Scroll Top

L’intenzione – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.44

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’intenzione – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.44
Giovedì 14 dicembre  2023 – San Giovanni della Croce, sacerdote e Dottore della Chiesa

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 11, 11-15)

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 14 dicembre 2023. Oggi festeggiamo San Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa. Grandissima festa per l’ordine Carmelitano scalzo. Invito tutti ad approfondire la figura di questo grandissimo santo, di questo grande dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’undicesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 11-15.

Continuiamo, anche in onore di San Giovanni della Croce, la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Iniziamo quest’oggi, il capitolo quattordicesimo.

CAPITOLO 14

Quanto importi non ammettere alla professione persone il cui spirito sia contrario a ciò che si è detto.

Ecco, lei sta parlando della professione dei voti, della professione religiosa. Vediamo adesso quali indicazioni ci lascia Santa Teresa.

1 — Tengo per certo che Dio non mancherà mai di favorire le anime fermamente decise di essere sue, e perciò bisogna bene esaminare quali siano le intenzioni di chi vuole entrare fra voi, affinché non sia soltanto per sistemarsi, come succede di molte. Se queste tali sono persone di criterio, il Signore ne può perfezionare l’intenzione, ma se non hanno criterio non voglio che si prendano, perché non solo non comprenderanno l’imperfezione del motivo per cui entrano, ma neppure gli avvisi di coloro che le vorranno per una via più perfetta. In generale le persone di questa specie pretendono di conoscere quello che loro conviene meglio degli stessi dotti; e questo, a mio avviso, è un male incurabile, raramente scevro di malizia. Si potrà tollerare in un monastero numeroso, ma mai in questa casa dove siete tanto poche.

Allora, innanzitutto: Dio, aiuterà sempre, ci dice Santa Teresa, chi è fermamente deciso di essere suo. Ecco, questo è di un conforto, di una speranza, incredibile. Quando un’anima decide di essere fermamente di Dio, Dio la favorirà sempre. Magari, sul momento, non ci sembra di fare questa esperienza, ma state certe e certi, che questa certezza — perdonate la ripetizione — che ci dà Santa Teresa, è assolutamente affidabile. Dio aiuta sempre, Dio favorisce sempre, chi decide fermamente di essere suo. Poi, va bene, non riuscirà sempre, poi avrà degli alti e dei bassi, poi ci saranno delle cadute, poi tutto quello che volete, ma se nel cuore di questa persona è stata presa la decisione di essere fermamente di Dio, il Signore la favorirà.

Per questa ragione Santa Teresa dice che bisogna esaminare bene quali sono le intenzioni che stanno nel cuore di una persona. Perché nessuno vede nel cuore dell’uomo, solo Dio, allora bisogna verificarle, queste intenzioni. Cioè: quell’azione corrisponde all’intenzione che uno immagina? Quindi, una persona desidera, chiede, di entrare in monastero: vuol dire che la sua intenzione è farsi monaca e darsi totalmente a Dio, è così? Quel ragazzo desidera diventare sacerdote perché vuole consacrarsi interamente al Signore e poi a servire i fratelli, la Chiesa, con la predicazione, i sacramenti e quant’altro; è così? Non è detto. Dovrebbe essere così! Quella persona — uomo o donna che sia — dice di volermi sposare; quindi, questo vuol dire che è una persona che ha fatto il suo cammino di fede, e ha compreso che il Signore la chiama al sacramento del matrimonio? Sì, dovrebbe essere così! Quindi, vuol dire che quella persona ha fatto il suo cammino di crescita umana ed è all’altezza di poter sostenere le esigenze e i sacrifici legati ai doveri dell’essere marito o moglie e dell’essere padre o madre? Si, dovrebbe essere così. Questo, quindi, vuol dire che quell’uomo o quella donna, sinceramente, veramente, mi amano di cuore, mi amano con verità? Sì, dovrebbe essere così. Quindi, vuol dire che quella persona ha dimostrato negli anni, prima di fare questo passo, di essere una persona fedele, che sa essere fedele alle sue promesse, ai suoi impegni, che non tradisce così, per un nulla, che non è schiavo o schiava dei suoi sentimenti, ma della verità che sta a monte di questi sentimenti. È così? Si dovrebbe essere così. Bene, allora bisogna verificarlo, perché “dovrebbe” non è “è così”; quel condizionale deve diventare un indicativo presente: “è così”.

E Santa Teresa ci dice: va verificato. Non perché per forza uno menta — alle volte succede — ma magari la persona stessa è convinta di essere tutto questo e molto di più, e in realtà non lo è. 

Faccio un esempio: se io non sono capace di essere fedele a delle promesse, a una parola data, a un programma condiviso, come faccio a pensarmi marito e padre? 

Se io sono una persona violenta, che picchia le altre persone, che non è capace di pazienza, che non è capace di tolleranza, che non è capace di sacrifici o abnegazione, se sono una persona egoista, radicalmente egoista, fortemente egoista, incapace di vedere il bisogno dell’altro, incapace di sacrificarsi, come faccio a vedermi marito e padre? 

Perché, se mi sposo, non è detto che divento padre, perché sapete, non è che sempre succede, ma di sicuro diventerò marito. E io comunque devo essere pronto e capace di fare entrambi, di essere entrambi. E quindi uno dice: “No, ma io ho il desiderio”; eh, certo, tu puoi avere anche tutti i desideri che vuoi, ma questa intenzione non corrisponde a quel passo, perché la tua è un’intenzione imprecisa, immatura, è un’intenzione inconsistente. Oppure, magari, dopo le verifiche si comprende che questa persona voleva sposarsi semplicemente per accasarsi (come queste che vanno a fare le monache per accasarsi) ma non ha intenzione veramente di assumersi tutti gli oneri, e anche gli onori, del matrimonio. E via di seguito.

Allora Santa Teresa dice: bisogna verificare quali siano le intenzioni. Non basta dire a parole: io desidero, io vorrei, mi piacerebbe, io ci tengo, io ti amo; sì, sì, va bene, va bene, verifichiamo. 

Ci vuole, vedete, grande libertà interiore e grande lucidità, e anche grande fortezza. Perché uno potrebbe arrivare alla conclusione di dire: “Guarda — dopo cinque anni, tre anni, quello che è, di fidanzamento — io ho compreso che le tue intenzioni non sono all’altezza, non sono coerenti, non sono… tutto quello che volete, in rapporto a questo passo”, per esempio, del matrimonio. Non ci siamo, non sono sufficienti, non sono abbastanza solide, non sono abbastanza consistenti, motivate, mature, e quindi non è possibile fare questo passo. Perché io non vado a mettere la mia vita nelle mani di una persona della quale non ho sicurezza che queste sue intenzioni siano vere, oneste, sincere, forti e consistenti. 

Bisogna essere molto attenti, perché possono entrare in gioco altre intenzioni, possono entrare in gioco altre ragioni. Per esempio, uno — non è successo una volta sola — potrebbe voler sposare una persona per i suoi soldi; potrebbe voler sposare una persona semplicemente per la sua bellezza. E quando la bellezza finisce? E se i soldi finiscono? E se uno cade in disgrazia? E se a quella persona viene una malattia? Oggi è bellissima o bellissimo e tra due anni scoprono un tumore, e cambia tutto; e quindi? Cioè: qual è l’intenzione? Capite? Qual è intenzione che sta alla base di questo desiderio, lei dice: di entrare in monastero, io aggiungo: di fare qualunque scelta? Ecco, lei dice:

se non hanno criterio non voglio che si prendano, perché non solo non comprenderanno l’imperfezione del motivo per cui entrano, ma neppure gli avvisi di coloro che le vorranno per una via più perfetta

Purtroppo, ci sono persone che sono scriteriate, che non hanno criterio. E quindi, quando uno non ha criterio, non capisce. Quindi non sa neanche minimamente: individuare, valutare, correggere l’imperfezione o magari — come dire — l’errore grave del motivo per cui vogliono fare quella scelta. Non lo vedono, non lo sanno neanche capire. Anche se tu glielo mostri, anche se tu glielo dici, gli dici: “Guarda che questa tua intenzione è sbagliata” — “No, ma non è vero; no, ma cosa dici; no, ma non è qui, no, però no”; sono scriteriate, non hanno neanche il criterio minimo per capire. Non capiscono, non vedono, non capiscono. Non capiscono che non c’è proprio il tessuto umano, spirituale, psicologico — tutto quello che volete — capace di reggere al lavoro che andrà fatto. Perché fare il marito, essere marito e farlo, essere padre e farlo, non è come dirlo, eh! Non è come dirlo! E allora, se questo motivo, se questa intenzione non è perfetta, non è capace di reggere al lavoro di taglia e cuci… perché il matrimonio, così come l’ordine sacro, così come la vita religiosa, è tutto un lavoro di taglia e cuci, è così. Perché devi tagliare tanto di te, e poi devi cucirlo con le persone o la persona che Dio ti ha messo accanto. Tutto un lavoro di taglia e cuci. Ma se il tessuto si lascia andare, se il tessuto si sfalda perché è rovinato, perché è liso, perché è vecchio, perché… eh, non puoi fare niente, perché ovunque tu lo prendi, lui si lascia andare.

Quindi non comprendono l’imperfezione e non comprendono neanche gli avvisi di coloro che li mettono in guardia e che li vogliono su una via più perfetta; anzi, di norma rispondono anche male. 

Poi lei dice:

In generale le persone di questa specie

Cioè, potremmo dire: gli scriteriati. Perché uno vede quella ragazza o quel ragazzo, e dice: “Ma quella persona, come fa a diventare marito e padre, che non è capace neanche di badare a sé stesso? Non riesce neanche a tenere insieme sé stesso, ad avere cura di sé stesso; ma come fa ad aver cura degli altri? Ad aver cura di una moglie, ad aver cura di una famiglia, ad aver cura dei figli? Ma come è possibile?” E, infatti, purtroppo, si vedono in giro situazioni dove quei bambini, più che dei figli, sembrano dei randagi, e questo non è giusto.

le persone di questa specie pretendono di conoscere quello che loro conviene meglio degli stessi dotti

Gli scriteriati sono dei superbi invincibili; gli scriteriati sono degli orgogliosi invincibili. Neanche un dotto — dice Santa Teresa — una persona, appunto, dotta, capace, è in grado di far loro cambiare idea, fargli vedere quello che non vedono. E, quindi, gli scriteriati pretendono di sapere che cosa è meglio per loro, meglio di quanto non dicano i dotti. E quindi abbiamo situazioni poi che sono veramente drammatiche. Perché uno non ascolta i consigli di chi il Signore gli ha posto accanto, ma: come lui, meglio di lui, non esiste nessuno; come vede lui, non vede nessuno; lui o lei sanno alla perfezione che cos’è il meglio per loro, e quindi…

Infatti, Santa Teresa definisce questo:

un male incurabile, raramente scevro di malizia

Questi scriteriati, pieni di superbia e di orgoglio, sono come barche in balia delle onde, che prima o poi, proprio perché superbi e proprio perché orgogliosi in modo incorreggibile, Santa Teresa dice che hanno un male incurabile, appunto, incorreggibile. Chi è in questa situazione, è in una situazione incurabile. Ci sono dei mali incurabili… sono i peggiori, perché, quando ti dicono: “Lei ha contratto un male per cui non esiste cura, cioè non sarà possibile che lei guarisca”, uno veramente gli viene un tuffo al cuore. Perché, capite, finché c’è cura, c’è speranza, ma quando non c’è la cura, è finita, uno vede il buio totale.

La superbia e l’orgoglio, questi due gemelli, sono un male incurabile. Chi è affetto da questi gemelli infernali, è affetto da un male incurabile e, questa situazione, raramente — scrive Santa Teresa — è scevra di malizia. Cioè, oltre la superbia, oltre l’orgoglio, si unisce la malizia, c’è una perversità, c’è una cattiveria, in questo stato. C’è un tale livello di superbia e di orgoglio, che diventa proprio malizia, diventa proprio cattiveria, diventa male. Per questo è incurabile! Perché il superbo, voi prendete, ad esempio, Lucifero — che è proprio la superbia, l’orgoglio personificate — è incurabile! Non c’è speranza di conversione, non c’è possibilità di ritorno, perché sennò non sarebbe superbia né orgoglio.

Quando uno è radicalmente superbo, radicalmente orgoglioso, non può guarire, perché proprio in quanto superbo, in quanto orgoglioso, è incapace di correzione, è incapace di lasciarsi guidare, è incapace di lasciarsi curare, è incapace di riconoscere il suo male, e quindi non c’è speranza; ma non perché Dio non dà la speranza, ma perché la persona rifiuta la speranza, in quanto radicalmente superba e radicalmente orgogliosa. Ecco che uno diventa scriteriato. Quindi, capite, siamo chiamati a grande attenzione. Lei qui ne parla per l’ingresso in monastero, ma voi capite che questo vale per tutte le vocazioni.

Chiedo a tutti voi un ricordo speciale quest’oggi per l’ordine carmelitano, per i frati e le monache carmelitane, perché San Giovanni della Croce veramente ci possa sempre tanto aiutare. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati