Catechesi di lunedì 29 gennaio 2018
Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
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Brani commentati durante la catechesi:
Libro del Profeta Daniele, capitolo 13
1 Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakim, 2 il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. 3 I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. 4 Ioakim era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui. 5 In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: “L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo”. 6 Questi frequentavano la casa di Ioakim e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7 Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. 8 I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: 9 persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. 10 Eran colpiti tutt’e due dalla passione per lei, 11 ma l’uno nascondeva all’altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. 12 Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all’altro: 13 “Andiamo pure a casa: è l’ora di desinare” e usciti se ne andarono. 14 Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola. 15 Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. 16 Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla. 17 Susanna disse alle ancelle: “Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno”. 18 Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti. 19 Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: 20 “Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21 In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle”. 22 Susanna, piangendo, esclamò: “Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23 Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!”. 24 Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25 e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. 26 I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. 27 Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. 28 Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakim, suo marito, e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna. 29 Rivolti al popolo dissero: “Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakim”. Mandarono a chiamarla 30 ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31 Susanna era assai delicata d’aspetto e molto bella di forme; 32 aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. 33 Tutti i suoi familiari e amici piangevano. 34 I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. 35 Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36 Gli anziani dissero: “Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37 Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. 38 Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39 Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40 Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni”. 41 La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. 42 Allora Susanna ad alta voce esclamò: “Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43 tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me”. 44 E il Signore ascoltò la sua voce.
45 Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, 46 il quale si mise a gridare: “Io sono innocente del sangue di lei!”. 47 Tutti si voltarono verso di lui dicendo: “Che vuoi dire con le tue parole?”. 48 Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: “Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità! 49 Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei”. 50 Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: “Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell’anzianità”. 51 Daniele esclamò: “Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò”. 52 Separati che furono, Daniele disse al primo: “O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53 quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. 54 Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?”. Rispose: “Sotto un lentisco”. 55 Disse Daniele: “In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due”. 56 Allontanato questo, fece venire l’altro e gli disse: “Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57 Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. 58 Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?”. Rispose: “Sotto un leccio”. 59 Disse Daniele: “In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire”. 60 Allora tutta l’assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. 61 Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo 62 e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63 Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakim e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64 Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
Testo della catechesi
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Questa sera, nella nostra catechesi, ci spostiamo al libro del profeta Daniele, siamo al capitolo 13. Anche questo è un testo abbastanza denso e complesso, quindi vi prego di prestare grande attenzione; poi, se non capite qualcosa di quello che dico, me lo chiederete. È un testo anche abbastanza famoso, dobbiamo dire, però può essere che non l’abbiamo mai letto con la dovuta attenzione, come vedremo.
1Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, 2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. — Quindi Susanna era una donna bellissima, una donna assolutamente di fede, una persona veramente, profondamente, credente — 3I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. — Questa ragazza aveva due genitori meravigliosi, anche loro di grande rettitudine morale; una rettitudine che nasceva dalla loro aderenza, dalla loro fedeltà alla legge di Dio — 4Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.
Quindi era una famiglia che godeva anche di grande agiatezza; aveva tutto. Una situazione veramente meravigliosa: una donna bellissima, una grandissima fede, due genitori meravigliosi, una famiglia molto, molto ricca. Avevano questa casa molto bella, un giardino stupendo anche quello e, in più, godevano di una grande stima di tutti quelli che gli stavano intorno, che quindi andavano a frequentarli e a trovarli in questo giardino. Quindi, veramente, una situazione molto, molto graziata
5In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo».
Cominciano ad arrivare le ombre: due persone anziane. Non dimentichiamoci questo particolare: sono due anziani, non sono due giovanotti. Questo è un particolare tutt’altro che irrilevante, soprattutto per l’immaginario collettivo che noi abbiamo, inerente a certe questioni che adesso vedremo. Questi due, proprio perché anziani, erano stati eletti giudici. Avevano un ruolo molto importante, che era quello di amministrare la giustizia, di dirimere le cause; quindi, persone di grande riferimento e di grande potere. Ma, a queste due persone, si applicava questa sentenza di Dio: «L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». Queste due persone anziane erano inique, erano persone che vivevano di apparenza. Questa iniquità non era evidente, la nascondevano e la potevano nascondere; il perché, lo vedremo.
Di fatto, l’iniquità non emergeva e quando l’iniquità vive nel cuore e nella mente di qualcuno e non c’è modo di farla emergere, questa iniquità continua a seminare vittime. Di fronte al mistero dell’iniquità, non si può restare inerti, altrimenti succede quello che adesso vedremo. Quello che adesso leggeremo presenta delle dinamiche profondissime, interessantissime, amplissime, che non potremo, ovviamente, affrontare tutte, ma cercheremo di affrontare le più importanti.
6Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito.
Vedete che Susanna era anche una donna molto prudente, una donna molto accorta, sicuramente una persona estremamente riservata; quindi, aspettava che tutti andassero via e poi faceva la sua passeggiata. Susanna era una persona di grande rettitudine.
8I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: 9persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Questa è la parabola, proprio in senso geometrico, di quello che accade nel cuore dell’uomo iniquo, dell’uomo malvagio; accade esattamente così, sempre! E se accade a noi, vuol dire che siamo iniqui e malvagi, al di là di tutte le belle apparenze. Allora, vediamo un po’ cosa succede: loro la vedono e vengono presi da questa ardente passione; perché? Perché sono iniqui, perché sono persone che sembrano essere guide, ma dentro, nel cuore e nella mente, portano l’iniquità. In un cuore iniquo alberga qualunque tipo di vizio, qualunque tipo di male, non c’è limite, c’è posto per tutto. Vengono presi da questa ardente passione che produce dei frutti marci, fa vedere che c’è qualcosa; dà come dei segni incontestabili che questi cuori e queste teste sono divorate.
Il primo segno è che perdono il lume della ragione. Chi è iniquo e chi viene divorato dalla passione, perde il lume della ragione. E la passione non è solamente quella della lussuria, la passione riguarda tutti i sette vizi capitali. Uno può avere la passione dell’ira, la passione della gola, la passione dell’accidia, la passione della superbia. Sono i sette vizi capitali, e ognuno ha il suo, ognuno è più esposto a qualcosa. Quindi il primo segnale è che perdono il lume della ragione; cioè, vanno fuori di testa, non riescono più a ragionare, non sono più in grado di fare un pensiero logico. Perdono proprio la testa, perdono la lucidità, perdono il contatto con la realtà, non sono più capaci di vivere secondo il principio di realtà, per cui: se questo tavolo è marrone, è marrone, se questa cosa è verde, è verde, se questo è male, è male, se questo è bene, è bene. Quando si perde il lume della ragione e si perde quindi il principio di realtà — che deve sempre restare il fondamento per ogni nostro contatto con ciò che ci circonda, dentro e fuori — uno da fuori di testa.
Il testo scrive: «distolsero gli occhi per non vedere il Cielo»; proprio potremmo dire che gli uomini iniqui sono esperti di queste cose! Sono quelle persone che fanno di tutto per non incontrare Dio, per non incrociare il loro sguardo con lo sguardo di Dio. Per non mettersi in discussione davanti a Dio. Quindi, non hanno tempo per Dio, non stanno mai in silenzio, non hanno mai modo e luogo di fissare il cielo, che vuol dire distogliersi un po’da questa terra, e porre il proprio essere creatura davanti all’essere creatore, Dio. Traducendo con un linguaggio più spirituale: fanno proprio di tutto per evitare, ad esempio, il silenzio; per cui, la televisione che sempre va, la radio che sempre va, la lingua che sempre va, mai un momento di silenzio, mai un po’ di solitudine, mai un andare davanti al Tabernacolo a stare lì da soli col Signore, mai il mettersi in discussione davanti al Signore, mai leggere, meditare qualcosa che debba e mi possa mettere in discussione.
«Distolsero gli occhi per non vedere il Cielo»: è una roba terribile! Capite che questo vuol dire interrompere il legame vitale con Dio, vuol dire: non voglio incontrare Dio. Ma perché non voglio incontrare Dio? Perché io ormai mi sono dato radicalmente al male, per cui, capite, dà fastidio andare in chiesa, non parliamo poi di andare a Messa, non parliamo poi di andarci a confessare. Perché io non voglio vedere il cielo, non voglio mettermi a contemplare il Signore. E trovo mille scuse — sono impegnato; ho tanto lavoro; ho tanto da fare, non ho tempo — mille ragioni per non farlo; di fatto il prodotto è: «distolsero gli occhi per non vedere il cielo».
Terzo punto: non ricordare i giusti giudizi. Uno dice: ma, scusa un momento; sei anziano, di esperienze nella vita ne avrai fatte, no? Ti ricorderai l’esempio dei tuoi genitori, dei tuoi nonni, delle persone a te care, quell’esempio, bello, profondo, radicale, vero. Perché ti vuoi dimenticare di questo esempio? Perché vuoi dimenticarti i giusti giudizi? Se quella cosa ti hanno insegnato essere male, essere fuori luogo, perché tu improvvisamente ti stai dimenticando di questo giudizio giusto? Se è male, è male. Se ti hanno insegnato che saltare la Messa della domenica è male, perché tu poi te lo vuoi dimenticare? Quante volte si sente dire: “Mah, io non me lo ricordo più. Me lo sono dimenticato!” Perché ti sei dimenticato? Come mai non te lo ricordi più? Forse perché sotto c’è un interesse! Forse perché tu vuoi distogliere gli occhi dal cielo! Forse perché a te fa comodo non ricordatelo! Ma i giusti giudizi rimangono giusti giudizi, anche se tu non li vuoi più vedere. L’empio, l’iniquo, si sgancia da questi giusti giudizi, da ciò che è giusto e, appunto, in questo modo può diventare ingiusto, in questo modo può diventare iniquo, e inizia il compromesso col male, anzi, in questo stato il compromesso è già arrivato alla corruzione. Il verme è già entrato nella mela e, probabilmente, non un verme solo. Non è una mela sana, è una mela marcia.
10Eran colpiti tutt’e due dalla passione per lei, 11ma l’uno nascondeva all’altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.
Ma guarda un po’ che anime sante! È così, l’empio: si nasconde sempre; l’empio vive nello sgabuzzino della vita; l’empio vive nell’ombra, l’empio non ti dice mai quello che porta nel cuore, è sempre un gioco di chiaro e di scuro. Ma l’empio sa che quelle cose sono degne di vergogna, lo sa benissimo! E, a motivo di questa indegnità — che lui riconosce bene — se ne guarda bene dal parlarne! Se ne guarda bene dal farla diventare un tema di discussione! Perché uno poteva andare dall’altro e dire: “Guarda, io sto male, sto veramente male, mi sento impazzire, io quando vedo ‘sta ragazza, do fuori da matto. Tu come affronti questa cosa?” Perché, oggettivamente, lei era veramente bella! In più, non aveva solamente la bellezza che viene dalla natura; infatti, essendo una donna timorata di Dio, aveva anche la bellezza della fede, perché una donna abitata da Dio è doppiamente bella. Stessa cosa vale per un uomo: un uomo bello esteticamente, se è abitato da Dio, è doppiamente bello, doppiamente fascinoso, perché porta in sé la bellezza di questa unione con Dio.
Ora, era oggettivo che qui siamo davanti a una bellezza somma, tu sei un anziano giudice, vivi questa situazione dentro di te di grande “disturbo”, e perché non vai a parlarne con qualcuno? Con il tuo amico, con quello che condivide con te lo stesso “ministero”, lo stesso servizio alla comunità, che è un giudice anche lui; perché, magari, uno dice: vabbè, visto che lui è un giudice, mi aiuterà a giudicarmi laddove io non riesco a giudicarmi. Ma lui non era in questo stato, non era nell’incertezza di una valutazione, non era nella bontà di uno che resta vittima di una situazione; lui c’era dentro fino al collo. E, sapendo che quella roba lì era una roba orrenda, lui la nasconde.
Torna sempre, vedete, questo tema, nel cammino di fede: il tema di coloro che vivono nascosti: i nascosti, le scope nello sgabuzzino, gli uomini del buio, i pipistrelli della fede, che vivono nelle caverne, attaccati ai muri, e stanno lì, al buio, a cinguettarsi uno con l’altro. Ma nemmeno a morire che sappiano uscire alla luce! Nemmeno a morire che prendano in seria considerazione la loro storia e la mettano finalmente sotto il sole. Ma, come vedremo, se non lo facciamo noi, lo farà Dio; solo che poi, vedremo come finisce, quando interviene Dio!
12Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla.
Vedete, sono proprio schiavi, sono iniqui fino in fondo! Non è che vivono questa situazione e dicono: “Okay, va bene, non si può, è una roba terribile. Io sto impazzendo, non capisco più niente, prendo baracca e burattini e me ne vado, non ci vado più, in quel giardino lì. Tra l’altro è casa sua, che ci vado a fare? Sono qui che sto perdendo la testa… Ci saranno tanti altri posti dove viviamo, non c’è solamente quel giardino! Vado altrove, mi incontrerò con i miei amici da un’altra parte. Visto che questa donna è lì, nella casa di suo marito, nel giardino di suo marito, vive in casa sua, non fa niente per provocare nessuno, non fa niente per far del male a nessuno, se ne sta chiusa dentro, buona, tranquilla, io basta che vado cinquanta metri più in là e non la vedo più!”
Invece no!
Devo andare fino in fondo! Certo, ci mancherebbe che io mi prendo il gelato e non mi mangio più il cono col tovagliolo. Cioè, l’ho pagato, lo mangio tutto, anche la carta. Però non sono goloso, assolutamente! Semplicemente mi piace gustare la vita. Certo …
Un giorno uno disse all’altro: 13«Andiamo pure a casa: è l’ora di desinare» e usciti se ne andarono. 14Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, — si sono sgamati l’uno con l’altro — confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.
Funziona sempre così! Sempre così! Mi nascondo, mi invento la furbata per dire che è ora di andare a casa — “andiamo a casa a mangiare” — così quell’altro lo mando via e rimango lì da solo. Perché il loro scopo era che uno rimanesse da solo dentro lì, perché aveva bene in mente cosa doveva fare! Ma siccome aveva vergogna di quello che portava dentro, non voleva che l’altro lo sapesse e lo vedesse, quindi pensa tra sé: come faccio adesso io, qui, a sbrigarmela? Allora dice: “È tardi, bisogna andare a casa a mangiare”; così l’altro mangia la foglia e io torno indietro. Però, poi, quando si separano, tutti e due tornano indietro, perché tutti e due avevano in testa quel progetto e, nel tornare indietro, si scoprono a vicenda, si beccano insieme con le mani nella marmellata. A quel punto avviene la confessione del proprio male; ma, badate, questa non è la confessione dell’uomo pentito, questa è la confessione del delinquente; questa oggi si chiama associazione a delinquere. Adesso, questi due, diventano complici l’uno dell’altro. Il progetto da tutti e due condiviso, ma che faceva parte di due teste separate, adesso diventa un solo progetto, perseguito da due persone insieme, che, tra l’altro, occupano questo ruolo, che non è un dettaglio. E quindi, insieme, studiano come fare per prenderla da sola.
Susanna, ovviamente, ignora tutto. Ignora tutto per mille ragioni; primo: se tu dentro non hai questo schifo, non lo puoi immaginare negli altri, e Susanna questa pattumiera non la portava dentro di sé. Secondo: Susanna non aveva nel suo cuore queste passioni disordinate, perché tutta la sua persona era ordinata dalla fede. Quindi, lei non conosceva sicuramente questo guazzabuglio di mondezza. Ma neanche la sfiorava per l’anticamera del cervello, una roba del genere. Quindi, Susanna è lì tranquilla, che vive la sua vita in questo giardino fiorito, dentro a questa situazione bellissima, vivendo una vita meravigliosa, tranquilla e serena; lontana mille anni luce.
15Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. 16Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.
Ma vi rendete conto che vita? Rendiamoci conto che vita è questa! È la nostra vita, questa! Noi spiamo, spesse volte, la vita di grazia degli altri. Noi facciamo i guardoni di quello che noi non possiamo avere, perché non siamo a quell’altezza lì, perché non portiamo dentro quella fede, perché non abbiamo quella bellezza. Facciamo i guardoni invece di vivere un sentimento di imitazione, di volontà, di compagnia, di assimilazione, anche solo di godimento, nel poter partecipare a tutta questa bellezza, dicendo, anche solo guardandola: “Almeno a questo mondo esistono persone così, anche se io non lo sono. E questo mi è di grande conforto, mi è di grande incoraggiamento, mi fa sognare, mi fa sperare, mi fa credere che è un mondo più bello, rispetto a quello che io sono e che posso fare”.
Noi invece, come loro, ci mettiamo nascosti dietro i rovi a spiare, a guardare, per cercare di beccare l’occasione opportuna per mettere le nostre zampe, per sfregiare tanta bellezza e ridurla al nostro orrore; per poter dire: non sei più bella, non sei più così speciale, sei diventata come me. Questa è una roba che noi facciamo costantemente: ridurre la bellezza degli altri alla nostra mediocrità. E, se non ci riusciamo, diventiamo delle belve, perché non tolleriamo di vedere vivere qualcuno migliore di noi. Perché questo vuol dire vivere costantemente sotto a un rimprovero feroce.
17Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». — Quindi le manda via, vuole proprio rimanere da sola — 18Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti. — L’empio vive sempre nascosto, non dimenticatelo mai — 19Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, — finalmente questi si mostrano — corsero da lei e le dissero: 20«Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle».
Capito?
Quante volte mi è capitato di sentire, dalla bocca degli anziani, parole di giudizio, di sospetto, di malizia verso i giovani; quante volte! Giovani, poi, che tutto questo non ce l’avevano nel cuore, ce l’avevano loro. Bisogna stare attenti, quando si diventa anziani, perché si può invecchiare nel bene, ma si può anche invecchiare nel male. E quel colpo di testa che non si è avuto da giovani, lo si può avere da vecchi, ed è peggiore. Stiamo molto attenti a noi stessi.
La situazione nella quale Susanna è posta è drammatica e terribile. È completamente sola, davanti a due persone che rappresentano l’autorità di quel posto. Sono in due e sono due giudici. Lei non è nessuno ed è anche una donna.
22Susanna, piangendo, esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; — certo, perché ritorna quello che vi dicevo prima. Se io cedo e acconsento alla tua proposta, io perdo tutto, tutto quello che io sono; è la fine. Tutta la mia bellezza, tutta la mia fede, tutta la mia appartenenza a Dio è persa. Io non ho dentro più niente, divento esattamente come voi — se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». — Questa dovrebbe essere la nostra legge: “Meglio morire innocenti nelle mani degli uomini, che peccare davanti a Dio”; sempre! — 24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
26I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. 27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Appunto! Ma, sapete, la reputazione di una persona per noi vale niente! Basta che ci siano due che si inventano qualunque cosa, solamente per l’apparenza che ricoprono, e noi crediamo a quei due. Oggi, poi, questa roba qui è legge! Oggi chiunque si alza e grida all’untore, basta, è finita. Non ha importanza che uno dice: “Ma io quello lo conosco, ma com’è possibile? Ma no, questa roba qui non è possibile, non ci sta. È chiaro che questa è una menzogna”. Figurati…
28Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna.
Certo! Se tu non accetti di diventare quel pessimo che sono io, tu devi morire — è quello che accade a Gesù — perché è insostenibile la tua presenza. Tu non puoi vivere; o vivi e sei come me, oppure devi morire.
29Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla 30ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31Susanna era assai delicata d’aspetto e molto bella di forme; — Vedete, Susanna era una persona proprio bellissima. La possiamo proprio immaginare; proprio quelle persone belle, buone, che lo vedi negli occhi che sono pulite dentro, che sono proprio trasparenti, che hanno dentro il cielo — 32aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. — Pazzesco! Siamo proprio arrivati oltre il fondo del barile, non abbiamo più le unghie, tanto l’abbiamo grattato. Addirittura, in quel momento le tolgono il velo, che è il simbolo della sua dignità, così che, almeno lì, possano godere un po’ di qualcosa — 33Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
34I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. 35Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. 38Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». — Perfetto … una calunnia, un’accusa assolutamente falsa, studiata nei minimi particolari — 41La moltitudine — quelli che andavano tutti i giorni nel giardino di suo marito perché gli volevano bene, tutti quelli che erano là, che mangiavano, giocavano, ridevano, stavano bene, stimavano tanto suo marito; quella brava gente lì… — prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte.
Capito come va questo mondo? Va così! Prima dicono che sei un santo e il giorno dopo ti crocifiggono. Questi siamo noi. Non hanno neanche avuto il buon cuore di dire: “Facciamo una verifica, prendiamoci un po’ di tempo. Per l’amor del cielo, non è che ha fatto una strage! Mettiamola in prigione, cerchiamo qualche prova, guardiamoci intorno, siamo noi (non erano tante persone), ci conosciamo tutti, da qualche parte salterà fuori chi è stato! E se magari non è lei a mentire e sono loro due? Perché abbiamo già dato per scontato che il mentitore è lei? Magari è lei che dice il vero! Scusate, lei è qui che continua a dire che non è vero! Diamole un attimo di retta!”. No, assolutamente no! L’hanno detto loro che sono in due, sono giudici, sono anziani, non vorrai mica mettere in dubbio le loro parole e credere a una giovanotta di belle speranze, formosa, bella, ricca! Sicuramente è una donna non per bene.
42Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». — Una persona che dice una roba del genere è già evidente che è innocente, perché uno che dentro ha i mostri, non riesce a dire queste cose; garantito — 44E il Signore ascoltò la sua voce. — Vedete? Il Signore alle volte interviene; e come, se interviene! Adesso vedrete cosa succede! — 45Mentre Susanna era condotta a morte…
Susanna va, ha preso la sua decisione, preferisce morire. Interessante che qui non si dica niente neanche del marito. Tutto questo amore… Se era un uomo di così grande altitudine interiore, perché non si è messo in mezzo a difendere sua moglie? Avrà avuto un po’di fiducia in lei! No! Anche lui ha creduto che Susanna avesse il giovanotto. Eh, sapete: prima, santa santa; prima, amici e familiari che piangevano; poi, ad un certo punto, amici e familiari dove sono? Dov’è tutta questa gente, che dovrebbe fare cerchio? Alla fine, Susanna si ritrova da sola in mezzo alla moltitudine; e dove sono finiti tutti? Non fanno niente; ormai Susanna è carne da macello! Guardate che il mondo è così: noi siamo così!
45Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, — che interessante dialettica: lo spirito di Dio va a posarsi su un ragazzo, non su un anziano; interessante … — chiamato Daniele, 46il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». 47Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?». 48Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità!
Quante volte noi condanniamo a morte le persone senza indagare! Ci basta il chiacchiericcio, ci basta quel “si dice”, ci basta che qualcuno di autorevole dica qualcosa, e noi subito che beviamo litri, litri, litri di menzogne e di bugie. Perché, ovviamente, avere un giudizio nostro, che crede in chi abbiamo davanti… ci mancherebbe! “Se lo dice tizio, io devo crederci”; ma tu ce l’hai la testa per pensare, o no? E perché non indaghi la verità? Perché non verifichi la verità? Perché non sono uomini di verità, semplice! Daniele è un uomo di verità, Susanna è una donna di verità, gli altri non sono persone di verità, non gli interessa niente, della verità.
49Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
50Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell’anzianità». 51Daniele esclamò: «Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò». 52Separati che furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. 54Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?».
Non è che ci volesse un genio del Foro! Questa è la prima domanda che ti farebbe il poliziotto! “Dove” e “a che ora” sono le prime due domande che ti fanno! Qui nessuno si è sognato di fare queste domande. E i peccati, il male fatto dal giudice precedentemente, tutta la sua empietà, finalmente viene alla luce. Ma perché viene alla luce? Perché qualcuno finalmente si è opposto. Se non c’è nessuno che si opponga al male, il male non verrà mai alla luce; questa è la verità! Certo, devo essere disposto a pagarla, quella luce, ma se tu non ti opponi, e non ti opponi in modo energico e non sei disposto a perdere la tua vita, quel male non verrà mai alla luce.
Rispose: «Sotto un lentisco». 55 Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due». 56Allontanato questo, fece venire l’altro e gli disse: «Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi.
Queste non si sono opposte al male, e il fatto che loro non l’abbiamo fatto ha permesso di arrivare fino a Susanna. Capite cosa succede quando noi diventiamo omertosi? Quando noi giriamo la testa dall’altra parte? Quando noi facciamo finta di niente? Quando noi diciamo: “No, ma lascia perdere, non ti immischiare. Lascia che lo facciano gli altri, non tirare a casa problemi. Una mano lava l’altra, fai finta di niente, non esagerare, passa oltre”. Ecco, poi quel tuo “passa oltre”, arriva a ricadere sul sangue degli altri. Ma anche tu ne sei responsabile, sai? Non solo i due vecchioni bavosi. Anche tu, che hai fatto l’omertoso, sei responsabile di quello che sta succedendo adesso a Susanna. Perché, se tu ti fossi opposta, e avessi detto no, probabilmente non saremmo arrivati fin qui. Perché quel male avrebbe avuto delle resistenze.
Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità.
È questione di insopportabilità, capite? Una donna di questa entità non può sopportare questa iniquità. È inconciliabile con la sua esistenza, non la può sostenere. Noi perché possiamo sopportare così facilmente il male? Perché possiamo sopportare così facilmente l’ingiustizia, la contraddizione? Come mai sopportiamo così facilmente la falsità?
58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». 59Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire». — Non c’è speranza per chi è così davanti a Dio. Chi vive così non ha speranza. Dio diventa il suo peggior nemico. Perché questa è veramente empietà pura, perversione assoluta, cattiveria distillata, proprio. — 60Allora tutta l’assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. — Certo, ma non per opera loro, però! — 61Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo 62e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
Ma c’era da rendere gloria a Dio anche prima, però! Non è che rendi gloria a Dio perché adesso hai scoperto che lei è innocente! Quindi, hai dubitato? Che sentimenti hai portato nel tuo cuore? Adesso, perché hanno confessato loro, con la loro bocca, che sono colpevoli, allora: “viva Susanna, viva Susanna”. E quando Susanna era davanti all’assemblea e sul carro per la morte, tu che cosa dicevi? Cosa portavi nel tuo cuore?
Dobbiamo stare attenti a questi entusiasmi facili. Certo, quando tutti siamo nella gloria, è facile dire: alleluia, alleluia, alleluia; ma, quando non sei in quello stato, è lì che vengono fuori le persone che veramente credono in te, che ti hanno veramente conosciuto!
Cosa insegna questo testo a noi per la fede? Beh, di cose ne ha dette tante, ma soprattutto ci insegna che non dobbiamo mai cedere ai compromessi, che dobbiamo essere persone di veri, grandi, profondi ideali. Non dobbiamo mai scendere al compromesso della vita, come si dice oggi: “Se vuoi sopravvivere, ti devi adattare”; ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere, è diverso. E, se devo sopravvivere, è meglio morire. Tu sopravviverai, ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere; e, se non c’è spazio per la vita, è meglio la morte. Ma non è scritto da nessuna parte, che io devo accettare di vivere quel tipo di vita lì. Non c’è scritto da nessuna parte, che devo accettare che qualcuno mi porti via i miei sogni; che qualcuno mi porti via i miei ideali, che qualcuno mi porti via la mia bellezza, che qualcuno mi porti via il mio cuore, che qualcuno mi porti via le mie speranze. E, se questo vuol dire morire, moriamo. E, se questo vuol dire rimanere soli, soli sia. Ma io non posso fare un passo indietro, rispetto a tutta questa grandezza, rispetto a tutta questa bellezza che Dio mi ha messo nel cuore, nell’anima e nella persona. O gli altri si alzano, o io non mi abbasso, ma non perché uno è superbo, ma perché non posso rinnegare la verità, non posso rinnegare ciò che è vero, ciò che è giusto, ciò che è doveroso; non è possibile, costi quel che costi.
Capite che anche questi genitori di Susanna — giusti, bravi, santi, pii — in questo racconto, non è che poi, nel momento clou, emergano proprio come gli estremi difensori, convinti, in tutta questa vicenda, dell’innocenza di Susanna. In quel momento lì, prima che parli Daniele, Susanna rimane proprio sola: sola lei e Dio. E chi la difende? Un altro timorato di Dio, che diventa fratello, padre, madre e moglie e marito di Susanna, più di coloro che lo erano di fatto. Perché? Perché vive di questo spirito di Dio. Quindi, niente a questo mondo, nulla, ci deve mai fare indietreggiare di una sola virgola, rispetto all’altezza alla quale noi siamo chiamati.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.
Informazioni
Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.