Catechesi di lunedì 9 ottobre 2017
Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
Ascolta la registrazione della catechesi:
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Brani commentati durante la catechesi:
Esodo 16, 1-30
1 Levarono l`accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d`Egitto. 2 Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3 Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d`Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”. 4 Allora il Signore disse a Mosè : “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. 5 Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno”. 6 Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: “Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese d`Egitto; 7 domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?”. 8 Mosè disse: “Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore”. 9 Mosè disse ad Aronne: “Dá questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!”. 10 Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. 11 Il Signore disse a Mosè : 12 Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio”. 13 Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l`accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all`accampamento. 14 Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15 Gli Israeliti la videro e si dissero l`un l`altro: ” Man hu: che cos`è ?”, perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: “E` il pane che il Signore vi ha dato in cibo. 16 Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”.
Prescrizioni circa la manna 17 Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. 18 Si misurò con l` omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne. 19 Poi Mosè disse loro: “Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino”. 20 Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro. 21 Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva. 22 Nel sesto giorno essi raccolsero il doppio di quel pane, due omer a testa. Allora tutti i principi della comunità vennero ad informare Mosè . 23 E disse loro: “E` appunto ciò che ha detto il Signore: Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina”. 24 Essi lo misero in serbo fino al mattino, come aveva ordinato Mosè , e non imputridì, né vi si trovarono vermi. 25 Disse Mosè : “Mangiatelo oggi, perché è sabato in onore del Signore: oggi non lo troverete nella campagna. 26 Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno è sabato: non ve ne sarà”. 27 Nel settimo giorno alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono. 28 Disse allora il Signore a Mosè : “Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? 29 Vedete che il Signore vi ha dato il sabato! Per questo egli vi dà al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova”. 30 Il popolo dunque riposò nel settimo giorno.
Esodo 23, 10-12
10 Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11 ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto. 12 Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.
Numeri 15, 32-36
32 Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. 33 Quelli che l’avevano trovato a raccogliere legna, lo condussero a Mosè , ad Aronne e a tutta la comunità. 34 Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. 35 Il Signore disse a Mosè : “Quell’uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell’accampamento”. 36 Tutta la comunità lo condusse fuori dell’accampamento e lo lapidò; quegli morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè .
Numeri 20, 1-13
1 Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. 2 Mancava l`acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. 3 Il popolo ebbe una lite con Mosè , dicendo: “Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! 4 Perché avete condotto la comunità del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? 5 E perché ci avete fatti uscire dall`Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni e non c`è acqua da bere”. 6 Allora Mosè e Aronne si allontanarono dalla comunità per recarsi all`ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. 7 Il Signore disse a Mosè : 8 “Prendi il bastone e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l`acqua; tu farai sgorgare per loro l`acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame”. 9 Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 10 Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: “Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?”. 11 Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame. 12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: “Poiché non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunità nel paese che io le dò”. 13 Queste sono le acque di Mè riba, dove gli Israeliti contesero con il Signore e dove Egli si dimostrò santo in mezzo a loro.
Testo della catechesi
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Oggi iniziamo una nuova figura, sempre della Scrittura. Come al solito, non avremo un testo solo da fare, avremo più addentellati, perché ci aiutano ad approfondire meglio la questione. Siamo al libro dell’Esodo, al capitolo 16. È un testo molto conosciuto un po’ da tutti noi, che però contiene delle indicazioni interessanti.
1 Levarono le tende da Elìm e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elìm e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dalla terra d’Egitto.
2Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
In questo punto del libro dell’Esodo, il Signore ha già compiuto grandi miracoli. Tutti voi avete in mente tutti quei momenti iniziali, che sono: le dieci piaghe d’Egitto (che non è una cosa da poco), poi l’uscita dall’Egitto e poi il momento nel quale il popolo attraversa il Mar Rosso, avendo la muraglia delle acque a sinistra e a destra. E poco dopo che sono avvenuti questi miracoli il popolo ha fame; ritorna questo tema. Il popolo ha fame e dice: era meglio morire con la pancia piena; era meglio morire presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà.
Si sono improvvisamente e velocemente dimenticati di qualche settimana prima, in cui erano schiavi e il faraone li massacrava, facendogli fare i mattoni senza la paglia. Già dimenticato tutto! Hanno già dimenticato la schiavitù, hanno già dimenticato la fatica di fare i mattoni senza la paglia; hanno già dimenticato le percosse; hanno dimenticato tutto. Hanno già dimenticato da dove vengono, da dove il Signore li ha portati via, da che cosa il Signore li ha liberati. E la cosa triste è che, per un bisogno, rimpiangono la schiavitù. Certo, avevano il pentolone della carne, avevano il pane, in Egitto, ma a che prezzo? Adesso sono liberi, con la pancia vuota; che poi, non è che sia proprio vuota … Hanno fame, e la cosa interessante è che questo bisogno diventa assoluto, totalizzante, obnubilante; non c’è altro che questo bisogno. E questo ricorda molto Esaù, che abbiamo visto la volta scorsa.
Il popolo mormora dicendo: «Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine»; far morire di fame? Ma sono appena usciti! Loro hanno già deciso che Dio li farà morire di fame. Il Dio che ha mandato le dieci piaghe, che ha aperto il Mar Rosso davanti a loro, che con una colonna di fuoco l’illuminava e con la colonna di nubi li proteggeva e li guidava, questo medesimo Dio adesso li farebbe morire di fame. La domanda razionale da farsi sarebbe: La domanda razionale da porsi sarebbe questa:
Se Dio ha aperto un mare e mi ha fatto camminare in mezzo ad esso,
se Dio mi ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto senza che io facessi nulla – mandando tutte le dieci piaghe,
se Dio si è mostrato camminare davanti a me in una colonna di fuoco di notte e in una colonna di nube di giorno,
può lo stesso Dio non avere il potere di darmi da mangiare?
Questo è proprio un discorso di ragione; come può la ragione non arrivare fin qui? La ragione non arriva fin qui nella misura in cui questa ragione è resa schiava da una schiavitù più profonda, che è la schiavitù del proprio bisogno. Il proprio bisogno è la schiavitù per eccellenza, quando questo bisogno diventa totalizzante è finita, succedono queste cose. Si cade nella mormorazione, nel parlar male, nel ribellarsi contro chi mi ha fatto tanto bene, che è Dio.
4Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. 5Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».
Il Signore corrisponde a questo bisogno: hanno fame, gli darà il pane e la carne; tuttavia, non permette che il loro bisogno lo condizioni. L’uomo deve imparare a dominare il suo bisogno con la fede, attraverso l’abbandono in Dio. Deve credere nella provvidenza di Dio, non può accumulare certezze. Perché Dio non gli permette di accumulare la manna? Perché non deve avere certezze, se non Dio; Dio è la nostra certezza, la sua provvidenza è la nostra certezza, non altro. E questa si chiama “prova” per vedere se il popolo cammina secondo la legge di Dio oppure no. Cioè, è come se Dio dicesse: io ti do un comando, io ti do pane e carne, adesso vediamo se tu ti fidi. Cioè: tu ti sei ribellato, hai mormorato perché avevi la pancia vuota, o perché non avevi tutto quello che volevi? Perché non ti sentivi al sicuro? Perché non ti sentivi al riparo? Qual è la ragione? È forse legata al fatto che tu non ti senti più padrone? Prima eri schiavo, però avevi le tue certezze: la tua casa fissa, la tua carne, il tuo pane, le tue cipolle, i cocomeri; adesso hai la libertà, ma non hai più certezze, non hai più sicurezze. La tua sicurezza sono io, che ti ho liberato; lo riconosci? Lo accetti? Osservi questa legge?
6Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto …
A dire il vero Dio ha già fatto un po’ di cose! Chi è che ha aperto il Mar Rosso? Di certo non Mosè! Nessun uomo, con un bastone in mano, divide un mare. Quindi, Mosè dice: “stasera saprete”; sì, va bene, ma tutto quello che Dio ha fatto prima? Chi l’ha fatto, se non Dio?
Vedete, chi non si fida, chi non ha fede, nessun miracolo è sufficiente per fargliela venire. Chi non si fida, qualunque cosa tu faccia, è come un buco nero nella galassia, ingoia tutto e non muta mai. È un corpo in emorragia, non riesce ad accumulare sangue, ad avere nutrimento. Chi non si fida, non si fida mai! E qualunque segno, qualunque opera riceva, non sarà mai sufficiente per muovere un granello della sua fede, appunto perché non si fiderà mai. Non riesce, non sa fidarsi. Mosè dice: «Questa sera saprete…» ma, in realtà, vedremo che non sapranno un bel niente.
«Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto 7e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?». 8Mosè disse: «Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore».
Loro si lamentavano contro Mosè e contro Aronne; ma cosa hanno fatto Mosè e Aronne? Chi sono Mosè e Aronne? Senza Dio non sono nessuno. E sono lì solo per Dio, chi ha fatto tutto è Dio, e nel momento in cui io mi lamento, mi lamento contro Dio, non contro il suo ministro. Nel momento in cui io me la prendo, me la prendo con Dio, non contro chi lo rappresenta. E Mosè ed Aronne dicono giustamente: “noi che cosa siamo? Niente. Chi siamo noi? Nessuno. Solo Dio, che sta dietro a tutto questo, è il grande regista; ma voi l’avete capito?”. Evidentemente no…
9Mosè disse ad Aronne: «Da’ questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: «Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!»».
Il tema della mormorazione è forte. Aronne e Maria, esattamente dopo il passaggio del Mar Rosso, diventano lebbrosi, perché mormorano contro Mosè. È un tema forte, perché la mormorazione contro Dio è questo borbottio interiore, questa lamentazione interiore, questa recriminazione interiore costante.
10Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube. 11Il Signore disse a Mosè: 12«Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: «Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio»».
13La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. 14Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. 16Ecco che cosa comanda il Signore: «Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda»».
Gli israeliti vedono il miracolo: trovano il pane al mattino e le quaglie alla sera; così, dal nulla, nel deserto, arrivano quaglie, uno sterminato numero di quaglie. E poi pane; ma come fa a esserci pane nel deserto? Altro miracolo.
17Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. 18Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.
Cioè, questa manna si auto misura, non ne avanza, è corrispondente al bisogno reale che loro hanno; e se n’è preso di più o di meno, si sistema.
19Mosè disse loro: «Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino». 20Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro.
È come se Dio avesse detto: “Ti do la manna, ti do le quaglie, più tutto quello che è stato prima; ti chiedo solo di fidarti: come te l’ho data oggi, così te la darò anche domani. Che motivo hai tu di non fidarti?” Certo, il ragionamento è: finché ce n’è, prendiamone, non si sa mai. Come faccio a essere sicuro che veramente domani ce ne sarà ancora? Devi fidarti. Ma loro non si fidano, fanno i furbi e ne mettono via di più, con l’intenzione di conservarne per il giorno dopo. La manna si riempie di vermi e marcisce. Tutte le volte che noi non ci fidiamo di Dio, e accumuliamo sicurezze, queste si riempiono di vermi e marciscono. La sicurezza unica è l’obbedienza al comando di Dio; se noi vogliamo sicurezze che siano legate alla nostra intelligenza, noi perdiamo tutto.
Questo è molto importante da ricordare. È per questo che tante volte le nostre cose vanno male, perché noi non abbiamo ragionato con la logica della fede, dell’abbandono nella provvidenza, del fatto che il Signore, come ha provveduto fin qui, continuerà a provvedere. E, come vedete, nonostante la manna, nonostante le quaglie, loro non riconoscono che il Signore li ha liberati dall’Egitto. Nonostante la loro carne dica che non sono più in Egitto, loro non credono veramente che Dio abbia compiuto questo e che è degno di fede, che si possono veramente fidare di lui. Vogliono essere i padroni del loro tempo e del loro spazio; vogliono decidere loro tutto, sempre.
21Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva.
22Quando venne il sesto giorno essi raccolsero il doppio di quel pane, due omer a testa. Allora tutti i capi della comunità vennero a informare Mosè. 23Egli disse loro: «È appunto ciò che ha detto il Signore: «Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina»». 24Essi lo misero in serbo fino al mattino, come aveva ordinato Mosè, e non imputridì, né vi si trovarono vermi. 25Disse Mosè: «Mangiatelo oggi, perché è sabato in onore del Signore: oggi non ne troverete nella campagna. 26Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno è sabato: non ve ne sarà».
E loro si fidarono? Ovviamente no! Questi non si fidano di nessuno.
27Nel settimo giorno alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono.
Non si fidano mai! Mai una volta che dicano: “Va bene, mi fido”. Nonostante il miracolo si ripeta continuamente, ogni volta uno diverso dall’altro, non si fidano. Non avviene mai che dicano: “Sì, va bene, basta; abbiamo raccolto la manna ed è imputridita, piena di vermi; poi ci ha detto di raccoglierne il doppio per il sabato, l’abbiamo presa e non è imputridita. Ci dice di non uscire il settimo giorno perché non ce ne sarà; ma perché devo uscire a vedere se è vero?”. Perché non mi fido, non c’è fede. La fede non è quella realtà per la quale tu parli, dici, fai le tue preghiere e quindi è fede. La fede è questa cosa qui praticissima: è il fidarti, è l’obbedire alla voce del Signore, è il credere a quello che uno ti dice, senza fare prove.
28Disse allora il Signore a Mosè: «Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? 29Vedete che il Signore vi ha dato il sabato!
Bella questa frase: “Il Signore vi ha dato il sabato”.
Per questo egli vi dà al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova». 30Il popolo dunque riposò nel settimo giorno.
E qui affrontiamo il tema del terzo comandamento, il tema del riposo nel giorno del Signore. Perché, a tal proposito si sente dire: “Ma io non lo so, ma è vero o non è vero, lo ha detto il Signore?”; vedete, aveva ragione San Girolamo, quando diceva: ignoranza delle Scritture, ignoranza di Cristo. Solo che le Scritture le abbiamo tutti, peccato che non le leggiamo. E poi non potremmo dire: “Io non sapevo”, perché la nostra è un’ignoranza colpevole. Potevamo leggere, e perché non abbiamo letto? Perché abbiamo scelto di leggere altro?
Vediamo questo giorno del Signore; tornando indietro, vediamo che il Signore dice di prendere due omer, due misure di manna perché come dice Mosè: «Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore». La domanda è: perché io di domenica riposo? Perché sono chiamato al riposo? Che non è ozio, ma è riposo cioè, è questa sospensione dalla fatica, in nome, in onore del fatto che quel giorno è sacro, che non è mio, ma di Dio e, per rispetto a Dio, io sospendo tutto per dedicarmi a lui. Dio m’ha dato sette giorni e uno (non la metà) lo chiede per sé, affinché l’uomo non rimanga ingoiato dal fare, non rimanga ingoiato dalla preoccupazione, dal pensare che tutto dipende da lui, che se non fa lui, non fa nessuno, dal sentirsi autonomo, dal credere che il suo benessere, la sua gioia, la sua felicità, venga da sé, che la sua intelligenza è capace a tutto. È il giorno di riposo assoluto, perché è il giorno nel quale il Signore per primo si è riposato, dopo aver creato tutto. È un rendere onore, un rendere omaggio al Signore che si riposa, e noi con lui. È il tempo nel quale possiamo godere, nel riposo, della bellezza di Dio, della bellezza delle cose di Dio. Come dicevo, non è il tempo dell’ozio, ma il tempo della contemplazione, il tempo dello stare col Signore, il tempo nel quale possiamo dire: “Il mio fare non è tutto e io non sono stato creato per fare, ma sono stato creato per essere, per poter stare”; il Signore lo dice: “Ciascuno stia al suo posto”.
Tante volte il giorno della domenica diventa il jolly: tutto quello che non faccio durante la settimana, lo faccio la domenica. Ma questo non è giusto, perché il giorno della domenica è il giorno del riposo, il giorno sacro al Signore. Mosè, per preservare il giorno del Signore, gli dice di fare il giorno prima quello che avevano da fare: «Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina»; tutto quello che dovete fare, fatelo adesso, fatelo oggi, non domani, perché quello sennò non è più il giorno del Signore, è il tuo giorno; è ancora il tuo giorno, dove tu fai le tue cose, non quelle del Signore. E questo perché noi ci sentiamo i padroni del tempo, siamo noi gli dèi del tempo, il tempo è nostro. È vero, il Signore ce lo dona il tempo, ce lo dà in mano, ma poi ci chiederà conto di come di come l’abbiamo usato.
E il giorno dopo Mosè gli dice: «Mangiatelo oggi, perché è sabato, in onore del Signore…».
Il popolo pensa al cibo nell’Egitto, il cibo della schiavitù; adesso il Signore dà un cibo nuovo, che non è più fatto di pentoloni di carne, cipolle e cocomeri, ma è fatto di quaglie e di manna. E Mosè dice: “Ecco, quello che avete preparato oggi, lo userete domani, nel giorno del riposo; quel giorno è un cibarsi senza fatica, un mangiare ciò che la vostra fatica ha prodotto ieri, oggi deve essere senza fatica, anche nel cibo. E questo cibo lo mangerete in onore di Dio”. È il cibo del riposo, in onore del Signore.
Mosè dice che il settimo giorno, sabato, non vi sarà cibo; fuori dall’accampamento non troveranno niente. La provvidenza di Dio non lavora; Dio non lavora. Ti da oggi il cibo anche per domani, ma domani no, perché è il giorno di riposo sacro al Signore. Ma questi escono lo stesso per guardare, per vedere se possono portare a casa qualcosa, e a questo punto interviene Dio, dicendo: «Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? Vedete che il Signore vi ha dato il sabato!».
Il giorno della domenica è un giorno sacro, è un dono di Dio, è proprio il giorno del Signore. E non dobbiamo dimenticarcelo che viene da Dio. Infatti, come abbiamo visto prima:
Per questo egli vi dà al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova». 30Il popolo dunque riposò nel settimo giorno.
Capite da soli quanto è importante rispettare il giorno della domenica, ma, se questo non fosse sufficiente, andiamo a vedere un altro testo, dove questa questione diventa ancora più forte:
Esodo 23, versetti 10-12
10 Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11 ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto.
La stessa ciclicità che c’è nella settimana, il Signore gliela ripresenta negli anni: sei anni lavorerai e, per un anno intero, quel terreno lo lascerai stare. Un anno di riposo anche alla terra. Che uno pensa: “Eh, ma io come farò?”. Stai tranquillo che il Signore provvederà a te – Zélie Martin attribuiva tutta la fortuna di suo marito, che faceva l’orologiaio, al fatto che lui ha sempre rispettato il giorno del Signore in modo scrupoloso. Qui addirittura, la Scrittura parla di anni, un anno in memoria di un giorno, un anno di riposo in memoria del giorno del Signore. Interessante! Adesso vedete che ritorna il tema dei giorni:
12 Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.
Ma chi mai si preoccupa del riposo di un bue, di un asino? Perché, un bue ha bisogno di riposo? Sì, per Dio sì. Anche il bue ha bisogno di riposare. Tu devi far riposare anche lui perché, anche lui, deve conoscere che quello è un giorno diverso. Anche lui dovrà imparare che lavorerà per sei giorni, ma il settimo no. Anche lui ha diritto al riposo; e oltre al bue e l’asino «possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero». Vedete, il riposo nel giorno della domenica è un respiro; è il giorno del respiro per tutti. Devo preoccuparmi non solo che io riposi, ma anche che gli altri possano riposare e che nessuno, per causa mia, non possa rispettare il giorno consacrato al Signore. Nessuno, per causa mia, deve non poter riposare, non poter respirare; anche il bue.
E poi abbiamo un altro testo:
Numeri 15, versetti 32-36
32 Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. – Qui gli israeliti ancora non sapevano del riposo della domenica – 33 Quelli che l’avevano trovato a raccogliere legna, lo condussero a Mosè, ad Aronne e a tutta la comunità.
Non c’era ancora il discorso “legale”, cioè loro pensavano: “Sappiamo che è un giorno diverso, però come ci comportiamo con questo giorno? Che impatto ha la trasgressione di questo giorno?”.
34 Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. 35 Il Signore disse a Mosè: «Quell’uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell’accampamento». 36 Tutta la comunità lo condusse fuori dell’accampamento e lo lapidò; quegli morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè.
Voi capite che il tema del giorno consacrato a Dio non è proprio così irrilevante; ha una sua pregnanza, e non possiamo dire che al Signore interessa poco. Perché noi siamo concentrati su tanti altri peccati ma questo sembra quasi che non sia importante. Dai testi che abbiamo letto stasera, voi vedete come il Signore, invece, riveste di importanza questo giorno. Perché, di fatto, qui sotto si nasconde il nostro grande tema: il tema della fede. Tu devi dimostrare che, nella prova, credi che il Signore provvede e che quel giorno, nel quale tu ti dedicherai a Lui, non è un giorno perso, non è un giorno buttato via, non è un giorno sprecato, non è un giorno che, se tu avessi fatto, avresti “di più”.
Addirittura, qui parliamo di un uomo che raccoglieva legna, non è che abbia fatto commercio, semplicemente raccoglieva legna, probabilmente per portarsela nella sua casa, nella sua tenda. Credo che ciascuno di noi, di fronte a questo testo, abbia proprio bisogno di riflettere un secondo.
E allora, per concludere questa catechesi, andiamo a un altro testo, un altro scenario importante che è collegato a questo:
Numeri 20, versetti 1-13
1 Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. 2 Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. – Sempre la stessa storia – 3 Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: «Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! 4 Perché avete condotto la comunità del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? 5 E perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni e non c’è acqua da bere».
Sempre la solita questione: mangiare e bere; sicurezze, bisogni.
6 Allora Mosè e Aronne si allontanarono dalla comunità per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. 7 Il Signore disse a Mosè: 8 «Prendi il bastone e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l’acqua; tu farai sgorgare per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame».
Una cosa più innaturale non è possibile: l’acqua dalla roccia!
9 Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 10 Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?».
Quanto l’ha pagata cara questa frase! L’amico di Dio, che conversava con Dio, ha dubitato di Dio. Con questa domanda, si tira addosso un castigo terribile.
11 Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte – il dubbio è terribile e, quando ti prende, ti mangia vivo. Due volte, non una, due! – e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame. 12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunità nel paese che io le dò».
Punto! Basta! Capite: una vita intera spesa per condurre il popolo d’Israele alla terra promessa e loro non entreranno! Non hanno avuto fede, non hanno creduto in Dio, hanno dubitato di Dio.
13 Queste sono le acque di Mèriba, dove gli Israeliti contesero con il Signore e dove Egli si dimostrò santo in mezzo a loro.
Santo, che vuol dire: diverso; Lui si dimostrò completamente diverso; Dio fu fedele, Dio è fedele alle sue promesse, Dio non ha mai fatto mancare nulla al popolo. Il popolo ha sempre fatto mancare la sua fede, la sua fiducia in Dio; anche Mosè e Aronne. Nonostante tutto quello che Dio aveva fatto con quel bastone, che ha separato il Mar Rosso, che ha operato le piaghe, che ha trasformato l’acqua in sangue, che è diventato un serpente e ha mangiato gli altri serpenti che erano davanti al faraone… Niente! Vedete? Non c’entrano i miracoli. La fede produce il miracolo, ma il miracolo non produce la fede. Chi non crede, non crede, chi non si fida, non si fida, e qualunque cosa tu possa fare, continuerà a non fidarsi.
Informazioni
Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.