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Sacratissimo Cuore di Gesù, parte 3

Sacratissimo Cuore di Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Sacratissimo Cuore di Gesù, parte 3»
Giovedì 15 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 5, 20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 15 giugno 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quinto del Vangelo di San Matteo, versetti 20-26.

Concludiamo oggi la nostra preparazione al giorno di domani che è quello della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.

Oggi leggiamo dal testo di Santa Margherita Maria Alacoque ciò che il Signore le chiede.

«Prima di tutto mi riceverai nella Comunione tutte le volte che l’obbedienza te lo permetterà, anche se te ne verranno mortificazioni e umiliazioni, che tu accetterai come pegno del mio Amore.

Spieghiamoci. Innanzi tutto, bisogna sapere che a quel tempo non si poteva ricevere la Comunione, l’Eucarestia tutti i giorni come oggi. Si riceveva raramente e per potersi accostare con una certa frequenza all’Eucarestia bisognava avere il permesso del confessore, confermato poi, in questo caso, dalla priora del monastero. Ecco perché Gesù dice: «tutte le volte che l’obbedienza te lo permetterà». Se il confessore le diceva, facciamo un’ipotesi: “Fai la Comunione due volte alla settimana”, ecco che allora lei, ottenuta questa obbedienza, poteva accostarsi. 

Ovviamente che cosa succedeva? Immaginatevi la scena, perché bisogna contestualizzare le situazioni, sennò non si capiscono. Siamo in un monastero di monache e saranno state un centinaio più o meno, perché a quel tempo c’erano tantissime vocazioni. Tutte si accostavano alla comunione, supponiamo, una volta al mese. Quindi, una volta al mese si andava a ricevere la comunione. 

Voi immaginatevi di essere Santa Margherita Maria Alacoque la quale, per comando di Gesù — e ovviamente poi Gesù poi illumina anche i confessori — ottiene dal suo confessore di andare a fare la comunione, facciamo un’ipotesi, due volte alla settimana o tre volte alla settima. Quindi voi vedete questa monaca, l’unica, che si alza in mezzo ad altre cento e che, a differenza di tutte le altre novantanove, può andare a ricevere Gesù. 

Immaginatevi cosa può succedere… immaginatevelo… Del tipo: “Cosa sta facendo? Ma questa chi si crede di essere? Adesso penserà di essere più santa di noi. E noi cosa siamo, più peccatrici di lei? Perché lei sì e noi no?” E via di seguito. 

Ecco perché Gesù dice «anche se te ne verranno mortificazioni e umiliazioni». Si, erano mortificazioni e umiliazioni pesanti! Perché poi non è che ognuno usciva di chiesa e andava dove voleva, perché di chiesa non si usciva mai, questo è il punto! Erano monache di clausura. Quindi, con quelle novantanove lei viveva tutto il giorno, tutti i giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro, capite? 

Altrimenti leggiamo i testi e diciamo: “Vabbè, umiliazioni, mortificazioni, ma chissà cosa vuol dire…” E no! Vuol dire questo! Vuol dire che poi tu vivi in mezzo a persone che, finita la celebrazione … — saranno consacrate, saranno monache, saranno tutte bravissime, va bene, però purtroppo la ferita del peccato originale ce l’abbiamo tutti — queste la vedevano come una mosca bianca!

E, soprattutto, non avevano una spiegazione. Perché, capite, noi siamo tanto bravi, tanto buoni, tanto belli e tanto santi anche, però fintanto che le cose sono chiare. Cioè fin quando noi capiamo. Allora le cose funzionano. Quindi tu devi rendere ragione a me, che sono il signor “Nessuno” del perché, del per come, del per quando tu fai questo, quello e quell’altro. Così funziona eh, così funziona! Noi che ci sentiamo tanto santi, siamo quelli che vogliamo mettere il naso nella vita e soprattutto nella coscienza degli altri: “Perché fa così? Perché fa cosà? Perché si comporta così? Perché si comporta cosà?”. Magari poi non lo diciamo, ma dentro… lo gridiamo, dentro lo pretendiamo. E cosa succede? Tutto ciò che non è comprensibile al nostro intelletto, se non lo possiamo comprendere, da lì a breve lo rigettiamo e lo odiamo, funziona così.

Il novantanove per cento delle nostre antipatie e, alle volte, dei nostri odi, nascono proprio dal meccanismo che vi ho appena descritto. Non nascono dal fatto che l’altro è cattivo! Nascono dal fatto che non capisco. Dal fatto che vedo un atteggiamento, non lo capisco, quindi non capendolo non lo posso minimamente afferrare, non lo posso dominare, non lo posso gestire. Quindi posso fare una cosa sola: odiarlo, stigmatizzarlo. Perché noi, anche se a parole diciamo tutto il contrario, non sopportiamo la differenza e la diversità, è una cosa per noi intollerabile. Sì, poi a parole diciamo: “La diversità” e tutte queste belle parole. Oggi ci sono delle parole un po’ “mantra”, ecco, una di queste è appunto la diversità, l’alterità. Però, nei fatti, tu devi essere uguale a me, questo è il punto.

Con Gesù “l’essere uguale a” proprio non ha niente a che vedere, perché il suo DNA, i suoi mitocondri, iper-reagiscono, non dico all’idea, ma proprio al sentore della conformità, dell’essere uguale a, del fare come fanno tutti, di questa sorta di livellamento, Gesù proprio non ci riesce, i suoi mitocondri urlano di fronte a questa cosa, le cellule si ribellano a questa cosa. Lui è proprio “altro” per eccellenza. A Gesù non interessa quello che pensano gli altri, ovviamente. Gesù, che è liberissimo e ha pagato col sangue il fatto che non gli interessa niente di quello che pensano gli altri, dice a Santa Margherita: “Guarda, questo è quello che io ti chiedo e se te ne vengono mortificazioni, umiliazioni — e gliene sono venute tantissime — tu le accetterai come pegno del mio amore”. Punto.

Adesso, proviamo a fare una traslazione su di noi? Io penso che la vostra coscienza l’abbia già fatta. Tutti quegli psico versi che facciamo quando cominciamo a dire: “Eh no, ma se faccio così poi cosa diranno gli altri? Poi gli altri mi guarderanno male. Poi gli altri cosa penseranno di me? Ma io sono l’unico che fa così, ma io sono l’unico che si comporta cosà? Ma poi che cosa succederà?”. Un esempio classico: ricevere la Comunione in ginocchio e in bocca. Che anche prima del tempo del Covid, anche prima di quel tempo, comunque era un problema. E queste domande erano le domande che continuamente si sentivano: “Eh ma come faccio? Quando mi rialzo tutti mi guardano male. Poi vengono lì, e mi dicono — come a Santa Margherita Maria — chi mi credo di essere. Fare così vuol dire essere diverso da tutti gli altri ”.

Eh sì, certo, appunto: voi avete mai visto un Giorgio 2.0? Voi dite: “No, grazie al cielo no”, ecco sì, anch’io condivido: “Grazie al cielo no”. Ma voglio dire, non esiste Giorgio 2.0, non c’è. “Sei diverso dagli altri”. E che scoperta! Non è che questo emerge dal fatto che io vado a fare la Comunione in un modo piuttosto che in un altro, non emerge lì. Emerge dal fatto che io sono un essere umano vivente e non ce n’è un altro uguale a me!

Ma lì… tutto diventa un problema! E allora, appunto, noi andiamo in tilt, incominciamo a farci tutti i nostri affaticamenti interiori. E poi alle volte veniamo umiliati. Certo! Alle volte si ricevono umiliazioni, alle volte anche molto pesanti: comunioni negate, fedeli presi in giro, rimproverati davanti a tutti. Magari poi sei l’ultimo che va a fare la comunione, quindi rimproverato davanti a tutti, richiamato davanti a tutti. E noi quindi ci rimaniamo male. Giustamente! Perché è un’umiliazione pubblica, come se fossimo dei pubblici peccatori, non fa piacere essere pubblicamente additati come, non so, retrogradi, fondamentalisti, fissisti, “devotoni”, rigidi, anacronistici, veterotestamentari,… e tutto il resto che se ne dice, che già si è detto, si dice, e continuerà a dirsi, adesso ancora peggio di prima.

Risposta di Gesù:

«… anche se te ne verranno mortificazioni e umiliazioni, che tu accetterai come pegno del mio Amore»

Fine della discussione. Non è un problema, anzi è una grazia, è un pegno dell’amore di Cristo. E questo ce lo dobbiamo dire! 

Così anche per noi, forse, arriverà il giorno con su scritto: “Fine di tutte queste lagne che facciamo — come bambini capricciosi — e accettiamo le nostre responsabilità”. Finalmente! Prima di compiere un gesto, di compiere un atto, di dire una parola, dovrei essere cosciente di quello che può succedere, almeno come ipotesi. E va bene, ne prendi atto e dici: “Sei pronto? Può succedere? Sì!”. 

Giovanni Falcone e Borsellino non vivevano dicendo: “Ah sì, certo, la mia vita è uguale a quella di quello che vende la frutta sotto casa mia, quindi io domani andrò in vacanza, andrò in spiaggia con la mia famiglia come fanno tutti, poi andrò a mangiare il gelato la sera passeggiando per Palermo, poi mi fermerò a cena e poi…” No! Loro sapevano già, nel momento in cui hanno fatto certe scelte, che la loro vita non sarebbe più stata quella di prima. Non sarebbe più stata quella degli altri. Non potevano più permettersi di dire: “Ah guarda, aspetta che esco e vado a mangiare un gelato con i miei amici.” Non potevano più farlo. Fine, è finito! Le loro scelte hanno comportato un’assunzione di responsabilità molto precisa. Ma voi nelle interviste, che potete anche andare a rivedere su internet, non li avete mai visti fare i frignoni, i piagnoni: “Ecco io non posso… non mi vogliono bene, non mi apprezzano… adesso come faccio, ma allora…”. Voi vedete delle persone assolutamente integerrime, tutte d’un pezzo, assolutamente coscienti delle loro scelte, molto pacati nel modo di parlare e pronti — soprattutto pronti — all’estremo sacrificio, come poi di fatto è successo.

E perché per noi deve essere diverso? Se quell’Eucarestia è per noi quello che è — poi non so che cosa sia per noi, ma… — se è il Corpo, il Sangue, l’Anima di Gesù, e noi in coscienza sentiamo che… punto! “Eh, ma questo allora può voler dire che io non posso…” Ma questo può voler dire mille cose. Deve essere chiaro il principio! Se le idee sono chiare, se è chiaro da dove si parte, quel che succede, succede. Però deve essere chiaro che questa è come dire la “tesi” da cui si parte e io la guardo e dico: “Sì, mi appartiene, è proprio quello che io voglio vivere”. E va bene, basta. E poi quel che succede, succede. E Gesù dice: «Tu  accetterai come pegno del mio amore» se accadrà che verrai mortificato, umiliato, va bene. È un pegno dell’amore di Gesù.

Prosegue:

Inoltre ti comunicherai il primo venerdì di ogni mese interessante! Verrà dopo il discorso dei nove venerdì — e, infine, tutte le notti che vanno dal giovedì al venerdì, ti farò partecipe di quella mortale tristezza che ho provato nell’orto degli ulivi.

Quindi vedete, quando vi dicevo: “Se Gesù ce lo chiede con la pratica dei primi nove venerdì, questo vuol dire che ha a cuore che i primi venerdì siano consacrati a Lui, al Suo Cuore”. E allora perché dobbiamo farne nove? Facciamone novemila. Perché nove? Sì, Lui ne ha chiesti nove per tutto quello che riguarda il discorso della grande promessa, va bene, ma siccome a noi non interessa il nostro tornaconto, ma ci interessa solo che a Gesù preme questo — per le ragioni sue, noi non dobbiamo neanche star lì a cercare di capirle perché non ci interessano, sono Sue ragioni — e allora facciamolo! Facciamolo ininterrottamente, non un ciclo, sempre! Poi certo, teniamo pure il conto, perché è bello dire che nella mia vita — magari arriviamo a ottant’anni — ho fatto trenta serie, quaranta serie dei primi nove venerdì, bello! Con tante intenzioni! Quindi è un bel modo di dire: “Gesù, mi sono impegnato, ci ho proprio creduto, e mi fa piacere, perché è stata una bellissima esperienza”. Perché poi qualcuno dice: “Ah, ecco allora qui entra in gioco la meritocrazia…” No, non c’entra niente! Le iene possono tornare in cuccia. Qui entra in gioco semplicemente il fatto di dire: “Sono felice di aver corrisposto a un Tuo desiderio per quello che ho potuto, per quello che sono stato capace”. Ed è bello perché è bello corrispondere quando si ha un amico, quando si ha una persona amata.

 Quindi, Lui chiede la Comunione tutti i primi venerdì e poi questa Ora Santa, e infine: «tutte le notti che vanno dal giovedì al venerdì, ti farò partecipe di quella mortale tristezza che ho provato nell’orto degli ulivi». Prosegue:

Sarà un’amarezza che ti porterà, senza che tu possa comprenderlo, a una specie di agonia più dura della stessa morte. Per tenermi compagnia in quell’umile preghiera che allora, in mezzo alle mie angosce, presentai al Padre, attenti — ti alzerai fra le undici e mezzanotte per prostrarti con la faccia a terra, insieme a me, per un’ora.

E anche qui… “Eh, ma che cosa devo fare durante l’Ora Santa? Ma come devo impiegare il tempo durante l’Ora Santa?”

Quindi poi cosa succede? Se la si fa insieme in chiesa: canti su canti e poi lettura di testi, poi canti, poi lettura di testi, poi preghiere, … per riempire il buco. Siccome quel buco, quel vuoto, non sappiamo come gestirlo, ci domandiamo: “Che senso ha?” Di nuovo! Siccome non lo capisco, allora lo riempio, lo devo riempire. 

In realtà, Gesù stesso ci dice come viverlo, nel modo più semplice possibile: «ti prostrerai con la faccia a terra, insieme a me, per un’ora». Punto! Fine!

“Eh, ma che cosa faccio?” Questo! Devi fare questo, non c’è altro da fare, non ti devi inventare niente. L’ha già pensato Gesù. Guardate, Gesù è sempre molto semplice, molto semplice: «ti prostrerai con la faccia a terra insieme a me per un’ora», basta! 

E adesso ci dice:

E questo sia per placare la divina collera, col chiedere misericordia per i peccatori, sia per addolcire in qualche modo l’amarezza che provai per l’abbandono dei miei Apostoli, che mi obbligò a rimproverarli di non essere stati capaci di vegliare un’ora assieme a me.

Quindi, perché facciamo questo? Per placare la divina collera, dice Gesù. Ripeto: dice Gesù e lo ripeto di nuovo: dice Gesù… Perché poi, sapete, anche qui le iene sono già lì pronte a saltar fuori e quindi è bene ripetere da chi arriva. 

«Questo per placare la divina collera, col chiedere misericordia per i peccatori» Quindi noi sappiamo che facciamo quella prostrazione per placare la collera divina — è un atto di umiltà stare prostrati a terra — e per chiedere misericordia per tutti i peccatori. E poi, per addolcire l’amarezza che provò Gesù per l’abbandono degli apostoli, cioè il dire: “Gesù, io sono qui, voglio essere qui, non perché sono migliore di loro, ma semplicemente perché voglio esserci, con te, insieme”. Poi uno dice: “Ma io fra le undici e mezzanotte non posso”. Va bene, fallo prima. L’importante è farlo, l’importante è vivere questo momento insieme.

Ascoltami bene, figlia mia, non credere tanto facilmente e non fidarti di qualsiasi spirito, che vuol dire le nostre intuizioni, le nostre più o meno vivide apparizioni, i nostri ragionamenti e questo genere di cose — perché Satana smania d’ingannarti. Per questo non devi far niente senza l’approvazione di coloro che ti guidano; perché, quando sei autorizzata dall’obbedienza, il demonio non ti può nuocere, non avendo nessun potere su quelli che obbediscono».

Quando noi obbediamo, siamo certi che lì Satana non c’è. Uno dice: “Ma quand’è che sono libero dal demonio?”. Quando ubbidisci. Quando obbediamo, Satana non c’è. Alle volte questa obbedienza ci può costare carissimo, ma sappiamo che facendola il demonio non ci sarà. Perché non può esserci, non può stare accanto a una persona obbediente. Non può stare in ciò che una persona fa o dice o non fa o non dice sotto l’obbedienza. Non lo può fare. 

Quindi stiamo attenti a quando diciamo: “Ah, nella mia coscienza sento che devo fare così; ah, ma nella mia coscienza sento che devo comportarmi in questo modo piuttosto che nell’altro; ah, ma io so che il Signore da me vuole questo”. Stiamo attenti! Perché il demonio sa travestirsi, dice la Scrittura, da “Angelo di luce”, che in tutto sembra uguale a un Angelo di Dio. Può apparire in tutto — quasi in tutto — come proveniente da Dio. C’è un aspetto che lui non può imitare: l’obbedienza. Perché l’obbedienza chiede umiltà. In questo il demonio non si può mascherare. Quindi, onde evitare di essere ingannati, Gesù dice: “Guarda, fai così: tu non fare niente senza l’approvazione di coloro che ti guidano”. Ecco perché è importante scegliere bene chi ci guida! Quando noi siamo nell’obbedienza, il demonio non ha nessun potere su di noi. Siamo in una sorta di “esorcismo vivente”.

Bene, domani vedremo la terza grande rivelazione. E così concluderemo questo brevissimo ciclo di meditazioni sul Sacratissimo Cuore di Gesù. Ecco, mi raccomando oggi viviamo questo momento molto raccolti, tra l’altro oggi è giovedì, quindi abbiamo proprio tutta l’occasione di fare una bella Ora Santa, così come vi ho descritto, come abbiamo sentito da Gesù: essere prostrati a terra insieme a Gesù per placare la collera divina e per stare insieme a Gesù, per riparare il dolore che Lui ha vissuto per l’abbandono dei suoi apostoli, che non sono stati capaci di vegliare un’ora sola con Lui. Ecco, beh, insomma, mi sembra che “ne abbiamo da fare!”. E facciamolo! Facciamolo bene.

E domani avrò una sorpresa per voi, una bellissima sorpresa. Il giorno del Sacratissimo Cuore di Gesù non può passare così! Ed è anche un giorno di doni. 

Nei giorni dedicati alla Vergine Maria, a Gesù, oppure alla Santissima Trinità, a Pentecoste, in questi giorni molto belli, molto solenni, impariamo a scambiarci dei piccoli doni. Sapete, il giorno di Natale ci si fanno i regali, bellissimo! E in questi altri giorni, come anche all’Immacolata Concezione, all’Assunta, impariamo questa bella Santa abitudine di farci dei piccoli doni uno all’altro, per dire che quel giorno non è come gli altri giorni. Quel giorno è speciale, è talmente speciale che attraverso un simbolo, che è quello del dono, devo renderti un senso, un significato profondo di questo giorno e quindi ti faccio un piccolo regalino. Ma guardate, può essere una cosa piccolissima, però che dice che quel giorno è diverso da tutti gli altri.

Ecco allora domani vi faccio questo regalo, ovviamente non posso arrivare con una cosa materiale, non posso portarvi, non so, una torta, un cabaret di pasticcini, piuttosto che altro, perché purtroppo non siamo uno davanti all’altro; però vi posso donare una cosa che son sicuro vi piacerà tantissimo, ne sono sicuro al cento per cento. E, per far fare un po’ di penitenza ai curiosi, non vi do nessuna anticipazione, proprio zero, così possiamo offrire un po’di questa nostra bella penitenza al Signore. No, scherzo!

 A Dio piacendo, ci risentiamo domani e vi auguro proprio di cuore di vivere bene, bene, bene, bene, bene, bene, bene e santamente quest’ultimo giorno di preparazione, così che domani sia veramente bellissimo. Mi raccomando, stiamo attenti, perché il demonio farà di tutto per rovinarci la giornata di domani. E comincerà proprio da oggi, creando delle situazioni tali per cui va a scombussolare il giorno di domani. Per cui stiamo molto attenti perché, sapete, è proprio in quei giorni particolari di solennità che il demonio gradisce molto farci commettere i peccati. E noi invece dobbiamo stare molto vigilanti e lontani da questo stile e vivere il giorno di domani, dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù, come un giorno veramente glorioso. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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