Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 9: “la liturgia non esaurisce l’azione della Chiesa”
Mercoledì 9 ottobre 2024 – San Dionigi, Vescovo e Compagni Martiri
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 116)
RIT: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.
RIT: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
RIT: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Testo della meditazione
Scarica il testo della meditazione in formato PDF
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a mercoledì 9 ottobre 2024. Quest’oggi festeggiamo S. Dionigi vescovo e compagni martiri.
Abbiamo ascoltato il Salmo Responsoriale della Santa Messa di oggi, il Salmo 116.
Ho scelto questo Salmo perché mi sembra si possa applicare molto bene a quello che andiamo adesso a meditare e a leggere, nella Costituzione della Sacrosanctum Concilium.
Siamo arrivati al numero nove.
La liturgia non esaurisce l’azione della Chiesa
9. La sacra liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa. Infatti, prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione: …
È importante quello che hanno appena detto.
Primo punto: «La sacra liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa»; secondo punto: «prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione» quindi, bisogna che credano perché, se non credono, che liturgia compiono? E poi, che siano dentro un cammino di conversione.
Cosa vuol dire essere chiamati alla conversione? Cosa vuol dire essere dentro un cammino di conversione? Vuol dire che non faccio più nessun peccato? Assolutamente no, altrimenti ho finito il cammino di conversione. Allora, essere dentro al cammino di conversione, quindi essere chiamati alla conversione — vedersi, sapersi chiamati alla conversione — vuol dire che sono all’interno di un cammino di “perfezione” direbbe S. Teresa di Gesù, nel senso che sto camminando verso la perfezione cristiana. Questa perfezione cristiana prevede non tutto e subito, quindi non è che io immediatamente, siccome ho deciso di iniziare un cammino di perfezione, allora non faccio più nessun peccato! Prevede che io, con molta umiltà, mi riconosca peccatore, faccia di tutto per evitare le occasioni di peccato e, quindi, per star lontano dal peccato, anche da quello veniale, come ci insegna per esempio S. Teresa di Gesù (ma come ci insegnano tutti i santi); cioè, da ogni peccato, anche il più piccolo, voluto, bisogna stare lontanissimi, perché quello è l’inizio per il peccato mortale.
Allora, colui che fa il cammino di perfezione — che è lo stesso che dire un cammino di conversione — è cosciente di essere un peccatore, è cosciente che ci sono delle abitudini che devono essere cambiate, modificate, vinte, purificate, così che dal male, dal peccato, ci si liberi, per orientarsi alla virtù, quindi alla santità. Questa è la conversione, Per cui, colui che è in un cammino di conversione, sarà colui che, ad esempio, farà di tutto per la sua formazione cristiana, quindi la conoscenza dei fondamenti della nostra dottrina cristiana, cioè sappia in cosa crede, in cosa vuole credere; i contenuti della fede li deve conoscere! Poi, dato che sa di essere (lo vede) un grande peccatore, cosa farà? Si accosterà con frequenza al sacramento della confessione. E siccome sa di essere molto debole, ha bisogno del pane dei forti, che è l’eucarestia. Questo è colui che è chiamato alla conversione, è tutto qui.
Siccome è chiamato alla conversione, allora pregherà con intensità; non perderà il tempo in tante sciocchezze, in tante vanità, in tante vacuità, ma dedicherà il suo tempo alla preghiera, il tempo che ha a disposizione.
Non deve stare a pregare in ginocchio tutto il giorno, perché ognuno di voi ha il suo lavoro, la famiglia, la spesa. Certo, ci sono tutte queste cose da dover fare, ci sono tutti gli impegni del proprio stato da dover adempiere, ma si possono fare in diversi modi. Ad esempio potrei andare a fare la spesa accendendo in macchina la musica, la radio. Conosco persone che, quando vanno in macchina e magari devono fare lunghi tragitti mettono su una radio, anche una radio religiosa, una trasmissione religiosa, però non l’ascoltano, la fanno partire per riempire il silenzio e poi si mettono a parlare, rispondono al telefono, parlano con chi è in macchina, e questo sottofondo, che diventa disturbante, serve per rompere il silenzio. Ci sono persone che non sono capaci di vivere il silenzio. E, invece, ricordate: “In silentium Christus est”, (quest’espressione latina che vi dissi un po’ di mesi fa); vivere la dimensione del silenzio è fondamentale, perché vivere nel silenzio è vivere in Cristo; il “sacro silenzio”.
Oppure, posso andare a fare la spesa, posso andare al lavoro e, per esempio, far partire il Santo Rosario, recitare tutte e tre le corone, il Salterio di Gesù e Maria. Oppure, posso far andare una meditazione, ma con la testa di ascoltarla, cioè: “sto facendo una meditazione” quindi non ci sono per altro, non è che nel frattempo parlo con Tizio, parlo con Caio, parlo con Sempronio, sennò quella che meditazione è? C’è modo e modo, capite?
E poi, dopo che avrò fatto la mia spesa, dopo che avrò fatto il mio shopping, dopo che avrò fatto il mio footing, la mia corsa, la mia ginnastica, tutte le mie cose, dopo che sarò andato a giocare a pallone, dopo che mi sarò mangiato un bel gelato, dopo che avrò fatto tutte le mie cose, avanza sempre un po’ di tempo. E perché quel tempo non lo posso dedicare alla preghiera? Non solo posso, devo! Quindi, quando alla sera tutto tace — perché alla sera finalmente tutto tace — chi mi proibisce di dedicarmi un po’ alla preghiera, allo stare in silenzio, per esempio? Quindi a mettermi davanti al mio crocifisso, e proprio stare lì, davanti al crocifisso, davanti alla statua della Vergine Maria e dedicare tempo alla preghiera, alla lettura del Vangelo o di un passo della Sacra Scrittura, alla meditazione di un padre della Chiesa o di un dottore, di un santo; stare del tempo con Gesù, a tu per tu con Gesù.
E la televisione? La televisione non è importante.
Vi prego, vi prego — perché guardate, purtroppo questo c’è, è diffuso — non viviamo la sindrome del fratello maggiore della parabola del figliol prodigo. Sapete quanti cristiani cattolici ci sono con la sindrome del fratello maggiore della parabola del figliol prodigo? Cioè, di coloro che restano nella casa del Padre, quindi fanno tutto quello che devono fare — le preghiere, la vita di penitenza, le opere di conversione, la Messa, la meditazione, e tutte queste cose — ma lo fanno come se fosse una privazione, come se fosse un farlo più col corpo che col cuore, per cui guardano la vita degli altri come se fosse una vita giusta, come se il vivere da cristiani, da veri cristiani, fosse una roba da sociopatici, da diversi, da strani, da asociali, da coloro che vivono fuori dal mondo. Come se non guardare la televisione, volesse dire essere fuori dal mondo; come se non fare come fanno tutti, volesse dire essere fuori dal mondo. È questo il dramma!
Guardate che è drammatico vivere così, è molto brutto. È veramente molto brutto, perché si è insoddisfatti, si è scontenti. Il fratello maggiore del figliol prodigo è un represso, è un frustrato, e non gode di niente, e non capisce niente della casa del Padre, non capisce niente di suo Padre. È terribile quella vita, è meglio quella del figlio prodigo, che va e sperpera tutto, e si mette là con i maiali e le loro ghiande, e poi capisce, e poi ritorna, piuttosto che vivere una vita del genere da finto santo, da pseudo-santo, ma per l’amor del cielo!
Se vogliamo essere cristiani, cattolici, cerchiamo di esserlo fino in fondo, cerchiamo di esserlo bene. Se non siamo convinti, tiriamo il freno a mano, ci fermiamo un secondo, ci chiariamo le idee, vediamo che cosa non è chiaro dentro di noi, perché non siamo soddisfatti, perché la viviamo nel modo più storto possibile, perché non siamo totalmente qui e ora.
Perché diventa un peso, perché diventa una cosa in più che si aggiunge, quando c’è qualcosa che riguarda Dio? Mentre quando c’è qualcosa che riguarda il mondo, ci viene il sorriso a cinquantadue denti, i nostri occhi splendono di luce, ci piace, abbiamo voglia di buttarci dentro! E allora buttati del tutto, dentro questo mondo, ma vai dentro, affogati dentro, ma chi te lo proibisce! Il tuo doverismo spirituale? Ma non possiamo vivere una vita sotto il doverismo, non possiamo vivere una vita col collo storto dentro la casa del Padre, perché abbiamo paura di che cosa, dell’inferno? Ma non si vive una vita cristiana in base alla paura dell’inferno! Non regge! Diventiamo acidi come il limone marcio andato a male quando diventa verde, con su due dita di muffa! Diventiamo cattivi, veramente, credetelo, diventiamo cattivi, diventiamo acidi, trattiamo male le persone, morsichiamo gli altri, perché siamo scontenti, perché non siamo soddisfatti, perché ci pesa, ci è di peso vivere una vita cristiana. E allora? Allora facciamo altro!
Credetelo, non serve avere cristiani acidi come il latte andato a male. Serve avere cristiani gioiosi, cristiani che progrediscono in questo cammino di perfezione, in questo cammino di conversione, e quindi comprendono la vacuità e la vanità di tutte queste cose del mondo che passano, che oggi ci sono e domani non ci sono più; anzi, stasera non ci sono più.
Invece di star lì a dover guardare cinquanta telegiornali (come se cambiasse qualcosa dalle sette alle otto, e dalle otto alle nove) e poi il telegiornale della mezzanotte, e poi quello dell’una, e poi il telegiornale h24, e poi al mattino. C’è gente che si sveglia con il Gazzettino Padano (almeno dalle nostre parti si chiama così, poi non so neanche se c’è ancora) parte la sveglia, col Gazzettino Padano, con le prime notizie del giorno. Ma ci rendiamo conto? Poi, alla fine di tutto, diciamo le preghiere col segno di croce storto. Questa non è una conversione.
Proseguono i padri del Concilio (stanno facendo una citazione, Rm 10,14-15):
… «Come potrebbero invocare colui nel quale non hanno creduto?
Se tu non credi, come fai a invocare Dio? Se tu non credi, come puoi accostarti alla liturgia? Come puoi se non c’è fede? E lo si vede, quando non c’è fede; basta guardare come uno riceve la comunione: se la mette in bocca e comincia a masticarla come se fosse un chewing-gum; si guarda in giro, poi sorride e poi si mette a parlare con quella che sta a fianco; poi non fa un atto d’adorazione, non fa un atto di preghiera, non fa un atto di raccoglimento, niente, niente, niente; tanto per fare un esempio.
«Come potrebbero invocare colui nel quale non hanno creduto?» Come fanno a pregare le lodi, se non credono?
E come potrebbero credere in colui che non hanno udito?
Ecco perché io vi dico tantissime volte, ve l’ho ripetuto, ve lo ripeto, ve lo ridico e ve lo ridirò fino all’ultimo giorno della mia vita: se voi scoprite su Internet, su YouTube, un testo scritto bello, una meditazione bella che vi tocca il cuore, che vi sembra fatta bene, diffondete queste cose, io lo faccio sempre. Quando trovo un bell’articolo, un bello scritto, trovo un bravo confratello che fa una bella meditazione, io prendo e condivido con le persone a me più care. Lo mando, perché dico: “Guardate che bello, guardate che cosa interessante che hanno scritto, guardate che luce che arriva da qua”. Ma perché non condividere, perché non diffondere? Il bene va diffuso! Ci sono persone che non hanno mai udito parole di speranza, che non conoscono certe cose, che non hanno mai sentito certi ragionamenti, ma non perché sono cattive, ma semplicemente perché nessuno di noi è Dio, e non possiamo essere ovunque, in ogni luogo. Quindi, perché come amico, come amica, non condividere? Tanto cosa vuoi che succeda? Niente, al massimo lui o lei ti dice: “Va bene, grazie, non mi interessa, arrivederci”.
Ma noi non abbiamo (grazie al cielo, non tutti, ma molti di noi) questo “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum”, questo motto del profeta Elia, “Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti”. Non abbiamo questo zelo per le anime, per la salvezza delle anime — cosa che invece la Madonna a Fatima ha ripetuto e continuato a dire, e non solo a Fatima; quello che dice Gesù a S. Margherita Maria, a S. Faustina Kowalska, a Padre Pio — questa apprensione per le anime che si perdono. A noi non interessa. Cos’è che è importante per noi? Magna’, bere e dormire. Per noi è importante: andare a letto, fare il nostro sonno, svegliarci, mangiare — perché è fondamentale nella nostra vita mangiare cento volte al giorno, sennò moriamo, sennò mi viene il giramento di testa, mi viene il calo di pressione, mi viene la depressione, mi vengono tutte le nostre psico-menate — e poi bere.
Poi adesso è il tempo delle sagre… Ho scoperto una nuova sagra: “la sagra della ranocchia”; c’è anche quella, incredibile, mi hanno mandato il video. Pensavo che ci fosse solo la sagra della salamella; no! Adesso le sto scoprendo tutte: c’è la sagra del risotto, c’è la sagra della salamella, la sagra della ciliegia, la sagra della fragola. C’è di tutto, veramente, c’è la sagra di ogni cosa; dalle nostre parti c’è la sagra della Paciarèla. C’è di tutto, c’è sempre di tutto.
Ma, morire che si senta parlare di Dio, di Gesù Cristo: no! E morire che noi al mattino, quando abbiamo ascoltato o letto le nostre meditazioni, i libri di meditazione, facciamo uno screenshot della pagina bellissima che abbiamo meditato e la spediamo a qualcuno. Non lo facciamo. Noi cos’è che condividiamo? Noi condividiamo le ultime profezie super-mega-apocalittiche; quelle le inoltriamo al mondo intero. Gli ultimi messaggi dell’ultimo psico-veggente che si è svegliato che parla con gli alieni, con non so chi, ah, quelli li spediamo al mondo intero subito, immediatamente. Ma che ci sia un testo di un padre della Chiesa, di un santo, di un dottore, la meditazione di un bravo sacerdote, che noi prendiamo, inviamo ai nostri amici, al nostro amico, alla nostra amica, alla nostra mamma, al nostro papà, ai nostri figli, dicendo: “Guarda, mi è piaciuto molto; fai tu, se lo vuoi leggere, lo vuoi ascoltare, io te lo mando, perché è veramente bello”; lo facciamo? Qualcuno lo farà, e di questo siamo molto contenti, e sono graziati quelli che li ricevono, ma molti di noi non lo fanno, pensano a sé stessi e basta. Chi ha avuto, ha avuto, Chi ha dato, ha dato, Scurdammoce ‘o passato…. Fine del discorso. Questa non è carità.
«Come potrebbero credere in colui che non hanno udito?». Poi sarà colpa nostra, la responsabilità è nostra, se potevamo inviare, se potevamo condividere, se potevamo spedire, e non l’abbiamo fatto; se potevamo dire: “Preghiamo insieme, ritroviamoci insieme a pregare”; “No, oh, ma no, ma padre Giorgio, ma cosa sta dicendo? Ma non si dicono queste cose!” — “Addirittura?” — “Nooo. E troviamoci dove?” — “Mah, guarda, se vuoi anche sul tetto del condominio; non so, possiamo ritrovarci sulle tegole di un convento; possiamo ritrovarci tutti insieme agli scoiattoli bellissimi che ci sono sulla punta di un abete?”. È vero che probabilmente troveremmo più ospitalità nel nido di uno scoiattolo che nelle case dei cattolici, questo è molto probabile, io ne sono molto convinto. Perché non hanno le paranoie del “No, ma poi come facciamo? Ma poi devo pulire, ma poi devo sistemare, e poi quanta gente viene, e poi non c’è lo spazio, e poi dove le metto, e poi le scarpe, e poi le sedie, e poi il mangiare, e poi le tovaglie…”. La famiglia dei signori scoiattoli che ho io qua vicino (ho tante famiglie scoiattolose vicino a me, e trovo grande ospitalità nelle loro famiglie, molto più che in quelle dei cattolici) questo problema non ce l’ha. Tu entri tranquillo, ti danno la loro ghiandina, la loro noce, sono molto sereni, tendenzialmente sono anche sorridenti, sono molto affettuosi e non hanno grossi problemi. Sì, vabbè, c’è qualche formica, qualche bestiolina che gira lì, vabbè però, ci si sta benissimo lo stesso. Ma sono accoglienti e ci si può stare!
Qual è il problema? Il problema è che casa tua viene invasa? Ma da chi? Non arriva la tribù dei millepiedi! Arrivano delle persone che sono compagni nella fede. Ma perché non ci si può ritrovare nelle case a pregare? “Sì, noi ci ritroviamo una volta al mese”; ma come una volta al mese? Ma perché, preghiamo una volta al mese? “No, perché poi il resto ognuno lo fa casa sua”. E perché?
Lo so che sono più ascoltato dalle famiglie scoiattolose che non dai cattolici; non è importante, io almeno l’ho detto. Un giorno non mi potrà essere imputato: “Padre Giorgio, potevi dirlo e hai taciuto”; no, no, io ho persino invocato le famiglie degli scoiattoli. Quindi, più di questo! Voglio dire: se uno anche davanti agli scoiattoli rimane menefreghista, imperterrito… Ma succede! Perché vanno avanti per la loro strada, non gliene frega niente, non gli interessa niente, ma figuriamoci… Vanno avanti in queste famiglie “da loculo”, “da bare”, chiusi dentro. E questi loculi, sapete, all’interno sono pulitissimi, bellissimi, dentro non c’è una c’è una ragnatela e, soprattutto, c’è molto silenzio, tanto riposo. Siccome noi dobbiamo dormire, dormire, dormire, dormire, dormire, dormire, dormire fino a morire, ecco, nel loculo c’è un grande sonno, stupendo! «E come potrebbero credere in colui che non hanno udito?». Eh, certo! E prosegue:
E come lo potrebbero udire senza chi predichi?
Siamo punto a capo, eh! “Ma io non sono mica un sacerdote!”. E allora? Prendi, copia il link di quel sacerdote e invia. Qual è il problema? Tu non sei sacerdote, manda il link di un sacerdote. Sveglia!
E come predicherebbero senza essere stati mandati?» (Rm 10,14-15).
Noi sacerdoti siamo stati mandati; su Internet trovate tanti di quei sacerdoti che predicano, ce ne sarà uno che vi piace! Ce ne sarà uno bravo, secondo voi! E condividete, mandate, spedite. Ah, mamma mia, che fatica! Dopo c’è la mia amica suora — non dico il nome, per privacy — tanto cara, che mi dice: “Padre Giorgio non si agiti, stia tranquillo, che sennò poi si ammala”. E vabbè, cosa ci vuoi fare, la mia amica suora sa che sono fatto così.
Per questo motivo la Chiesa annunzia il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credono, — capite, questo è il compito —affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio …
“L’unico vero Dio!”, Concilio Ecumenico Vaticano II, numero 9 della Sacrosanctum Concilium: “annunciare la salvezza a coloro che ancora non credono”. Quindi noi dobbiamo annunciare il Vangelo di Gesù Cristo a coloro che non credono; è un dovere che viene dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Saremo mica contro il Concilio, eh! C’è qualcuno che dice qualcosa di diverso? Se qualcuno dice qualcosa di diverso è conto il Concilio; attenzione!
Attenzione: il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, al numero 9 scrive: «Per questo motivo la Chiesa annunzia (non: “potrebbe”, “sarebbe”; no: “annunzia”) il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credono».
Quindi, è un dovere di ogni cristiano annunziare il messaggio della salvezza a chi non crede; chiaro? E perché lo deve fare?
«affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio…»
“tutti gli uomini”, non qualcuno, tutti! Affinché tutti gli uomini, tutti gli esseri umani di questo pianeta, conoscano l’unico vero Dio.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II scrive che esiste un unico vero Dio; due parole: “unico, vero”; terza parola: “Dio”. C’è un solo, unico, vero Dio. C’è scritto qui, nel Concilio Ecumenico Vaticano II: «conoscano l’unico vero Dio»
e il suo inviato …
Chi sarà? Ma chissà, chi lo sa!
Gesù Cristo …
Guarda, l’abbiamo scoperto, c’è scritto. Quindi: «affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio e il suo inviato Gesù Cristo» e udite, udite:
e cambino la loro condotta facendo penitenza.
C’è scritto qui, eh! Vi assicuro, c’è scritto qui, prendete il testo e andate a vedere anche voi. Quindi: «la Chiesa annunzia il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credono, affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio e il suo inviato, Gesù Cristo, e cambino la loro condotta…» devono cambiare vita, eh! Non è che conoscono l’unico vero Dio e Gesù Cristo, suo inviato, e vanno avanti a fare quello che vogliono! No: cambino la loro condotta. Come? Facendo penitenza.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II ci dice di fare penitenza.
Ora io vi chiedo: leggete questo testo a qualche vostro sacerdote e dite: “Io non ti dico chi l’ha scritta, ti leggo una frase. Dimmi se è giusta; dimmi se tu ci credi; dimmi se tu la predichi”, e gli leggete questa frase: «la Chiesa annunzia il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credono, affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio…». Potete anche spezzettargliela e fargli più domande: prima domanda: “È vero che la Chiesa deve annunciare il messaggio di salvezza a coloro che ancora non credono?”. Seconda domanda: “Ed è vero che deve farlo affinché tutti conoscono l’unico vero Dio e il suo inviato Gesù Cristo?”. Terza domanda: “Ed è vero che devono farlo affinché gli uomini cambino la loro condotta facendo penitenza? È vero o non è vero?”
Vedrete cosa risponderanno! Non tutti, molti; vedrete! Peccato che queste cose le dice il Concilio Vaticano II, quindi ognuno di noi sacerdoti dovrebbe esattamente predicare la penitenza; dovrebbe esattamente predicare l’unico vero Dio e il suo inviato Gesù Cristo, e dovrebbe esattamente predicare la conversione. Penitenza vuol dire penitenza; è quella roba lì, che avete in mente tutti. Prosegue:
Ai credenti poi essa ha sempre il dovere di predicare la fede e la penitenza …
Ancora! Allora è importante! Noi dobbiamo predicare sempre la fede e la penitenza. Il mio compito di sacerdote è predicare la fede e la penitenza. Quindi se io non predico la fede e la penitenza, dovete intervenire e dire: “Padre lei non corrisponde al Concilio Vaticano II”.
…deve inoltre disporli ai sacramenti, — la comunione, la confessione ecc. — insegnar loro ad osservare tutto ciò che Cristo ha comandato …
Oh, mamma, oh cielo; ma cosa dice il Concilio? «Insegnare loro ad osservare tutto ciò che Cristo ha comandato»; cos’è che Cristo ha comandato? Andate un po’ a vedere nel Vangelo, Cristo cosa ha comandato? Ha per caso detto che i dieci comandamenti sono aboliti? No: “Non sono venuto a togliere neanche uno iota dalla legge”. Attenzione eh, attenzione che lo dice il Concilio Vaticano II.
… ed incitarli a tutte le opere di carità, di pietà e di apostolato, per manifestare attraverso queste opere che i seguaci di Cristo, pur non essendo di questo mondo, sono tuttavia la luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini.
“Incitarli alle opere di carità di pietà e di apostolato”; vi ricordate quando spesso vi dicevo: “Fate atti di carità alle persone che avete accanto, nel vostro condominio, nel vostro lavoro!”. Quando vi dicevo: “Fate una torta e fate un pezzettino in più, datelo alla persona sola che sta accanto alla vostra casa, andate a trovare quello che sta davanti al vostro pianerottolo, che magari è solo come un cane, e magari i figli neanche mai ci vanno. Abbiate questi atti di carità verso il collega, il compagno di scuola che è da solo!”. Le opere di pietà! A me viene in mente subito la pietas, quindi anche tutte queste belle opere, come anche gli atti di devozione, che sono opere di pietà, mica solamente per noi, anche per gli altri: per le anime del purgatorio, per le persone che soffrono, per la conversione dei peccatori. Poi l’Apostolato: quante opere di apostolato ci sono! Quando vi dicevo: abbiate atti di carità verso il parroco, verso il sacerdote; se potete fare un servizio, fatelo.
Concilio ecumenico Vaticano II. Chi lo critica sono due i casi: o non ha mai letto i testi, o è contro la Chiesa Cattolica. Da qui non si scappa. Purtroppo, una delle due; perché vedete che parole bellissime? Le si vivono purtroppo poco, perché poco si conoscono, poco si predicano.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.