Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: I pochi per i molti – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.2
Giovedì 8 agosto 2024 – San Domenico, Sacerdote
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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PRIMA LETTURA (Ger 31, 31-34)
«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 8 agosto 2024. Oggi ricordiamo san Domenico, sacerdote.
Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal libro del profeta Geremia, capitolo 31, versetti 31-34.
Continuiamo la lettura del libro di don Divo Barsotti. Affrontiamo oggi questo nuovo capitolo intitolato:
AMARE DIO PER GLI ALTRI
Ma di che riparazione si parla? E per quali motivi siamo impegnati a questa riparazione? Intanto risulta dalle parole stesse di Gesù a S. Margherita Maria: ella deve supplire dinanzi a Gesù tante altre anime che non lo amano. La riparazione, prima di tutto, esprime un nostro dovere di supplenza, e questo ci sembra veramente cristiano. Nell’andare verso Dio non siamo mai soli, non possiamo mai scioglierci dalla comunità, non possiamo mai pretendere di fuggire soli col Solo; il nostro dovere, quanto più ci accostiamo a Dio, è quello di rappresentare tutti gli altri che sono lontani.
Se Gesù ti dice: «Almeno tu amami», non intende con questo rinunziare all’amore di coloro che non lo amano, ma vuole che col tuo amore per lui tu compensi l’amore che i tuoi fratelli gli negano, che il tuo amore supplisca per loro, che tu lo ami per loro.
«Almeno tu amami».
«Mi ami tu più di questi?» domanda Gesù a Pietro.
L’amore che il Signore chiede non sottrae l’anima al mondo, non la divide dai fratelli; al contrario, è questo amore che la unisce di più agli uomini, la fa responsabile per tutti. Pietro, per questo amore, riceve una missione di universale paternità, la missione di guidare tutto il gregge di Cristo, e finalmente riceve la promessa di morire com’è morto Gesù: non solo il martirio, ma la partecipazione più piena alla Passione e alla Morte del Cristo, in una morte che dovrà essere atto di offerta per il mondo intero.
«Signore, non imputar loro questo peccato». È la preghiera di Stefano, ed è la preghiera di Pietro, perché il martirio cristiano mai potrebbe essere soltanto testimonianza di amore per Iddio, ma dev’essere anche testimonianza di amore per gli uomini, per quelli stessi che ti danno la morte.
Sembra che tutto ciò risponda ad un disegno preciso della provvidenza di Dio: i molti si salvano per i pochi, tutti si salvano per uno solo. Gesù, l’Unico, salva la moltitudine immensa; dopo di lui, ma con lui, i pochi salvano i molti. È una verità che si adatta ad ogni generazione umana: i veri cristiani saranno sempre il sale della terra, la luce del mondo. Saranno sempre un piccolo gregge. Ma sarà per questo piccolo gregge, per questo pugno di sale, per questa luce sul moggio che tutto il mondo sarà illuminato, che sarà impedita la corruzione universale e la rovina degli uomini.
Mistero che non osiamo nemmeno contemplare tanto ci fa paura, perché ci dice la nostra responsabilità precisa: siamo degli eletti da Dio. Ci rendiamo conto che non rispondere non è soltanto mettere in pericolo l’anima nostra, ma è mettere in pericolo la salvezza di innumerevoli anime, è defraudare tutta l’umanità, tutta la creazione, di una forza divina, di un potere di salvezza, di un dono di amore che attraverso i prescelti dovrebbe raggiungere gli altri? Dio certamente ci ama, se ci chiama presso di sé, ma tuttavia la chiamata non è limitata a noi soli; la chiamata di Dio ci separa dagli altri, ma per renderci solidali con essi, padri di tutti come Abramo. La chiamata di Dio strappa Abramo alla sua tribù, lo porta fuori della sua città, ma per farlo padre di tutti i credenti. Se non rispondiamo al Signore, non mettiamo in pericolo soltanto la nostra perfezione, la nostra santità: se ci accontentassimo soltanto di una nostra salvezza forse non ci potremmo salvare.
Quante sono le anime anche buone che si accontentano di andare in Paradiso senza saper che questa loro volontà di una propria esclusiva salvezza, già forse le perde! Chi è prescelto non può rinunciare ad essere perfetto come il Signore lo vuole, non potrebbe rinunciarvi soprattutto per gli altri. Agli altri giunge la grazia attraverso di te. In che modo? Attraverso quali vie? Tu non lo sai. Comunque, nella stessa misura in cui sei chiamato alla perfezione, sei anche chiamato a rappresentare tutta quanta la Chiesa, tutta quanta la creazione, a portarla nel tuo cuore, con le tue mani, ad offrirla come tua offerta, a salvarla con te.
Questo capitolo ci dice che noi siamo chiamati a supplire, dinanzi a Gesù, per coloro che non lo amano: è un dovere di supplenza.
Quindi noi non andiamo davanti a Dio da soli, mai; siamo chiamati a rappresentare tutti gli altri che sono lontani. Noi siamo chiamati a supplire per coloro che lo negano, che gli negano il loro amore, e siamo chiamati a supplire per coloro che lo amano poco. E quindi, questo amore per il Signore, questo amore che il Signore ci chiede, è un amore che ci unisce profondamente agli altri, proprio perché ci fa essere davanti al Signore anche per loro, che magari non ci sono.
E poi è molto bella questa espressione che credo sia poco riflettuta e spiegata: «i molti si salvano per i pochi», non dimentichiamolo! E: “tutti si salvano per uno solo, che è Gesù”.
Quindi — lui dice — i veri cristiani saranno sempre un piccolo gregge, — pusillus grex, dice Gesù nel Vangelo — saranno sempre un pugno di sale, saranno sempre una luce sul moggio. Vedete? Sempre “i pochi per i molti”; una candela illumina una stanza; un pizzico di sale dà sapore. Se voi fate un chilo di pasta, non mettete un chilo di sale, sennò è immangiabile! Per un chilo di pasta, ci metterete dentro due misurini di sale, pochissimo. Vedete: “i pochi per i molti”. Non a caso Gesù ha usato proprio queste similitudini: il piccolo gregge; il sale (ce ne vuole poco) e anche la luce; infatti, non serve accendere chissà che falò, ogni sera, per potersi muovere in casa, è sufficiente una candela. Quindi non dobbiamo mai andare a cercare “l’essere tanti”, perché sono i pochi che salvano i molti.
E poi è molto interessante questa cosa della chiamata di Dio. La chiamata di Dio, da una parte ci separa dagli altri — perché è così: ci separa — ma per renderci solidali con loro. Quindi lui fa l’esempio di Dio che separa Abramo dalla sua tribù, separa Abramo dalla sua città, per farlo, però, padre di tutti i credenti; vedete? Ci separa ma, allo stesso tempo, ci rende solidali. È molto importante, perché non dobbiamo mai intendere la chiamata di Dio come qualcosa che ci fa diventare degli alienati, dei dissociati e dei sociopatici, non è questo. Vedete, c’è questo movimento di separazione da una parte, e di solidarietà dall’altra, quindi: separa per unire maggiormente in un modo diverso.
Il cristiano, il vero discepolo di Gesù, non è uno che vive con la testa o col corpo su Marte, o esiliato, auto esiliato chissà dove.
Come vi ho detto tante volte, c’è un po’ questa “moda”, in un certo senso, di: “scopro il Signore e quindi vivo come gli Amish” — con tutto il rispetto per gli Amish — e vivo proprio fuori dalla realtà nella quale sono collocato. Quindi: non uso il cellulare (se lo uso, proprio solo per fare le telefonate), mi rifiuto di essere nei social, mi rifiuto di usare gli strumenti tecnologici, perché lì ci può essere il male. Certo, ma il male ci può essere anche nei miei occhi, però non è che me li strappo; dipende da come li uso. Il male c’è anche nel guidare la macchina: posso uccidere una persona; dipende da come la uso. Il male è anche in un ago, perché mi posso pungere le dita; ma anche qui dipende da come lo usi; usalo bene! Il male, come possiamo vedere, c’è anche nel cibo; c’è sia chi mangia troppo, sia chi mangia troppo poco. Tutto può diventare occasione per essere uno strumento di male, dipende cosa ne fa l’uomo, che è dotato di ragione, che è dotato di volontà! Ma, in quanto tale, una cosa non è male, dipende come la uso.
Ecco, quindi dobbiamo imparare a stare santamente nella realtà nella quale viviamo, perché possiamo fare un servizio.
Pensate se tutti i sacerdoti che voi conoscete sul web, da domani sparissero, dicessero: “Basta, noi da domani viviamo come gli eremiti; chiudiamo tutto, non facciamo più meditazioni, catechesi, omelie. Niente, basta, finito tutto!”; vi andrebbe bene? Sareste contenti? Pensate qualche anno fa, proprio pochissimi anni fa, in quel periodo buio che abbiamo attraversato, pensate se in quel periodo, dove tutto era chiuso — persino noi eravamo chiusi — pensate se quei sacerdoti che hanno continuato a predicare, a testimoniare la fede, a pregare utilizzando i social, utilizzando gli strumenti che Internet mette a disposizione, pensate se avessero detto: “Sì, va bene, chiudiamo anche noi, chiudiamo tutto, spariamo completamente anche noi dalla circolazione”. Cosa sarebbe stato quel periodo? Già è stato un periodo buio, tremendo e terribile, se in più fosse mancata anche quella voce, quelle voci, quei volti, quelle presenze, quelle preghiere, quelle Sante Messe, cosa sarebbe stato? Vedete quanto è importante usare gli strumenti che il progresso, gli studi, la scienza, mettono a disposizione, usarli bene per testimoniare la gloria di Dio, per portare gloria a Dio? Vedete quanto è importante? Vi rendete conto? E il sacerdote potrebbe dire: “Eh sì, ma questi strumenti possono recarmi del male. Questi strumenti possono farmi fare del male”; sì, certo, verissimo, se usati male; usali bene, usali da cristiano.
E infatti, a questo opposto, mi viene in mente quello che mi disse un giovane poco tempo fa, quando mi disse: “Eh, padre, lei ha fatto quella meditazione in cui ha parlato dei like (ricordate che poco tempo fa vi feci questa meditazione sui like da mettere, sul condividere) perché guardi, sì, c’è proprio questo algoritmo (io ve lo spiego da profano, perché non è il mio campo) per cui più like riceve quel video, e quindi più apprezzamenti riceve, più YouTube lo proporrà alle altre persone”.
Capite, io non sapevo queste cose, perdonate la mia ignoranza, crassa e supina. Per cui dico: usiamole, se ci sono! Questo ragazzo mi diceva: “Se lei vede un video, una conferenza, una canzone, un documentario, una qualunque cosa, se le piace e mette il like (cioè, quel pollice in su presente sotto ogni video, che si può cliccare, che a noi può sembrare irrilevante, in realtà non è così), quel pollice in su fa recepire a questo algoritmo che quel video, quell’audio, è stato apprezzato. E quindi l’algoritmo, quando qualcuno cerca qualcosa di simile, glielo ripropone”.
È chiaro, è un ragionamento logico. Supponiamo che io stia cercando come si fa la marmellata di ciliegie e dico: andiamo a vedere su YouTube come si fa. Chissà quante massaie, quanti cuochi, quante persone hanno inventato una ricetta per fare la marmellata di ciliegie. Ora supponiamo che su YouTube ci siano cento ricette. YouTube me le può mettere tutte e cento sotto gli occhi, non è possibile, non c’è lo spazio. Quindi, quale ricetta mi propone per prima? Quella che è stata maggiormente apprezzata; quella che probabilmente ha ricevuto più visualizzazioni, e quella anche che ha ricevuto più like (in base al ragionamento che faccio io da profano), perché vuol dire che questa ricetta è piaciuta, ha funzionato, a chi l’ha provata è venuta veramente fuori una marmellata di ciliegie molto buona. Quindi, tra le cento ricette di marmellata di ciliegie, quella della signora Pincopanco che ha ricevuto tantissimi apprezzamenti, tantissime visualizzazioni, tantissimi like, vuol dire che era una ricetta fantastica. Quella della signora che ha ricevuto cinque visualizzazioni e zero like, YouTube dice: no; se tu stai cercando come si fa la marmellata di ciliegie, non ti propongo questa per prima, te la proporrò per centesima. Se proprio te la vuoi andare a vedere, te la andrai a vedere al centesimo posto o magari non te la propongo neanche, ma ti proporrò per prima quella che è più vincente.
Ecco, prendete questo ragionamento sulla ricetta della marmellata di ciliegie e traslatelo sulla nostra vita cristiana. Non dobbiamo mettere i like per amicizia, perché uno è simpatico, perché gli vogliamo bene, non è questo il ragionamento. Il ragionamento è: “Quel video, quella meditazione, quella ricetta della marmellata, funziona?” — “Sì” — “Falla girare!” Come tu hai avuto la fortuna o, se sei cristiano, la grazia di poterla trovare e di poterne beneficiare, fai in modo che ne beneficino anche gli altri; mettici il tuo like, quello le farà acquistare visibilità; così che YouTube la proporrà ad un’altra persona che, come te quel giorno, sta cercando una meditazione sullo stesso argomento. Ad esempio: ho ascoltato una meditazione sull’umiltà della figura paterna e mi è piaciuta tantissimo, è stata utilissima, e ci metto il like. Se cento persone mettono il like a quella meditazione, quando arriverà il papà XY interessato a trovare una riflessione sull’umiltà paterna, scriverà su YouTube e YouTube gli proporrà pe prima quella meditazione che ha ricevuto più like. Se a questa persona piacerà, anche lei potrà mettere il suo like.
Che cosa ci costa? Niente, basta fare tic col dito, non ci costa niente. Come vi dicevo, non possiamo sempre e solamente ricevere e, come dice oggi don Divo Barsotti, pensare a noi stessi e basta. Non è giusto! Perché il nostro amore per il Signore chiede anche questa corresponsabilità, questa solidarietà con gli altri fratelli. È importantissimo!
Infatti, alla fine di pagina 16, che abbiamo appeno letto, don Divo diceva:
Agli altri giunge la grazia attraverso di te. In che modo? Attraverso quali vie? Tu non lo sai.
Bene, una via la sappiamo, questa è una via. Come faccio a far raggiungere la grazia anche agli altri? Come faccio a fargliela arrivare? Eh, santa pazienza: clicca questo like!
Mettiti questa croce al collo! Fai vedere che sei cristiano!
Diffondi tutto ciò che può far crescere le persone nell’amore per il Signore.
Non solo attraverso i tuoi gruppi di WhatsApp, ma attraverso questi strumenti, che magari uno non conosceva, come me, che non sapevo che il pollice in su volesse dire questa cosa, e che era così importante ciccarlo.
Adesso, tutte le volte che vedo qualcosa che mi piace, lo clicco e dico: ma viaggia! Mi hai fatto tanto bene, ne potrai fare anche agli altri. Non saprò mai il mio click sul pollice in su che cosa può voler dire per gli altri, però… Come l’iscrizione ad un canale; è la stessa cosa su Telegram: “Vedo che quel canale mi fa tanto bene”, iscriviti! “Vedo che quella pagina Facebook mi fa tanto bene”, diventa un follower, metti anche lì il “mi piace”, cioè dai visibilità. Perché oggi le cose funzionano così, non siamo più al tempo degli indiani, con i segnali di fumo. Oggi funzionano così, il cristiano intelligente usa gli strumenti che la Provvidenza gli mette tra le mani.
Vedete come questi scritti dei santi, dei beati, dei martiri, di questi sacerdoti così speciali, ci aiutano veramente ad avere una visione della nostra vita cristiana assolutamente realistica ed equilibrata.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.