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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 12

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 12 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 12

Eccoci giunti a sabato 12 marzo 2022. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Matteo, versetti 43-48. 

Proprio perché noi vogliamo seguire quanto dice Gesù, che ci invita ad imitare la perfezione del Padre, andiamo avanti con questa bella meditazione di Padre Avrillon sui giorni della Quaresima.

Sabato dopo la I Domenica – Giorno di desiderio

Ecco, allora cerchiamo bene di capire cosa vuol dire questo giorno di desiderio.

“Date principio al giorno coll’innalzare il vostro spirito ed il vostro cuore sino al trono di Dio nel cielo. Contemplatelo nella sua gloria, circondato da tutti gli angeli e da tutti i santi, che cantano incessantemente le sue lodi e godono piaceri, che lingua umana non può esprimere. Anelate al luogo che vi è destinato in questo celeste soggiorno, se ve ne rendete degno colle vostre opere buone. Passate questo giorno alternativamente in desideri ed in gemiti; in desideri sostenuti da una viva speranza per il cielo ed in gemiti per il ritardo di questa felicità incomparabile, e per le miserie di questa vita mortale e non fate cosa alcuna per cui non possiate dire a voi stesso: Io fatico per il cielo.”

 Ecco, passare questa giornata alternando il desiderio del Cielo e il gemito per il Cielo; un gemito, che è una sofferenza per il ritardo di non essere ancora giunti e per la vita mortale che conduciamo, che innegabilmente è piena di miseria, e poi, in teoria, non dovremmo fare cosa alcuna senza dire: «Io, anche in questo, sto faticando per il Cielo».

Meditazione sui desideri del Cielo,
tratta dal Vangelo

“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, e Giovanni, e li condusse sopra un alto monte, dove si trasfigurò in loro presenza, ed il suo volto divenne risplendente come il sole. Si possano fissare gli occhi sopra questo divino oggetto tutto risplendente di luce: si possa pensare, che questo Salvatore sì bello e sì risplendente sia il modello della gloria che ci è preparata nel Cielo, senza desiderarla con ardore, e sospirare a questo felice soggiorno? Si può desiderare questa felicità senza risolversi a soffrir tutto in questa vita per meritarla? 

La gloria eterna è il termine che noi desideriamo, ma i patimenti ne sono la strada.”

Quanto poco oggi si sentono fare questi discorsi… e dopo cosa succede?

Dopo succede che noi soffriamo come dei disperati, senza capire il senso e il valore della sofferenza; fuggiamo la sofferenza come se fosse la peste, e invece, in realtà, i patimenti sono la strada per il Cielo, perché sappiamo che c’è una vita eterna, una salute, una  salvezza eterna.

Noi abbiamo sostituito la salute spirituale con la salute fisica, che è importante, la salute fisica, ma non di più di quella spirituale.

Che cosa me ne faccio, a cosa serve a me andare con due gambe nelle Geenna, dice Gesù? A cosa serve a me andare con due occhi nella Geenna? È meglio andare zoppo nel Regno dei Cieli, o senza un occhio nel Regno dei Cieli!

Questo cosa vuole dire? Non è che Gesù stia cantando le glorie della menomazione, ma Gesù ci sta dicendo che c’è una priorità, e noi forse rischiamo di sostituire la salute del corpo con quella dell’anima, come se fosse più importante.

Quindi, di conseguenza, cosa succede? Se reputiamo la salute fisica l’assoluto, è chiaro che la sofferenza, i patimenti e il dolore sono i nemici numero uno, e quindi non ci educhiamo più a saper soffrire.

Il problema di oggi è che non si educa più al valore della sofferenza, al senso dei patimenti, a come bisogna soffrire e patire.

 “Da ciò viene che nella trasfigurazione Gesù non parla d’altro con Mosè ed Elia, che dei patimenti che doveva soffrire prima di entrare nel possesso della sua gloria. Dite dunque a voi stesso, che rinunziare al patire e rinunziare al cielo è la stessa cosa: per conseguenza desiderare il cielo senza voler patire è un vero in- ganno.” 

Vedete cosa vuol dire “giorno di desiderio”?

Capite cosa dobbiamo desiderare?

Eh… era questo che voi pensavate, quando ho detto “giorno di desiderio”?

“Su questa importante verità regolate tutt’i vostri desideri e tutta la vostra vita. Al sopraggiungervi qualche pena, pensate alla gloria, che è la corona, e se avete un poco di fede, la soffrirete generosamente. Paragonate l’una all’altra, e da questa comparazione prenderete due motivi, uno di confusione della vostra viltà e delicatezza, l’altra di un cuor preparato a privarvi di tutto, e tutto soffrire per rendervi degno di possedere Dio.

Il grande Apostolo parlando di questo mistero dice per consolarci nelle nostre pene, che Gesù trasformerebbe un giorno la bassezza del nostro corpo umiliato sul modello del suo corpo glorificato sul Tabor. Staccatevi dalla terra e da’ pensieri terreni…”

Come è difficile! Come è difficile…

È difficile, perché noi siamo tutti belli impastati con la terra.

 “… innalzate la vostra speranza, formate desideri celesti, vedendo nel corpo glorificato del Salvatore il modello, l’originale e la caparra della gloria che vi ha promessa.”

Quali sono i nostri veri desideri? Lo capiamo dagli argomenti che tocchiamo quando parliamo. Quando parliamo, di cosa parliamo? Da lì capiamo dove stanno i nostri desideri. “Formate desideri celesti”, dice p. Avrillon.

“Non perdete niente di questo mistero. Unitevi ai tre discepoli confidenti di Cristo: salite in spirito su questo monte di visione e di luce, per prepararvi a salire coraggiosamente sopra quello del Calvario.”

Capite perché dobbiamo pregare?

“Fissate i vostri occhi, il vostro spirito ed il cuore sulla persona del Salvatore. Dite ancora a voi stesso: Io vedo un corpo tutto risplendente di luce, ma sarà ben presto coperto di piaghe e di sangue — forse è per questo che glielo ha fatto vedere trasfigurato — vedo una testa coronata di gloria, ma sarà in breve trafitta e coronata di spine, io vedo un volto rilucente come il sole, ma sarà tra poco sfigurato e ricoperto di confusione, io vedo gli occhi, i raggi de’ quali mi tolgono la vista, ma saranno essi ben tosto languenti, bagnati di lagrime, coperti di sangue ed estinti per la morte. Questo divino oggetto mi rapisce per la sua bellezza e mi chiama alla gloria, ma la strada per giungervi è seminata di spine e di sangue. Andiamo nondimeno, la corona esige il combattimento, il prezzo esige il corso, il piacere esige il dolore, la gloria esige l’infamia, e la ricompensa sorpassa infinitamente le pene ch’ella richiede. Non cessiamo di desiderare, di combattere e di soffrire, le pene passano e la gloria è eterna.”

Se l’ha vissuto Gesù…

“II Punto – Allora Pietro disse a Gesù: Signore, è cosa molto buona esser qui. Facciamovi, se vi piace tre tende, una per voi, una per Mosè ed una per Elia. Ciò che Pietro diceva senza riflessione, perché non vi è vera felicità sopra la terra, se non quella di desiderare, di amare, e di godere Iddio nel cielo, noi lo diremo quando possederemo questa felicità. Dobbiamo dunque riporre tutte le nostre speranze in questo celeste soggiorno, com’anche i nostri desideri, tutt’i nostri contenti e tutta la nostra gloria, e passare tutta questa vita mortale con desiderare ardentemente questa vita immortale. 

La mia anima è spirituale, io più non voglio, né devo niente più desiderare, né amare queste cose materiali e sensibili, essa è immortale, io non voglio più niente desiderare di caduco e transitorio. Ella dev’essere eternamente con Dio, vederlo, amarlo e possederlo, io non devo più niente desiderare, niente vedere che alla sfuggita, non voglio più aver affetto per le creature, che passano e periscono, e potrebbero impedirmi il cammino e togliermi il possesso dell’unico bene, che devo desiderare, e che egli solo può soddisfare a tutti i miei desideri.”

Sì, non dimentichiamoci che la nostra anima è spirituale, non dimentichiamoci che abbiamo un’anima! 

“L’esser tra’ santi del cielo, vedervi Iddio, l’esservi sicuro di una gloria eterna, quest’è un vantaggio sì grande per cui non si può abbastanza patire per acquistarlo. Io voglio dunque passar la mia vita con desiderarlo, e sostenere i miei desideri colle opere buone, e son risoluto di comprarlo a qualunque prezzo, me felice, avendo in mio potere la maniera di procurarmelo! Ho la proiezione d’un Uomo-Dio, ho i suoi aiuti che non negherà mai, ho le promesse di Gesù, ho il tesoro prezioso del tempo, che devo consacrare per conseguirlo, ho il suo sangue adorabile, ch’è la chiave la quale mi aprirà il celeste tabernacolo, e niente mi mancherà per parte di Dio, perché egli è onnipotente ed infinitamente buono, ma quanto a me bisogna ch’io fatichi per rendermene degno, mi convien combattere, vincere e perseverare sino alla morte, come son risoluto di fare.”

Ecco, vedete l’importanza di questo perseverare…

“La fede mi persuade, che per me non v’è altra felicità che il paradiso; sarei dunque ben cieco, se dicessi, ch’è un bene per me il godere de’ beni fugaci di questa terra. Questa vita mortale è un passaggio, è un esilio pieno di miserie, di disavventure, di dolori e soprattutto di peccati; eccovi ciò che dovrebbe rendermela odiosa, nondimeno son tanto cieco di amarla ed avervi affetto!”

 Sì, guardate, basta andare il sabato mattina a fare gli esami del sangue… ecco, noi vediamo la nostra vita quanto è fugace, quanto è appesa ad un filo. Quanta sofferenza c’è a questo mondo, sempre….

“Qual felicità ho io avuta dacché sono al mondo! Quale inganno non ho io provato nei piaceri! Quale incostanza negli amici! Qual vanità negli onori! Quali miserie e difetti non ho io veduto negli altri ed in me stesso! Rompete dunque generosamente tutti i legami che vi tengono attaccati al mondo, fate un volo verso il cielo co’ vostri desideri, proibite al vostro cuore di niente desiderare fuorché Dio.” 

Sì, mi sembra molto chiaro, no? Il Cielo è la nostra patria, come abbiamo già detto, quindi quella è la corona. E io cosa devo fare? Devo percorrere la via per raggiungerla. E come si fa a percorrere la via per raggiungerla? Educandoci a ben soffrire, accettando le croci che il Signore ci manderà, e imparando a viverle, non a fuggirle! 

Ora la preghiera.

“Beato soggiorno, celeste eredità, possessione di Dio, vita eterna, tutta l’anima mia vi desidera, e non voglio più faticare che per voi. Patimenti, travagli, umiliazioni, malattie, privazioni, disprezzi io vi sfido, né punto vi temo. Finché avrò la grazia del mio Dio ed il mio cuore non avrà altri desideri che per il Cielo, voi mi sarete molto utili, perché m’assicurate la felicità eterna alla quale aspiro, come anche me ne renderete degno e mi darete il diritto di domandarla a Dio, non solo come una grazia ma ancora di esigerla da Dio come un debito ch’egli ha voluto contrarre con me.
Ah Signore, io non posso pensare alla felicità che m’avete promessa, che m’avete acquistata col prezzo del vostro sangue, e che credo comprare col prezzo de’ miei patimenti, col vivere da buon cristiano, col aver sempre in vista il cielo, e dicendo col Profeta: Mi sono ricordato delle vostre promesse e per colmo di gioia, la mia anima è stata tutta ripiena di un vero contento, mi sono sforzato di farla uscire dal mio corpo per la violenza de’ miei desideri e per la forza dell’amore, perché andrò a questo tabernacolo ammirabile della casa di Dio. Felice tabernacolo! felice Taborre! Avventurato soggiorno! Dove si vede Dio scopertamente, dove si ama Dio senz’interruzione, dove si gode Dio senza riserva, dove si è intimamente unito a Dio senza tema di esserne mai separato, e dove si ò trasformato in Dio per tutta l’eternità.” 

Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 5, 43-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

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