Scroll Top

La Santa Confessione e la pace

Confessione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 15 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione 

LA SANTA CONFESSIONE E LA PACE

Eccoci giunti a venerdì 15 gennaio 2021, abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla Lettera agli Ebrei, cap. IV e parte del cap. V. Anche noi vogliamo entrare in questo riposo, nel riposo di Dio e anche noi non vogliamo cadere nella disobbedienza, non vogliamo essere esclusi in questo solenne riposo del Signore, vogliamo rimanere uniti a coloro che hanno fede, che vivono nella fede, e per fare questo continuiamo la nostra lettura del testo “L’inconscio Spirituale” del prof. J.C. Larchet. Stiamo vedendo l’importanza, da tantissimi punti di vista, del Sacramento della Confessione.

“Il peccato è un peso grave da portare per uno solo..”

La parte prima citava così:

“E’ fondamentale ammettere, riconoscere, svelare il peccato altrimenti avvelena il nostro cuore e avvelena gli altri.”

Prosegue il testo:

“Il peccato è un peso grave da portare per uno solo, tanto più che spesso i suoi effetti si manifestano in turbe che egli non riesce bene ad individuare e non è capace a tenere sotto controllo.”

E’ disumano portare il peccato e in più da soli, quindi la cosa importante da fare è toglierselo e per toglierlo bisogna dirlo, bisogna andare in Confessionale e riconoscere, ammettere svelare questo peccato. Quando nell’anima cominciano a sedimentarsi questi peccati gravi e non vengono riconosciuti, non vengono ammessi, non scende il perdono di Dio, e si sviluppano delle turbe che possono diventare gravi.

“Il peccato è principalmente motivo di ansia”

E’ il contrario di quando noi andiamo a confessarci e facciamo una bella confessione, voliamo, sentiamo una pace e una serenità bellissima. Questo vi fa capire per contrasto cos’è il peccato. Quando noi siamo dentro nel peccato siamo in ansia, ci sentiamo male.

“Perfino angoscia, soprattutto a causa del senso di colpa che in genere lo accompagna, ma anche perché suscita e asseconda l’attività dei demoni, i quali approfittando di questo suo stato morboso, seminano turbe nell’anima con ogni mezzo. Spesso tutto ciò induce la persona a non più stimarsi, a sentirsi da poco, ad avere una visione pessimistica del proprio essere della propria esistenza. Genera in esso uno stato di abbattimento e scoraggiamento che può arrivare fino alla disperazione.”

E’ un’analisi verissima quella di aver compreso quanto il peccato sia veramente l’origine di tantissimi malesseri che ci portiamo addosso, sono tutti legati al peccato che non viene tolto, non viene riconosciuto e i demoni in questo ci vanno a “nozze”.

“Nell’incontro con il Sacerdote, nel Sacramento della Penitenza, il penitente ha la possibilità di rompere il suo isolamento, di uscire da quella solitudine morbosa che è un terreno tanto favorevole per tutti i nostri mali. Parlando al Sacerdote di ciò che lo turba, la persona incide l’ascesso che intimamente lo corrodeva.”

Una volta inciso l’ascesso non sono guarito, è lunga ed è lenta la guarigione di una piaga purulenta, di un ascesso, ci vuole tempo, e così è nello spirito.

“Il semplice fatto di andare verso l’altro, di osare aprirsi a lui in tutta umiltà, vincendo ogni vergogna, di accusarsi senza pietà davanti a lui, superando ogni amor proprio, costituisce già un primo e importante passo per uscire dall’universo morboso del peccato.”

Cercare il Sacerdote, andare, aprirsi, con grande umiltà e grandissima verità è un primo passo. Buttiamo la vergogna sotto i piedi. Chi abbiamo davanti sa bene quanto sia difficile mettersi in ginocchio e confessare i propri peccati, perché a volte la nostra superbia e il nostro amor proprio si fanno sentire. Siamo tutti esseri umani, chiamiamo le cose col loro nome senza problemi. Un trucco che vi insegno è quello di confessare per primi i peccati che vi fanno più vergogna, noi invece facciamo il contrario. Cominciamo a confessare il peccato che ci pesa di più, così abbiamo più energie per dirlo bene, in questo modo calpestiamo l’amor proprio.

“Fare l’elenco dei mali di cui uno soffre, ha dunque un effetto liberatorio: Tacevo e le mie ossa si logoravano mentre gemevo tutto il giorno. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosta la mia iniquità. Ho detto: confesserò le mie trasgressioni al Signore e Tu hai rimesso il mio peccato (Salmo 31)”

La decisione di dirlo comporta il perdono.

“Confessando le sue malattie spirituali il penitente le fa uscire da sé, le oggettivizza e si libera da esse. Spezza i legami che a esse lo univano e lo alienavano. Le malattie spirituali cessano di ingolfare il suo mondo interiore e di parassitare la sua anima per diventare ad esse estranee. Con ciò stesso anche la strategia dei demoni si ritrova spiazzata, infatti non possono più agire nell’ombra, siccome il regno dei demoni, di cui loro sono i principi, viene bruscamente illuminato, allora il loro potere crolla perché le loro vie sono state svelate. Si vedono espulsi dall’anima insieme al peccato che li nutriva.”

Quanti benefici per il solo fatto di andarci a confessare. Dovremmo correre in confessionale frequentissimamente, con fremito, con coraggio e gioia di confessarci. Impariamo a confessarci non a impulso, impariamo a farlo con regolarità, diamoci una tempistica.

Mi ricordo quando ero piccolino, avevo fatto la terza elementare, prima di fare la prima confessione, abbiamo fatto l’esame scritto in cappella, tutti sulle panche, eravamo seduti sull’inginocchiatoio, girati verso il sedile della panca per poter scrivere, con carta e penna, per fare l’esame per vedere se eravamo pronti per fare la prima confessione e la Prima Comunione. Il Sacerdote ci aveva dato delle domande e noi dovevamo rispondere. Non vi dico che trepidazione!

Questo ti faceva capire che era una cosa importante. Le cose importanti richiedono fatica, le cose che non richiedono fatica non sono importanti.

Al termine ci ha fatto fare anche una prova pratica sulla Confessione. Io mi sono tirato in piedi appena ha chiesto chi volesse provare a fare questa prova, mi sono messo in ginocchio facendo finta di essere in confessionale e ho iniziato a dire i miei peccati, ma al posto di fare finta ho detto veramente i miei peccati, ho fatto la mia confessione davanti a tutta la Cappella piena. Il Sacerdote ha capito che io non stavo inventando e si è un po’ imbarazzato. Io al contrario ero molto tranquillo. Quando mi sono alzato mi sono sentito benissimo, non ricordo alcun imbarazzo.

Già il dirli, il raccontarli è liberatorio. Già il consegnare il tuo male anche se piccolo, è un atto liberante.

Da quel giorno noi ragazzi tutti i giorni di sabato pomeriggio alle 14.00 uscivamo di casa in gruppo e andavamo a chiamare tutti gli amici per andare confessarci. Andavamo sempre insieme e tornavamo sempre insieme, estate, inverno, primavera, autunno, pioggia, neve, grandine.

E tutti i sabati venivano a citofonarmi puntualmente per andare, niente impediva a questi miei compagni la fedeltà al Sacramento della Confessione, così come la presenza alla S.Messa domenicale, persino quando ho avuto la febbre a 38.5 sono riusciti a convincermi ad andare a Messa. Questo esserci comunque, sempre, al di là di tutto. A me questo ha insegnato tantissimo. E’ vero che quando noi viviamo bene i Sacramenti a partire dalla confessione, è vero che la nostra vita fiorisce e tutto il male che ci portiamo dentro svanisce. Chiediamo al Signore la grazia di innamorarci di questi Sacramenti. Pensando a questi miei amici, mi rendo conto che per loro questo dono è stato non vano, un dono che ha dato dei frutti meravigliosi, veramente ci hanno creduto e veramente hanno investito la loro vita in una fedeltà a tutto tondo, e non c’era veramente niente che lo impediva. E’ una fedeltà diffusiva, dello stringersi per questo comune bene che abbiamo. Vi auguro quest’oggi di godere il più possibile di questi doni preziosi che noi riceviamo.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

PRIMA LETTURA (Eb 4,1-5.11)
Affrettiamoci a entrare in quel riposo.

Fratelli, dovremmo avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
«Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!».
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!».
Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.

Post Correlati