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I santi segni. Romano Guardini, parte 12

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 12»
Mercoledì 17 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 16, 12-15)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 17 maggio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sedicesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 12-15.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini, I Santi Segni. Oggi affrontiamo il segno “Del battersi il petto”. Leggiamo:

La santa Messa è cominciata. Il sacerdote sta ai piedi dell’altare. I fedeli, oppure i chierici in loro vece, pregano:

«Io confesso a Dio Onnipotente […] che ho molto peccato con pensieri, parole ed opere per mia colpa, mia colpa, per mia grandissima colpa».

E quante volte pronunziano la parola «colpa», si battono il petto.

Cosa significa dunque questo battersi il petto?

Penetriamo bene questo senso. A tale scopo, dobbiamo compiere bene l’atto. Non toccarci appena le punte delle dita il vestito; il pugno chiuso deve colpire il petto. Forse hai visto già in vecchi quadri San Girolamo inginocchiato nel deserto, che, nella piena della commozione, si batte il petto con una pietra nella mano. È una percossa, non un gesto cerimonioso. Ha da attraversare le porte del nostro mondo interiore e scuoterlo. Allora comprendiamo cosa significa.

Questo mondo ha da essere pieno di vita, pieno di luce, forza e attività vigorosa. Ma come si presenta esso in verità? Gravi esigenze ci si presentano, doveri, bisogni, inviti alla decisione, ma a stento taluna di esse ha un’eco dentro di noi. Così, siam magari gravati da qualche colpa, ma non ce ne preoccupiamo. «Nel fervore della vita siamo circondati dalla morte», ma non vi pensiamo. Ma ecco una voce di Dio che ammonisce:

«Destati! Guardati attorno! Rifletti con te stesso! Convertiti! Fa’ penitenza!».

Questo monito prende forma concreta nella percossa del petto. Questa ha da penetrare; ha da scuotere, intimorire il mondo interiore, affinché si desti, apra gli occhi, si converta a Dio.

Chissà quante volte ci siamo battuti il petto in modo corretto. Quindi non come pura formalità, con due dita o semplicemente appoggiando la mano sul petto, che non è battersi il petto. Anch’io tante volte ho sbagliato, tantissime volte! Leggendo questo testo mi rendo conto che tantissime volte ho sbagliato e mi rendo conto che anch’io non ho mai veramente riflettuto su questo gesto.

Il vantaggio di leggere questo libro è proprio quello di ritornare su questi gesti così importanti, scoprirne o — nel caso — riscoprirne il significato, e riviverli in modo corretto, viverli bene, come vanno vissuti. Quindi battersi il petto vuol dire: pugno chiuso, pugno della mano destra chiuso, e dobbiamo … [si sente due volte il rumore del pugno che colpisce il petto]. Sentite? Questo vuol dire battersi il petto, credo che si senta, eh! [si sentono altri due colpi]. Si penso che si senta, perché vedo il segnale del registratore che fa lo sbalzo. Che se invece io faccio con due dita, [leggera pausa in cui non si sente nulla] il registratore non registra nulla, perché io vedo le ondine tipo elettrocardiogramma, quando sta registrando. E se io con due dita mi batto il petto, voi non sentite niente, ma se io [si sentono altri due colpi] do due colpi, voi lo sentite e questo deve essere, e fa un po’ male. Il pugno chiuso deve colpire il petto.

Pensate — questo non so quanti lo sapevano — che San Girolamo si batteva il petto non col pugno, ma con una pietra. Prendeva una pietra in mano e usava la pietra per battersi il petto. Perché, qual è la realtà che sta dietro a questo gesto, questo segno? È che noi dobbiamo attraversare il nostro mondo interiore, cioè come se noi volessimo attraversare lo sterno e arrivare fino al cuore. E volessimo scuoterlo. E quindi, attraverso questo segno, diciamo: “Destati, guardati attorno, rifletti, convertiti, fa penitenza”, pensate quante cose stanno dentro un pugno chiuso che colpisce il petto! Quindi lo scopo è penetrare, scuotere, intimorire il mondo interiore, farlo destare, aprire gli occhi, convertirsi a Dio. Proseguiamo:

Si rende l’anima consapevole della sua condizione? In tal caso le salta all’occhio, come abbia sciupato in sciocchezze la vita, ch’è una cosa seria, come abbia trasgredito il comandamento del Signore, come abbia trascurato i suoi doveri, «per sua colpa». In questa colpa essa si trova incarcerata, e c’è solo una via per uscirne, e precisamente che riconosca senza riserve:

«Ho peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni contro il Santo Iddio e la comunione dei Santi».

Quindi ci scuotiamo il petto perché l’anima si renda consapevole della sua condizione. Avete presente quando non si capisce se una persona è cosciente o no, un po’ la si “scuote”, si prendono le spalle, e si dice: “Allora! Ci sei o non ci sei?” — non troppo forte, perché se no le fate male — e così facciamo con noi stessi, col nostro cuore. E quindi immediatamente che cosa salta all’occhio? Quanto e come abbiamo sciupato la nostra vita in sciocchezze. Guardate che ne facciamo tante, viviamo tante cose sciocche, vuote.

Pensate solo il tempo che noi passiamo davanti alla televisione a guardare TV pattumiera. Non faccio i nomi dei programmi per rispetto di tutto e di tutti, ma veramente ci sono programmi pattumiera.

I video! Quanti video vediamo in un giorno, perdendo il tempo sul cellulare? Video di qualunque genere e specie, non so, a uno piacciono i motori, a quell’altro piacciono le biciclette, a quell’altro piacciono video normali, quanto tempo?

Sui social! Quanto tempo perdiamo a guardare Facebook? A guardare la nostra pagina Facebook e poi ovviamente ad andare a guardare quella degli altri. Certo, perché ci piace curiosare nella vita degli altri, vedere cosa fanno, che appuntamenti hanno, dove vanno, con chi lo fanno, quante volte lo fanno, ci piace, no? Noi che abbiamo capito tanto della vita spirituale — cioè niente, San Giovanni della Croce su questo è ferocissimo e anche L’imitazione di Cristo — andiamo a curiosare nella vita degli altri, andiamo a “fare gli Sherlock Holmes” nella vita delle altre persone, a pedinarle, a noi piace un po’ “pedinare” la vita degli altri. Andiamo a sbirciare le loro foto, andiamo a sbirciare cosa fanno, a noi piacciono queste cose, fare un po’ i pettegoli da corte, “da ringhiera” sui social. E ce ne sono talmente tanti che, capite, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Poi la musica! Quanto tempo perdiamo nella musica, ad ascoltare la musica? E via di seguito. Questo è tutto tempo sciupato in sciocchezze, perché alla fine non rimane nel cuore nulla, non si cresce in nulla, non si matura in niente, tutto tempo buttato via.

Per non parlare poi dei quotidiani e dei telegiornali che vediamo a chili, quando in realtà ne basterebbe uno; anche perché quello della sera è la ripresentazione, la minestra scaldata del mezzogiorno, è sempre stato così. Quindi ne basta uno, se uno proprio desidera, un telegiornale è più che sufficiente. Oppure uno si legge il suo quotidiano, ma non servono tre quotidiani e quattro telegiornali. C’è chi si sveglia al mattino col radio giornale, ma è incredibile! Uno apre gli occhi e comincia a sentire le notizie del giorno. Uno dovrebbe aprire gli occhi e cominciare a lodare Dio! Queste sono sciocchezze della vita. Il Santo Curato d’Ars non ha mai perso il tempo in tutte queste cose, si è sempre tenuto lontano dai quotidiani, lui. Eppure, i professori della Sorbonne di Parigi andavano da lui a chiedere consigli su come vivere i segni dei tempi.

Poi però non stiamo davanti al tabernacolo. Poi però preghiamo tanto quanto è necessario farlo. Stiamo più ore davanti a Gesù, con Gesù, o con i social o col cellulare in mano? Chiediamocelo! Come abbiamo trasgredito i comandamenti del Signore? Sono dieci, valutiamo a che livello siamo nell’osservanza dei comandamenti del Signore. Come abbiamo trascurato i nostri doveri.

A questo proposito, vorrei proprio leggervi una cosa, alcune righe di un libro che si chiama “A Maria con il padre Kolbe”, autore Attilio Borzi, casa editrice Edizioni dell’Immacolata. Nel capitolo “Regolamento di vita” troviamo proprio i punti fondamentali della sua regola di vita. Sono interessanti da leggere. Adesso non ho il tempo di leggervi tutti i suoi punti, ma ce n’è uno che mi è ritornato alla mente mentre leggevo questo testo. Sono proprio due righe, è il punto numero 6 della sua regola. Attenti bene a quello che scrive San Massimiano Kolbe: 

Fa quel che stai facendo; non badare a nessun’altra cosa, buona o cattiva che sia.

Stai pregando? Prega! Non badare a nient’altro, anche alla cosa più buona che c’è. Stai studiando? Studia! E non badare a nient’altro. Stai facendo ginnastica? Stai facendo palestra? Stai facendo piscina? Stai facendo corsa? Stai facendo pesi? Stai facendo tennis? Stai facendo sci? Fallo e non badare nessun’altra cosa, buona o cattiva che sia! Mamma, stai cucinando? Stai preparando da mangiare? Bene, fa quel che stai facendo.

Voi direte: “Ma perché San Massimiliano Kolbe ha scritto questo punto della regola di vita?”. Voi provate a pensare a quanto tempo perdiamo in cose buone alle quali noi prestiamo attenzione mentre stiamo facendo altro. Per cui, mentre stiamo facendo una cosa, ne cominciamo altre dieci. Mentre stiamo facendo una cosa ci viene in mente una cosa buona e subito cosa facciamo? La diciamo, la scriviamo, mandiamo il messaggio, la comunichiamo, senza pensare che: primo, interrompiamo il nostro fare, il nostro dovere; secondo, disturbiamo l’altro. Perché magari l’altro, in quel momento, anche lui sta studiando, lavorando, cucinando, facendo non so che cosa e noi andiamo a disturbare. Perché magari sappiamo che è un orario in cui uno studia, che è un orario in cui uno lavora, che è un orario in cui uno prega… 

“Fa quel che stai facendo”. Guardate, questa regola di vita è cento volte più difficile che fare il digiuno a pane e acqua per tre giorni. Cento volte più difficile. Mettersi lì e dire: “Adesso inizio a studiare” — “Bene, quanto tempo?” — “Due ore”. Benissimo, da adesso per due ore non faccio altro che quello. Concentrato, testa bassa e non mi faccio distrarre da niente e da nessuno, adesso sono solo per lo studio. Poi prendo una pausa. Benissimo, prendo una pausa, guardo il telefono se qualcuno mi ha cercato, se qualcuno ha avuto bisogno, controllo se ci sono stati dei messaggi urgenti, 5-10 minuti, rimetto il silenzioso, quanto studio? Un’ora. Avanti. E non faccio altro che quello.

Stessa cosa la preghiera. Quanto tempo noi perdiamo trascurando i nostri doveri!

Per sua colpa” — dice romano Guardini — sì, perché è una colpa. È brutto. Stai parlando con una persona? Parli con una persona! Non parli con la persona e intanto leggi il cellulare. Noi abbiamo sempre, costantemente, il cellulare in mano, sempre, è diventato una terza mano, è diventato una parte aggiuntiva del nostro corpo. Tu non vedi più una persona seduta ferma che guarda la realtà attorno a sé, che contempla, che riflette… No, quando una persona è libera, immediatamente ha in mano il cellulare per fare qualcosa al cellulare. Guardate che è una cosa gravissima! Noi non abbiamo più spazio per il silenzio, per riflettere e per riposare! Perché una volta, quando non avevamo niente da fare, non facevamo niente, ci riposavamo. Era un momento di riposo. Quindi finivi di studiare — mi ricordo — e uno stava lì, tranquillo, si sdraiava sul divano un attimo. Io avevo il cagnolino, giocavo col cagnolino, piuttosto che… boh, non lo so, mangiavo una banana ma, voglio dire, era un tempo di riposo; la testa si riposava…

Guardate che stare attaccati a ‘sto strumento è un affaticamento incredibile per il cervello, noi diciamo: “Ah vabbè, adesso mi riposo un po’, mi guardo un video”. No, assolutamente, non c’è nessun riposo in questa cosa. Non c’è nessun riposo, ma non perché lo dico io, perché lo dicono gli studi scientifici. Infatti, prima di dormire sconsigliano assolutamente il tipo di vita che noi facciamo. Voi non troverete nessuno che vi consiglia, prima di dormire, di guardare la televisione, un film. Ma nel modo più assoluto. Perché crea eccitazione nella testa, perché riattiva il cervello, perché c’è uno scatenamento anche delle endorfine, insomma, tutta una serie di questioni che poi uno spegne la televisione e dice: “Adesso vado a letto a dormire”, no, non dormi, non riposi, infatti poi soffriamo di insonnia, non riusciamo a prendere il sonno, il giorno dopo siamo stanchi, certo! Perché il nostro cervello non è che è indifferente a quello che noi mettiamo davanti agli occhi.

Invece questo fermarsi, questo stare in silenzio, questo riposo degli occhi e della mente dalle immagini e dalle parole, questo guardare un po’ fuori dalla finestra della nostra casa, guardare gli alberi, ascoltare gli uccellini, stare lì fermi…

Quanto tempo perdiamo trascurando i nostri doveri! Tantissimo.

Scrive:

In tal modo si mette dalla parte di Dio

Cioè: riconoscendo la sua colpa… devi riconoscerla senza riserve e, riconoscendola, inizia il suo percorso di uscita, pensieri, parole, opere e omissioni

In tal modo si mette dalla parte di Dio e prende partito per Lui contro se stessa. Pensa di sé quel che pensa Dio. 

Interessante questa cosa

Si sdegna dei propri peccati e si colpisce nella percossa. Questo è dunque il significato del battersi il petto: l’uomo vi si desta. Desta il suo mondo interiore, affinché percepisca l’appello di Dio. Si mette dalla parte di Dio e si punisce. Riflessione pertanto, rimorso e conversione.

È una forma di punizione, perché capite, a fare … [si sente due volte il rumore del pugno che colpisce il petto] fa male, eh? Quindi è una piccola forma di punizione, proprio di richiamarsi, di ridestarsi, di risvegliarsi e anche una piccola forma di autopunizione, proprio perché mi riconosco — guardandomi dalla parte di Dio — mi riconosco peccatore. Riconosco che in tante cose ho proprio sbagliato, in tante cose ho proprio peccato.

Lui ovviamente adesso fa riferimento alla messa in rito antico:

Per questo sacerdote e popolo si battono il petto quando nell’Introito questo è proprio una parte del rito antico, della messa in rito antico — confessano i loro peccati.

Bene, noi diciamo: “Si battono il petto quando, proprio all’inizio della Santa Messa, recitiamo il confiteor «Confesso a Dio onnipotente»”.

Lo facciamo pure quando, prima della Comunione, ci viene mostrato il corpo del Signore

Vi ricordate? “Signore [si sente una volta il rumore del pugno che colpisce il petto], io non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. Anche lì, noi ci battiamo il petto, stessa cosa.

[…] quando nelle litanie ci confessiamo colpevoli e diciamo: «Noi peccatori, Ti supplichiamo, ascoltaci».

Anche lì.

Il significato dell’uso si è anche attenuato. Così i fedeli si battono il petto anche all’elevazione dell’Ostia e del Calice. Oppure quando, con l’Angelus Domini diciamo:

«Ed il Verbo si è fatto carne».

Ecco, ad esempio, questo io non l’avevo mai notato. Questa cosa non la sapevo. Però vedete quante volte c’è questo ritorno del battersi il petto.

Qui il senso proprio e originario s’è perduto e il gesto è rimasto ancora quale mera espressione generica di reverenza e umiltà. Ma gli dovrebbe essere conservata l’aspra severità d’un monito alla consapevolezza di sé e d’una punizione che il cuore contrito infligge a se stesso.

Interessante. Quindi oggi, quando andremo alla Santa Messa, viviamo con questi sentimenti interiori l’atto più volte ripetuto del battersi il petto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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