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S.Bartolomeo

S. Bartolomeo

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 24 agosto 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

S. Bartolomeo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Oggi celebriamo la Festa di San Bartolomeo, questo grande Apostolo che ha sacrificato, come gli altri, la sua vita per Gesù.

Tutti sappiamo che San Bartolomeo è stato scorticato vivo. In Duomo, a Milano, nell’ingresso laterale, alla porta di destra, c’è una statua, scolpita molto bene, che raffigura San Bartolomeo che tiene in mano la sua pelle, frutto di questa tortura tremenda della scorticazione. Era una pratica di morte e di tortura in vigore presso il popolo persiano e Bartolomeo, in questo modo, ha incontrato la sua morte.

San Bartolomeo è una figura che ci richiama tanto, profondamente, al senso della nostra adesione a Cristo.

La domanda che ci possiamo porre, di fronte a questa colonna della Chiesa, è: «Io quanto e cosa perdo, ho perso, ho sacrificato per Gesù?»

È veramente importante che, ponendoci questa domanda, facciamo un esame di coscienza sincero.

Bartolomeo (o Natanaele, sono la stessa persona), quest’uomo che Gesù riconosce come colui che è senza falsità, di necessità rifulge poi di una vita cristiana vera.

Oggi più che mai dobbiamo porci questa domanda, perché oggi più che mai è posto in crisi il nostro dirci cristiani, oggi più che mai ci troviamo a confronto costantemente con tutto e con tutti, e in quel confronto siamo chiamati a dire se crediamo o no in Gesù.

Troppo spesso proviamo vergogna di Cristo, abbiamo vergogna di fare un segno di Croce in mezzo alla gente, abbiamo vergogna, passando davanti ad una chiesa, di fare un saluto al tabernacolo, di dire una preghiera in strada, abbiamo vergogna di fare un segno di Croce prima di mangiare.

Abbiamo vergogna degli altri, pensiamo alla stima della gente, a quello che pensa la gente; abbiamo vergogna di far la figura dei matti, degli esagitati, degli esagerati, dei fondamentalisti, dei bigotti; abbiamo la tendenza a dimostrare che noi siamo persone in equilibrio, persone che non sono né troppo da una parte né troppo dall’altra, persone che stanno nel mezzo, ma i Santi non sono stati nel mezzo, Gesù non è stato nel mezzo, Gesù non ha avuto vergogna di morire per noi peccatori.

Noi, invece, abbiamo vergogna di Lui…

San Bartolomeo ha perso la vita, l’ha persa in un modo tremendo… e noi?

E noi incominciamo a chiederci cosa stiamo perdendo e cosa abbiamo perso per il Signore, a cosa abbiamo rinunciato, fin dove la nostra rinuncia è arrivata pur di non perdere l’amicizia di Gesù, pur di rinunciare al peccato.

Nella Lettera agli Ebrei è scritto che non abbiamo ancora resistito fino al sangue nei confronti del peccato, eppure quante volte nella nostra vita facciamo esperienza di questo peccato, che non assume solamente la forma di un “No” chiaro ed eclatante verso Dio (quale può essere la bestemmia, quale può essere l’impurità, quale può essere l’ira, la superbia e tutti i sette Vizi Capitali), ma alle volte assume la fisionomia semplicemente dell’indifferenza, della tiepidezza, del “Sì, ma tanto…”, della preghiera persa, di un appuntamento tralasciato.

Quante volte lasciamo da solo il Signore e non ci poniamo troppi problemi, mentre quando veniamo lasciati soli noi (anzi, forse, non riusciamo neanche a stare da soli) subito piangiamo, soffriamo, ci disperiamo, reclamiamo e pretendiamo la compagnia degli altri, la presenza degli altri.

San Bartolomeo ha veramente fatto di Gesù l’amico, lo sposo, l’amante, il suo Dio, il suo tutto, in ogni circostanza.

In ogni circostanza della vita si deve evincere che noi siamo cristiani, che noi siamo cattolici, che noi crediamo profondamente nel valore dell’Eucarestia, che crediamo profondamente nella grandezza e nella potenza della Vergine Maria, che crediamo profondamente nei Sacramenti e che siamo disposti a testimoniare questi Sacramenti e questa vita divina sempre.

Chi ci incontra dovrebbe vedere che in noi abita, non solo la vita umana, ma anche la vita divina, della Santissima Trinità.

San Bartolomeo ci conceda la grazia di imitarlo, se non nella scorticazione fisica, in quella spirituale, cioè di essere pronti a perdere tutti gli ammennicoli, tutte le superficialità, tutte le inutilità, tutte le velleità di cui siamo pieni, tutte le cose in più che ci separano da Cristo, tutte le cose dannose che ci separano da Cristo.

Pensate solo al tempo che noi dedichiamo alla televisione, rispetto al tempo che dedichiamo alla preghiera, solo a questo. Solo questo ci dice quanto siamo lontani da Dio.

Pensate al tempo che dedichiamo alle letture profane (giornali, quotidiani, gialli e libri di ogni genere, specie e tipo) e al tempo che dedichiamo a leggere il Vangelo, a dire le preghiere, a stare davanti al Signore…

Se noi facessimo un anno rovesciato, se noi dovessimo adesso, a settembre, fare un conto proprio matematico (guardando le nostre giornate, si vede subito) e prendere tutto il tempo che dedichiamo alla televisione, al computer, alla musica e alle letture profane, prendere quel tempo e rovesciarlo interamente per un anno su Dio, tra un anno come oggi, la nostra vita sarebbe cambiata da così… a così… e probabilmente saremmo veramente cristiani, inizieremmo veramente ad esserlo.

Perché non lo facciamo?

Perché non ci crediamo veramente, perché non amiamo così tanto, perché non ci sta così tanto a cuore, perché noi la pelle non la vogliamo perdere e, chi non è disposto a perdere la propria pelle per Cristo, è difficile che possa presentarsi davanti a Gesù con il suo cuore.

È difficile che, chi non perde la pelle per Cristo, possa perdere la testa e il cuore, ma, senza il cuore e la testa, che fede è la nostra?

Esiste un amore senza cuore e senza testa?

No!

E allora, San Bartolomeo ci conceda questa grazia!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Prima lettura

Ap 21,9-14
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

Salmo responsoriale

Sal 144

I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Canto al Vangelo (Gv 1,49)

Alleluia, alleluia.
Rabbì, tu sei il Figlio di Dio,
tu sei il re d’Israele!
Alleluia.

Vangelo

Gv 1,45-51
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

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