Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 26 ottobre 2020
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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FACCIAMO RETE!
Eccoci giunti a lunedì 26 ottobre 2020, abbiamo letto la Prima Lettura della Santa Messa di oggi tratta dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, cap. IV e prima parte del V.
- Cosa ci dice?
Innanzitutto ci dice di essere persone capaci di perdono:
“Come Dio ha perdonato a voi in Cristo”
Quel perdono bello, sano, radicale, che sa proprio scardinare ogni risentimento.
“Offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”
Imparare ad offrirci a Dio in sacrificio di soave odore, perché un sacrificio può essere anche puzzolente, può mandare anche cattivo odore. Non basta sacrificare la propria vita, bisogna sacrificarla con un odore soave, e l’odore soave è dato dalla gioia.
“Il Signore ama chi dona con gioia”
Ogni sacrificio se fatto contro voglia, è meglio non farlo, perché è maleodorante, o è fatto con gioia, con tutto il cuore o lasciamo stare, questo vale soprattutto per Dio ma vale anche per gli uomini.
San Paolo ci dice:
“Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi”
Fa riferimento a discorsi impuri, discorsi mondani che fanno riferimento al mondo, al mondo nel senso più impuro del termine, ci sono persone che fanno discorsi allusivi, battute allusive, che parlano proprio male, che si sente che provano un gusto nell’essere triviali, volgari, e c’è questa volgarità che dà veramente tanto fastidio, che è proprio una volgarità per allusione, che sembra che non dice niente, in realtà dice tutto.
“Stai mangiando a mezzogiorno e non si sa come da un piatto di spaghetti con sopra il pomodoro, si riesca a tirare fuori un discorso impuro, volgare”
E’ incredibile! Come fai dal pomodoro in insalata, dalla fetta di torta, dal pezzetto di carne ad astrarre fino ad arrivare all’impurità.
“La lingua batte dove il dente duole” diceva la mia nonna.
Chi ce l’ha dentro la tira fuori ovunque, a colazione, col pane con la marmellata, a tavola, a merenda. Qualcuno mi scrive, e mi dice:
“Padre vivendo una vita cristiana onesta, bella, serena, vera, alla fine si rimane soli, si perdono tutte le amicizie di prima”
E’ vero, è proprio così, questo tipo di solitudine, di deserto è veramente il luogo dell’incontro con Dio. Voi provate a pensare a grandi figure come Abramo che va nel deserto, lo abbiamo visto in questi giorni, Mosè che nasce in un luogo estremamente religioso, l’Egitto, fatto di religione pagana, di riti pagani.
Quando inizia a rivelarsi Dio?
Quando Mosè è costretto ad abbandonare la sua terra, la sua reggia e va a finire a pascolare le greggi, va finire a fare il nomade, lì comincia l’incontrò col Signore, lì comincerà il Roverto ardente, poi da lì dovrà portare fuori il popolo dall’Egitto nel deserto e sarà lì che incontrerà Dio, nel deserto. Agar stessa cosa, incontra Dio con suo figlio Ismaele nel deserto, quando c’è questa grande teofania dove il Signore le apre gli occhi e le fa vedere un pozzo e le salva la vita, si prende cura di Agar e di suo figlio Ismaele, cacciati da Abramo e da Sara. Gesù, la prima cosa che fa Gesù, è quella di andare nel deserto, viene condotto nel deserto dallo Spirito Santo per essere tentato dal demonio ed esssere assistito dagli Angeli.
Nel deserto bisogna esserci stati per capire cos’è il deserto. Il deserto è il nulla, è il silenzio più totale, è l’assenza di tutto, di tutti e da tutto, nel deserto non c’è vita, non c’è acqua, non c’è cibo, non c’è stabilità, affondi nella sabbia, il deserto è il luogo degli estremi, è calore vertiginoso di giorno e ghiaccio di notte, è un luogo invivibile.
Chi vive nel deserto?
Gli scorpioni, i serpenti, null’altro, però Dio si rivela lì. Tutte le figure che vi ho nominato vanno a finire nel deserto, tutte, ed è il luogo dell’assurdo, è il luogo dove puoi impazzire, dove puoi morire. Solo la Presenza di Dio fa la differenza, ma è solo lì che Dio parla. E’ normale fare questa esperienza del deserto nella nostra vita.
Ricordo quando ero ragazzo, faccio risalire la mia “conversione” ma nel senso di cambiare direzione, proprio alla terza superiore, quando presi la decisione di rinunciare al grande dio, al grande mito del sabato sera. Si viveva in funzione di quello, ma non si faceva nulla di male. Non si è mai fatto niente di male nella mia compagnia, mai niente di estremo, né io, né nessuno dei miei amici. Non c’era questa cosa, ma neanche si cercava e si pensava, anzi a dire la verità si aveva paura perché le si vedeva come cose così lontane, così estreme, così fuori luogo, ma non perché eravamo santi, ma semplicemente perché eravamo ragazzi normali. Nessuno di noi avvertita la necessità di queste cose. Facevamo la cosa più normale del mondo, ci incontravamo e passavamo tutto il sabato sera a parlare, a discutere di cosa fare il sabato sera. Quando avevamo deciso, era già ora di tornare a casa. Poi non avevamo nemmeno la macchina, avevamo solo la bicicletta e quindi alla fine si stava lì, si parlava e si stava insieme. L’importante era stare insieme, ed essere amici. Ma io ad un certo punto ho sentito che quelle cose lì non bastavano più, che dovevo fare un passo, ma non perché mi sentivo migliore di loro, ma perché sentivo dentro come una chiamata, un Qualcuno che mi tirava ad Altro, e quindi ho detto:
“Devo dire basta”
E questo ha comportato sofferenza, solitudine, passavo poi i miei sabati sera a dedicarmi al Signore, alla meditazione, alla preghiera e poi a dormire per prepararmi alla Domenica.
E’ stata dura perché uscire da quella terra, lasciare quei volti, è stato difficilissimo erano i miei amici d’infanzia con cui sono cresciuto, e lì è iniziato un cammino nuovo, la Messa quotidiana, la preghiera fatta in un certo modo, la Confessione, fino a quando poi ho iniziato a conoscere altre persone, molto meno, ma persone con le quali c’era una sintonia maggiore, perché condividevamo la stessa fede. Quello che ci univa era questo desiderio di tenere lontano da noi tutto ciò che sapeva di impurità, insulsaggine, trivialità, sentivamo che era qualcosa che non serviva, e non serve. Questo comporta solitudine, deserto. Anche io fatto un pò di tempo dentro a questa solitudine, però è stata una solitudine che mi ha aiutato veramente ad incontrare il Signore. Definisco quegli anni come gli anni più belli della mia vita, li ricordo con tantissima nostalgia, era il tempo del grande innamoramento, amo sempre il Signore, ma era diverso da oggi.
“Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono.”
E’ vero, non facciamoci ingannare con parole vuote. Dal veleno del serpente io non vengo ad essere immune prendendo il suo veleno e iniettandomelo nelle vene o bevendo il veleno. Non ho bisogno di poggiare il mio sguardo sull’orrore, sullo schifo, non mi serve. Se anche non fosse peccato, non mi interessa, non trovo nulla che mi faccia crescere, niente che mi faccia riflettere veramente.
“Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce.”
Per questo poi si diventa soli, ma solo per un po’ perché poi si incontrano persone belle. Queste persone che si danno al vuoto, alla trivialità, all’insulsaggine, all’impurità fanno parte di un mondo tenebroso. Dobbiamo assolutamente amare la Luce. Il male non ha niente da insegnare a nessuno, noi non dobbiamo riportare le persone al passato, dobbiamo portare le persone al presente e proiettarle al futuro, e questo futuro è Gesù Cristo, Crocifisso.
Dobbiamo pregare per le tante persone che vedono il loro lavoro messo in crisi, che rischiano di perdere definitivamente il lavoro, che con fatica in questi 5 mesi si sono rialzati, e adesso rischiano di ritornare nuovamente dentro a questo buco nero, chissà quanti vivono con grandissima preoccupazione e non dimentichiamoci coloro che poi saranno costretti ad essere chiusi in casa dentro situazioni familiari drammatiche, dove ci sono violenze fisiche, psicologiche. Per questo tra cristiani bisogna fare rete. Bisogna avere l’umiltà di conoscersi, di farsi conoscere, di cercarsi, di parlarsi, di incontrarsi.
Purtroppo con questo studio che mi è stato chiesto di fare, il mio tempo è diminuito tantissimo, mi dispiace molto, perché non riesco più a dare alle persone tutto quello che davo prima, lo studio richiede tante energie e tanta devozione, per un po’ di tempo sarà così, però sappiate che anche se non riesco più ad essere disponibile come prima, ho voluto salvaguardare le omelie proprio per questa ragione, anche se non è facile farle dentro a tutto questo impegno dello studio, però lo faccio volentieri perché penso a voi, penso a questo momento così drammatico, così buio da tanti punti di vista, forse per qualcuno può essere una piccola lucina che si accende, che ci fa sentire anche meno soli, diventa un piccolo appuntamento quotidiano. Le catechesi credo proprio che non riuscirò a farle per questo anno. Per quanto potete, per quanto riuscite, cercate di fare rete. Non abbiate paura di disturbare se sono cose gravi e urgenti, scrivetemi, chiamatemi, poi dovete avere pazienza, non riesco a rispondere subito, però ci sono. In questa notte dell’umanità vorrei proprio dirvi che non siete soli, non siamo soli, c’è Gesù e ci sono anche i suoi mediatori, ci sono tanti Sacerdoti bravi che vi vogliono bene, tanti Sacerdoti che pregano per voi, che vi ricordano al Signore, che vi ricordano nella santa Messa, io nella Santa Messa vi ricordo tutti, ogni santo giorno, alla Consacrazione vi ricordo tutti e prego tanto il Signore, nella Messa ma non solo, di porre fine a questa situazione così brutta nella nostra umanità sotto tanti punti di vista, di ridarci un po’ di pace, di serenità, di poterci rivedere, di poterci riabbracciare, che finiscano tutti questi morti, questa sofferenza, questa gente ricoverata, tutto questo mondo di paura. Per questo bisogna fare rete, dobbiamo farci presenti.
Nel cuore del Sacerdote ci sono tante cose, lo si capisce solamente quando si è preti, ci sono tanti volti, tante persone, tanti spaventi che hanno volti umani, tante paure che hanno un volto umano, tante storie di dolore gravissimo, profondissimo, tanta supplica a Dio, tanta speranza riposta in Dio, tanta richiesta a Dio. Guardo sempre il Volto di Gesù e dico:
“Gesù intervieni, Gesù ferma tutto questo, poni fine a tutta questa situazione. Riporta l’uomo alla sua verità.”
Facciamo rete, stiamo uniti, ma che non sia una rete di messaggini, di mail, facciamoci presenti. Dobbiamo stare molto attenti in questo periodo, in questo tempo storico a non perdere di umanità, abbiamo bisogno di umanità, abbiamo bisogno di stringerci forte all’Umanità di Cristo, di Gesù, e tra di noi, essere presenti e volerci bene.
Per i miei studi, sto studiando un teologo, che avevo già studiato ma non da questo punto di vista, che è stato rinchiuso nei campi di concentramento, ha fatto 3 anni di prigionia, la cosa che mi ha stupito è che lui racconta come una delle esperienze che l’hanno salvato dalla pazzia, dalla disperazione, una delle esperienze che gli hanno ridato vita e speranza, e che gli hanno fatto incontrare Dio, è stata la vicinanza e l’accoglienza delle famiglie che erano in quella regione. Quando lui e i suoi amici si sono visti accolti e amati, non giudicati, trattati bene, lui è rifiorito. Apriamo le nostre case, i nostri cuori, rendiamoci presenti, accendiamo le luci, ricordate il Signore degli Anelli quando accendono le luci, i falò, per ridare la speranza, anche noi dobbiamo accendere le luci, accenderci e dirci:
“Io ci sono”
Teniamoci presenti per qualunque cosa. Sto tanto supplicando il Signore che almeno il Natale lo salvi da questa situazione, sarebbe veramente una croce terribile per tantissime persone, per tante situazioni di lontananza, di solitudine. Vi auguro di cuore una santa giornata che il Signore vi illumini e iniziamo con oggi questo periodo con un po’ di deserto per cominciare a preparare il cuore forse per un deserto peggiore, e cominciamo in questo mese che abbiamo ancora un pò di mobilità, a fare rete. Stiamo pronti, perché è un tempo veramente duro, dobbiamo evitare che le persone anziane, che sono già provate per altre ragioni, famiglie provate, dobbiamo evitare che vadano incontro ad uno sconforto terribile.
Voi ci siete, io ci sono, noi ci siamo, e allora facciamo rete.
E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
PRIMA LETTURA (Ef 4,32-5,8)
Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato.
Fratelli, siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce.