paese dove scorre latte e miele, né ci hai dato il possesso di campi e di vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo”.

Loro dicono: “Noi abbiamo capito, noi abbiamo visto: tu ci hai portati fin là e poi ci hai mandati via”. Ma questi hanno completamente perso la dimensione verticale! Ma non è che Mosè e Aronne li hanno portati via perché l’hanno deciso loro! Non è che Mosè ed Aronne erano contenti di stare in mezzo al deserto altri quarant’anni! Li hanno portati via, perché Dio ha detto: “Andate via; voi qui non entrerete”.

Quando si arriva a questo livello, si perde completamente la parte spirituale. Questi hanno completamente perso di vista che l’attore principale, unico, di tutta questa vicenda, è Dio, non è Mosè! Mosè non ha fatto niente, ha semplicemente detto: il Signore ha detto così; punto. Ma loro dicono: “Credete che noi siamo ciechi? Che noi non vediamo? Non siamo mica stupidi! L’abbiamo visto benissimo che ci avete portato fin lì e poi ci avete mandati via! Quindi noi non veniamo, non vogliamo avere più niente a che fare con voi. Non vi obbediremo più”.

Voi pensate alla vita cristiana di un laico o di un sacerdote (questo risulta di più se uno veste l’abito e ancor di più se uno è prete, ma si sente anche se uno è laico) toglietegli la dimensione verticale, cioè la parte spirituale, il riferimento profondo, intimo, a Dio; che cosa rimane? Un guscio vuoto, non c’è più niente. Se tu, a questa vita, togli la dimensione verticale, che cosa ti resta? Ti resta un’apparenza, ti resta una pratica, ti resta un fare determinate cose, ma sono vuote dentro, non hanno anima. Cioè, tu fai delle cose religiose, ma non sei religioso, perché non c’è rimando a Dio. Sembra che ci sia, perché in apparenza si vede — andiamo in chiesa, andiamo alla Messa, facciamo il Segno di Croce, diciamo il Rosario, leggiamo la parola di Dio — ma questa dimensione intima, personale, e questa amicizia con Gesù — come dice Santa Teresa — c’è o non c’è? Questo cammino personale di intimità con Dio, c’è o non c’è? E da cosa capisco che non c’è? Dal fatto che, quando leggo la storia, quando leggo gli eventi, quando leggo la mia vita, quando leggo tutto quello che devo leggere, lo leggo in modo puramente mondano, in modo non dico “umano” perché, se fosse umano, sarebbe spirituale, e quindi è bello che sia il “modo umano”; questo invece è in modo mondano, cioè io lo leggo in un modo completamente piatto, come lo legge il mondo. E quindi voi capite che io non vedo un senso ulteriore in questa cosa, non vedo un rimando a Dio, un richiamo di Dio, un segno di Dio, il fatto che il Signore mi sollecita qualcosa. E quindi, poi, succedono queste cose qui; addirittura, questa ribellione.

15Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: “Non gradire la loro oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino e non ho fatto torto ad alcuno di loro”.

È una delle rarissime volte in cui Mosè si stacca. Loro hanno fratturato tutto, hanno rotto tutto, hanno distrutto tutto, quindi Mosè dice: io con loro ho niente a che fare, non ho preso niente.

È una sensazione molto brutta; la si sente quando si percepisce che l’altra persona si è completamente sganciata da questo rapporto profondo col Signore. Allora non si vuol più avere niente in comune, infatti Mosè dice: io non ho preso niente, neanche l’asino. Non sono in debito di niente, con questi qui. Chissà Mosè cosa portava nel cuore, poverino.

16Mosè disse a Core: “Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: — vedete: mentre loro vanno a ribellarsi con Mosè stesso, Mosè, invece, li manda da Dio; tutto un altro percorso — “Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: tu e loro con Aronne; 17ciascuno di voi prenda l’incensiere, vi metta il profumo aromatico e porti ciascuno il suo incensiere davanti al Signore: duecentocinquanta incensieri. Anche tu e Aronne; ciascuno prenda un incensiere”. 18Essi dunque, presero ciascuno un incensiere, vi misero il fuoco, vi posero profumo aromatico e si fermarono all’ingresso della tenda del convegno; lo stesso fecero Mosè e Aronne.

19Core convocò tutta la comunità presso Mosè e Aronne all’ingresso della tenda del convegno; la gloria del Signore apparve a tutta la comunità.

Dio è arrivato. La cosa incredibile, veramente la pazzia proprio, è che questi non hanno un briciolo di timore; questi sono convinti, vanno davanti a Dio dicendo: io ho ragione. Uno che si ferma un attimo a ragionare dice: ma cosa stai facendo? Che cosa ti stai per tirare addosso? Vedete cosa sappiamo fare?

20Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 21”Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante”. — Quindi il Signore ha già detto tutto; è già chiaro dov’è — 22Ma essi, prostratisi con la faccia a terra, dissero: “Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente! Un uomo solo ha peccato e ti vorresti adirare contro tutta la comunità?”. 23Il Signore disse a Mosè: 24”Parla alla comunità e ordinale: Ritiratevi dalle vicinanze della dimora di Core, Datan e Abiram”.

Dio sta dicendo: lasciateli soli, andate via, tiratevi via. E voi direte: questi avranno capito. Ma figurati! Ma no! Perché noi dobbiamo andare fino in fondo, nel bene e nel male…

25Mosè si alzò e andò da Datan e da Abiram; gli anziani di Israele lo seguirono. 26Egli disse alla comunità: “Allontanatevi dalle tende di questi uomini empi — quindi c’è già un giudizio — e non toccate nulla di ciò che è loro, perché non periate a causa di tutti i loro peccati”.

Cioè: non abbiate niente a che fare con queste persone. Avete in mente le reliquie? Quando si dice: questo cotone ha toccato la piaga di Padre Pio, o questo è l’abito — o un pezzo di abito — di “…”; ecco, vedete, anche le cose — nel bene e nel male — ricevono la devozione o l’empietà. Perché il bene e il male si diffondono, trasudano da noi.

27Così quelli si ritirarono dal luogo dove stavano Core, Datan e Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all’ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini.

Quindi loro escono con mogli, figli e bambini, e si piazzano lì, davanti alle tende, mentre questi se ne vanno. Ovviamente, siccome Mosè non è nessuno, e siccome Mosè è un ciarlatano, e siccome loro sono santi come lui, e siccome il Signore è in mezzo a loro come sta con lui, e siccome, siccome, siccome… loro, fedeli al loro principio, rimangono lì: “Mosè dica quel che ha voglia, noi restiamo davanti alle nostre tende”.

28Mosè disse — ecco la manifestazione, ecco il segno — “Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa.

Mosè dice: adesso il Signore vi dà un segno per farvi capire che io non ho fatto niente perché l’ho voluto fare io. Non è che non vi ho fatto entrare nella terra promessa perché io l’ho voluto, e non sono venuto a voi perché l’ho scelto io, mi ha mandato il Signore; e, siccome non mi credete, adesso il Signore ve lo dimostrerà.

29Se questa gente muore — cioè: Datan e Abiram — come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; 30ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore”. — Il tema è il Signore, non “io”, Mosè — 31Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, 32la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba. 33Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall’assemblea. 34Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: “La terra non inghiottisca anche noi!”.

35Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini, che offrivano l’incenso.

Avete voluto un segno? Adesso ve l’ho dato. Capite il castigo che cos’è? Non è la vendetta di Dio, è che tu hai chiesto un segno, è che tu non credi, e volevi vedere il Signore da che parte stava. Il Signore ti ha fatto vedere da che parte sta. A Sodoma e Gomorra è venuto giù il fuoco del cielo e li ha bruciati tutti; questi finiscono vivi inghiottiti nella terra; proprio vengono cancellati, non ci sono più. È forte, questa immagine: “scendono vivi negli inferi”, e non è che i duecentocinquanta erano meno colpevoli di questi qui, quindi anche questi qui spariscono.

Beh, dopo tutti questi fatti — il Mar Rosso, le piaghe d’Egitto, le quaglie, Maria che diventa lebbrosa, la terra che si apre, la colonna di nube tutto il giorno, la colonna di fuoco tutta la notte — uno dice: basta! Ne hai viste talmente tante, che ti sarà chiaro …

Capitolo 17, versetto sei.

6Il giorno dopo tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e Aronne — Eh, certo! Ovvio, no? Il giorno dopo che hanno visto questa roba qui, tutta la comunità mormora contro Mosè e contro Aronne. Mi sembra una cosa logica… Attenti ora a quello che dicono — dicendo: “Voi avete fatto morire il popolo del Signore”.

A questo punto uno dice: basta, adesso me ne vado. Perché, Mosè ed Aronne hanno il potere di aprire la terra? Mosè e Aronne hanno il potere di far uscire un fuoco che divora duecentocinquanta persone?

Loro dicono: «Voi avete fatto morire il popolo del Signore»…

Allora capite che, quando noi diciamo: “Ah, se io vedessi un miracolo, se Dio mi desse un segno crederei”, non è vero! Se tutti i segni che Dio ti ha dato non sono stati sufficienti a farti credere, tu non crederesti neanche se risorgessero dei morti. Neanche se ti apparisse la Trinità, crederesti.

7Come la comunità si radunava contro Mosè e contro Aronne, gli Israeliti si volsero verso la tenda del convegno; ed ecco la nube la ricoprì e apparve la gloria del Signore. 8Mosè e Aronne vennero davanti alla tenda del convegno. 9Il Signore disse a Mosè: 10”Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante”. — Qui c’è pronto un altro castigo, un’altra manifestazione — Ma essi si prostrarono con la faccia a terra. 11Mosè disse ad Aronne: “Prendi l’incensiere, mettici il fuoco preso dall’altare, ponici sopra l’incenso; portalo presto in mezzo alla comunità e fa il rito espiatorio per essi; poiché l’ira del Signore è divampata, il flagello è già cominciato”. — Il giorno dopo! — 12Aronne prese l’incensiere, come Mosè aveva detto, corse in mezzo all’assemblea; ecco il flagello era già cominciato in mezzo al popolo; mise l’incenso nel braciere e fece il rito espiatorio per il popolo. 13Si fermò tra i morti e i vivi e il flagello fu arrestato. 14Ora quelli che morirono di quel flagello furono quattordicimilasettecento, oltre quelli che morirono per il fatto di Core. 15Aronne tornò da Mosè all’ingresso della tenda del convegno: il flagello era stato fermato.

16Poi il Signore disse a Mosè: 17”Parla agli Israeliti e fatti dare da loro dei bastoni, uno per ogni loro casato paterno: cioè dodici bastoni da parte di tutti i loro capi secondo i loro casati paterni; scriverai il nome di ognuno sul suo bastone, 18scriverai il nome di Aronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un bastone per ogni capo dei loro casati paterni. 19Riporrai quei bastoni nella tenda del convegno, davanti alla testimonianza, dove io sono solito darvi convegno. 20L’uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà e così farò cessare davanti a me le mormorazioni che gli Israeliti fanno contro di voi”.

21Mosè parlò agli Israeliti e tutti i loro capi gli diedero un bastone ciascuno, secondo i loro casati paterni, cioè dodici bastoni; il bastone di Aronne era in mezzo ai loro bastoni. 22Mosè ripose quei bastoni davanti al Signore nella tenda della testimonianza. 23Il giorno dopo, Mosè entrò nella tenda della testimonianza ed ecco il bastone di Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle. 24Allora Mosè tolse tutti i bastoni dalla presenza del Signore e li portò a tutti gli Israeliti; essi li videro e presero ciascuno il suo bastone.

25Il Signore disse a Mosè: “Riporta il bastone di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservato come un monito per i ribelli e si ponga fine alle loro mormorazioni contro di me ed essi non ne muoiano”. 26Mosè fece come il Signore gli aveva comandato.

Che stanchezza! Solo a leggere, uno si stanca, pensate a viverla. Anche il bastone è fiorito e si era messo a fare mandorle. Ma voi pensate che sia stato sufficiente? Figurati! Volete sapere il versetto dopo?

27Gli Israeliti dissero a Mosè: “Ecco, moriamo, siamo perduti, siamo tutti perduti! 28Chiunque si accosta alla Dimora del Signore muore; dovremo morire tutti?”.

Basta! Basta! È una cosa impossibile! Sembra quasi un libro drammatico, un misto tra il comico e il drammatico; che uno dice: ma non è possibile!

Questa è la vita di ogni giorno di ognuno di noi; questa è la cronaca della nostra vita. Per questo abbiamo bisogno di convertirci! Per questo abbiamo bisogno di far penitenza! Per questo abbiamo bisogno di pregare! Perché questa è la nostra vita: tutto un tira e molla così; tutto un sì e no; tutto “sì credo, no non credo”; tutto così. Non c’è un assenso radicale, fondamentale, della volontà e dell’intelligenza a Dio. C’è: “un po’ te lo do, e un po’ me lo riprendo; un po’ te lo do e un po’ me lo riprendo; mi fai il miracolo? Sì, però…”.

Se non mormorano, fanno i piagnoni; se non mormorano, fanno le vittime: ecco, allora adesso moriremo tutti; ecco, allora …”; ma cosa c’entra? Ma se Dio ha fatto fiorire il bastone, adesso cosa c’entra che morirete tutti?

Quando uno perde l’intimità col Signore — questa dimensione verticale — è completamente disassato, è completamente squilibrato, e non capisce più niente, e viene fuori questa roba qui. Voi rileggetelo a casa e vedrete come, rileggendolo, direte: veramente una roba incredibile! E dovete andare a cercare i parallelismi con la vostra vita, vedere dove, nella vostra vita, si sono realizzate queste cose qui, orrende. E qui ci vuole proprio l’esame di coscienza fine, perché qui non si tratta di questioni come: ho rubato le caramelle, ho mangiato la marmellata, sono stato goloso, mi sono arrabbiato, ho fatto un peccato d’ira; no, no, qui siamo proprio a un livello profondo di coerenza e di obbedienza profonda a Dio. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Informazioni

Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.

Post Correlati